Liceo classico statale Arnaldo in Brescia ( 1797 - )
Tipologia: Ente
Tipologia ente: Stato
Profilo storico / Biografia
Nata il 18 marzo 1797, la Repubblica Bresciana(1) cominciò ad occuparsi della scuola, diventata punto di riferimento politico nel travagliato triennio rivoluzionario. Il Comitato d’Istruzione pubblica, ispirandosi al modello francese, sosteneva la centralità del modello educativo per elevare l’uomo dalla schiavitù del potere assoluto alla democrazia(2) e “a vantaggio di quella patria, cui appartiene”.(3) Alla riforma delle “Scuole primitive”, che escludeva l’uso di pene corporali(4) a fini educativi e prevedeva l’insegnamento della scrittura, della lettura, del “far di conto” e dell’educazione civile e morale con il fine di consentire la libertà d’insegnamento ma rafforzando la centralità della scuola statale,(5) seguì, il 28 agosto 1797, la pubblicazione del “Piano delle scuole maggiori e del Ginnasio”.(6)
Le scuole maggiori, alle quali si accedeva dopo la frequentazione delle scuole primitive e propedeutiche allo studio ginnasiale, si componevano di due classi ciascuna delle quali era affidata a due maestri. Uno dei due maestri nella prima classe aveva il compito di insegnare geografia, “combinata agli elementi della storia”,(7) lingua italiana, lingua latina(8) e “catechismo di moralità, e di civismo”;(9) all’altro spettava l’aritmetica, la geometria, la meccanica, la sfera copernicana ed i principi basilari dell’agricoltura, materie fondamentali alla “maggior parte dell’arti e mestieri, e fin anche agli agricoltori, che debbono sapere misurar fieni, campi, livellar le acque, costruir macchine, riparar torrenti, ed altre sì fatte cose”.(10) La seconda classe aveva lo scopo di approfondire gli studi del primo corso, in particolare dell’italiano e del latino, attraverso l’analisi oratoria, della poesia e, soprattutto, della prosa allo scopo di preparare alla professione forense e formare la futura classe dirigente, istruita anche sui diritti e doveri del cittadino oltre che su “un’idea generale della politica”;(11) lo studio della logica, della fisica e della storia naturale era supportata dall’ausilio di “esemplari”. Se la prima classe era distribuita, a Brescia e provincia, in numero di venti sezioni,(12) la seconda era presente solo nel capo cantone,(13) ad eccezione dei cantoni del Garza Occidentale e orientale dove il Ginnasio ne avrebbe assorbito compiti e funzioni. Il Ginnasio era infatti presente esclusivamente nel “Luogo centrale” e il piano di studio, alla fine del quale si otteneva un titolo di istruzione considerato equivalente a quello universitario, prevedeva 14 cattedre:
I. “Morale Civile e Diritto Politico,
II. Diritto Civile e Criminale.
III. Eloquenza, Poesia, e Studio de’ Classici.
IV. Logica critica, Principi di Metafisica, e Fisica Elementare.
V. Matematica elementare colla rispettiva applicazione delle Meccaniche.
VI. Matematica sublime con tutte le scienze, che dipendono dal calcolo applicato.
VII. Chimica, Fisica chimica, e Farmacia.
VIII. Elementi di Storia Naturale degli animali, dei vegetabili, e Agricoltura.
IX. Istituzioni Mediche, che formano il fondamento della Medicina, e della Chirurgia.
X. Clinica del letto dell’Ammalato e Matematica medica.
XI. Anatomia, Chirurgia, e Ostetricia.
XII. Fonti della sacra Teologia, cioè l’Ermeneutica sacra, le Tradizioni, e il Diritto pubblico ecclesiastico.
XIII. La Storia Ecclesiastica, che comprenda non solo i fatti, ma gli errori, le eresie, le controversie, la disciplina, i canoni.
XIV. Dogma, e Morale Cristiana non in aria di controversie teologiche, ma sul gusto d’un ben ragionato Catechismo, qual sarebbe quello di Colbert, o Mezenguì, e Teologia pastorale”.(14)
Il Comitato d’istruzione Pubblica(15) era consapevole della necessità di individuare una sede adeguata ad accogliere la nuova scuola che fosse anche in grado di avere un laboratorio di fisica e chimica, un museo di storia naturale, una piccola specola e un orto botanico. I testi della biblioteca annessa al soppresso convento di Santa Maria delle Grazie dove i padri gesuiti avevano istituito una rinomata scuola, venne a costituire il primo nucleo della biblioteca del nuovo Ginnasio.(16) La scelta ricadde sul confiscato monastero di San Domenico e le spese furono sostenute grazie ai proventi della vendita e degli affitti dei beni sottratti alle corporazioni ed enti religiosi.(17) Responsabile della gestione amministrativa era il “Prefetto”, definito dal legislatore occhio e anima del Ginnasio. L’insegnamento dei fondamenti della teologia e della religione ponevano il Ginnasio in continuità col sistema scolastico precedente, gestito privatamente soprattutto da religiosi o corporazioni religiose, ma rispondeva anche ad una logica politica ben precisa: “le diffidenze tra il Governo Provvisorio ed il Vescovo, e le dispute che culminarono in minaccie”(18) spinsero il primo all’adozione di misure atte a sottomettere la religione all’influenza e al controllo dello Stato. Infatti il 25 settembre 1797 il Comitato approvava un ulteriore provvedimento che incentivava la veloce attivazione degli studi sacri nel Ginnasio in modo tale da proibirne a chiunque l’insegnamento al di fuori di questo contesto vigilato. Il controllo del Ginnasio passò alle