Comune di Castel Goffredo (sec. XIV - sec. XX)
1.656 unità archivistiche di primo livello collegateFondo
Storia archivistica:
“Chiamavasi archivio uno stanzone ove stavano alla rinfusa accatastate carte, registri, ecc.. In tali condizioni la ricerca d’un documento equivaleva a volere rintracciare uno spillo fra mezzo ad un pagliaio” 1). Questa la descrizione delle condizioni dell’archivio del comune di Castel Goffredo dopo la prima guerra mondiale, durante la quale “una ventata di guerra (chiamiamola così) lo ha colpito accatastando alla rinfusa tutte le carte in mezzanini, sottoscala e soffitta” 2).
Questa invece potrebbe essere la descrizione delle condizioni del materiale documentario prima che l’Amministrazione comunale di Castel Goffredo non desse inizio al recupero dell’ingente patrimonio documentario di sua pertinenza, dato lo stato di disordine in cui versava la documentazione dell’archivio, “perchè tale non può chiamarsi un cumulo caotico di buste, libri, registri” 3).
L’archivio del comune di Castel Goffredo o meglio il fondo archivistico del comune di Castel Goffredo è costituito da una pluralità di nuclei documentari, ciascuno riferibile ad un diverso ente, dove, accanto all’archivio del comune, il più rilevante per quantità e qualità di documentazione, vi sono l’archivio del cessato comune di Casalpoglio 4), l’archivio della Congregazione di carità, amministratrice del Pio Istituto Elemosiniere e Dotale, dell’Ospedale civico (già Consorzio dei poveri), e del Monte di Pietà, e l’archivio dell’Ente Comunale di Assistenza (E.C.A.).
In particolare l’archivio storico del comune, di recente istitituzione 5), con documentazione in copia dal 1367, è caratterizzato da tre grandi partizioni, corrispondenti a nuclei di documentazione distinti tra loro per tipologia di ordinamento e costituenti altrettante sezioni d’archivio, così definibili:
- sezione anteriore al 1870;
- sezione tra il 1871 e il 1897;
- sezione posteriore al 1898;
La banca dati qui proposta si riferisce unicamente alla sezione anteriore al 1870.
Queste sezioni individuano chiaramente delle cesure nella documentazione dell’archivio, causate da interventi di riordinamento ovvero da mutamenti del quadro normativo.
In effetti “fu soltanto nel 1870 che l’amministrazione comunale, saggiamente provvide all’ordinamento dell’archivio, incaricandone il bravo nostro compaesano, compianto cav. Bellini Lorenzo” 6), che attuò un ordinamento per materia secondo un titolario applicato retroattivamente su tutta la documentazione, di cui permangono le tracce della sua applicazione sino al 1897, anno in cui viene emanata la circolare del Ministero dell’Interno n. 17100/2 che prevede il titolario per la classificazione degli atti degli archivi comunali, ancora in vigore. Tuttavia attualmente la documentazione prodotta tra il 1871 e il 1897 risulta ordinata ed inventariata secondo un altro titolario 7), risultato forse di un intervento attuato in esecuzione dell’articolo 20, 2° comma, della legge 22 dicembre 1939, n. 2.006, che stabilisce che si “debbono istituire separate sezioni di archivio per atti anteriori al 1870”.
Le prime notizie rinvenute relative al riordino dell’archivio della comunità si traggono dei verbali delle deliberazioni e risalgono al 1640. Da questa data, per tutto il ‘600 e fino alla metà del ’700 si susseguono deliberazioni del consiglio della comunità per il riordinamento e la tenuta delle carte dell’archivio, dandone incarico al cancelliere 8).
