Comune di Ghisalba ( sec. XIII - )

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Ente pubblico territoriale

Sede: Ghisalba

Codici identificativi

  • MIDB000A1C (PLAIN) [Verificato il 22/10/2013]

Profilo storico / Biografia

Per ulteriori approfondimenti consultare l’ambiente Le istituzioni storiche del territorio lombardo – Civita http://plain.unipv.it/civita

Nel secolo XI il nome del paese appare in alcuni documenti nella forma di Ecclesia Alba. Nel secolo XII il castello viene devastato ad opera dei milanesi che qui giungono con il loro carroccio; successivamente ricostruito viene nuovamente distrutto dagli scontri fra guelfi e ghibellini del XIV secolo. La chiesa parrocchiale attuale, opera di L. Cagnola (1821), è sorta sopra l’antica pieve del secolo VI de-dicata a S. Lorenzo. Alla chiesa, in passato, era annesso un capitolo canonicale, soppresso da Napoleone, segno e testimonianza della sua importanza e dei numerosi privilegi che godeva ab immemorabili. Attorno alla pieve si edifica un vicus fortificato devastato dai Milanesi nel 1198.La fortificazione viene in seguito ricostruita ed ampliata e si realizza la piazza ed una nuova chiesa parrocchiale. Di parte guelfa subisce un altro attacco nel secolo XIV in cui viene nuovamente danneggiato il castello. Il comune possiede molti terreni verdi e boscati sulla riva sinistra del fiume Serio che sono stati soggetti fin dal Medioevo al diritto pubblico di pascolo e legnatico a favore degli abitanti, diritto che si è conserva-to fino al secolo XX. Nella relazione della seconda metà del secolo XVI, Giovani Da Lezze riporta che Ghisalba è una terra soggetta alle inondazioni del fiume Serio, ha 140 famiglie e 715 abitanti . La campagna viene coltivata per sei mesi e si produce in abbondanza il vino. La popolazione è formata per la maggior parte da poveri lavoratori. Il comune ricava annualmente dagli affitti dei propri beni L. 200, è governato da un console e da 6 sindici eletti dalla popolazione. Il console ha inoltre il compito di far riscuotere le taglie che poi versa alla Camera e di recarsi fuori dal comune per il disbrigo degli affari del comune. Agli dell’Ottocento Maironi Da Ponte descrive il paese definendolo fertile per la produzione delle biade e dei gelsi. I terreni posti sulle rive del Serio sono inadatti alle colture e soggetti alle inondazioni del fiume. Sono presenti boschi e terreni incolti. E’ popolato da 1100 abitanti quasi tutti dediti all’agricoltura. Il suo estimo è di scudi 81.981 e vi sono 53 estimati possidenti. Sono registrati 150 possidenti alcuni dei quali discendenti da famiglie nobili del luogo come le famiglie Gaiardelli, Ghidini, Piani, Camozzi, Martinengo-Colleoni, Bonomo, Pandolfi, Moroni e fra gli enti vi erano il Comune, la Misericordia, il prevosto e i Canonici. In paese vi è una filanda per la produzione della seta di proprietà della famiglia Ghidini. Nel 1835 iniziani la produzione anche due filatoi. La roggia Martinenga alimenta le ruote dei mulini e di un torchio per l’estrazione dell’olio. Il territorio del comune è attraversato da due importanti vie di comunicazione, in precedente dette imperiali: la strada Bergamo-Soncino e la strada Milano-Brescia (Francesca). Un questionario inviato dal sindaco alla Prefettura nel 1956 fornisce un’immagine della situazione gene-rale del paese in quegli anni in cui non era ancora iniziata l’espansione edilizia dei successivi anni Sessanta. Vi sono in comune 2687 abitanti, un ufficio postale con telegrafo ed un telefono pubblico; non esiste la farmacia, vi è un medico stipendiato dal consorzio Ghisalba Cavernago ed un veterinario che opera anche per Martinengo. Il patrimonio del comune è costituito da terreni e fabbricati di entità limitata e le finanze comunali sono discrete. Vi è una sola parrocchia e i servizi pubblici sono in buon stato, ad eccezione delle scuole che sono in pessime condizioni. Esiste anche un ambulatorio pediatrico e medico. Fra le colture agricole più praticate vi sono il frumento, il granoturco e i prati. Vi sono due attività produttive: un filatoio con tessitura che occupa 40 operai ed un piccolo cotonificio con 15 operai. Scarse sono le attività commerciali mentre consistente è l’emigrazione specialmente verso Bergamo, Dalmine, Milano e in Svizzera e Francia.

Complessi archivistici

Compilatori

  • Sergio Del Bello (archivista)