dipendenze del Dipartimento del Mella durante il periodo della Repubblica Cisalpina, in particolare alla Commissione di Istruzione Pubblica che, dopo aver fronteggiato l’urgenza dell’invasione austro – russa nel 1799,(19) si occupò nel 1801 di verificare l’efficacia e la capillarità del sistema scolastico. Per superare i principali punti di debolezza, ossia l’irregolarità delle entrate economiche, il mancato spirito di appartenenza ad un apparato statale e le difficoltà dovute alle opposizioni di coloro che preferivano mantenere la popolazione nell’ignoranza,(20) fu deciso di affiancare ai professori del Ginnasio personaggi di elevata conoscenza scientifica e umanistica e fedeli ad un ideale comunitario allo scopo della “propagazione delle utili cognizioni ed in conseguenza alla sistemazione della pubblica istruzione di questo Dipartimento”.(21) Veniva così a costituirsi l’Accademia o Liceo del Dipartimento del Mella.(22)
La legge del 4 settembre 1802, non solo varava la distinzione tra scuola sublime, media ed elementare, alle dipendenze rispettivamente dello Stato, del Dipartimento e dell’amministrazione comunale, ma introduceva la gradualità e propedeuticità degli studi inferiori ai superiori, sancita definitivamente con il decreto del 14 marzo 1807. Il 13 novembre dello stesso anno il “Decreto sull’organizzazione dei Licei e Ginnasj” istituì i Licei, sul modello francese alle dipendenze finanziarie dello Stato, come scuole medie alternative e parallele ai Ginnasi che, invece, erano finanziate dal Comune(23) in cui avevano sede.(24) Il piano di studi ginnasiale prevedeva quattro insegnamenti, umane lettere ed eloquenza italiana e latina, analisi delle idee e filosofia morale, elementi di geometria ed algebra ed elementi di fisica generale e sperimentale, alle quali si aggiungevano, per il Liceo, anche le due materie di elementi del disegno architettonico e di figura, agraria ed elementi di storia naturale.(25) Il legislatore permetteva ai Ginnasi già presenti sul territorio, desiderosi di accrescere il loro programma formativo, di adottare le due materie previste dal piano liceale, ma lasciava la possibilità di aggiungere anche cattedre diverse affinché la proposta rispondesse alle concrete esigenze di istruzione della cittadinanza. In particolare si raccomandava la presenza di materie mediche nel piano di studi in Comuni in cui era presente un ospedale cittadino. La presenza di un Liceo nel capoluogo del Dipartimento era necessaria nel caso in cui il Ginnasio non vi fosse già istituito, in caso contrario approvato dal Governo. Il Reggente, scelto tra i professori e proposto dal consiglio generale per i Licei o da quello comunale per i Ginnasi, era confermato del prefetto e riceveva una maggiorazione stipendiale. Anche i professori erano nominati allo stesso modo.
A Brescia, nell’anno scolastico 1803-1804 venne inaugurato il Liceo dipartimentale(26) assumendo vita propria dall’Accademia del Dipartimento del Mella, che dal 1811 verrà denominata Ateneo, e, presentando una struttura in grado di equiparare il primo anno delle Università statali,(27) consentiva allo studente l’accesso al secondo se comprovava, in seguito al superamento di un esame, di aver compiuto con successo gli studi liceali.(28) I numerosi corsi di studio attivati, si possono raggruppare in tre filoni che preparavano ad altrettanti indirizzi di studio: “sublime”, ossia quello fisico – matematico (Elementi di geometria e algebra, Matematica applicata, Fisica, Architettura civile e militare, Principi di figura, Ornato) medico (Storia naturale, Agricoltura e botanica, Chimica e farmacia, Anatomia e ostetricia,(29) Istituzioni chirurgiche, Patologia, Clinica medica) e legale (Analisi delle idee e filosofia morale, Eloquenza e storia, Diritto civile, Istituzioni civili).(30) La proclamazione del Regno d’Italia portò l’abolizione dei Dipartimenti e l’accentramento delle funzioni, anche quelle riguardanti il settore scolastico – educativo. A capo della Pubblica istruzione fu posto il Direttore Generale della Pubblica Istruzione e le spese liceali vennero finanziate dallo Stato,(31) a differenza di quelle ginnasiali e delle scuole elementari che ricaddero sui Comuni. Tuttavia, grazie alla richiesta del Reggente Edoardo Colombi preoccupato che le finanze statali potessero essere più esigue e quindi portare ad un ridimensionamento dell’offerta di studio, il Consiglio di Stato acconsentì in via eccezionale il proseguimento del finanziamento dipartimentale,(32) fino alla riforma successiva del 1 aprile 1810 che istituì il “Liceo Nazionale”. Grazie ai finanziamenti dipartimentali, infatti, il 30 ottobre 1806 fu approvata la realizzazione di un giardino botanico, curato e affidato al professor Giovanni Battista Brocchi, e un luogo per la scuola di apiaria del professor Antonio Barbaleni,(33) fiore all’occhiello del Liceo bresciano. A sancire definitivamente l’assetto scolastico del Regno, furono una serie di decreti: quello del 14 marzo 1807,(34) che istituiva accanto ai licei senza convitto previsti nella misura di quattro, tra i quali non era annoverato quello di Brescia, quattro licei con convitto che calcavano il modello del Lycée impérial.(35) La legge del 15 novembre 1808 delineava con precisione il percorso di studio liceale che gli studenti erano tenuti a frequentare allo scopo di accedere ad un determinato corso universitario dove non potevano mai mancare le “lingue italiana, francese e latina, le belle lettere, e l’istoria antica e moderna, la logica e morale, gli elementi di geometria e algebra”,(36) e la legge del 15 novembre 1811 che delineava in modo uniforme e definitivo i corsi, a carattere biennale, il calendario delle lezioni(37) e degli esami(38) e le modalità con le quali le lezioni dovevano essere condotte.(39) In particolare la riforma del piano di studio prevedeva le seguenti cattedre:
