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Marc’Antonio Bonduri di Gandino

Marc’Antonio Bonduri di Gandino (1624 - 1743)

313 unità archivistiche di primo livello collegate

Archivio

Metri lineari: 20.8

Consistenza archivistica: Carteggio: fascc. 200, regg. 115; 2 pergamene

L’archivio ‘Marc’Antonio Bonduri’ di Gandino è costituito da un ricco fondo documentario attestante l’attività imprenditoriale della famiglia, a partire dal primo quarto del XVII secolo sino alla metà del secolo successivo. Il fondo raccoglie molta parte della documentazione creata dall’attività di produzione e commercio di panni in lana, fondata all’inizio del Seicento da Lucrezio, affidata in seguito ai suoi eredi, per poi essere rilevata dal solo Marco Antonio, a partire dal 1638.
L’archivio contiene, inoltre, carte di famiglia, con corrispondenza, atti notarili relativi ad investimenti in beni immobiliari e vertenze.

Storia archivistica:

Un inventario, stilato il 15 settembre 1715, di tutti i beni presenti nella casa degli eredi di Marco Antonio Bonduri in contrada di Fondo Gandino, cita «nella stanza del studio», accanto ad una serie di arredi, «varii libri, lettere e spese del negozio» (1). Questo è il riferimento più antico all’archivio.
Il fondo ‘Marc’Antonio Bonduri’ perviene alla nobile famiglia dei conti Secco Suardo, a seguito del matrimonio di Maria Maddalena, nipote di Marco Antonio e ultima esponente della famiglia, con il conte Antonio Maria Secco Suardo, celebrato il 16 agosto 1714. Presumibilmente il passaggio delle carte avviene a seguito della vendita della ditta, da parte del conte, a Bartolomeo Lacca e Giuseppe Radici nel 1744.
Il 12 maggio 1924 il conte Dino Secco Suardo stipula una convenzione con il Comune di Bergamo, rappresentato dal commissario prefettizio Alfredo Franceschelli, con la quale vengono stabilite la donazione del fondo Marenzi e la concessione in deposito dell’archivio Bonduri alla Biblioteca civica di Bergamo; inoltre si conviene che l’archivio familiare Secco Suardo, conservato presso il conte, sia inventariato a cura della Biblioteca (2) e sia reso consultabile su richiesta. Questa convenzione non viene però pienamente attuata, dal momento che l’inventario dell’archivio Secco Suardo non viene realizzato, forse a causa della morte, nel 1925, di Angelo Mazzi, direttore della Biblioteca civica.
L’archivio Bonduri rimane in Biblioteca Mai fino alla metà degli anni ’80, quando Lanfranco Secco Suardo revoca la convenzione e ritira il fondo, che ritorna al castello di Lurano. Nel verbale di consegna sottoscritto dal direttore della Biblioteca Mai si segnalano «i pezzi attualmente non reperibili e quelli eccedenti» rispetto alla descrizione del materiale documentario consegnato nel 1924 (3).
L’archivio, dichiarato nel 1994 di notevole interesse storico, è acquisito dal Ministero per i Beni culturali e ambientali nel 1995, che lo assegna per competenza territoriale all’Archivio di Stato di Bergamo.
L’elenco di consistenza delle carte e dei registri consegnati all’Archivio di Stato dal conte Lanfranco Secco Suardo il 15 febbraio 1995 rileva, a seguito di un attento riscontro tra i pezzi archivistici effettivamente esistenti, quelli elencati da Alessandro Danesi nella sua tesi di laurea (a.a. 1970/71) e quelli risultanti dal verbale redatto dalla Biblioteca Mai al momento della restituzione del fondo al suo legittimo proprietario (1985), una serie di variazioni, con mancanze ed eccedenze (4).
L’archivio Bonduri di Gandino, secondo i rilievi di Laura Locatelli, laurenda che fa del fondo oggetto della sua tesi, ha una consistenza di 155 buste, 132 registri e 4 fascicoli sciolti, per un totale di 291 pezzi (5), databili tra il 1630 e il 1740.
Il fondo era distinto in 8 gruppi documentali, denominati con lettere alfabetiche A-H, così strutturato:

Gruppo A – Carteggio (bb. 137, numerate da 1 a 136, con la presenza di un 91 bis) (6)
Gruppo B – Documenti diversi (bb. 9)
Gruppo C – Copialettere (regg. 2) (7)
Gruppo D – Quadernetti di fiera (regg. 87 e fasc. 1) (8)
Gruppo E – Registri contabili (regg. 10)
Gruppo F – Bilanci (regg. 20, fascc. 3) (9)
Gruppo G – Libri dei lavoranti (regg. 6)
Gruppo H – “Libri del follo e purgo” (regg. 6)