La frequenza di queste deliberazioni mostra come in antico regime fosse sempre presente agli amministratori della comunità la preoccupazione dell’ordine dell’archivio, come peraltro quella del controllo da esercitarsi sullo stesso. Tra le proposte fatte nella Vicinia della comunità del 1° gennaio 1646, si sollecita “che sia accommodata la solita camera ove si teneva le scriture et libri con farli in essa un armario di piella, nel quale siano poste esse scritture con il suo usscio, qual habba
Frutto di questa cura e attenzione verso l’archivio è il “Repertorium scripturarum archivii secreti magnificae comunitatis Castri Guffredi, confectum una cum notis alphabeticis, tam filtiis, quam libris appositis in conservatorio. Die prima decembris 1738” 10). Questo “quaderno” di 5 carte è di estremo interesse perchè illustra il sistema di archiviazione adottato e dà una descrizione aggiornata al 1738 dell’archivio della comunità. “Il repertorio delle scritture che si ritrovano in questo archivio della magnifica comunità di Castel Goffredo” divide la documentazione per tipologia, dinstinguendo fra “scanzia delle filzie” e “scanzia de’ libri”. “Nella scanzia delle filzie” sono riuniti tutti gli atti sciolti, raccolti in filze, a loro volta radunate in gruppi, contraddistinti da lettere dell’alfabeto (dalla “A” alla “P” corrispondenti alle relative scafalature) e di cui viene fornito a lato la consistenza numerica. Gli atti di ciascuna filza sono descritti per tipologia (“bollette”, “saldi”, ecc.) o per la materia trattata (“gride, ordini e lettere per quartieri e contribuzioni”, “del somministrato per quartieri e contribuzioni”, “specieria”, “ebrei”, ecc.), con l’indicazione degli estremi cronologici, qualora lo stesso oggetto riguardi più di una filza. La descrizione degli atti varia in modo notevole; passa infatti da indicazioni generiche, nel caso di atti omogenei tra loro, alla esposizione dell’oggetto dei singoli atti e fascicoli contenuti in una filza, probabilmente in relazione all’importanza loro attribuita dall’archivista. Ad una verifica della corrispondenza tra le indicazioni del “repertorio” e le rare segnature archivistiche originarie poste sulla documentazione pervenuta, si è notato soltanto in due casi una perfetta coincidenza 11). Si è verificato altresì che all’interno di una filza gli atti con uno stesso oggetto, ma prodotti in tempi diversi, sono talora richiamati con delle segnature archivistiche di rimando 12).
“Nella scanzia de’ libri” sono riuniti invece i registri, posti sequenzialmente per serie 13) e raccolti a gruppi contrassegnati da lettere alfabetiche (dalla “A” alla “Q”), con l’indicazione degli estremi cronologici e del numero dei pezzi costituenti tale insieme.
Per entrambe le sezioni, sul repertorio vengono segnalate lacune nelle serie documentarie, dovute forse all’incendio del 21 maggio 1702 che colpì l’archivio 14).
La consistenza dell’archivio, ricavata dalle indicazioni del "repertorium scripturarum […] " risultava essere di 67 filze, 89 libretti della spezieria e 284 registri. Benchè gli interventi operati successivamente sull’archivio abbiano permesso una identificazione soltanto parziale dell’originaria struttura, tuttavia il “Repertorium scripturarum […]” ha consentito di ricostruire idealmente l’archivio della comunità al 1738 e di identificare la documentazione superstite tramite le indicazioni e le descrizioni in esso contenute 15).
Dopo la metà del ‘700, le notizie relative all’archivio dopo sono alquanto sporadiche e spesso riguardano sia quello della comunità che quelli di altri uffici estinti, confluiti in quello comunale.
Dalla risposta n. 27 ai quesiti del catasto teresiano, fornite nel 1775 dai reggenti della comunità di Castel Goffredo 16), si evince che in due stanze attigue alla “sala publica per le unioni comunitative, che serve anche ad uso di pretorio” sono conservati l’archivio della comunità e quello notarile, dove si conservano “li rogiti dei defonti notari di questo paese” 17). La custodia di questi due archivi è demandata al cancelliere eletto dalla comunità, al quale è assegnato un onorario annuale di L. 420 per la tenuta dell’ufficio comunitativo, mentre per ciò che “concerne a rogiti ha soltanto la mercede delle copie”.
