Associazione nazionale partigiani d'Italia, Comitato provinciale di Milano ( 1945 - )

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Stato

Profilo storico / Biografia

Il 4 maggio 1945 viene costituita ufficialmente a Milano l’Associazione nazionale partigiani, Comitato Alta Italia, che a sua volta dà origine a numerosi comitati a livello locale.
Il 10 maggio il Comitato nazionale provvisorio di Roma avvia contatti con i partigiani del nord e soprattutto con l’organismo milanese, anche per superare una situazione di molteplicità di organi e di vertici che operano spesso in modo scoordinato.
Il 23 e il 26 maggio 1945 si riuniscono a Roma i due comitati, che decidono di costituire un’unica associazione, retta da un Comitato provvisorio che funzionerà collegialmente fino al primo Congresso nazionale previsto per la fine del 1947.
Il nuovo Comitato nazionale provvisorio è composto da 17 partigiani (componenti dei due comitati di Roma e Milano) e ha sede a Milano, anche se la sede legale è formalmente a Roma.
Poco dopo la sua costituzione, l’Associazione partigiana milanese, al pari di quella nazionale, inizia le sue attività di tipo sociale e assistenziale, una delle più importanti è sicuramente la costituzione a Milano, nel quartiere Affori, del primo Convitto-Scuola della Rinascita. Questa istituzione si propone di assicurare un corso di studi regolare ai partigiani, ai loro figli e agli orfani di coloro che erano morti nei combattimenti.
I convitti avranno una discreta diffusione negli anni dell’immediato dopoguerra, nel 1948 infatti saranno dieci in tutta Italia, ma in seguito saranno gradualmente destinati al declino.
Altra importante funzione dell’Associazione in questo periodo è la designazione, assieme al ministero dell’Assistenza post-bellica e al ministero della Guerra, dei membri della “Commissione regionale riconoscimento qualifica partigiana” della Lombardia. La Commissione lombarda, con sede a Milano nell’attuale via Turati e che opera anche nella provincia di Novara, ha il compito di attribuire ai partigiani riconosciuti come tali, una qualifica che dà diritto a un trattamento economico una tantum, equivalente agli assegni di guerra percepiti dai militari inquadrati nell’esercito regolare. Per accedere a tale riconoscimento è necessario avere compiuto almeno tre mesi di militanza e avere partecipato ad almeno tre azioni armate accertate. La Commissione può inoltre attribuire la qualifica di “Patriota” a tutti coloro che hanno collaborato o contribuito attivamente alla lotta di liberazione, anche se in misura minore rispetto ai partigiani. La segreteria della Commissione basa le proprie decisioni sulla documentazione fornita oltre che dall’ANPI, dai rappresentanti militari italiani regionale e provinciali, dagli uffici stralcio dei comandi regionali e di zona dei CVL e infine dai ministeri dell’Assistenza post-bellica e della Guerra. Contro le decisioni della Commissione è ammesso il ricorso a una Commissione di secondo grado con sede a Roma, nominata dal presidente del Consiglio dei ministri (all’epoca Ferruccio Parri).
Nel gennaio 1948 i dirigenti dell’ANPI milanese, appena rientrati dal I Congresso nazionale, iniziano i lavori per organizzare l’imminente congresso provinciale dell’associazione, che avrà il compito, tra le altre cose, di riproporre le conclusioni espresse dall’assise nazionale e di eleggere gli organi direttivi provinciali, Comitato e Presidenza.