1 “Cattedra di storia, di geografia e principi generali sulle belle arti
2 Istituzioni di logica e morale ed istituzioni civili
3 Elementi di algebra e geometria
4 Elementi delle scienze naturali, vale a dire fisica riunita alla chimica ad alla storia naturale elementare
5 Principi e pratica del disegno.”(40)
L’abolizione della lingua francese dal corso liceale e la sua assegnazione al Ginnasio, provocò molti scontenti presso gli insegnanti, compreso il professor Gerolamo Federico Borgno, sia per l’esiguità dello stipendio, che da 1200 lire annue passò alle 537,20 lire stabilite dal Consiglio Comunale per la remunerazione dei maestri, sia per il fatto che la conferma del ruolo di docente dovesse essere confermata dallo stesso Consiglio.(41) In alcuni casi, come a Chiari, tale cambiamento di assetto fu un ulteriore incentivo per la nascita di un Ginnasio.(42) Altra novità fu l’introduzione di una tassa trimestrale per gli studenti liceali che, di fatto, ne impediva l’accesso ai meno abbienti, a meno che non avessero dimostrato di essere i “migliori studenti di famiglia povera”,(43) i quali potevano ottenere l’accesso al Liceo gratuitamente. I “grandi premi”, attribuiti alla fine di ogni anno scolastico in ogni scuola alla presenza del Prefetto e a Brera il 15 agosto per lo studente migliore del Regno, consentiva la gratuità.(44) A conclusione del ciclo di studi i migliori studenti ottenevano l’accesso gratuito alle università. La maggiore rigidità ed il controllo del sistema scolastico prevedeva sopralluoghi compiuti da tre ispettori generali della Pubblica Istruzione, affiancati da tre professori universitari con mandato provvisorio,(45) oltre alla definizione dei libri di testo stabiliti univocamente a livello centrale.
L’ autorità austriaca si insediò ufficialmente dal maggio 1814 preoccupandosi, come prima disposizione, di allontanare i “funzionari forestieri”, ossia “quelli che non appartenevano all’antico Territorio del Regno” e “gli individui appartenenti a Paesi i quali siano definitivamente staccati dal Regno d’Italia”.(46) Ciò non intaccò l’organico del Liceo bresciano che passò alle dipendenze dell’Imperial Regia Delegazione Provinciale. L’adattamento su suolo italiano della riforma scolastica teresiana, varata nel 1774,(47) manteneva l’intento pedagogico di rafforzare il rapporto di fedeltà della società civile alla autorità, risultando quindi più accentratore.
Agli inizi di agosto del 1814 il Reggente ed i professori vennero chiamati a giurare fedeltà al sovrano, alle leggi da lui emanate e al Conte Feld, “Maresciallo plenipotenziario”, a dichiarare di non appartenere a nessuna società segreta.(48) Nel 1816 venne consegnato il nuovo sigillo(49) ma solo nel 1824-25 il nuovo stemma fu posto all’ingresso del Liceo.(50) Il sistema scolastico venne regolato dai governi italiani che avevano sede a Milano, dal quale dipendeva anche Brescia, e Venezia, i quali non avevano alcuna indipendenza decisionale ma applicavano rigorosamente le direttive disposte a livello centrale, anche per le pratiche amministrative locali.(51)
Nel frattempo il Direttore generale della Pubblica Istruzione, Giovanni Scopoli, elaborava una relazione sulla situazione scolastica suggerendo nel 1816 al Liceo bresciano alcuni accorgimenti quali l’uso di solidi in legno o cartone per la matematica, il non indugiare troppo nella prassi oratoria(52) per la storia, geografia e principi di belle arti e di attenersi al libro di testo di Blumenbach per l’insegnamento della storia naturale. La relazione era il frutto di controlli stringenti anche sugli insegnanti i quali solo dovevano attestare la loro idoneità e competenza “professionale”, ed erano soggetti a monitoraggi costanti della condotta morale, vincolati ad assistere alla “Spiegazione della Dottrina Cristiana ne giorni festivi ed alla celebrazione della Messa”.(53) L’educazione scolastica non poteva infatti prescindere, nel modello asburgico, dalla formazione religiosa capace di inculcare modelli di comportamento definiti dall’autorità e “mezzo efficace per preservare la gioventù dal traviamento”.(54)
Rovesciando il modello imposto da Napoleone, venne introdotta la figura del Catechista col compito di insegnare religione, nella misura di due ore alla settimana, e celebrare la messa nei giorni festivi e all’inizio e alla fine di ogni anno scolastico. Gli alunni del Ginnasio e del Liceo, oltre a sostenere gli esami di religione,(55) considerata un “ramo d’istruzione al pari delle altre materie d’insegnamento”,(56) erano tenuti alla confessione sei volte l’anno e ogni domenica ad assistere alla “esortazione religiosa” o alla “messa cantata” o alla “messa con benedizione”.
