Comune di Oneta ( sec. XIV - )

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Ente pubblico territoriale

Sede: Oneta

Codici identificativi

  • MIDB0007EC (PLAIN) [Verificato il 22/10/2013]

Profilo storico / Biografia

La storia del comune di Oneta è strettamente connessa alle vicende vissute da tutto il territorio bergamasco ed in particolare della valle Seriana.
L’annessione delle comunità della valle Seriana Superiore, compreso il comune di Oneta, alla repubblica di San Marco risale al 1427 ed è stata interrotta soltanto all’inizio del XVI secolo dalla breve parentesi dell’occupazione francese.
Per tutto il periodo considerato, le vicissitudini del comune di Oneta sono legate a quelle di un’unione sovracomunale denominata “concilium de Honio” o “consilio comun maggiore di Onio”, le cui origini e funzioni sono ricostruibili solo parzialmente.
La prima notizia documentata relativa a tale organismo risale al 9 febbraio 1210: si tratta di un’investitura a locazione perpetua di un appezzamento di terreno concessa dal vescovo di Bergamo, Lanfranco, al concilio rappresentato dal console e da altri vicini (1).
Il “consiglio comun maggiore di Onio” – formalmente abrogato dal consiglio maggiore della città di Bergamo nel 1263 – comprendeva gli otto “comuni primitivi” (così chiamati da A. Tiraboschi) di Vertova, Semonte, Barbata, Bondo, Colzate, Fiorano, Gazzaniga e Rova e probabilmente si estendeva all’alta valle Seriana, forse fino a Fiumenero, ed anche ad alcune terre della valle Brembana (2).
Tale unione risultava avere, così, un’estensione territoriale alquanto vasta, delimitata da confini precisi dichiarati in seguito ad un’ordinanza emanata dal comune di Bergamo prima del 1234(3): raggiungeva quasi tutto il versante orientale del monte Cavlera e, a nord, la piana di Rezzo, Bondo, Barbata, scendendo fino alla valle del Riso, verso Gorno ed Oneta (4).
In un fascicolo cartaceo conservato nell’archivio storico del comune di Oneta alla data 2 giugno 1594 leggiamo che “Beni del comune del consiglio maggiore di Onio sono ciovè: tutte le pezze di terra boschiva, pascolive, cornive e montive et valli comunali raggion di Sua Serenità che sono compresi dentro li confini del comun del consiglio maggior de Onio al quale coherentia verso la valle Brembana superiore la summità di monti, nella qual summità vi sono la costa ditta della Barbata posta sopra la valle biancha, le corne del monte Alben et il collo di Zambla da una altra parte il comune di Gorne, da una altra parte il comune di Cazenicho mediante li beni de particolari, da una altra parte il letto del fiume Serio mediante pecoli beni de particolari, et da una altra parte il comune di Albino, Disenzano et Comenduno” (5).
Gli statuti di Vertova del XII secolo contengono numerosi riferimenti al concilio di Onio e, in particolare, le norme relative alla partecipazione al “concilio de Honio” da parte dei rappresentanti dei fuochi di Vertova (6).
Il concilio di Onio doveva, perciò, avere un proprio assetto istituzionale sancito da statuti. I comuni costituenti l’unione inviavano i loro rappresentanti – detti “consules maiores totius comunis concilii de Honio” (7) per distinguerli dai consoli delle singole comunità – alle adunanze del concilio.
Le riunioni avvenivano nella piazza di Onio, località di Vertova, ed in località detta “Unì”, o “Uninum”, situata a mezza costa sul monte Cavlera, nell’attuale comune di Bondo (8).
Il concilio di Onio possedeva beni propri, come documentano ancora una volta gli statuti di Vertova riferendosi ai “prata comunis consilii de Honio” (9).
L’unione, almeno per quanto riguarda l’aspetto patrimoniale, risulta essere vitale ancora al tramonto della dominazione veneta(10). Scomparve, come ente, soltanto nel 1827 per effetto di un decreto regio della I. R. Delegazione di Bergamo, che ordinava il riparto delle 28444 pertiche di terreno possedute in comune fra Vertova e gli altri quattro paesi interessati (Colzate, Gazzaniga, Fiorano e Orezzo) (11).
L’esistenza del comune di Oneta viene attestata intorno al 1234; a questa data, infatti, risale la definizione dei confini fra i comuni di Vertova, Colzate, Gazzaniga e Asmonte (Semonte) da una parte e “Leverene, Bracha, Gorne e Honeta” dall’altra (12).
In base allo statuto di Bergamo del 1331, tra i comuni appartenenti alla porzione territoriale corrrispondente alla porta cittadina di S. Lorenzo, appare anche il “comune de Honeta et de Cuniolo et de Corna” (13).
Il 17 giugno 1428 il comune di Oneta, associato sin dai tempi del Malatesta alla valle Seriana Superiore, otteneva dal dominio veneziano il riconoscimento della propria formale offerta di sudditanza alla repubblica lagunare, previa separazione giurisdizionale della valle dalla città di Bergamo ed il 2 ottobre dello stesso anno veniva annessa al dominio di Terraferma con la conferma dei locali privilegi statutari(14).