A cui devono aggiungersi 9 buste di “Eccedenze”, costituite da un registro e da corrispondenza.
Tutto il carteggio era ricondizionato in faldoni di recupero, già contenitori di rassegna stampa, con le antiche indicazioni di titoli di quotidiani e riviste.
Nel 2016 vengono consegnati direttamente dalla Biblioteca Mai all’Archivio di Stato di Bergamo un libro mastro e due rubriche non versati al momento dell’acquisto.
Da segnalare, infine, l’esistenza di materiale collegato al fondo, conservato presso l’archivio gentilizio Secco Suardo di Lurano, nella Sezione IV – Spezzoni di archivi confluiti, con atti e corrispondenza contabile circa l’attività di produzione e vendita di pannine, beni (proprietà di Cenate) ed eredità Bonduri per un totale di 19 fascicoli, 3 registri e una filza (1660 – sec. XVIII, metà) (10) e presso il Museo delle Storie di Bergamo, nel fondo “Carte Bondurri”, con lettere chiaramente provenienti dalla corrispondenza del nostro archivio.

Note
(1) «Nella stanza del studio: duoi tavolini di ‘pagara’, duoi armari di noce, due banche da sedere, n. 3 scagni di noce, una lume di latta, due alabarde, varii libri, lettere e spese del negozio». In ASBg, Fondo Notarile, b. 8185, notaio Giovanni Battista Gregori, atto del 15 settembre 1715.
(2) «Per cura della Direzione della Civica Biblioteca sarà compilato il catalogo dell’archivio Secco Suardo in continuazione della parte già compilata dal defunto conte avv. Girolamo Secco Suardo. Detto catalogo sarà steso in due esemplari e rimarrà rispettivamente depositato presso il conte Dino Secco Suardo».
(3) Risultano mancanti una scatola di corrispondenza del 1724, un copialettere (1692 ottobre 1 – 1698 marzo 3), due registri contabili.
(4) Gruppo A – Corrispondenza: rispetto all’elenco Danesi sono mancanti 4 buste con corrispondenza relativa agli anni 1631-1643, 1662, 1664 e 1724, mentre il verbale della Biblioteca segnala solo la lacuna della busta con carte del 1724;
Gruppo B – Nessuna variazione;
Gruppo C – Copialettere: manca un registro relativo al periodo 1692 ottobre 1 – 1698 marzo 3;
Gruppo D – Quadernetti di fiera: si rileva un’eccedenza di 3 e non di 6 registro, come indicava il verbale della Biblioteca;
Gruppo E – Registri contabili: risultano mancanti i regg n. 5 (Giornale del mastro D, 1701-1716) e n. 10 (Libro mastro E della raggione Marc’Antonio Bonduri, 1715-1743); solo il secondo ritrovato e riconsegnato anni dopo dal conte all’Istituto. Si rileva l’esistenza di due registri non riportati dal Danesi: “Libro di lettere di cambio 1692-93 C” e “Libro di alcune partite estratte dal libro mastro di casa Bonduri 1715-1761”;
Gruppo F – Bilanci: 3 fascicoli di carte sciolte in più rispetto agli elenchi di Danesi e della Biblioteca;
Gruppo G – Nessuna variazione;
Gruppo H – Nessuna variazione.
(5) Secondo Alessandro Danesi, che consulta e mette mano al fondo presso la Biblioteca civica Mai alla fine degli anni Sessanta del Novecento la consistenza è di 280 pezzi. Alla metà degli anni Novanta quando Laura Locatelli si occupa, stilando la sua tesi, della rilevazione di tutta la corrispondenza della società, la consistenza è mutata, con l’aggiunta di 9 faldoni, definiti “Eccedenze”.
(6) Rilievo Danesi bb. 143.
(7) Rilievo Danesi regg. 3.
(8) Rilievo Danesi regg. 84.
(9) Rilievo Danesi regg. 20.
(10) Corrispondenti alle segnature Archimedia, N. 836, 2.1-1, II, 3, 210, Archimedia, N. 837, 2.1-2, II, 3, 211, Archimedia, N. 838, 2.1-3, II, 3, 212, Archimedia, N. 839, 2.1-4, II, 3, 212, Archimedia, N. 840, 2.1-5, II, 3, 212, Archimedia, N. 841, 2.1-6, II, 3, 212, Archimedia, N. 842, 2.1-7, II, 3, 213, Archimedia, N. 843, 2.1-8, II, 3, 213, Archimedia, N. 844, 2.1-9, II, 3, 213, Archimedia, N. 845, 2.1-10, II, 3, 213 e Archimedia, N. 846, 2.1-11, II, 3, 213.

