Comune di Treviglio (1185 - 1865)
Fondo
Storia archivistica:
Non si ha nessuna notizia certa sull’origine e costituzione dell’archivio storico del comune di Treviglio. Gli statuti (unità 17 e 18) affidavano già al notaio-cancelliere l’incarico di compilare e custodire in cancelleria le collezioni dei privilegi e dei vari registri e decreti concernenti la vita del comune. Le carte stesse d’archivio ci danno poi notizia della prima importante dispersione subita: all’inizio del sec. XVI un incendio distrusse gli originali dei privilegi e degli atti comprovanti i diritti del comune e i trevigliesi chiesero ed ottennero dal re di Francia Luigi XII, allora duca di Milano, la “plena et indubitata fides” (unità 28) al libro che ne conservava le copie (unità 29).
Per incontrare ancora notizie dell’archivio comunale, occorre giungere fino al sec. XVIII: nel 1755 infatti la “Riforma al governo e amministrazione delle comunità dello stato di Milano”, che divideva ogni provincia in “compartimenti” composti da un “numero conveniente di comunità”, istituiva per ogni delegazione un “archivio pubblico” sito “nella terra più cospicua” di ogni compartimento in cui dovevano essere trasportate tutte le scritture appartenenti alla comunità. L’archivio veniva dato in consegna al cancelliere delegato del censo, al quale veniva inoltre affidata, per l’occasione, la compilazione di “un esatto inventario di tutti i libri e scritture” appartenente ad ogni singola comunità; inventari destinati poi ad assere regolarmente aggiornati “col progresso dei tempi”. Al cancelliere veniva richiesta specificamente “somma cautela” nella custodia dell’archivio: era severamente vietata “sotto qualsiasi pretesto, la trasportazione fuori dell’archivio” e la consegna ad estranei delle carte ivi conservate, sotto pena della perdita dell’ufficio.
Forse l’inventario, oggi presente, “di tutte le scritture che sono nell’Archivio della Magnifica Comunità di Treviglio” (unità 142), compilato dopo il 1727, è una semplice copia di quell’inventario, oggi scomparso, di cui la legge del 1755 ordinava la stesura, dato che il paragrafo 227 del capitolo XL prevedeva che l’importante strumento di consultazione fosse sottoscritto dal cancelliere e dai deputati dell’estimo; ma è ugualmente una fonte preziosa per valutare e i criteri di stesura (per titoli) e le dispersioni subite ancora dall’archivio nei secoli successivi. E’ interessante notare che in questo inventario non sono ricordati, nei diversi capitoli, né i libri delle ordinazioni del consiglio, che pure si sono conservati per il sec. XVIII, né altri libri prodotti dalla comunità (per esempio i libri dei mandati di pagamento inviati al tesoriere), la cui esistenza pure è certa. Dopo questo intervento settecentesco, non ci sono notizie di altri riordini per tutto il sec. XIX, anche se restano parziali trascrizioni dei “codici” e delle pergamene compilate da Stanislao Camuffo per ordine della giunta comunale nel 1870.
Il nuovo riordino avviene negli anni ‘50 di questo secolo, forse in coincidenza col trasporto dell’archivio dal palazzo comunale alla biblioteca: tale riordino è risultato estremamente sommario, limitandosi a ordinare i documenti entro undici buste, su cui sono stati indicati gli estremi cronologici, spesso approssimativi o addirittura errati, e un titolo molto generico. Solo per alcune buste sono stati creati dei fascicoli con camicie, di solito pertinenti al loro effettivo contenuto. Inoltre alcuni documenti cartacei, di particolare interesse storico (per esempio copie autentiche ottocentesche di privilegi imperiali e un volume riguardante una lite tra il comune e una famiglia della zona), i volumi, le pergamene ed i cosiddetti codici (in verità con questo termine sono indicati sia gli statuti, nella compilazione originale e nella copia seicentesca, sia alcune copie autentiche ottocentesche di privilegi e transazioni del comune), sono stati inventariati a parte probabilmente durante lo stesso intervento e anche fisicamente distinti dalla restante documentazione. E’ stato quindi compilato un inventario dattiloscritto estremamente sommario, simile ad un elenco di consistenza, in cui sono indicati buste, registri, pergamene e codici segnate rispettivamente con numeri progressivi buste e registri, con lettere pergamene e codici.
Esiste poi un altro strumento di consultazione: un inventario delle pergamene, dei registri e degli autografi conservati nella biblioteca. E’ quindi uno strumento ibrido, di cui non si conosce l’autore né la data di compilazione. Nel corso del progetto Archidata si è intervenuti quindi su una situazione estremamente caotica e confusa, complicata ulteriormente dal fatto che il materiale documentario ha subito vastissime dispersioni, soprattutto per il periodo anteriore al sec. XVIII. La documentazione perciò è estremamente lacunosa e presenta salti cronologici ampi.
Il materiale è più abbondante, come si è detto, a partire dal sec. XVIII e in particolare dalla seconda metà, costituendo la parte quantitativamente più rilevante dell’archivio.
Fondamentale criterio per il riordino è stata la modificazione che si verifica nella tipologia documentaria dalla metà del settecento, quando, in seguito alle riforme amministrative introdotte dalla legge del 1755 e all’aumentato controllo da parte delle autorità centrali sulla vita delle comunità sottoposte, aumenta a dismisura il carteggio tra la nuova figura del cancelliere del censo di Treviglio e l’autorità politica milanese. Per questi motivi si è individuata in un primo tempo una sezione separata di archivio comunale costituita sostanzialmente dagli atti prodotti e ricevuti dal cancelliere nell’espletamento delle sue funzioni e da quelli che documentano la vita amministrativa del comune e dei suoi rappresentanti, uniti questi ultimi inscidibilmente ai primi, tanto da rendere impossibile e ingiustificata la separazione. Tuttavia, non prevedendo il progetto Archidata la costituzione di sezioni separate d’archivio, si è reso necessario trattare quest’ultima come una serie, equiparandola alle altre cronologicamente anteriori ed articolandola in due sottoserie. Lo stato della documentazione non ha permesso il riordino in base al metodo storico, per cui si sono costituite altre quattro serie ordinate con criteri logici che considerano la materia e l’oggetto trattato negli atti. A questo fine si è tenuto presente anche il criterio di ordinamento seguito dall’anonimo autore dell’inventario settecentesco, individuando alcuni grossi raggruppamenti documetari e stabilendo nel confronto, per ogni singola serie, le ulteriori e possibili dispersioni.
Vi sono stati inseriti anche registri, codici e pergamene, precedentemente inventariati, come si è visto, separatamente. Inoltre si è proceduto all’accorpamento del materiale in fascicoli di nuova creazione e alla sistemazione di essi in buste individuate dagli estremi cronologici.
Codici identificativi:
- MIBA0005A5 (PLAIN) | Annotazioni: Verificato il 18/10/2013
Soggetti conservatori
Soggetti produttori
- Comune di Treviglio sec. XIII -
Progetti
- Archidata (1986-1990)
Compilatori
- Stefania Danda
- Anna Paola Montanari
- Laura Panarella
- Anna Maria Rapetti
Link risorsa: http://lombardiarchivi.servizirl.it/fonds/13