Comune di Clusone ( sec. XII - )
Tipologia: Ente
Tipologia ente: Ente pubblico territoriale
Sede: Clusone
Codici identificativi
- MIDB0001EE (PLAIN) [Verificato il 22/10/2013]
Profilo storico / Biografia
La collocazione topografica di Clusone è senza dubbio uno dei fattori fondamentali atti a spiegare l’importanza che tale comunità ha avuto, sin dall’epoca degli insediamenti celtici, rispetto ai territori limitrofi dell’alta valle Seriana.
L’altipiano alluvionale clusonese ha offerto possibilità di insediamento estremamente vantaggiose poiché vi era consentito praticare quella forma di economia mista presente in tutte le zone montuose: allevamento, agricoltura e sfruttamento del legname. Tale zona era inoltre al centro di un ricco bacino minerario, con giacimenti di ferro, piombo, zinco e argento.
La dominazione romana, iniziata in epoca augustea, rispettò sostanzialmente la preesistente organizzazione economica di queste zone, che aveva nelle attività estrattive il proprio fulcro, potenziandola e facendo assumere all’insediamento clusonese il ruolo di polo catalizzatore di tutte le attività minerarie dell’alta valle. Corollario naturale di questo atteggiamento politico fu che Clusone divenne il centro di un comprensorio stradale autonomo (con un’autonomia probabilmente ancor più accentuata nel Medioevo) di un certo rilievo, dotato di un sistema di sviluppo radiale con vie che collegavano l’insediamento centrale con le zone più alte dei monti circostanti e avente come assi portanti due strade: una, a nord, che proveniva dalla valle di Scalve e da Castione della Presolana, utilizzata per il trasporto dei minerali di ferro e di rame, l’altra, a sud-est, che scendeva lungo la valle Larna (l’odierna valle Borlezza) sboccando sull’importante porto mercantile di Castro, sul lago d’Iseo. Entrambe le arterie viarie confluivano in Clusone per proseguire, lungo l’asse nord-sud, attraverso la media e bassa valle Seriana fino a giungere a Bergamo attraverso la porta settentrionale.
Per quanto concerne ancora l’epoca romana, rimane tutt’ora arduo stabilire, data l’esiguità delle testimonianze a noi giunte, la fisionomia istituzionale ed i connotati territoriali del “pagus Saturnius” di cui Clusone sarebbe stato il centro. Come afferma il Mazzi, sono inoltre quasi destituite di fondamento le ipotesi che hanno fatto di Clusone la sede di un “Custos armorum”, né tantomeno di un “Praefectus Fabrum”, che avrebbe dovuto essere addirittura il governatore della valle. Tali ipotesi sono viziate dalla tendenza “separazionistica”, insita nella storiografia locale, inaugurata da Bernardino Baldi, volta a sostenere, fondandola su precedenti pressochè inesistenti e costruiti “ad hoc”, quell’aspirazione automistica che ha sempre accompagnato la storia politico-istituzionale di Clusone e dei territori “valleriani”. A tale contesto vanno ricondotte inoltre le dimostrazioni effettuate dall’Agliardi sulla ormai accertata inattendibilità di una serie di documenti, trascritti dal Baldi in un registro conservato nell’Archivio del consiglio di valle a Clusone, relativi a concessioni di privilegi alla valle o contenenti giuramenti di fedeltà a diversi feudatari della valle stessa. Ma, se da un lato certa tradizione storiografica ha così tramandato una visione deformata e sostanzialmente poco accettabile della storia clusonese, esistono altresì prove documentarie incontrovertibili su alcuni processi e realtà economico-istituzionali medievali di fondamentale rilievo.
In epoca carolingia, l’interesse di Carlo Magno verso questi territori, dotati di un’indubbia importanza strategica, è testimoniata da un diploma del 16 luglio 774 in cui si fa dono alla canonica di S. Martino di Tours, oltre alla val Camonica, dell’alta valle Seriana e della Valle di Scalve. Clusone, in questo periodo, era probabilmente già sede di una “curtis” monastica di proprietà del monastero di S. Salvatore di Brescia (denominato poi, dal X sec., di S. Giulia), e quindi centro importante di vita medievale.