La mancata attenzione alle seguenti disposizioni o il non superamento degli esami pregiudicava l’ammissione all’anno successivo. La rigorosa sorveglianza amministrativa prescriveva la tenuta del “Catalogo degli scolari”, con l’elenco degli alunni e i profitti riportati secondo uno schema predisposto, e il monitoraggio delle spese, autorizzate a livello centrale, per l’acquisto di macchine, necessarie ai gabinetti di fisica e storia naturale, libri “e altri oggetti alla suppellettile del Liceo”.(57) Le uscite economiche erano regolarmente segnalate nei “Cataloghi” della biblioteca e dei gabinetti. Queste disposizioni verranno formalizzate con il Codice ginnasiale del 1818, strutturato in XVI sezioni, importante anche per la storia liceale dal momento che, con la riforma del 17 settembre 1851, il Ginnasio venne aggregato al Liceo con la denominazione di “Ginnasio Liceale” sotto la responsabilità di un unico Direttore.(58)
Le pratiche imposte dal codice ginnasiale faticarono ad affermarsi, almeno a Brescia, dal momento che nel 1823 l’Imperial Regia Delegazione sollecitava il Liceo all’osservanza del regolamento e, in particolar modo, della “collezione generale delle prescrizioni disciplinari” comminate agli studenti.(59) Una richiesta disattesa anche per l’imminente trasferimento del Liceo e del Ginnasio a Palazzo Bargnani, già Palazzo Colleoni di Pianezza,(60) in via di San Carlino, oggi Matteotti. La sede di San Domenico venne infatti individuata come idonea al trasferimento dei malati dall’Ospedale di San Luca la cui struttura quattrocentesca non era ormai più in grado di accogliere i numerosi degenti.(61)
La scuola di disegno trovò nuova sistemazione in Palazzo Bargnani solo nel 1825, grazie anche ai lavori di adeguamento realizzati sulla base di indicazioni e perizie del maestro di disegno Rodolfo Vantini.(62) Nonostante negli anni successivi non furono poche le spese sostenute per la riparazione e adattamento dei locali, tra le quali rientrano quelle per la riparazione del belvedere,(63) il collegio dei professori nel 1851 bocciò la proposta di un trasferimento a Palazzo Martinengo delle Palle,(64) nonostante i danni che le aule avevano subito durante i moti del 1848. Infatti il Palazzo, nel periodo dell’insurrezione, venne occupato prima dai rivoluzionari e poi dall’esercito austriaco che ancora l’anno successivo, nel 1849, negò lo sgombero dell’edificio del Liceo per lo svolgimento degli esami.(65) Come già accennato, nel 1851 si rese pressante la necessità di cambiare la sede dell’Istituto poiché la nuova riforma imponeva l’unificazione dei Ginnasi e dei Licei e l’introduzione della classe VIII, operativa a Brescia dal 1853.(66)
Gli ultimi anni della reggenza austriaca e i primi del nuovo Regno d’Italia non cambiarono il carattere elitario del Liceo. Dal 1846 venne intitolato ad Arnaldo da Brescia, al quale si accedeva dopo lo studio elementare, articolato in due bienni del quale il primo reso obbligatorio dalla legge Casati, sempre a pagamento escludendone l’accesso ai meno abbienti.
La difficile ed eterogenea situazione scolastica che si affrontò dopo l’unità d’Italia, mise in evidenza la necessità di riformare alla base il sistema, cominciando dal ciclo elementare, la cui frequenza divenne obbligatoria, con le riforme degli anni 1922-23 del Ministro dell’Istruzione Giovanni Gentile. La scelta del proprio futuro professionale, ossia se continuare gli studi o intraprendere l’attività lavorativa, avveniva già all’età di 11 anni sulla valutazione dei rendimenti e, inevitabilmente, delle risorse economiche della famiglia di origine.
Furono istituiti, accanto al Liceo classico che consentiva di accedere a tutti gli studi universitari, anche quello scientifico, che permetteva di proseguire solo con gli studi in materie scientifiche, quello magistrale, concluso il quale si accedeva all’attività lavorativa, e gli istituti tecnici. La riforma decretava che una commissione designata dalla scuola in ingresso autorizzasse l’accesso alle scuole secondarie, privilegiando gli studi classici che continuavano a mantenere il carattere elitario.(67) A Brescia, nonostante tutto, ci fu un incremento delle iscrizioni al Liceo “Arnaldo da Brescia” tanto che nel 1925 fu individuata una sede più idonea in palazzo Oldofredi, in corso Magenta, e nel 1935 fu attiva anche la sede distaccata in vicolo del Fontanone per la collocazione delle sezioni B e C.(68)
Tra coloro che frequentarono il Liceo, come studenti o insegnanti, troviamo Rodolfo Vantini, Tito Speri, Cesare Arici e molte altre personalità di spicco del panorama intellettuale bresciano.
NOTE
1. La Repubblica Bresciana venne proclamata il 18 marzo 1797 in seguito all’assalto del Broletto, sede del Podestà veneto, da parte di alcuni nobili scontenti della mancata centralità e attenzione ai bisogni locali della Serenissima. L’azione, favorita dalla presenza della milizia francese nella città già dal 1796 quando, in seguito alla vittoria di Lodi, le truppe d’oltralpe entrarono in territorio bresciano all’inseguimento dell’esercito austriaco in ritirata, era stata anche preparata dall’entusiasmo che già da cinque anni ispirava la popolazione locale all’esperienza giacobina. Venezia mantenne tuttavia l’amministrazione della città fino al 1797 quando Brescia venne affidata alla gestione del Provveditore Straordinario Francesco Battaglia, già entrato in rapporti formali con i francesi. Il governo provvisorio si diede un’organizzazione indipendente e autosufficiente, sebbene ispirato agli ideali della rivoluzione e soggetto al controllo francese. A differenza di altri governi rivoluzionari quello bresciano ebbe vita più duratura, confluendo nella Repubblica Cisalpina solo in seguito al Trattato di Campoformio e alla divisione tra Francia e Austria dei territori appartenuti precedentemente alla Serenissima. Per un ulteriore approfondimento si consiglia la lettura di U. DA COMO, La Repubblica Bresciana, Bologna, Zanichelli, 1925 nonché di C. BAZZANI, Dal municipio alla patria italiana, Milano, Franco Angeli, 2024
2. U. DA COMO, Ibidem, 1925, p. 146.
3. Raccolta dei decreti del Governo provvisorio bresciano, Brescia, Giornale di Brescia, 1998, volume III, n. 678, p. 208.
