Comune di Salò ( sec. XIII - )

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Ente pubblico territoriale

Condizione: pubblico

Sede: Salò

Codici identificativi

  • MIDB001A38 (PLAIN) [Verificato il 12/06/2012]

Profilo storico / Biografia

Le origini del comune di Salò sono, al pari di quelle della massima parte dei comuni cosiddetti rurali, ossia di quelli che non erano sede di contea e vescovato, pressoché del tutto ignote per quanto riguarda la data precisa. Anche gli avventurosi storici della Riviera (che nel secolo scorso considerarono come autentici documenti oggi ritenuti falsi, per dimostrare le antiche origini dei comuni di Maderno e Manerba) non azzardarono stabilire quando Salò si fosse eretta a comune, acquistando un’autonomia, che andrà sempre più affermandosi, nei confronti dell’entità politica e amministrativa superiore, da identificarsi nella città di Brescia, retta da un potere comitale o vescovile.
Non documentata dunque la formazione del comune a Salò, ma esattamente intuita, nel suo contesto di acquisizione d’autogoverno, dai suddetti storici, che però l’anticiparono alquanto: si può in sostanza ora dire che verso la fine del sec. XIII o all’inizio del successivo il comune si era completamente formato, pur se i più antichi statuti che di esso ci restano risalgono solo al 1397 (ma è dagli stessi documentato che costituiscono una revisione di altri più antichi).
Da allora norme, disposizioni e regolamenti comunali si succedettero nei secoli e, grazie alla gelosa custodia che, almeno dal sec. XV, i Salodiani ebbero dell’archivio del proprio comune, sono stati conservati pressoché integralmente.
Si può delineare un quadro assai preciso di quella che era l’amministrazione del comune allo scorcio del sec. XVI in base alla “Fides publica boni regiminis spectabilis comunis Salodi, que facta fuit in lite contra turbantes ordines pro defensione ipsius boni regiminis et ordinum publicorum” , redatta e sottoscritta da Agostino Grattarolo, notaio e cancelliere del comune e fratello di Bongianni, noto storico della Riviera .
Appare da detta “Fides” che il comune viene amministrato da un consiglio generale di ottanta membri, rinnovantesi per cooptazione ogni cinque anni.
Dal consiglio generale viene nominato un consiglio speciale di diciotto componenti, ciascuno dei quali eserciterà per un mese la carica di console, cioè di rappresentante ufficiale del comune con il potere di convocarne i consigli.
I consigli generale e speciale, come sopra descritti, alla fine del sec. XVI sono esattamente definiti nelle loro costituzioni e funzioni; nel secolo precedente l’assetto istituzionale era diverso: l’organo politico primario era la vicinia, cioè l’assemblea dei capifamiglia (“unus pro foco”), che aveva il compito di eleggere un consiglio di cento membri, solitamente scelti tra i rappresentanti delle famiglie più cospicue, in cui si concentrava ogni potere del comune; tale consiglio, ridotto appunto a ottanta membri, finì per esautorare la vicinia, che nel sec. XVI non verrà più convocata, né mai più lo sarà.
Il consiglio generale, stabilizzatosi nelle forme e nelle competenze, elegge, come dalla “Fides” citata, anzitutto due sindaci a difesa dei diritti del comune: uno almeno di essi dovrà presenziare alle sedute del consiglio generale a garanzia che tali diritti non vengano lesi; elegge poi una serie di deputazioni, di cui si elencano le principali con i rispettivi compiti:
- tre “rationatores” , che fungono da revisori dei conti;
- tre eletti alle cose pubbliche: si occupano delle vie, piazze e porti e della relativa agibilità, manutenzione e pulizia;
- quattro eletti al culto divino: sono incaricati della gestione economica delle chiese, in particolare della arcipresbiterale (compreso l’emolumento annuo al reverendissimo titolare), e dei lavori di costruzione, abbellimento e ammodernamento delle stesse (lavori sempre sostenuti dalla comunità, i cui proventi all’uopo destinati sono assegnati per l’incasso ad un massaro, ossia tesoriere, di chiesa;
- tre al pulpito, ossia a reperire, ospitare, retribuire un predicatore per l’avvento e uno per la quaresima, provvedendo a tutte le loro necessità;
- cinque alle vettovaglie: procurano anzitutto che l’intero territorio comunale sia regolarmente rifornito di cereali e che il pane venga confezionato come prescritto e venduto al prezzo stabilito;
- due soprastanti ai mulini (questi costituiscono una privativa comunale e vengono annualmente appaltati): loro compito essenziale è quello di controllare che un servizio tanto importante quanto la molitura venga regolarmente svolto senza alcuna frode;
- otto visitatori dei poveri: identificano i bisognosi cui saranno elargite elemosine da parte del comune;