A partire dall’inizio dell’XI secolo il territorio clusonese dell’alta valle Seriana fu fatto oggetto di interessi da parte del vescovado di Bergamo; infatti, nel placito del 30 luglio 1026, Ambrogio, vescovo di Bergamo, cedette le proprietà possedute in Torino, Pavia e Milano alla canonica di Tours ottenendo in cambio i beni che essa possedeva nell’alta valle Seriana, in valle di Scalve e nella val Camonica.
La presenza di una forte signoria vescovile condizionò per più di due secoli la storia di Clusone e nonostante il dominio episcopale andasse incontro, al momento della sua massima espansione alla fine dell’XI sec., ad una profonda crisi, che va ricondotta nel più ampio quadro nella lotta per le investiture, esso si rafforzò nel corso dei secc. XII e XIII. Serve a tale proposito quanto scrive il Mazzi: “L’abbondanza dei metalli, dei legnami (…), i vasti pascoli rendevano preziose queste alpestri terre (…); onde si susseguivano e permute e acquisti e più o meno volontarie retrocessioni allo scopo di arrotondare quei possessi e di renderli più proficui. Se non possiamo in tutti i particolari seguire questo enorme accrescimento del patrimonio episcopale, lo si può tuttavia indurre da una condizione di cose, che ci si presenta nell’età seguente, poiché non vi ha quasi angolo delle nostre valli dove non appaiono diritti esercitati dal vescovo”. Il dominio vescovile fu inoltre favorito dalla presenza di una Pieve rurale le cui origini possono essere fatte risalire al IX sec.; e stando ancora alle ipotesi del Mazzi, l’insediamento in Clusone di una chiesa battesimale è ancora una volta prova dell’importanza rivestita da tale centro in questo periodo, ove confluiva, grazie alla felice collocazione topografica ed alla sua funzione di rilevante nodo stradale, una “moltitudine di genti circonvicine” che qui conveniva anche perché Clusone era sede di mercato.
Alla fine dell’XI sec. il vescovo Arnolfo, continuando una politica mirante a limitare lo strapotere dei Martinengo, costrinse Gozilo, con il fratello Ambrogio, a rinunciare ai propri possedimenti in Clusone e Rovetta; ma nel 1088 l’investitura di cui godettero gli abitanti di Cerete da parte del feudatario vescovile Teudaldo Mozzo, di alcuni boschi e pascoli sulle rive dell’Inzine (ora denominato Borlezza), era sintomo di un nuovo assetto politico ed istituzionale che veniva gradualmente determinandosi e che ebbe nella nuova autonomia comunale il suo naturale sbocco.
Intorno alla metà del sec. XII venne ricostituita l’integrità del patrimonio del vescovo, che aveva allora il suo gastaldo in Cerete; ma la trasformazione delle antiche forme giuridico-istituzionali era ormai in atto. Se, da un lato, “coloro che avevano ricevuto investiture feudali tentavano di sottrarsi ai loro obblighi e di mutare un possesso condizionato in una proprietà allodiale”, d’altro canto “i popoli soggetti, che cominciavano a sentirsi capaci di governarsi da sè (…) cercavano in tutti i modi di liberarsi da quei legami (…) e così si iniziava il periodo delle transazioni, che aprivano la strada alla totale emancipazione di queste plebi rurali”.
Anche se è difficile definire la fisionomia istituzionale del comune clusonese al suo sorgere, la cui autonomia fu essenzialmente un atto di “concessione” vescovile, la sua esistenza va fatta risalire sin da prima del 1190. E’ infatti del 1182 una sentenza emessa dal console del comune di Bergamo, Algisio Presbiter, in merito ad una controversia sorta tra il comune di Rovetta, rappresentato dai sindaci e decani Obertino Boldonis ed Alberto Martinum, ed il comune di Clusone, rappresentato dai consoli Agliardo de Foro, Vitale Tesaurarium, Oberto Belleboni e Michele Butreffi.
Una nuova fase nei rapporti tra città e territorio venne inaugurata in seguito al graduale diffondersi delle autonomie comunali ed al consolidarsi della struttura istituzionale del comune cittadino.