4. Si sostiene che il “progetto d’istruzione Lepeletier, il quale sviluppa parallelamente il progetto di codice criminale (approvato nel 1791) e di riforma dell’istruzione (discussa nel 1793 dopo la morte dell’autore),” abbia influito sull’idea che con il progredire della conoscenza presso la popolazione le trasgressioni al codice penale sarebbero scemate fino a scomparire. M. CASTELLI, «Ad ogni modo però il repubblicano deve essere istrutto»: prime note sulla legislazione in materia d’istruzione nella Repubblica Bresciana, in Italian Review OF Legal History, Milano, Editore Claudia Storti, (5) 2019, n. 4, p. 132.
5. U. DA COMO, Ibidem, pp. 145-146.
6. Raccolta dei decreti del Governo provvisorio bresciano, Ibidem, p. 206.
7. Raccolta dei decreti del Governo provvisorio bresciano, Ibidem, p. 207.
8. Il provvedimento avverte tuttavia che il latino è subordinato all’insegnamento della lingua italiana e come tale ogni insegnante potrà decidere se insegnarla o meno.
9. Raccolta dei decreti del Governo provvisorio bresciano, Ibidem, p. 207
10. Raccolta dei decreti del Governo provvisorio bresciano, Ibidem, p. 208.
11. Raccolta dei decreti del Governo provvisorio bresciano, Ibidem, p. 209.
12. Per il 1798 era prevista l’istituzione di 10 prime classi, una in ogni capo cantone, il cui numero crebbe negli anni successivi.
13. I Cantoni, come previsto dal Provvedimento del 1 maggio 1797, erano 10, cioè il Garza orientale, il Garza occidentale, la Montagna, il Mella, il Benaco, I Colli, il Clisi, il Basso Oglio, le Pianure e l’Alto Oglio. Ogni centro di Cantone, nel quale sarebbe stata istituita la seconda classe della scuola maggiore, era anche sede del Commissario Nazionale, del tribunale civile e criminale e della colonna mobile della Guardia Nazionale. Tuttavia da un punto di vista decisionale, il centro del cantone aveva potere decisionale pari a quello di tutti gli altri comuni. Per approfondire il testo del decreto si rimanda a Raccolta dei decreti del Governo provvisorio bresciano, Brescia, Giornale di Brescia, 1998, volume II, p. 1 n. 337.
14. Raccolta dei decreti del Governo provvisorio bresciano, Ibidem, p. 211
15. Il Comitato d’Istruzione Pubblica, nominato già il 18 marzo 1797, era composto da Paolo Marini, insegnante di logica dal 12 novembre 1797, Mario Longo, in qualità anche di Presidente, Gaetano Maggi, Lodovico Dusini e Battista Bianchi. Il presente provvedimento venne adottato anche da Domenico Elena, esperto di matematica e scienze, nominato docente di matematica elementare il 12 novembre 1797. ASBs, Prefettura del Dipartimento del Mella, b. 286. 16. Archivio di Stato di Brescia (ASBs), Liceo Arnaldo, b. 2 f. 5. Purtroppo la maggior parte dell’incartamento riguardante questo fascicolo è andata perduta.
17. A questo proposito si veda il provvedimento relativo all’assegnazione per il mantenimento del Ginnasio dei “prodotti degli stabili delle Casasse, del Bellaer, di Cadignano”. Raccolta dei decreti del Governo provvisorio bresciano, Ibidem, colume IV, n. 757, p. 2.
18. U. DA COMO, Ibidem, p. 139. Le minacce alle quali si fa riferimento sono quelle relative alle rivolte seguite al 18 marzo che, sostenute e guidate anche da esponenti del clero contrari ai principi rivoluzionari e all’abolizione dei privilegi ecclesiastici, dilagarono soprattutto nella Val Sabbia e Val Trompia fedeli alla Serenissima. In città il Vescovo Nani si era espresso esplicitamente sulla possibilità di osservare le leggi laiche finché garantivano la conservazione delle leggi religiose ma i rivolgimenti politici che portarono all’instaurazione del Governo Provvisorio rendevano sicuramente più incerti i rapporti Municipalità – Chiesa a livello cittadino.
19. In seguito a tali scontri le lezioni del ginnasio furono sospese per l’anno 1799 anche per consentire “un’espurgo di tutti quelli, che potevano essere creduti infetti da massime Democratiche, procurando in pari tempo una riduzione di numero per la necessaria indispensabile economia”. (La citazione viene riportata da M. CASTELLI, Ibidem, pp. 127-128 e fa riferimento al carteggio presente in Archivio di Stato di Milano, atti di Governo, Studi, Parte Antica, b. 219). Gli strumenti e i materiali del Liceo furono nascosti allo scopo di impedirne la dispersione o il deterioramento poiché la sua sede, come riportato dal professor Francesco Marabelli nella nota del 18 novembre 1803, divenne la sede dell’esercito russo. ASBs, Liceo Arnaldo, b. 1 f. 17.
20. R. NAVARRINI, L’archivio storico dell’Ateneo di Brescia, in Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’anno 1996, Stamperia fratelli Geroldi, Brescia, 1996, p. 11.