Il capitano di Bergamo Giovanni da Lezze, nella sua relazione di fine mandato (1596), ci informa che alla fine del XVI secolo “Oneda è sparsa in monte di quattro contrade: Villa, Chignolo, Scudelera, Cantoni… da Bergamo, milia 22…”, era costituita da “fuoghi n. 125, anime 550, utili 102, il resto vecchi, donne e putti”. Sempre dal da Lezze apprendiamo che il comune di Oneta pagava il sussidio alla camera fiscale di S. Marco (“paga le gravezze limitate in Camera”) mentre versava quelle straordinarie al tesoriere generale della valle in base all’estimo di 19 soldi (“secondo l’estimo de soldi 19 governando le entrade pubbliche”) (15).
Per conoscere la natura e le competenze del comune di Oneta è utile partire dallo studio degli “Ordini del commune di Oneta. 1765” – unica fonte costituzionale conservataci – estratti dai libri dei consigli, intesi a stabilire la composizione ed il funzionamento interno dei vari organismi comunali, oltre che a regolare la vita della comunità.
L’amministrazione del comune era affidata al consiglio generale, organo rappresentativo costituito dai capi dei fuochi originari, con funzioni deliberative, ed al consiglio di credenza, eletto in seno allo stesso consiglio generale, più ristretto e con mansioni esecutive (16).
Ogni anno il consiglio generale rinnovava le cariche comunali del console, del tesoriere, dei sindaci, dello scrittore e dei campari; incantava i mulini del comune, la taverna, il “faletto”, il “brugo”(17) e i dazi del vino e del montadego.
Gli “Ordini del commune di Oneta. 1765” informano dettagliatamente intorno alla natura ed ai compiti del console, che durava in carica sei mesi. Il neoeletto era tenuto a prestare solenne giuramento davanti allo scrittore del comune prima del suo insediamento in carica.
Come compenso parziale per le sue prestazioni egli percepiva onorario di lire 5 per ogni consiglio di valle al quale avesse partecipato, ed una remunerazione di 24 soldi “per l’andare per il commun di Oneta”.
Egli era tenuto a partecipare a tutti i consigli di valle, ai quali aveva diritto di voto, e a riferire di volta in volta nel consiglio generale del comune “quel tanto che averanno trattato nel detto conseglio della Valle”.
A lui spettava l’incombenza di convocare l’assemblea degli uomini e dei vicini del comune, ogni qual volta fosse necessario.
Il console era sottomesso alla volontà dei rettori di Bergamo e, soprattutto, del podestà veneto di Clusone ed al consiglio della valle Seriana Superiore(18). Egli era chiamato a sovraintendere all’attività dei mulini comunali che venivano ogni anno appaltati anche a forestieri ed alla “caneva seu taverna del commune”; a controllare e procedere alla verifica e all’approvazione delle “sigurtà” presentate in occasione della messa all’incanto delle cariche pubbliche o dei beni comuni o della riscossione delle “gravezze” imposte; a vigilare che venisse rispettato il calmiere del pane e di altri generi alimentari imposto dal podestà di Clusone; a denunciare i contraffattori dei beni di consumo ed a controllare le capacità dei boccali di vino venduto al minuto nella “caneva” dal tavernaro.
Ad un corretto andamento della “caneva” provvedevano anche i “fornidori”, i quali dovevano comperare il vino a Clusone o a Bergamo, e due sopravveditori “che veggano il vino, che sarà condotto dalli detti Fornidori, e si sarà vino buono lo lascino nuotare nel vascello, e se non li parerà vino sufficiente per detta caneva lo possino rifiutare, e farlo menar via” (19).
Il canepario (o tesoriere) era incaricato di riscuotere i crediti e di pagare i debiti precedentemente designati dai sindaci. Tale ufficio, che solitamente era messo all’incanto, aveva la durata di un anno e poteva essere rinnovato alla stessa persona (20).
Venivano anche designati dal consiglio generale, secondo il criterio di rappresentanza delle contrade, quattro sindaci o “rationatores”, i quali erano i responsabili del computo trimestrale delle entrate e delle uscite comunali (21).
La carica di campari, deputati alla salvaguardia e custodia delle proprietà del comune e dei vicini, era assegnata per votazione o messa all’incanto e aveva durata annuale (22). I supervisori dell’attività dei campari erano due “stimatori de danni”, i quali erano tenuti a recarsi nei boschi comunali per effettuare le stime dei danni (23).
In base agli ordini del comune di Oneta apprendiamo che all’inizio di ogni semestre si doveva procedere alla nomina o alla riconferma in carica di un notaio, il quale, dopo aver prestato giuramento davanti al collega uscente, era il diretto responsabile della stesura di tutti gli atti necessari per un corretto andamento della vita amministrativa locale. In particolare doveva provvedere alla redazione delle “ragioni” comunali, ossia delle note trimestrali delle entrate e delle uscite; alla registrazione, sul libro dei consigli, di tutti gli ordini, i capitoli e le deliberazioni ed alla compilazione dei libri delle polizze d’estimo (24).
Lo scrittore, solitamente un notaio, si configurava come il garante primo e il depositario della fede pubblica: nelle sue mani erano tenuti a prestare giuramento tutti gli ufficiali comunali, compreso il console. Egli era anche il diretto responsabile della custodia di tutti gli atti scritti prodotti e riguardanti il comune, i quali venivano accuratamente conservati presso la sede comunale (25).