Un nuovo capitolo della storia dei territori della valle Seriana si aprì con l’estendersi dell’influenza del comune urbano sul territorio; favorendo il processo di affrancamento del potere vescovile. Tale influenza si concretizzò con una serie di disposizioni che investivano sia la fisionomia territoriale di ogni singolo comune rurale, sia le modalità di elezione e le competenze delle autorità locali; come afferma il Mazzi: “uno degli atti più importanti dovea essere quello, che l’autorità cittadina potesse riaffermarsi su tutto il contado facendo scomparire nei nuovi rapporti tutte le precedenti divisioni, dalle quali traevano forza i potenti casati, che fin là quasi incostrati avevano esercitato l’azione”. Un nuovo assetto territoriale era richiesto dal comune cittadino per ragioni di ordine economico; dice ancora il Mazzi: “il contado dovea contribuire alla città uomini e carri, fodri e taglie, onde, perché la distribuzione di questi oneri fosse sottratta agli arbitri ed alle fluttuazioni del momento, era necessario che al contado stesso si dovesse dare un aspetto stabile e conforme al modo di funzionare dell’ordinamento cittadino, indipendentemente da divisioni, specie ecclesiastiche che duravano da secoli”. E’ comunque solo del 1392 l’unica testimonianza a noi pervenuta di una revisione dei confini del comune di Clusone attuata dai consoli dei comuni confinanti; pare comunque assodato che un riordinamento definitivo del territorio avvenne poco più tardi con l’istituzione dei vicariati viscontei.
“Libero Comune di parte guelfa”, Clusone divenne, nel XIV secolo, teatro di scontri cruenti tra le opposte fazioni. Rimane difficile determinare, per la scarsità dei documenti tuttora a disposizione, la peculiarità della struttura giuridico-amministrativa del comune in questo periodo.
Un fatto rilevante interessò, agli inizi del XV secolo, tutta la valle e le comunità rurali ivi dislocate: fu l’istituzione operata dalla dominazione viscontea dei vicariati di valle, accompagnata dalla conferma dei privilegi accordati dalla valle Seriana superiore da Mastino Visconti nel 1404 e riconosciuti con tempestività dalle dominazioni successive. Il vicariato costituiva un’attestazione esplicita di indipendenza giuridico-amministrativa della valle rispetto a Bergamo e traduceva in forme istituzionali, che perdurarono per tutto l’antico regime, quell’aspirazione autonomistica che percorre l’intera storia della valle Seriana.
La nascita della nuova figura del vicario interessò direttamente Clusone, che fu eletta a sede della vicaria (o di podesteria nella denominazione utilizzata in periodo veneziano) della valle Seriana superiore.
I primi anni del ‘400 videro l’avvicendarsi dei domini malatestiani (1408) e di Filippo Maria Visconti (1419); otto anni separarono l’ultimo insediamento visconteo dall’anno di “dedizione” dei comuni della valle alla Serenissima (1427).
Scrive Simone Antonio Uccelli: “Bramando la nostra Valle vedere una volta il cielo per lei tranquillo di tante turbolenze, danni e patimenti sofferti non meno che in mezzo d’un procelloso mare e di godere finalmente una sicura quiete e riposo né ritrovando come meglio e più sicuramente ricoverarsi che sotto l’ombra fedelissima del Serenissimo Dominio Veneto (…) mandò all’istesso Provveditore Barbarigo che si trovava sotto la detta Città di Brescia Ambasciatori insieme con le altre Valli a supplicarlo che si compiacesse riceverli sotto la sua protectione”.
L’anno seguente, l’annessione dei territori della valle ai domini della Serenissima fu ratificata definitivamente dal Senato veneziano che confermò sia la separazione della valle dalla città, sia i privilegi accordati all’epoca della dominazione malatestiana.
Dovette trascorrere comunque quasi un secolo prima che la dominazione veneziana assumesse i connotati di un periodo di governo pressochè incontrastato. Il ‘400 vide, infatti, aprirsi due brevi parentesi nel dominio della Serenissima, rappresentate dai Visconti e dagli Sforza; mentre tra il 1500 e il 1516 francesi, spagnoli, veneziani e gli stessi clusonesi si avvicendarono al potere degli organismi istituzionali del comune e della valle. Dal 1516 al 1797 furono, infine, di nuovo i rappresentanti di San Marco a reggere ininterrottamente le sorti della valle di Clusone.