Da una relazione sui beni della comunità del 1785 18), oltre alla conferma dell’ubicazione di detti archivi, si apprende che in una camera ad essi attigua è posto il “publico registro” 19).
Da un’indagine promossa dal tribunale d’appello di Mantova nel 1790, che chiede alle comunità di Castel Goffredo, Piubega e Ceresara di “esporre con sollecitudine e documentare colle opportune giustificazioni i titoli, i privilegi o la consuetudine a cui appoggiano le loro pretese di ritenere e custodire ne’ rispettivi archivi i rogiti e gli atti de’ notaio che muoino ne’ loro distretti, chi ne sia il custode e con qual metodo vengono custoditi” 20), si riferisce che la comunità di Castel Goffredo, “allorchè era bresciana diteneva presso di sè l’archivio ed atti de’ notai defunti, giacchè l’archivio medesimo si rileva avesse avuta la sua origine dall’anno 1462 colli rogiti del notaio Ugolino Carnetti […] fino all’ultimo defunto notaio Ghiroldi dell’anno 1780”. Viene precisato che “tali atti vengono custoditi in un armario posto in una camera comunale destinata ad uso d’archivio distrettuale e detto armario è assicurato a tre chiavi diverse una delle quali esiste presso il primo deputato dell’estimo, la seconda presso il secondo e la terza presso il regio cancelliere censuario distrittuale”, che curava anche il rilascio di eventuali copie.
Circa l’archivio della comunità, si sono poi rinvenuti degli elenchi “degli atti comunali che vengono depositati nell’archivio del regio cancelliere censuario del distretti VI” 21), relativi agli anni 1807-1810. Compilati forse in seguito alla notificazione amministrativa del 12 aprile 1816 22), a norma della quale si prevede che l’archivio dei Comuni debba tenersi presso il cancelliere censuario (artt.240-241), questi elenchi costituiscono gli unici indizi circa la consistenza del materiale documentario allora presente nell’archivio, di cui è pervenuta soltanto una minima parte, probabilmente a causa dei traslochi disposti dall’autorità governativa 23), e testimoniano inoltre del sistema usato in quegli anni per archiviare la documentazione, che risulta organizzata per fascicoli di atti distinti in rubriche 24). Da alcune tracce rinvenute si può forse ipotizzare che questo sistema sia stato in uso per alcuni anni dopo la Restaurazione, sostituito poi dal quadro di classificazione organizzato per titoli ed articoli 25), probabilmente in relazione alla normativa stabilita con le “Istruzioni particolari ai Regi Cancellieri del Censo […]” del 23 aprile 1816 26).
In seguito le fonti sull’archivio e sulla sua organizzazione tacciono, lasciando oscure anche le modalità del suo rientro nella sede municipale 27). Solo nel 1870 si rompe il silenzio, quando con la deliberazione del consiglio comunale del 6 dicembre 1870, n. 2149, si incarica Lorenzo Bellini di riordinare l’archivio del Comune di Castel Goffredo 28).
Il lavoro di riordino ed inventariazione sulla sezione anteriore al 1870 dell’archivio di Castel Goffredo è stato suddiviso ed articolato in diverse fasi, quali la schedatura, l’ordinamento e l’inventariazione 29).
Ad uno studio preliminare sulle condizioni generali della documentazione e ad una analisi estrinseca delle sue caratteristiche, è seguito l’inizio della schedatura delle singole unità archivistiche (pergamene, registri, fascicoli ovvero un insieme di documenti raggruppati secondo un nesso di collegamento organico), identificate dagli elementi caratterizzanti l’unità stessa.
La schedatura preliminare delle singole unità o sottounità archivistiche, ha comportato la compilazione di 1656 schede e ha consentito di ricostruire ed identificare la struttura d’insieme dell’archivio e le sue articolazioni interne quali gli sono state assegnate nel riordinamento per materia attuato dal cav. Lorenzo Bellini nel 1870 30).