L’organizzazione dell’assise provinciale prevede la convocazione di congressi in tutte le sezioni della provincia, delle diverse zone della città e delle fabbriche; questi hanno lo scopo di eleggere i comitati direttivi delle sezioni stesse e i delegati per il congresso provinciale. Terminata la fase preparatoria, il 29 febbraio prende ufficialmente avvio il primo Congresso dell’ANPI provinciale di Milano. La discussione del congresso oltre a indirizzarsi sulle tematiche proprie dell’assise, si occupa anche delle spinose questioni che impegnano l’ANPI a livello nazionale: in particolare, come detto precedentemente, la scissione dei partigiani democristiani e l’adesione o meno dell’ANPI al Fronte Popolare dei partiti di sinistra in vista delle elezioni politiche di aprile. Per quanto riguarda il primo punto, saranno in realtà pochi, in area milanese, i partigiani cattolici che abbandoneranno l’Associazione partigiana; ad esempio a Legnano un ampio gruppo di ex appartenenti alla Brigata “Carroccio” decideranno di rimanere all’interno dell’ANPI. La decisione presa durante il congresso di sezione sarà accolta da un lungo applauso dei delegati. Per quanto riguarda il secondo punto, la posiziona dell’ANPI di Milano, diversamente da altri Comitati, è di chiara adesione e anzi l’associazione milanese utilizzerà più volte i propri strumenti di propaganda e i propri organi di stampa per sostenere la campagna elettorale del Fronte.
Per quel che riguarda gli aspetti organizzativi, la Presidenza viene confermata a Giovanni Pesce, garibaldino, coadiuvato da quattro vicepresidenti provenienti da formazioni differenti: Federico Leccardi delle brigate “Matteotti”, Isodoro Danese delle “Autonome”, Arialdo Banfi di “Giustizia e Libertà” e infine Luigi Grassi delle “Garibaldi”. Viene inoltre eletto un Comitato esecutivo composto da undici ex partigiani e un comitato allargato di ventisette membri.
La composizione di questi due organi, con partigiani provenienti da tutte le formazioni, permette ai garibaldini di rispondere a coloro che li accusavano di voler monopolizzare l’associazione, inoltre la presidenza Pesce, medaglia d’Oro al valor Militare e uno dei più giovani combattenti delle Garibaldi, garantisce un grande prestigio alla neonata Associazione.
Come previsto dallo statuto il Comitato ANPI dura in carica da un Congresso all’altro e gli competono: tutte le attribuzioni del Comitato nazionale rispetto ai Comitati di sezione della provincia, l’esecuzione delle direttive del Comitato nazionale e delle deliberazioni del Congresso provinciale. Alla presidenza invece spetta l’esecuzione delle deliberazioni del Comitato provinciale. A loro volta la Presidenza e il Comitato sono affiancati da una Segreteria con compiti principalmente operativi.
La sede del nuovo Comitato Provinciale milanese viene collocata in via Conservatorio, sede del Fronte Popolare, che in seguito a cambiamenti topografici diventerà via Mascagni 6.
La sede non dispone, e non disporrà neanche negli anni a venire, di personale stipendiato ma si regge sul lavoro di volontari appartenenti all’associazione e di lavoratori occasionali.
La maggioranza del personale e dei dirigenti appartiene a gruppi politici di sinistra pur non essendo una condizione necessaria per l’ammissione tale requisito.
L’attività assistenziale dell’ANPI milanese si aggiunge all’organizzazione periodica di manifestazioni, convegni e conferenze per ricordare importanti eventi della guerra di Liberazione nel territorio milanese.
Una delle celebrazioni più sentite anche per la giovane età delle vittime, poco più che ventenni, è l’anniversario dell’eccidio di Vimercate, che ricorda i giovani garibaldini Emilio Cereda, Pierino Colombo, Aldo Motta, Renato Pellegatta e Luigi Ronchi incarcerati dai fascisti e fucilati dopo un processo sommario il 2 febbraio 1945 presso il Campo di aviazione di Arcore.
Grande rilievo hanno ovviamente anche le manifestazioni legate al 25 aprile, che a partire dagli anni ‘70 verranno organizzate con la collaborazione di tutte le componenti antifasciste, rappresentate nel Comitato permanente antifascista di cui si parlerà tra poco .