- tre eletti alla scuola dei Poveri (od opera dei Mendicanti, associazione caritativa le cui finalità sono chiaramente espresse dalla sua denominazione): svolgono opera di sostegno, ma anche di controllo da parte del comune;
- un massaro e sei presidenti (o governatori) del monte di Pietà (istituito dallo stesso comune nel 1545 per evitare che chi necessitasse di un prestito cadesse vittima di usurai, che non erano solo Ebrei);
- cinque provveditori alla sanità: agiscono nell’interesse della salute pubblica; la loro opera diventa essenziale nei tempi, purtroppo frequenti, di epidemia o addirittura di peste;
- due governatori dell’ospedale del comune (da intendersi come un ospizio, piuttosto che come luogo di cura);
- tre eletti alla nomina dei campari, che sono i tutori del buon ordine nella campagna e denunciano al comune i danni arrecati per cause diverse a coltivi, piantagioni, bestiame (i colpevoli, se, come di norma succede, individuati, devono risarcire il danno mediante il pagamento di una multa o rassa, stabilita in genere dal console o dal suo vice, avverso l’importo della quale i colpevoli o presunti tali possono appellarsi a tre modificatori delle rasse); i campari sono naturalmente retribuiti.
Oltre questa azione giudiziaria per il risarcimento di danni, il console esercita vera e propria funzione di giudice civile, ma solo nei casi in cui la materia del contendere non superi le cinque lire planete (somma abbastanza modesta che, sebbene le equivalenze monetarie siano sempre aleatorie, si può ritenere corrispondere a circa cinquecentomila lire attuali); dalle sentenze del console ci si può appellare a tre sapienti. Vi sono inoltre cinque eletti a sedare discordie e risse, che svolgono la funzione dei nostri giudici conciliatori.
Un’altra deputazione è costituita dai tre revisori degli estimi degli stimatori, cioè compilatori degli estimi, i quali non potendo compilare il proprio, se lo vedono compilato dai colleghi: logico pertanto un controllo da parte del comune, cui segue quello definitivo dei circafoci (“correctores”) nominati dalla comunità di Riviera.
Il Grattarolo elenca ancora tra gli “offitia communis” la deputazione dei due eletti sopra la milizia: hanno il compito di curare il reclutamento, l’armamento e l’addestramento delle milizie territoriali reclutate in loco per la Serenissima, le cosiddette cernide.
Consiglieri ed eletti alle varie deputazioni non ricevono alcun compenso; solo il console, per il mese che resta in carica, ha uno stipendio di quaranta soldi, mentre i due sindaci fruiscono di un compenso di venti soldi mensili (del tutto ragionevoli queste retribuzioni, pur nella logica degli incarichi non retribuiti: consoli e sindaci nell’esercizio delle rispettive cariche vanno sovente soggetti a spese “pro commune”).
Ma molte altre deputazioni, conclude il Grattarolo, vengono di volta in volta elette, sia per sostenere le ragioni del comune in cause giudiziarie, sia per qualunque altra contingente necessità.
Due, come si è detto, sono in genere i sindaci, ossia i procuratori del comune: uno solitamente è tenuto a difenderne gli interessi in seno allo stesso consiglio, il secondo in ogni altra sede, assistito abitualmente da un avvocato.
Questi dunque gli amministratori; i funzionari e impiegati comunali elencati dal Grattarolo, tutti col rispettivo stipendio, sono invece i seguenti:
- il notaio o cancelliere, che sicuramente è il più importante di tutti gli stipendiati comunali e viene eletto dal consiglio generale: svolge le funzioni dell’attuale segretario comunale e, all’occorrenza, quelle di notaio rogatario degli atti in cui il comune abbia interessi;
- il massaro, ossia tesoriere, anch’egli eletto dal consiglio ed al quale vengono assegnati anno per anno i crediti da riscuotere e i debiti da pagare;
- il ragionatto (“rationator”) ordinario, che funge da ragioniere generale (è naturalmente in stretta collaborazione con il detto massaro);
- due ministrali, che sono insieme messi comunali, vigili urbani e ufficiali giudiziari.
A conclusione va ricordato che i servizi, che oggi si chiamerebbero di nettezza urbana, non erano svolti da personale del comune, ma venivano da questo appaltati.
Norme e regolamenti mutarono nei tempi: l’amministrazione del comune risulta infatti alquanto diversa e più complessa alla fine del sec. XVIII rispetto alla prima metà del XV, da quando cioè si possiede una documentazione abbastanza completa per individuarne gli organi. Se si prescinde però dalla scomparsa sopra accennata della vicinia, si può ragionevolmente affermare che nel lungo periodo compreso fra i secoli suddetti il governo del comune sia, almeno nelle forme, ben poco mutato.

