Zardi, Federico ( Bologna (BO), 1912 ottobre 25 - Roma (RM), 1971 ottobre 27 )
Tipologia: Persona
Profilo storico / Biografia
Federico Zardi nacque a Bologna il 25 ottobre 1912 da Ferdinando Zardi e Amelia Zagnoni.
Compiuti gli studi classici e diplomatosi in pianoforte al Conservatorio G. B. Martini, esordì giovanissimo come autore drammatico nel 1938 con la commedia E chi lo sa?, sua prima pièce di feroce satira sociale vincitrice delle Littorali del Teatro a Palermo, rappresentata per la prima volta al Teatro sperimentale dei GUF – Gruppi universitari fascisti di Firenze diretto da Giorgio Venturini e in seguito ripresa, con successo di pubblico e di critica, dalla Compagnia Racca-Bonini al Teatro Manzoni di Milano e nei maggiori teatri italiani.
L’opera venne pubblicata a Bologna nel medesimo anno ma, nonostante le modifiche richieste dalla censura e il nulla osta di Leopoldo Zurlo del 10 dicembre 1938, il Prefetto di Bologna sospese la diffusione delle pubblicazioni nel gennaio successivo, in quanto alcuni brani apparivano “contrari alle nuove disposizioni intorno alle novità librarie”.
Il veto della censura imposto al suo secondo lavoro, Gli imbecilli, già accolto dalla Compagnia di Memo Benassi ma fermo all’Ufficio revisioni teatrali del Ministero della cultura popolare, indusse Zardi ad abbandonare il teatro e a dedicarsi al giornalismo. Quasi contemporaneamente, entrò infatti come redattore a “Il Resto del Carlino”, assumendone la critica drammatica dopo il 25 luglio 1943. Tuttavia, il 12 settembre 1943, durante l’assemblea dei giornalisti convocata dai dirigenti del regime fascista repubblichino, si dichiarò contrario al programma illustrato dal nuovo direttore Giorgio Pini e abbandonò Bologna. Nell’inverno tra il 1943 e il 1944 rimase nascosto nella pensione dei coniugi Leoni a Sogliano al Rubicone e si procurò una carta d’identità falsa a nome di Federico Graziani. Nel 1944, dopo aver passato il fronte, entrò a far parte per breve tempo delle redazioni del “Giornale radio” dell’VIII Armata britannica che trasmetteva da Cesena, quindi diresse il “Corriere alleato” stampato a Forlì.
Di ritorno a Bologna dopo la Liberazione, proseguì e intensificò l’attività giornalistica, divenendo capo cronista di Rinascita, quindi direttore del Giornale di Rimini, inviato speciale e critico drammatico del Corriere dell’Emilia (poi Giornale dell’Emilia) diretto da Tullio Giordana, capo cronista del Progresso d’Italia e inviato speciale di Milano sera.
Riprese l’attività di drammaturgo solo nel 1951, con la rappresentazione de La livrea, versione riveduta e corretta de Gli imbecilli, messa in scena al Teatro Comunale di Bologna, con la regia di Alessandro Brissoni e scenografie di Luciano Damiani, dalla Compagnia La Soffitta in occasione del Festival nazionale della prosa di Bologna, manifestazione ideata e organizzata da Zardi con Carlo Alberto Cappelli dal 1951 al 1953.
Nel settembre del 1951 si trasferì a Roma, dove fu redattore del Giornale Radio per le due rubriche Radio del buongiorno e Radio della buonasera e in seguito inviato speciale di Radio sera, all’epoca novità assoluta nel linguaggio dell’informazione via etere. Qui Zardi offrì subito un giornalismo d’autore, segnato dall’irresistibile vocazione alla drammaturgia della confezione e dei contenuti.
