Pio luogo di Sant'Ambrogio ( 1572 - 1803 )

Tipologia: Ente

Sede: Pavia

Codici identificativi

  • MIDB000863 (PLAIN) [Verificato il 22/10/2013]

Profilo storico / Biografia

La compagnia della Pietà di S. Ambrogio di Pavia è fondata nel 1572, durante l’episcopato di mons. Ippolito de Rossi, vescovo di Pavia, secondo quanto si rileva da un istrumento datato 9 settembre 1573, rogato dal notaio Pietro Molla, dal titolo “Fundactio venerandae congregationis sancti Ambrosii Papie”. Con tale documento si concede alla congregazione stessa la cappella situata presso la parrocchia di San Michele Maggiore di Pavia sulla piazza dell’odierna via Capsoni(1).

Sempre nel 1573 vengono approvati dal vescovo Ippolito de Rossi i “decreti, ossia ordini”, tuttora conservati presso l’archivio Istituzioni Assistenziali Riunite (II.AA.RR.) di Pavia(2), il cui esame ha permesso la ricostruzione della vita associativa della congregazione. Essi risultano divisi in tre parti: la prima, precisato il fine, lo scopo e il titolo della compagnia, ne stabilisce l’organizzazione interna e il compito e le funzioni degli ufficiali. La seconda determina le modalità di accettazione dei confratelli e la periodicità delle riunioni. La terza regola l’etica comportamentale dei membri, dallo svolgimento dei doveri suggeriti dalla pietà al soccorso dei poveri, nonché le pene cui vengono sottoposti coloro che violano le norme previste.

L’attività regolare non inizia prima del 1576, anno in cui la confraternita prende realmente possesso della chiesa di Sant’Ambrogio. Nel giugno dello stesso anno si dà vita al capitolo generale della compagnia.

Con deliberazione del 30 gennaio 1667, in relazione all’inosservanza delle disposizioni sull’accettazione di nuovi confratelli e all’aumento della produzione di documentazione, viene ordinata la stampa di duecento copie di nuovi decreti, oggi conservati presso la biblioteca universitaria di Pavia(3). Tali decreti prevedono che a capo della congregazione sia posto un governatore, coadiuvato da un vicegovernatore e a questi si affianchino altri “uffiziali”: due procuratori, due causidici o sindaci, due consiglieri, due maestri del coro per gli uffici religiosi, due sacrestani per la cura di quanto appartiene alla chiesa, due infermieri per l’assistenza ai fratelli malati. Viene inoltre specificato che devono essere esclusi gli eretici, gli spergiuri, gli adulteri, i tavernieri e persone “…di mala conditione et indegni di tale compagnia…”(4).

In seguito queste norme subiscono nuove modifiche legate alle mutate esigenze e finalità della congregazione, finalità che si possono così riassumere: culto religioso, sussidi elemosinieri e dotali, protezione e soccorso ai carcerati, amministrazione della congregazione “Opera pia dei derelitti” secondo quanto disposto dallo stesso fondatore Paolo Piacentini(5).

L’azione di riforma in ambito religioso voluta e attuata da Giuseppe II tocca nel 1784 anche le attività della compagnia della Pietà(6). Il 12 settembre di quell’anno, infatti, i confratelli prendono atto del decreto governativo del ministro plenipotenziario Wilczeck “…che intima lo scioglimento della congregazione, e la nomina di due deputati interinali per il disbrigo di tutte le pratiche burocratiche ed economiche relative a detta soppressione…”(7).

Due anni più tardi, in data 13 maggio 1786, il governo austriaco decreta la concentrazione di tutti gli enti elemosinieri pavesi e la loro aggregazione sotto un’unica amministrazione: anche i beni e gli obblighi della compagnia della Pietà sono quindi conglobati nel Pio Istituto elemosiniere, insieme a quelli degli altri luoghi pii; quale unico amministratore viene nominato l’ex confratello marchese Benedetto Corti. I verbali della compagnia riprendono alla data del 25 marzo 1791(8); infatti, a Giuseppe II era succeduto sul trono imperiale Leopoldo II, il quale, pur continuando la politica di accentramento del predecessore, richiama in vigore antichi capitoli e congregazioni; è così reintegrata anche la compagnia della Pietà, alla quale inoltre viene affidata tutta l’amministrazione del Pio Istituto elemosiniere. Tale attività continuerà fino al 1795 e precisamente fino al 10 dicembre, data dell’ultimo verbale di seduta della confraternita(9). L’improvvisa cessazione della vita della congregazione è probabilmente imputabile al fatto che proprio nel 1796 Pavia è invasa dalle truppe francesi. Il patrimonio non va comunque perduto, in quanto è affidato a un amministratore unico, il quale lo gestirà contemporaneamente al patrimonio del Pio Istituto elemosiniere, in cui nel 1803 l’Istituto di Sant’Ambrogio confluisce definitivamente(10).

1. Cfr. R. Ghisoni, “Flavia Papia Sacra. Opus in quatuor partes divisum”, Pavia, 1699, parte III, p.4.

2. Cfr. unità 26.

3. Cfr. Miscellanea Ticinensia, tomo VII, n. 24, Copia dell’edizione a stampa dei decreti della Compagnia della Pietà, Milano, 1667, in Biblioteca Universitaria di Pavia, sez. manoscritti.

4. Miscellanea ticinensia, tomo VII, n. 24, cit.; cfr. anche P. Scotti, “Umana solidarietà – Cinque secoli di vita delle pubbliche istituzioni di assistenza e beneficenza della città di Pavia”, Pavia, 1981.

5. Cfr. unità 63, c. 207.

6. Cfr. P. Versè, “Una Istituzione Assistenziale Pavese: la Compagnia della Pietà di S. Ambrogio 1576 – 1796”, tesi di laurea, Università degli Studi di Pavia, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 1979-1980.

7. Cfr. unità 71, c. 96.

8. Cfr. unità 71, c. 137.

9. Cfr. P. Versè, “Una istituzione …”, cit., p. 172.

10. Cfr. Atti dei notai del distretto di Pavia, ad annum, in Archivio di Stato di Pavia.

Complessi archivistici