NOTE
1.Reg. n. 653.1, cc. 8-11v. I “turbantes ordines” sono gli abitanti delle ville, ossia frazioni del comune, che non si sentono sufficientemente rappresentati nel consiglio generale; la “lite” verrà decisa nel 1589 da tre giudici delegati dal senato di Venezia con un compromesso sostanzialmente favorevole al consiglio.
2.Differentissimi i due fratelli, non solo per professione, l’uno giurista, l’altro letterato: tanto Agostino, il maggiore, risulta preciso e ponderato, quanto Bongianni appare vago e fantasioso.

Complessi archivistici

Soggetti produttori

Fonti

  • Mucchi 1932 = Anton Maria Mucchi, Il Duomo di Salò, Bologna, G.Maylender, 1932, p. 400, riprod. anast. Brescia, Ateneo di Salò, 1979.
  • Mucchi 1936 = Anton Maria Mucchi, Spicilegio di notizie topografiche e toponomastiche Salodiensi dal XV secolo in avanti, in "Memorie dell'Ateneo di Salò" (1936-1938), Salò, Ateneo di Salò, 1938-1940, p. 6-43, 31-52, 10-21.
  • Scotti 1969 = Giovanni Scotti, La "Magnifica Patria" nel '500, in "Studi Veneziani" XI, Firenze, L.S. Olschki, 1969, p. 243-323.
  • Relazioni 1978 = Istituto di storia economica dell'Università degli Studi di Trieste, Relazioni dei rettori veneti in terraferma - X - Povveditorato di Salò - Provveditorato di Peschiera, Milano, Giuffrè, 1978, p. XXV-LXXX, 1-222.
  • Povolo 1983 = Claudio Povolo, L'evoluzione demografica di un centro urbano del Garda in età moderna: Salò, in Un lago, una civiltà: il Garda, Verona, Banca Popolare di Verona, 1983, vol. I, p. 233-292.
  • Scotti 1994 = Giovanni Scotti, Gli addetti alla giustizia penale nella Magnifica Patria del 1500, in "Memorie dell'Ateneo di Salò", V (1991-1992-1993), Salò, Ateneo di Salò, 1994, p. 7-20
  • Scarazzini 1996 = Giuseppe Scarazzini, Bongianni Grattarolo perito mancato, storico acclamato, in "Memorie dell'Ateneo di Salò", vol. VI, seconda serie, 1994, Salò, Ateneo di Salò, 1996, p. 15-18.
  • Piotti 1996 = Giuseppe Piotti, La peste del 1630 a Salò, in "Memorie dell'Ateneo di Salò", vol. VI, seconda serie, 1994, Salò, Ateneo di Salò, 1996, p. 27-35.
  • Domenicetti 1581 = Rodomonte Domenicetti, Descritione della Riviera del Benaco, 1581, ms. cc. 35, Biblioteca Queriniana di Brescia, L. III. 12.
  • Grattarolo 1599 = Bongianni Grattarolo, Historia della riviera di Salò, Brescia, Vincenzo Sabbio, 1599, p. 120; riprod. anast. Brescia, Ateneo di Salò, 1978.
  • Leggi criminali 1761 = Leggi criminali del serenissimo dominio veneto, in un solo volume raccolte e per pubblico decreto ristampate, Venezia, Figli del fu Giovan Antonio Pinelli, stampatori ducali, p. 233 (conservato in archivio unitamente agli strumenti di corredo).
  • Papa 1889 = Ulisse Papa, La magnifica patria benacense, in "Archivio Veneto" N. 1, a. XIX, to. XXXVIII, parte I, (1889), Venezia, F.lli Visentini, 1889, p. 123-141.
  • Castagnetti 1983 = Andrea Castagnetti, Le comunità della regione gardense fra potere centrale, governi cittadini e autonomie nel medioevo (secoli VIII-XIV), in Un lago, una civiltà: il Garda, Verona, Banca Popolare di Verona, 1983, vol. I, p. 31-114.
  • Tagliaferri 1983 = Amelio Tagliaferri, L'organizzazione politica e amministrativa delle comunità lacuali in età moderna, in Un lago, una civiltà: il Garda, Verona, Banca Popolare di Verona, 1983, vol. I, p. 159-188
  • Zalin 1983 = Giovanni Zalin, Tra serre, opifici e fucine (le tipiche attività di produzione e trasformazione nella riviera benacense, sec. XV-XVIII), in Un lago, una civiltà: il Garda, Verona, Banca Popolare di Verona, 1983, vol. II, p. 327-374
  • Piotti 1994 = Giuseppe Piotti, Bonibel Porcello, un rivoluzionario ante litteram nella Salò del Cinquecento, stampata informatica, 1995, p. 11 (unita agli strumenti di corredo).
  • Comune di Salò 1997 = Comune di Salò, Regione Lombardia, Archivio d'antico regime 1431 - 1805. Inventario. Coordinamento di Giuseppe Scarazzini. Milano, 1997
  • Fontanini Musesti 1996 = Vera Fonatanini, Miriam Musesti, Un'eredità in tempo di peste, in "Memorie dell'Ateneo di Salò", vol. VI, seconda serie, 1994, Salò, Ateneo di Salò, 1996, p. 47-55.