Seguì il periodo forse più fecondo e fortunato di attività creativa, con opere teatrali che indagano a fondo l’ambiente intellettuale italiano del dopoguerra, scoprendone le fondamentali deviazioni, come la tragedia Emma, messa in scena nel 1952 al Piccolo Teatro di Milano, con la regia di Giorgio Strehler e scenografie di Gianni Ratto. La sera della prima, temendo le proteste annunciate, la polizia rimase davanti al teatro per tutto lo spettacolo. Opera a intento chiaramente satirico, avente per oggetto personaggi ben definiti e apprezzata dalla critica, suscitò molte polemiche, al punto di impedire le rappresentazioni oltre la quinta replica.
Tra il 1953 e il 1954 collaborò alla sceneggiatura di due film (Il mercante di Venezia e La traviata) e alla critica teatrale della rivista romana Cronache, per tornare nuovamente al Piccolo Teatro nel 1957 con l’opera I giacobini, vincitrice del Premio Marzotto 1955.
L’opera suscitò una vasta eco e ben 32 repliche (Strehler vince il Premio Istituto del dramma italiano a Saint Vincent). Trasposta in versione di prosa radiofonica di 4 puntate nel 1960 con la regia di Guglielmo Morandi, nel 1962 venne allestita dalla RAI in 6 puntate, con la regia di Edmo Fenoglio, suscitando il vivo interesse in milioni di spettatori e positivi giudizi della stampa, che apprezzò il vigore dell’affresco, dedicato a illustrare uomini e vicende della Rivoluzione francese con un vigore insolito, estraneo ad ogni schema tradizionale.
A opere di grande pregio come Emma e I giacobini, si alternarono inoltre negli anni testi appositamente cuciti sull’istrionismo di Vittorio Gassman, come I tromboni, Il mattatore e Alla periferia e altri purtroppo di latitanza inventiva che lo convinceranno ad allontanarsi dal teatro.
Infatti, le opere successive, Serata di Gala, messa in scena da Luigi Squarzina nel 1958 e I marziani, messa in scena al Teatro Duse di Genova il 28 febbraio 1960, con la regia di Giuseppe Menegatti e scenografie e costumi di Ezio Frigerio, non piacquero ai critici, che non apprezzarono l’invettiva dissacrante e l’aggressività satirica carica di rabbia.
In questi anni maturò il progetto di un libello politico dedicato alla situazione del teatro italiano, Teatro anno zero (1961), scritto in collaborazione con Luciano Bergonzini sull’onda della polemica suscitata da una lettera di denuncia di Eduardo De Filippo contro gli interventi ministeriali a favore dei teatri stabili.
Da questo momento Zardi non scrisse più niente per il teatro, dedicandosi esclusivamente alla televisione e alla radio. L’esperienza de I giacobini gli aveva dimostrato infatti che la televisione parlava ormai un suo proprio linguaggio e che i mezzi espressivi che essa metteva a disposizione di ogni autore andavano utilizzati, e razionalmente sfruttati con una tecnica precisa ed un mestiere ben definiti: in questo ambito, ideò e curò con Eugenio Ferdinando Palmieri il ciclo del Teatro in dialetto (1960 – 1961) e vari sceneggiati televisivi, fra i quali I grandi camaleonti, originale televisivo in otto episodi con la regia di Edmo Fenoglio trasmesso nell’autunno 1964 e La rosa bianca, scritto nel 1967 dopo un viaggio in Germania e Austria, ma mai realizzato. Parallelamente, tra il 1963 e il 1968 collaborò con il quotidiano livornese Il Telegrafo, tenendo la rubrica “Il Telegrafo risponde ai lettori” con lo pseudonimo di Malvolio.
Federico Zardi morì a Roma, dopo prolungate cure, il 27 ottobre 1971 a 59 anni per un tumore alla laringe. Dai lunghi mesi di malattia nacque un romanzo inedito, Il bisogno di morire.
Complessi archivistici
- Zardi, Federico (1880 - 2001)
Compilatori
- Inserimento dati: Carlotta Ghiretti (Archivista)
- Revisione: Stefany Sanzone (Archivista)
Link risorsa: http://lombardiarchivi.servizirl.it/creators/8214