Anche l’attività di tesseramento presenta risultati incoraggianti: all’inizio del 1951, infatti, l’Associazione raccoglie ormai il 90% di coloro che hanno partecipato alla Resistenza nel Milanese e con i suoi 30.000 iscritti si conferma come la più importante sezione ANPI della penisola dopo quella di Roma.
Sempre in questi anni nasce la Commissione femminile dell’Associazione con compiti di assistenza soprattutto agli infanti, di lotta per il riconoscimento del ruolo avuto dalla donna nella Resistenza e in generale per il riconoscimento dei diritti delle donne nella società. La nuova Commissione ha tra le sue maggiori animatrici la moglie dell’ex presidente Pesce, Onorina Brambilla. Questo organismo trae spunto dall’importante esperienza delle “Donne della resistenza” e dai “Gruppi di difesa della donna e per l’assistenza ai combattenti della libertà”. Questi ultimi nacquero a Milano nel novembre 1943, per iniziativa di Rina Picolato, Ada Gobetti, Lina Merlin, Lina Fibbi e Giovanna Barcellona, con compiti di supporto ai combattenti partigiani.
La Commissione femminile, così come le altre commissioni interne, vengono elette nel corso dei vari congressi e non essendo previste dallo Statuto non hanno una struttura e dei compiti ben definiti.
Il 16 e 17 giugno 1951 si svolge il III Congresso dell’ANPI provinciale del capoluogo lombardo. Tra i numerosi provvedimenti presi durante l’assise, c’è la costituzione dei settori, organi di collegamento tra comitato provinciale e sezioni. Viene inoltre deciso che i delegati inviati al congresso nazionale propongano di adottare gli stessi organismi a livello generale. Infine i delegati eleggono Francesco Scotti come nuovo presidente, coadiuvato da Agostino Casali, Arialdo Banfi, Luigi Masini e Nuccia Gasparotto in qualità di vice-presidenti.
Il 3 marzo 1956 al Teatro Lirico di Milano si svolge il IV Congresso dell’ANPI milanese. Gli interventi e le discussioni di questa assise sono incentrati sulla realizzazione di un bilancio delle manifestazioni appena concluse riguardanti il decennale della guerra di liberazione.
Il Congresso conferma inoltre Francesco Scotti alla Presidenza affiancato dai vicepresidenti Arialdo Banfi, Agostino Casali, Nuccia Gasparotto, Sandro Faini e Salvatore Donno.
Il V Congresso dell’ANPI milanese svoltosi nel marzo 1959 è contrassegnato da un’importante avvicendamento al vertice dell’Associazione: Agostino, detto Tino, Casali diventa infatti nuovo presidente provinciale.
Casali, segretario dei Partigiani per la Pace, consigliere comunale e uno tra i fondatori dell’ANPI rimarrà presidente, dopo un breve mandato di Scotti, fino al 2006, quando assumerà la carica di presidente nazionale.
Il nuovo presidente nella sua lunga militanza segna profondamente la vita dell’ANPI e si fa promotore delle più importanti iniziative intraprese dall’associazione milanese, tra cui la creazione del Comitato permanente antifascista.
Gli anni ‘60 sono contraddistinti dall’intensificarsi dei rapporti, già presenti fin dalla fine della guerra, dell’Associazione milanese con i compagni partigiani dei paesi dell’Europa orientale.
Questo porta, ad esempio, nel settembre 1966 a una visita di una delegazione milanese a Zagabria in occasione del venticinquesimo anniversario dell’insurrezione popolare contro i tedeschi, nel ‘67 toccherà invece ai partigiani jugoslavi far visita all’ANPI milanese in occasione del 25 aprile.
I rapporti tra partigiani dei due paesi andranno incontro a una battuta d’arresto alla fine del decennio con un nuovo deteriorarsi dei rapporti tra il governo jugoslavo e quello sovietico.
Altro importante avvenimento, sempre nel ‘67, sarà la visita di una delegazione ANPI composta da Egidio Liberti, Bruno Fabello e Anita Casali a Mosca in occasione del cinquantesimo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre.