Note
1. Nel “Rotulum Episcopatus Bergomi”, reg. membr., sec. XIII, conservato nell’Archivio della curia vescovile di Bergamo a c. 56v., si legge: “… Lanfrancum episcopum investisse nomine perpetuo locationis Petrum Zambelli de Flurano consulem communis conscilii de Honio et quosdam vicinos ipsius comunis missos ipsius communis de Honio…”.
2. Cfr. B. Belotti, “Storia di Bergamo e dei Bergamaschi”, 6 voll. + indice, Bergamo, 1959, vol. II, pp. 144 – 147.
3. Cfr. A. Mazzi, “Lo statuto di Bergamo del 1263”, Bergamo, 1902, pp. 25 – 26, n. 97.
4. Cfr. P. Gusmini, “Vertova medievale”, Vertova, 1980, p. 50.
5. Cfr. unità 17.
6. G. Rosa, “Statuti di Vertova del 1235, del 1248, del 1256, con annotazioni”, Brescia 1862, pp. 12 – 13, 35 – 36.
7. “Rotulum Episcopatus…”, cit., fol. 60, fonte citata da A. Mazzi in “Corografia bergomense nei secoli VIII, IX e X,” Bergamo, 1880, p. 421.
8. In un atto notarile del 1465 rogato dal notaio Donato Zacca de Albertoni di Vertova si legge: “… quandam petia terre prative, aratorie ac bregnate et cum pluribus generibus arborum supraiacentis in territorio comunis de Honio contrata ubi dicitur ad uninum…”, in P. Gusmini, “Vertova…”, cit., p. 50.
9. G. Rosa, “Statuti di Vertova…”, cit., p. 16.
10. Cfr. instrumento di transazione per la regolamentazione dei confini tra Oneta e Vertova, Gazzaniga, Fiorano, Colzate ed Orezzo, rogato da Angelo Seguini fu Pietro 29 ottobre 1768, nel fascicolo riguardante Orezzo in “Raccolta di carte riguardanti: Gazzaniga, Casnigo, Peia, Vertova, Leffe, Onio, Cene, Fiorano, Orezzo, Gandino e sua valle”, ms., sec. XIX, a cura di A. Tiraboschi, in Biblioteca civica “A. Mai” di Bergamo, pp. 94v. – 97.
11. Cfr. E. Fornoni, “Il passato e l’avvenire delle nostre Valli”, Bergamo, 1897, p. 22.
12. Cfr. L. Angeloni, “Appunti sul Concilio di Honio”, in AA. VV., “Note e relazioni per la mostra di Gazzaniga e la Media Valle Seriana”, Gazzaniga, 1983, pp. 29 – 44.
13. Cfr. “Lo statuto di Bergamo del 1331”, a cura di C. Storti Storchi, Milano, 1986, p. 60.
14. G. Da Lezze, “Descrizione di Bergamo e del suo territorio. 1596”, a cura di V. Marchetti e L. Pagani, Bergamo, 1989, (Fonti per lo studio del territorio bergamasco, VII), p. 455.
15. G. Da Lezze, “Descrizione…”, cit., p. 455.
16. Cfr. introduzione alla serie 1 “Ordini”.
17. Cfr. unità 1: per paletto (felce) c. 15r.; per brugo (piccolo fruttice sempreverde) c. 15v.
18. Cfr. unità 1, cc. 10 – 11.
19. Cfr. unità 1, cc. 12 – 13.
20. Cfr. introduzione alla serie 2 “Ragioni”.
21. Cfr. introudzione alla serie 2 “Ragioni”.
22. Cfr. introduzione alla serie 6 “Liti”.
23. Cfr. introduzione alla serie 6 “Liti”.
24. Cfr. unità 1, “Ordini del comune di Oneta. 1765”, c. 5.
25. Cfr. unità 4, c. 4v.

Complessi archivistici