Giovanni Da Lezze, capitano di Bergamo descrive la Clusone della fine del XVI secolo, come "Terra principale dove risiede il Signor Podestà Veneto con l’autorictà descritta, situata nel corpo della Valle Seriana Superiore, et nel mezzo fra monti a monte nominato Cimeco a mezzodì quello chiamato Plamone a mattina un altro chiamato Falecchio sotto il comune dell’Honore, et a sera un altro dimandato Barbana del comun di Oneta". Così prosegue la relazione del Da Lezze: “In queste terre et pertinentie vi sono foghi 320 anime 3564, de quali 720 utili, gli altri vecchi, donne e putti (…). Il Comun de Clusone ha de entrada all’anno intorno ducati 1500 che si trareno de undici rode de molino sul fiume Ogna vicino al Serio che s’affittano all’incanto per ducati 500, et il resto si trae da pascoli che s’affittano nei monti de Fogaroli, monte di Plana, Pagarola et Gratanga proprii della Comunità”.
Si evince ancora dalla medesima relazione che in Clusone fu fiorente il commercio delle lane e dei “panni alti”, oltre a quello delle “biave, vini et altre mercantie et anco de bestiame bovini et cavalini facendosi il mercato nella piazza ogni luni”.
L’esenzione del pagamento dei dazi alla camera fiscale di Bergamo comportava invece il versamento della “limitazione” per cui “in comune avanza poco o niente”.
E’ difficile determinare se ed in quale misura si sia stabilito un rapporto di continuità tra le forme di governo comunali precedenti la dominazione veneziana e quelle successive al 1428. In ogni caso, le strutture giuridico-amministrative del comune di Clusone trovarono in periodo veneziano una fisionomia piuttosto stabile che, sancita dalle norme statutarie della seconda metà del XV secolo, si consolidò mantenendosi pressochè inalterata fino alla fine del XVIII secolo.
L’ambito decisionale e deliberativo in materia di gestione amministrativa, finanziaria e giuridica era di pertinenza di tre assemblee di diversa funzione e composizione: l’arengo, (assemblea permanente dei capifamiglia “vicini” del comune), il consiglio di credenza ed il consiglio di congrega, quest’ultimo costituitosi all’inizio del ‘600. Svariati erano i settori in cui gli appartenenti ai tre consigli esercitavano il legittimo potere decisionale: dall’elezione degli ufficiali del comune alle deliberazioni relative alla gestione delle proprietà comunali, dalla regolamentazione del bilancio finanziario alle disposizioni finanziarie attinenti la materia comunale.
La struttura amministrativa del comune si fondava in gran parte sulle mansioni degli ufficiali comunali. Sebbene le norme statutarie in materia appartengano ad un periodo circostritto della storia del comune, esse ne tracciano un organigramma che non subì sostanziali modifiche nel corso della dominazione veneziana. Spettava all’arengo l’elezione di quel consiglio più ristretto, la credenza citata poc’anzi, formato da 34 credendarii, al quale lo statuto conferiva la fisionomia istituzionale di organo essenzialmente elettivo. Così i 5 consoli (3 per Clusone, 1 per Rovetta ed 1 per Oltressenda) esercitavano mansioni di controllo sulle proprietà comunali, di rappresentanza degli interessi del comune di fronte al podestà di valle, di esazione dei crediti comunali ed altro ancora. Eletti dal consiglio di credenza erano inoltre i 6 consiglieri di valle, rappresentanti il comune di Clusone nel consiglio di valle; 2 “campari”, cui venne affidata la tutela delle terre e dei boschi comunali; il canepario o tesoriere, i fattori di ragione e i soprafattori; gli ufficiali alle vettovaglie; i compratori ed i venditori di vino; i “calcatores”.
Testimonianza del rilievo conferito dalla Serenissima alla rappresentanza comunale clusonese in ambito di istituzioni sovracomunali fu il parere che l’arengo di Clusone, organismo prettamente comunale, era chiamato ad esprimere in merito all’elezione del podestà di valle.
Tale struttura subì sostanziali modifiche solo nel 1791, allorchè Ottavio Trento, podestà di Bergamo, approvò le riforme di alcuni capitoli della normativa statutaria; il nuovo assetto venutosi a creare ebbe però vita breve poiché il 1797 segnò per Clusone la fine del dominio veneziano.
Complessi archivistici
- Comune di Clusone (1460 - 1819)
Compilatori
- Claudio Galante
- Antonio Rossi
Link risorsa: http://lombardiarchivi.servizirl.it/creators/9