Questi attuò un riordinamento per materia consistente nel disporre tutte le carte dell’archivio, distinte per tipologia documentaria (pergamene, registri, atti sciolti, mappe), secondo la “materia” trattata, sulla base di un quadro di classificazione formato dall’archivista, senza riguardo alla provenienza dei documenti, sconvolgendo quindi l’assetto originario della documentazione, di cui sono rimaste esigue tracce.
Oltre allo scompaginamento dell’assetto originario dell’archivio del comune, il riordinamento del 1870 ha comportato una commistione del materiale documentario di pertinenza della comunità con quello prodotto da enti diversi, alcuni dei quali già estinti, la cui origine era dovuta ai privilegi goduti dalla comunità in antico regime 31). Accanto alle carte della comunità si riscontra altra documentazione, ripartita fra le diverse partizioni del titolario predisposto dal Bellini e prodotta dall’amministrazione signorile del feudo autonomo, da uffici giurisdizionali come la pretura, da organi come l’ufficio del registro ovvero quello legato all’attività dei notai, costituiti in collegio autonomo 32).
Gran parte del materiale documentario di questi due ultimi uffici, insieme ad atti della pretura e a quelli dell’amministrazione signorile del feudo autonomo, è stato trasferito all’Archivio di Stato di Mantova nel 1968, su istanza del Ministero dell’Interno, allora competente in materia d’archivi 33), e costituisce “l’archivio pubblico del Principato di Castel Goffredo”, riordinato ed inventariato dal dott. Roberto Navarrini 34).
Questa commistione di carte di diversi archivi non ha riguardato solo quelle degli enti estinti, ma anche quelle di organi giudiziari di nuova istituzione come il giudice conciliatore, la cui ducumentazione è confluita in una partizione dello schema di classificazione introdotto dal Bellini, che predispose per il caso una “rubrica per l’archiviazione degli atti dell’ufficio del giudice conciliatore di Castelgoffredo” 35).
Preclusa in modo definitivo la possibilità di una restaurazione dell’ordine originario, si è indirizzato quindi l’intervento alla ricostruzione del sistema di archiviazione quale si è storicamente determinato, cercando di ripristinare, per quanto possibile, il quadro di classificazione introdotto dal Bellini 36).
L’identificazione della struttura complessiva dell’archivio è la base essenziale per poter compiere le operazioni di riordino materiale delle carte. Questa seconda fase del lavoro ha comportato la ricostruzione delle serie 37) in base ai criteri evidenziati dalla organizzazione propria dell’archivio, l’eventuale spostamento materiale delle unità archivistiche e la loro risistemazione definitiva in nuovi contenitori, inserendo i dorsi delle vecchie buste, ormai fatiscenti, nelle nuove unità di condizionamento. I documenti dei fascicoli sono stati riordinati in ordine cronologico, avendo cura di non spezzare eventuali nuclei documentari legati da un nesso di collegamento originario.
1) Cfr. Bonfiglio F., “Appendice alle Notizie storiche di Castel Goffredo”, Asola, s. d., p. 9.
2) Cfr. Bonfiglio F.," Notizie storiche di Castel Goffredo", Brescia, tipo-litografia f.lli Geroldi, 1922, p. 3.
3) Cfr. Bonfiglio F., “Notizie storiche di Castel Goffredo”, Brescia, tipo-litografia f.lli Geroldi, 1922, p. 3.
4) Circa la consistenza di questo archivio, rilevata in 20 buste, in “Notizie sugli archivi dei Comuni e dei cessati E.C.A. della Lombardia, I. Provincia di Mantova”, Milano, 1982, risulta che l’archivio del cessato comune di Casalpoglio fosse costituito da 180 buste , con documentazione dal 1500.
5) Vedi la delibera della giunta comunale di Castel Goffredo n. 732 del 28 novembre 1990, relativa all’attuazione della sezione separata d’archivio per i documenti inerenti ad affari esauriti da oltre 40 anni, in esecuzione del D.P.R. 30 settembre 1963, n. 1409, art. 30, comma c.