21. ASBs, Ateneo, b. 1.
22. I primi membri furono: “i cittadini Arici Carlo, membro delegato di questa Municipalità, Baluccanti Tomaso, Sangervasi Agostino, Marini Paolo, Dusini Lodovico, membri attuali di questa commissione, ed i cittadini Pederzoli Giacomo e Carli Domenico membri come sopra aggionti alla Commissione medesima dal Ministro dell’Interno, come da sua lettera 18 fruttidoro scorso al Commissario straordinario di Governo di questo Dipartimento, e conseguente invito di quest’ultimo ai nuovi eletti Marti Gio. Battista, Viganò Vincenzo, Cataneo Santo e Giuliani Francesco, tutti pubblici professori di questo Ginnasio, nella sala delle ordinarie sedute della Commissione sudetta, e passarono alla nomina di dieci dotti residenti in Brescia, quali sono: Arici Carlo sudetto, Corniani Gio. Battista, Fenaroli Girolamo, Torriceni Francesco, Maggi Gaetano, Colpani Giuseppe, Pilati Cristoforo, Brivio Andrea, Savoldi Gio. Battista e Bighelli Vincenzo quali come porzione del Liceo dipartimentale, uniti alla sudetta Commissione completa e professori sudetti”. ASBs, Ateneo, b. 1.
23. E. PAGANO, Il liceo napoleonico di Brescia, in History of Education & Children’s Literature, IX, 1 (2014), p. 453.
24. Il ginnasio venne attivato nel solo comune di Brescia in quanto, dopo l’invasione austro – russa, ”lo spirito di ignoranza che la congregazione delegata credette utile di stabilire nel popolo e la voluta prosperità dei propagatori di essa” (ASBs, Prefettura del Dipartimento del Mella, b. 286) fece sì che i fondi affidati ai Comuni e destinati alla pubblica istruzione venissero devoluti per altre spese. Il ginnasio di Brescia aveva sede in Santa Maria delle Grazie, come si evince da diversi carteggi tra i quali quello dell’anno 1812 nel quale il podestà di Brescia si fa carico delle richieste del professore di lingua francese che, declassato dall’insegnamento del Liceo a quello ginnasiale, lamenta oltre alla riduzione dello stipendio, anche l’impossibilità di “assegnargli un locale alle Grazie, essendo tutti occupati dalle scuole in corso quì che potrebbero essere opportuni all’uopo” ASBs, Prefettura del Dipartimento del Mella, b. 285. Era infatti abitudine assegnare ai professori e ai maestri un alloggio presso i locali delle scuole. Il ginnasio e il liceo verranno poi trasferiti a Palazzo Bargnani nel 1824.
25. Nel territorio del Regno d’Italia erano previste anche 4 scuole speciali, come previsto al titolo III, ossia la scuola metallurgica, di cui una aveva sede proprio nel Dipartimento del Mella, di idrostatica, di scultura e di veterinaria. https://www.google.it/books/edition/Bollettino_delle_leggi_della_Repubblica/t3UrAQAAMAAJ?hl=it&gbpv=1&dq=legge+relativa+alla+pubblica+istruzione+4+settembre+1802&pg=PA295&printsec=frontcover (ultima consultazione in data 29 gennaio 2025).
26. Il primo Reggente fu Edoardo Colombi, nominato ufficialmente dal Prefetto con nota del 31 gennaio 103. ASBs, Liceo Arnaldo, b.1 f. 1.
27. Due erano le università del Regno, come emerge dal titolo II del decreto del 4 settembre 1802, Pavia e Bologna,
28. La serie relativa ai registri degli esami, infatti, inizia con l’anno 1805.
29. Il provvedimento del 4 settembre 1802 sosteneva che lo studio di Ostetricia fosse diretto principalmente alle levatrici. Effettivamente il registro “Elenco degli studenti delle matrico9le 1803”, presente in ASBs, Liceo Arnaldo, serie Alunni reg. 1, presenta il nome di Maottini Maria, la sola ad affrontare questo corso di studi. Il fatto che le donne che studiavano presso il Liceo fossero rarissime è confermato dal fatto che nell’elenco generale, presente a metà dello stesso registro e dove è segnalato solo nome e cognome dello studente senza specificare la patria, il dipartimento, il numero della matricola e il corso di studio, la studentessa viene riportata come Maottini Mario.
30. E. PAGANO, Ibidem, p. 455.
31. Bollettino delle leggi del Regno d’Italia. Parte II dal 1 luglio al 31 dicembre 1805, Milano, Veladini, n. 80, p. 365.
32. E. PAGANO, Ibidem, pp. 455-456. L’autore cita la corrispondenza conservata in Archivio di Stato di Milano (ASMi), studi, parte moderna, b. 721 tra il direttore della Pubblica Istruzione, Moscati, e il Reggente del Liceo bresciano, Colombi.
33. ASBs, Prefettura del Dipartimento del Mella, b. 284.
34. Decreto d’organizzazione dei Licei con convitto e senza convitto, in Bollettino delle leggi del Regno d’Italia. Parte I dal 1 gennaio al 30 giugno 1807, Milano, Veladini, n. 44, p. 145.
35. E.PAGANO, Ibidem, p. 456.
36. Decreto riguardante il piano d’istruzione generale, in Bollettino delle leggi del Regno d’Italia. Parte II dal 1 giugno al 31 dicembre 1808, Milano, Veladini, n. 338, p. 923.
37. “Il giorno 15 novembre, fisso, avranno principio le lezioni dei licei, in seguito ad un discorso di apertura che sarà pronunziato il giorno stesso da uno dei professori del lieo (…). I professori dei licei daranno agli scolari due lezioni al giorno. Ogni lezione durerà un’ora e mezzo al meno; una di dette lezioni verserà su una delle parti d’insegnamento attribuita al detto professore, e la seconda su un’altra.