Nota dell'archivista:

Il primo ordinamento delle carte è presumibilmente compiuto da Alessandro Danesi, in occasione della stesura della sua tesi in economia e commercio: «per l’ordinamento del materiale è stato necessario un non breve periodo di tempo; molte difficoltà si sono riscontrate nella catalogazione della notevole massa di corrispondenza ricevuta dal mercante di Gandino» (1).
In origine le lettere, chiuse e piegate su se stesse, si presentavano in piccoli plichi corrispondenti ai mesi, legati a loro volta in pacchi per anno; Danesi trova solo una trentina di pacchi intatti, mentre la maggior parte delle lettere era «confusamente ammassata»; uno stato di confusione che ha senz’altro favorito la dispersione di molta corrispondenza.
Nel suo intervento Danesi, che è stato il primo a dedicarsi al fondo, studiarlo e ordinarlo, seppure con un occhio da ricercatore e non da archivista, dispiega completamente le lettere, eliminando i superstiti plichi mensili e pacchi annuali, e, affermando la sua dichiarazione di metodo per cui «si è cercato di conservare l’ordine originario, adottando una rigorosa sistemazione cronologica», individua per anno due raggruppamenti: le località di provenienza e i mittenti.
L’ordine dato alle piazze, però, non comprende tutte le reali località di provenienza delle lettere e segue un andamento soggettivo: Bergamo, Milano, Ancona, Padova, Cremona, Trento, Venezia, Verona, Genova, Napoli, Foggia e Bolzano, liquidando i toponimi minori o meno presenti con la locuzione «altre piazze».
La corrispondenza presenta sul verso una numerazione discontinua (senza dubbio recente, novecentesca, forse del Danesi), manoscritta a matita, con l’iterazione di molti numeri, presumibilmente corrispondenti ad unità di condizionamento. Un’attenta analisi delle carte, infatti, con un raffronto di date, località di provenienza o mittenti, ha permesso di escludere una numerazione degli originali plichi mensili, dei pacchi annuali o degli autori delle missive.
La corrispondenza della serie è costituita da lettere commerciali, carteggio privato e familiare, conti delle spese e lettere di cambio, presentando una commistione complessa e difficile da sciogliere. La corrispondenza commerciale contiene ordini d’acquisto, vendite, forniture di lane e materie tintorie, questioni legali o attiene a operazioni puramente finanziarie. I mittenti sono clienti, mercanti, imprenditori lanieri, lavoranti dei Bonduri, spedizionieri, banchieri, artisti, avvocati e soci delle compagnie di negozio.
L’intervento ha previsto il riordino e l’inventariazione della documentazione e dei registri del fondo, partendo da una revisione della struttura d’archivio.
L’analisi delle carte più antiche ha dimostrato che fino ad oggi non erano state riconosciute in serie le diverse ditte susseguitesi nel tempo come soggetti produttori diversi e distinti, ma erano rimaste confusamente attribuite alla ditta ‘Marc’Antonio Bonduri’ in un magma indistinto.
La nuova struttura segue la precedente, ma distingue ulteriori serie archivistiche:

1. Corrispondenza
1.1 Ditta ‘Lucretio Bonduri’
1.2 Ditta ‘Heredi di Lucretio Bonduri’
1.3 Ditta ‘Marc’Antonio e Lucretio Bonduri’
1.4 Ditta ‘Marc’Antonio Bonduri’
1.5 Copialettere
2. Produzione
2.1 Materie prime e lettere “de’ stamaroli”
2.2 Libri “del follo e purgo”
2.3 Libri “de’ lavoranti”
3. Fiere
3.1 Lettere e conti di fiera
3.2 Quadernetti di fiera
3.2.1 Fiere di Bergamo
3.2.2 Fiere di Bolzano
4. Contabilità
4.1 Fatture, conti e dazi
4.2 Registri contabili
4.2.1 Libri mastri
4.2.2 Cassa
4.2.3 Registro delle lettere di cambio
5. Carte di famiglia
5.1 Atti notarili
5.2 Vertenze
6. Compagnie «de negotii» di Verona
6.1 Amministrazione
6.2 Contabilità