Alla fine degli anni Sessanta il pesante clima determinato dal terrorismo, che ha il suo apice proprio a Milano, col drammatico attentato di Piazza Fontana il 12 dicembre 1969, spingono l’ANPI milanese a organizzare una serie di manifestazioni e cortei in difesa delle istituzioni democratiche.
L’inizio del 1973 è caratterizzato da un grave lutto per l’Associazione milanese e per il movimento partigiano in generale: il 24 gennaio infatti, all’età di 63 anni, muore Francesco Scotti. Malato da tempo, oltre a ricoprire importanti cariche nel movimento partigiano (presidente dell’ANPI di Milano, membro del Consiglio mondiale dei partigiani della pace e vice presidente nazionale), Scotti ebbe anche un ruolo di primo piano nella vita politica italiana: fu infatti membro del Comitato centrale del Partito Comunista e membro dell’Assemblea Costituente oltre che deputato e senatore durante la seconda, la quarta e la quinta legislatura.
Nel febbraio 1975 durante una riunione alla presenza dei presidenti di alcuni Comitati provinciali (Pavia, Bergamo, Brescia, Sondrio, Varese e Lecco), di alcune sezioni di grandi centri urbani (Voghera e Busto Arsizio) e di alcune aziende (ATM) viene costituito il Comitato regionale lombardo.
Il Comitato lombardo, nato con compiti di coordinamento tra i vari Comitati provinciali, avrà però sempre un ruolo di secondo piano in quanto non dispone di poteri ben definiti, e viene spesso ostacolato dai presidenti provinciali restii a delegare il proprio ruolo.
Nel marzo 1981 al Piccolo Teatro di Milano si svolge il IX Congresso dell’Associazione milanese. Durante il Congresso, oltre ad affermare il ruolo sempre maggiore dell’ANPI nella lotta alla corruzione della politica e alla violenza delle mafie, i delegati confermano Casali alla Presidenza, affiancato da Arialdo Banfi, Lauro Casadio, Bruno Cerasi, Vasco Cherubini, Salvatore Donno, Gisella Floreanni, Giuliana Beltrami, Riccardo Maitan, Giovanni Pesce, Gianni Tartaro e Gianfranco Zocca in qualità di vicepresidenti.
Il Congresso è anche l’occasione per diffondere i dati sui tesseramenti, aggiornati all’anno 1980, che si attestano sui 16.730 iscritti.
Negli anni più vicini a noi l’ANPI, nonostante il calo degli iscritti, scesi a 9989 nel 2001 e la chiusura di alcune sezioni, continua con impegno e motivazione la sua opera di sensibilizzazione sui valori della Resistenza e dell’antifascismo. Una particolare attenzione è rivolta ai giovani, che grazie a una modifica dell’articolo 23 dello Statuto, possono essere ammessi, anche a ruoli dirigenziali, pur non avendo legami diretti con partigiani o antifascisti, ma solamente dimostrando di condividere i valori dell’associazione partigiana. Si riporta parte dell’articolo 23 dello statuto dell’Associazione:
“Possono altresì essere ammessi come soci con diritto al voto, qualora ne facciano domanda scritta, coloro che, condividendo il patrimonio ideale, i valori e le finalità dell’ANPI, intendono contribuire, in qualità di antifascisti, […] con il proprio impegno concreto alla realizzazione e alla continuità nel tempo degli scopi associativi, con il fine di conservare, tutelare e diffondere la conoscenza delle vicende e dei valori che la Resistenza, con la lotta e con l’impegno civile e democratico, ha consegnato alle nuove generazioni, come elemento fondante della Repubblica, della Costituzione e della Unione Europea e come patrimonio essenziale della memoria del Paese”.
Proprio grazie a questa modifica allo statuto è stata possibile, nel luglio 2011, l’elezione di Roberto Cenati, classe 1952, primo presidente dell’ANPI provinciale di Milano a non aver partecipato alla Resistenza.

Complessi archivistici