Le ore delle varie lezioni saranno distribuite in modo che nessuno degli scolari che devono assistervi, come è stato stabilito dall’art. 17, possa dispensarsi d’intervenirvi”. Bollettino delle leggi del Regno d’Italia. Parte II dal 1 giugno al 31 dicembre 1811, Ibidem, p. 1116. Inoltre le lezioni di logica e morale dovevano essere tenute in latino, quelle di storia sia in latino che in francese.
38. “I licei saranno aperti ogni anno il 1 novembre, fisso (…). I primi quattordici giorni di novembre saranno consacrati all’esame degli scolari che si presenteranno. Gli esami saranno fatti in presenza di tutti i professori del liceo, preseduti dal reggente o dal provveditore. Nessuno verrà ammesso agli esami se non è munito d’una patente d’ammissione rilasciata da un ginnasio”. Bollettino delle leggi del Regno d’Italia. Parte II dal 1 giugno al 31 dicembre 1811, Ibidem, p. 1115. L’accesso al Liceo era, quindi, preceduto da un test di ammissione sostenuto da privatisti o da studenti che avevano superato l’esame finale del Ginnasio che si delineava come scuola elementare e terminava entro il 1 luglio, con un esame finale a conclusione dei quattro anni dei quali i primi due erano di grammatica, il terzo di umanità e il quarto di retorica.
39. “Le lezioni non saranno limitate a delle letture fatte dal professore. Esse cominceranno tutte con delle interrogazioni fatte dal professore agli scolari sugli oggetti che saranno stati trattati nella lezione della vigilia, e termineranno con una distribuzione di lavoro che il professore assegnerà ad ogni scolare, e che dovrà essere fatto dallo scolare, sia durante anche la lezione, se è possibile, sia nell’intervallo d’una lezione all’altra.” Bollettino delle leggi del Regno d’Italia. Parte II dal 1 giugno al 31 dicembre 1811, Ibidem, p. 1118.
40. Decreto che stabilisce un sistema d’insegnamento uniforme ne’ ginnasj e licei del regno, in Bollettino delle leggi del Regno d’Italia. Parte II dal 1 giugno al 31 dicembre 1811, Milano, Veladini, n. 262, p. 1116.
41. ASBs, Prefettura del Dipartimento del Mella, b. 285.
42. Il Ginnasio di Chiari fu approvato il 26 novembre 1812. ASBs, Prefettura del Dipartimento del Mella, b. 285.
43. https://www.liceotitolivio.edu.it/pagine/4-il-primo-anno-del-ginnasio-comunale-di-padova-1811-1812
(ultima consultazione in data 29 gennaio 2025).
44. Il carteggio riporta ulteriori indicazioni per la distribuzione del premio alla fine dell’anno scolastico 1811-12 e raccomanda l’integrità degli elaborati fino all’assegnazione dell’onoreficenza. ASBs, Liceo Arnaldo, b. 1 f. 1 sotto fascicolo 19.
45. A Brescia l’ispezione fu compiuta dall’Ispettore Generali Brunacci il 12 agosto 1813. ASBs, Prefettura del Dipartimento del Mella, b. 285, ASBs, Liceo Arnaldo, b. 1 f. 01
46. ASBs, Liceo Arnaldo, b. 4 f. 7
47. Maria Teresa d’Austria emana nel 1774 il “Regolamento delle scuole normali e da popolo” elaborato dall’abate domenicano Ignaz Felbiger. Le scuole normali, così denominate in quanto erano strettamente soggette alla norma definita dal regolamento, dovevano essere attivate in ogni capitale dello Stato.
48. ASBs, Liceo Arnaldo, b. 4 f. 07
49. ASBs, Liceo Arnaldo, b. 1 f. 04
50. ASBs, Liceo Arnaldo, b. 10 f. 03
51. Il decreto n. 50 del 12 aprile 1817 sancisce il passaggio definitivo delle funzioni scolastiche dalla Direzione Generale Provvisoria della Pubblica Istruzione ai governi di Milano e Venezia. Cessazione della direzione generale della pubblica istruzione e concentramento delle relative attribuzioni presso l’imperiale regio governo, in Raccolta degli atti del governo e delle disposizioni generali emanate dalle diverse autorità in oggetti sì amministrativi che giudiziari. Parte I dal 1 gennaio al 30 giugno 1817, Milano, Imperial Regia Stamperia, n. 50, p. 159.
52. Il già citato regolamento teresiano si proponeva di promuovere “nelle nuove scuole, l’ideale illuministico di una lingua misurata, razionale, priva delle ridondanze barocche, capace di esprimere con schiettezza e coerenza i sentimenti e i pensieri di un cittadino equilibrato, ragionevole, solido nei suoi principi etici e nei suoi doveri sociali” M. PISERI, Dalla virtù al buon comportamento. Le prime esperienze di istruzione pubblica e laica nell’età delle riforme teresiano-giuseppine: con qualche esempio della Brescia veneziana, in Quaderni di intercultura, Anno IX 2017, pp. 103-104
53. Il regolamento relativo agli obblighi del catechista e all’insegnamento della religione è contenuto in ASBs, Liceo Arnaldo, b. 1 f. 14.
54. ASBs, Liceo Arnaldo, b. 1 f. 14.
55. Coloro che professavano religioni diverse da quella cattolica ottenevano l’istruzione religiosa dai ministri delle diverse religioni; l’istruzione religiosa degli ebrei era affidata alle famiglie inquanto non godevano del libero esercizio del proprio culto e perciò non avevano ministri autorizzati.