Le buste di “Eccedenze”, che contenevano lettere e conti di fiera, fatture, conti e dazi, atti relativi alle compagnie di negozio, un registro di fiera di Bergamo e corrispondenza eterogenea sono state ricondotte, in fase di riordino, nelle serie di pertinenza.
L’analisi delle carte e dei fascicoli e la lettura delle tesi dedicate al fondo (in particolare quella di Alessandro Danesi) hanno permesso di formulare un’ipotesi di riordino il più possibile vicina alla modalità originaria di sedimentazione dei documenti e nel pieno rispetto del metodo storico. I paragrafi iniziali della sua tesi sono preziosi per capire la situazione che si è trovato dinnanzi; contenitori, per altro, oggi non conservati e sostituiti in Biblioteca Mai all’epoca del deposito Secco Suardo, quasi certamente dopo il suo intervento, recuperando vecchi faldoni di rassegna stampa e collezioni di periodici; sui dorsi, infatti, rimanevano le tracce dei titoli di testate nazionali e internazionali (“Il Mattino”, “Stadio” o “Paris Match”).
In assenza di qualsiasi traccia di condizionamento originario, degli antichi plichi e pacchi o di antiche segnature, la vicinanza fisica di lettere provenienti dalla stessa località ha corroborato la mia ipotesi di riordino della corrispondenza, distinguendo i fascicoli afferenti ai singoli anni (“Corrispondenza 1659”, “Corrispondenza 1660” etc.), con missive raggruppate per località di provenienza o piazze di commercio. L’inventario riporta, in ordine alfabetico, nella descrizione di ogni unità archivistica della serie 1 Corrispondenza, il nome delle località di provenienza e, per ciascuna località, i rispettivi mittenti.
Per gli anni più antichi e per quelli più recenti (dal 1630 al 1653 e dal 1732 al 1738) la corrispondenza, in origine confusa e di più scarsa entità, è stata annualizzata e le lettere riordinate per località, mentre per le annualità dal 1654 al 1731, con fascicoli annuali ben delineati, si è conservato l’ordine sedimentato, anche per facilitare la ricerca degli studiosi e non rendere inutile il lavoro di rilevamento compiuto da Laura Locatelli. Infatti per le missive di questo periodo, numerate da 1 a n. per ogni vecchia busta la sua tesi è ancora utile come ulteriore strumento di corredo per il reperimento delle lettere. In questo caso l’intervento è prettamente descrittivo di una situazione di fatto, nel totale rispetto della modalità di sedimentazione, con spostamenti di materiale macroscopicamente fuori posto.
È stata riordinata tutta la corrispondenza miscellanea di più anni presente in alcune buste chiaramente assemblate e create senza un vero criterio.
Gli obiettivi del presente intervento sono stati:
- La verifica dell’integrità del fondo;
- Il riordino e l’inventariazione delle unità archivistiche, con una descrizione analitica dei contenuti, la segnalazione di indicazioni cronologiche e una nuova numerazione dei pezzi;
- L’integrazione di materiale documentario (le “Eccedenze”), attraverso l’inserimento coerente di atti, corrispondenza e registri in fascicoli già esistenti o in nuove unità;
- Il riordino dei fascicoli in base al primo estremo cronologico;
- L’elaborazione delle schede del soggetto produttore e del complesso archivistico, alla luce dell’inventariazione analitica, in base alle norme ISAD (G) e ISAAR (CPF);
- Il ricondizionamento delle carte.

Criteri di descrizione delle unità archivistiche

L’inventario descrive i singoli fascicoli o registri, unità archivistiche di base.
Per ciascuna unità sono stati compilati i seguenti descrittori:
- Numero di unità
Il software Archimista attribuisce automaticamente un’unica numerazione di corda a tutti i pezzi schedati.
- Classificazione
È indicato l’indice di classificazione, risultato della strutturazione del fondo in serie e sottoserie.
- Titolo
I titoli sono stati mutuati da quelli presenti sui fascicoli o, in assenza di titoli originali posti tra virgolette, ricavati dai contenuti.
- Estremi cronologici e Note alla data
Si sono indicate le date della documentazione conservata nei fascicoli; in caso di documentazione non datata, gli estremi cronologici sono stati attribuiti, se possibile, e indicati tra parentesi quadre. Nelle note si è indicata la presenza di eventuali antecedenti o susseguenti agli estremi cronologici principali.
- Contenuto
Descrizione delle carte contenute in ciascun fascicolo o dei contenuti dei registri.
- Note
Nelle note sono stati indicati:
- presenza di documentazione inserta o allegata al contenuto principale del fascicolo;
- descrizione estrinseca dei registri;
- indicazione di pubblicazioni a stampe o disegni;
- segnalazione di lacune;
- eventuali rimandi archivistici.
- Segnatura definitiva
Si tratta delle nuove numerazioni dei fascicoli e delle buste, progressive da 1, secondo un’unica numerazione di corda del fondo.

Note
(1) A. Danesi, Aspetti e problemi di un’impresa mercantile laniera del Bergamasco nel Sei e Settecento, Relatore Prof. M. Romani, Tesi di laurea in Economia e commercio, Università del Sacro Cuore di Milano, a.a. 1970/71, pagg. 6-7.

Lingua della documentazione:

  • ita
  • ger
  • lat
  • spa

Stato di conservazione:

discreto

Note sullo stato di conservazione:

Le carte sono in discreto stato di conservazione. In molti casi, però, presentano tracce di gore d’umidità e inchiostro delavato.

Soggetti produttori

Compilatori

  • Schedatura: Dilda, Giovanni Luca (archivista) - Data intervento: 30 novembre 2023