Gadola Beltrami, Giuliana ( Milano (MI), 1915 - Milano (MI), 2005 )

Tipologia: Persona

Profilo storico / Biografia

Giuliana Gadola nasce a Milano il 1° gennaio 1915. Si diploma al liceo classico Manzoni di Milano nel 1933; pochi anni dopo, nel 1936, sposa Filippo Maria Beltrami, ufficiale di artiglieria, architetto dal 1932 e collaboratore dello zio Luca Beltrami. Nella Milano degli anni ‘30 Filippo e Giuliana vivono una vita piena di contatti culturali con esponenti del vecchio mondo politico prefascista. Nell’autunno del 1942, a seguito di un disastroso bombardamento a Milano, decidono di sfollare con i tre figli, Giovanna, Luca e Michele, nella vecchia casa dei genitori di Filippo a Cireggio nei pressi del lago d’Orta. E’ lì che li coglie inaspettata la notizia della caduta di Mussolini, il 25 luglio 1943. Fin da subito Filippo, in quanto ufficiale dell’esercito, si rende disponibile e parte per Milano verso la caserma di Baggio alla quale era assegnato, aspettando ordini dai suoi superiori, Giuliana resta a casa con i bambini. Dopo l’8 settembre Filippo riesce a sfuggire alla cattura dei tedeschi e torna a casa, Giuliana ricorda questo periodo accanto al marito con particolare dolcezza. Nell’ottobre del 1943 alcuni ragazzi, rifugiatisi sopra Quarna dove hanno formato una piccola banda, offrono a Filippo il comando della nascente formazione partigiana, che poi diventerà la Divisione Alpina d’assalto “Filippo Maria Beltrami”. Poco dopo arriva da Ferruccio Parri il riconoscimento ufficiale del Cln alla banda guidata da Filippo, ed è sempre Giuliana che si occupa di tenere i collegamenti con il Comitato.
Il 13 febbraio 1944 Filippo Beltrami è accerchiato nella valle Strona dalle forze tedesche, che a gennaio si erano installate a Omegna. A Megolo la formazione partigiana guidata da Filippo Beltrami combatte fino all’ultimo uomo e lo stesso Beltrami cade. Giuliana è ricercata, c’è una taglia anche su di lei, si rifugia a Cogne in Val d’Aosta con i bambini, dove abitano in una casa fuori dal paese e non sono più i “Beltrami”, ma hanno un altro nome, così i due bambini più grandi possono frequentare la scuola. Quando arrivano i partigiani tutta Cogne conosce la loro identità. In seguito quella zona è oggetto di un massiccio rastrellamento, e proprio quel giorno Sandro Pertini consegna al comandante della brigata Matteotti, che operava nella zona, una somma pari a un milione di lire, che lo stesso comandante, non potendola portare con sé, affida a Giuliana.
Il giorno della Liberazione Giuliana sfila nelle strade di Torino insieme con la formazione partigiana del marito.
Nel 1953 Giuliana aderisce al “Movimento unità popolare” per prendere parte attiva alla battaglia contro la legge truffa. In questo periodo s’impegna fortemente nelle attività del Movimento, organizzando corsi residenziali per discutere temi di attualità e incontri di giovani con esponenti del mondo intellettuale milanese.
Nel 1964 s’iscrive al Partito socialista italiano, e fa parte della corrente di sinistra che fa capo a Riccardo Lombardi, ex partigiano. Nel partito s’impegna a fondo in battaglie quali la legalizzazione dell’aborto, sul cui problema scrive un libro con il quarto figlio Sergio Veneziani, nato dal secondo matrimonio con Guido Veneziani, partigiano conosciuto durante la Resistenza. Dagli anni ‘70 in poi l’attività di Giuliana all’interno dell’Anpi diventa più assidua. Partecipa ai consigli nazionali, organizza convegni e comincia l’opera di divulgazione ed educazione sul ruolo politico, culturale e umano della Resistenza nella storia della formazione della coscienza politica del popolo italiano. Nella vita politica all’interno dell’Anpi Giuliana avverte l’indifferenza da parte dei compagni per le esigenze e i bisogni specifici delle donne. Si fa strada in lei e in molte altre sue compagne, come Nori Pesce di Milano e Mirella Alloisio di Roma, l’idea di creare un organismo all’interno dell’Anpi che dia voce alle aspirazioni femminili, che si colleghi con il nascente movimento femminista e che sappia ridare alle donne della Resistenza quella importanza politica nella lotta di Liberazione che da troppi anni veniva dimenticata o del tutto taciuta. Così nasce il “Coordinamento femminile nazionale”. Giuliana è una delle promotrici e delle organizzatrici del convegno “L’altra metà della Resistenza” tenutosi a Milano nel novembre del 1977, tutto rigorosamente al femminile. A quel convegno segue un libro, “L’altra metà della Resistenza” , dove sono pubblicati gli interventi delle partecipanti, che analizzano la situazione della donna negli anni ‘70 in relazione alla Resistenza e alle spinte innovative che aveva portato. Di pari passo con il suo impegno politico all’interno dell’Anpi e del Coordinamento femminile, Giuliana continua a portare avanti il suo lavoro, cominciato i primi anni degli anni ‘70, di raccolta di materiali inerenti la partecipazione delle donne alla lotta di Liberazione dal nazi-fascismo. Nel 1977 conosce Mirella Alloisio, che aveva partecipato alla Resistenza come staffetta del Cln della Liguria, e le propone di collaborare alla scrittura di un libro, che raccontasse e analizzasse la partecipazione delle donne delle varie regioni d’Italia alla guerra di liberazione; un libro che descrivesse quali erano state le organizzazioni che le donne si erano date, quali erano stati i loro ruoli all’interno della lotta e quali i partiti nei quali si riconoscevano. Nella ricerca delle informazioni necessarie le due autrici utilizzano tutti i loro contatti, redigono anche un questionario che spediscono per lettera alle partigiane di cui conoscono i nominativi. Nel 1981 esce “Volontarie della Libertà”, ma Giuliana va avanti nella sua raccolta di documentazione convinta che la sua esperienza e quella di migliaia di donne sia un tassello importante nel cammino verso la consapevolezza di essere donna. Muore a Milano il 2 luglio 2005.

Complessi archivistici