6) Cfr. Bonfiglio F., “Appendice alle Notizie storiche di Castel Goffredo”, Asola, s. d., p. 9; Lorenzo Bellini ha curato il riordinamento e l’inventariazione anche dell’archivio della parrocchia di Castel Goffredo, redigendo un “Rubricario e relative discipline per la tenuta dell’Archivio prepositurale di Castelgoffredo”.
7) Di questo titolario, costituito da almeno venti voci, si sono rinvenuti al momento i seguenti titoli: titolo I: affari generali, II: anagrafe, III: opere pie, IV: giustizia, IX: culto, XI: elezioni, XII: finanze, XVI: sanità, XV: personale, XVI: istruzione, XVII: affari militari, XVIII: lavori-acque-strade, XIX: commercio-pesi e misure, XX: ferrovie. A questo proposito cfr. Bertololotti A., “I comuni e le parrocchie della provincia mantovana. Cenni archivistici, archeologici, storici, artistici, biografici e bibliografici raccolti dal 1881 al 1892 …”, Mantova, stab. tip. G. Mondovì, 1893, p. 41, in cui non si fa riferimento all’uso di due diversi titolari per la documentazione posteriore al 1870.
8) Vedi ASCCG, Registri delle deliberazioni, bb. 3-9, deliberazioni del 3 gennaio 1640, 3 gennaio 1645, 3 aprile 1646, 1 marzo 1648, 3 gennaio 1650, 5 aprile 1657, 1 gennaio 1658, 12 marzo 1662, 10 luglio 1667, 14 gennaio 1669, 21 aprile 1697, 3 gennaio 1718, 14 febbraio 1723, 4 gennaio 1732, 21 aprile 1739, 5 dicembre 1739, 3 marzo 1741, 1° e 3 gennaio 1750.
9) Vedi ASCCG, “VIII. Consigli comunali, 8. Proposte e vicinie e convocati”, b. 171, 3.
10) Vedi ASCCG, “XVIII. Oggetti vari, 12. Oggetti vari”, b. 238,1.
11) Cfr ASCCG, “IV. Beni comunali, 26. Oggetti vari”, “Si ritrovano nella presente filza. Note di robe della comunità: beccaria, osteria, stime de molini, fornaro, alcune carte antiche riguardante a quanto sopra”, b. 151,1.1; cfr anche ASCCG, “IX. Culto, 18. Oggetti vari”, “Nella scanzia delle filzie alla lettera L”, b. 180, 5.2.
12) Vedi ASCCG, “I. Acque – Strade, 11. Fiumi, torrenti, canali, estrazioni d’acqua, irrigazione, manutenzione, ponti manufatti, ecc. . c) Oggetti vari dell’articolo 11”, b. 50, 13.
13) Si sono riscontrate le seguenti serie: “entrate e spese”, “assegni de beni fatti dalla comunità a particolari”, “entrate, spese, uguaglianze”, “summe d’estimo”, “sigurtà delle entrate”, “incanti e camparia”, “provvisioni”, “estimi”, “bollette registrate”, “libri d’esazione”, “libri delle contribuzioni”.
14) Cfr. Sommi Picenardi G., “Castelgoffredo e i Gonzaga”, Milano 1864, p. 30.
15) Vedi la trascrizione del "Repertorium… "e i relativi rimandi alla documentazione descritta nel presente inventario, in Appendice II.
16) Vedi ASMN, Arch. Catasto Teresiano, Censo, Risposte ai quesiti, b. 755, “N. 27. Questa comunità tiene una sala publica per le unioni comunitative, che serve anche ad uso di pretorio, tiene pure due archivi contigui a detta sala in stanze separate, in uno vi si conservano li recapiti attinenti a questa comunità, nell’altro li rogiti dei defonti notari di questo paese, invigilando alla custodia de’ medesimi un notaro cancelliere che viene eletto dalla comunità unitamente alla reggenza, avendo il detto cancelliere per rapporto a molti affari comunitativi l’onorario annuale ab immemorabili assegnatoli dalla comunità stessa, consistente in L 420, e perciò poi concerne a rogiti ha soltanto la mercede delle copie che vengono all’occorrenza levate da chi ne abbisogna”.