56. ASBs, Liceo Arnaldo, b. 1 f. 14.
57. ASBs, Liceo Arnaldo, b. 1 f. 10.
58. Le informazioni sono tratte dalla storia del Liceo Tito Livio di Padova reperibili al seguente link:
https://www.liceotitolivio.edu.it/pagine/12-limperial-regio-ginnasio-a-santo-stefano-in-padova-1819-1851
(ultima consultazione in data 29 gennaio 2025).
59. ASBs, Liceo Arnaldo, b. 7 fasc. 01 fasc. II
60. Cesare Bargnani nel 1813 vendette il palazzo acquistato nel 1764 dal padre al Regno d’Italia per la generosa somma di mezzo milione di lire italiane, prezzo voluto da Napoleone per i servigi e le cariche coperte dal Conte. F. LECHI, Le dimore bresciane in cinque secoli di storia, Edizioni di storia bresciana, Brescia, 1976, vol V, pp. 189-209.
61. La relazione del gennaio 1819, concernente la visita all’ospedale di S. Luca del Commissario Imperiale conte di Strassoldo, aveva mostrato l’urgenza di trovare nuovi spazi, in particolar modo per dare degna sistemazione ai malati i cui letti sostavano “in mezzo all’attuale infermeria”. Inizialmente si era pensato ad un ampliamento della struttura già esistente, ma nel marzo 1823, anche a causa dell’incendio del 1819 che distrusse parte dell’infermeria, si giunse alla determinazione di spostare l’Ospedale presso S. Domenico. ASBs, Ospedale maggiore, b. 1456
62. ASBs, I. R.D.P., b. 3710 e ASBs, Liceo Arnaldo, b. 02 f. 03.
63. ASBs, Liceo Arnaldo, b. 5 fasc. 07
64. Il professor Zulian trascrive la presenza di un documento datato 23 aprile 1851, che avrebbe dovuto essere nel Fascicolo V dell’incartamento n. 12 e purtroppo mancante, con le seguenti parole “Circa la proposta di adibire il Palazzo Bargnani a Regio Tribunale d’appello e passare il Liceo al Palazzo Martinengo delle Palle: il collegio dei Professsori estende un rapporto contrario”.
65. Ancora il professor Zulian nel mancante Fascicolo V dell’incartamento n. 12 descrive le mancanti carte: “Domanda della direzione che siano sgombrati durante il periodo degli esami del 1849 i locali del Liceo, a palazzo Bargnani, dall’occupazione dei soldati e domanda alla Autorità perché riordini detti locali del Liceo, dopo l’occupazione delle truppe, per poterli usare durante gli esami”.
66. Le informazioni sono dedotte dal sito seguente: https://www.liceotitolivio.edu.it/pagine/12-limperial-regio-ginnasio-a-santo-stefano-in-padova-1819-1851 (consultato in data 28 gennaio 2025).
67. G. RECUPERATI, Storia della scuola in Italia, Editrice La Scuola, Brescia, 2015, p. 68
68. LICEO “Arnaldo da Brescia”, 2018, in Enciclopedia bresciana. Consultato il 14 marzo 2025al seguente link:
LICEO “Arnaldo da Brescia” – Enciclopedia Bresciana
Complessi archivistici
- Liceo classico statale Arnaldo in Brescia (1799 - 1960)
Fonti
- La Repubblica Bresciana = UGO DA COMO, La Repubblica Bresciana, Zanichelli, 1925
- Raccolta dei decreti del Governo provvisorio bresciano = Raccolta dei decreti del Governo provvisorio bresciano, Giornale di Brescia, 1998
- «Ad ogni modo però il repubblicano deve essere istrutto»: prime note sulla legislazione in materia d’istruzione nella Repubblica Bresciana = MARCO CASTELLI, «Ad ogni modo però il repubblicano deve essere istrutto»: prime note sulla legislazione in materia d’istruzione nella Repubblica Bresciana, Editore Claudia Storti, (5) 2019, n. 4
- Il liceo napoleonico di Brescia = EMANUELE PAGANO, Il liceo napoleonico di Brescia, IX, 1 (2014)
- Enciclopedia Bresciana 1997 = Antonio Fappani, in Enciclopedia Bresciana, volume XIV, La Voce del Popolo
- Storia della scuola in Italia = GIUSEPPE RECUPERATI, Storia della scuola in Italia, Editrice La Scuola, 2015
- L’archivio storico dell’Ateneo di Brescia = ROBERTO NAVARRINI, L’archivio storico dell’Ateneo di Brescia, in Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’anno 1996, Stamperia fratelli Geroldi, 1996
- Dalla virtù al buon comportamento. Le prime esperienze di istruzione pubblica e laica nell’età delle riforme teresiano-giuseppine: con qualche esempio della Brescia veneziana = MAURIZIO PISERI, Dalla virtù al buon comportamento. Le prime esperienze di istruzione pubblica e laica nell’età delle riforme teresiano-giuseppine: con qualche esempio della Brescia veneziana, Anno IX 2017
- Bollettino delle leggi del Regno d’Italia = Bollettino delle leggi del Regno d’Italia, Veladini
- Storia della scuola italiana nell’Ottocento = AVERARDO MONTESPERELLI, Storia della scuola italiana nell’Ottocento, anonima edizione Viola, 1952
- Dal municipio alla patria italiana = CARLO BAZZANI, Dal municipio alla patria italiana, Franco Angeli, 2024
Compilatori
- Prima redazione: Liliana Ferrero (Archivista)
Link risorsa: http://lombardiarchivi.servizirl.it/creators/8653