17) Cfr. Navarrini R. (a cura di), “L’Archivio pubblico del Principato di Castel Goffredo”, in “Il Tartarello”, n. 2, 30 giugno 1983, p. 18, “sezione IV – Atti notarili”, e in “Il Tartarello”, n. 3, 30 settembre 1983, p. 16, “Serie IV – Archivio notarile”.
18) Vedi ASCCG, “VIII. Consigli comunali, 8. Vicinie e convocati”, b 172,1, “Possiede unaltra casa detta il Palazzo della ragione con sala grande, quale serve per le adunanze comunitative, con una camera ove ritrovasi tutti li recapiti spetanti alla comunità; ci sono altre due camere , la prima delle quali serviva per il publico registro, nell’altra che chiamasi l’archivio, vi si conservano li rogiti de notari defonti di questo paese”.
19) “Nel 12 gennaio 1572 ebbe qui origine l’Ufficio del pubblico registro pei rogiti e scritture e ciò per assicurazione maggiore degli interessi dei sudditi di questo marchesato”, in Carlo Gozzi, “Raccolta di documenti per la patria istoria”, vol. I, p. 66-67, ms. conservato presso l’ASCCG; cfr Navarrini R. (a cura di), "L’Archivio pubblico del Principato di Castel Goffredo, in Il Tartarello, n. 2, 30 giugno 1983, p. 17, “Sezione III – Ufficio delle registrazioni”, e in Il Tartarello, n. 3, 30 settembre 1983, p. 14, “Serie III – Ufficio delle registrazioni”.
20) Vedi ASCCG, “XVIII. Oggetti vari, 12. Oggetti vari”, b. 238,1.
21) Vedi ASCCG, “XVIII. Oggetti vari, 12. Oggetti vari”, b. 238,1.
22) Cfr. la notificazionbe in oggetto in ASCCG, “XVI. Leggi e pubblicazioni, 3. Decreti, avvisi, notificazioni, regolamenti, proclami, istruzioni generali, circolari interne. Istruzioni generali”, b. 207,1.
23) vedi nota 29).
24) Vedi ASCCG, “XVIII. Oggetti vari, 12. Oggetti vari”, b. 238,1.
25) Vedi camice dei fascicoli delle bb. 144,6.1, 144,6.2, 160,9.
26) Cfr. “Raccolta delle sovrane patenti, dei regolamenti e delle istruzioni relative all’amministrazione dei comuni nelle province dipendenti dal governo di Milano”, Milano 1816.
27) Fra i doveri dei sindaci, segretari ed amministratori per la regolare tenuta degli archivi comunali, riportati nella “Rivista amministrativa del Regno”, anno XI, 1860, in uso a Castel Goffredo, si suggerisce che “i segretari comunali […] dovranno essere dalle Amministrazioni incaricati di ritirare dalle Commissarie distrettuali tutte le carte, che riguardano i loro comuni con farne appositi elenchi, e divisi essi per materie e per epoche”.
28) Vedi. Bonfiglio F., “Appendice alle Notizie storiche di Castel Goffredo”, Asola, tip. Scalini e Carrara, s. d., p. 9.
29) L’intervento sull’archivio del comune di Castel Goffredo è stato impostato e condotto sull’indirizzo dato dalla “Guida operativa per l’ordinamento e l’inventariazione degli archivi storici di enti locali”, Milano, Regione Lombardia, Settore cultura ed informazione-Servizio biblioteche e beni librari e documentari (ed. provvisoria), 1992.
30) Vedi Bonfiglio F., “Appendice alle Notizie Storiche di CastelGoffredo”, Asola, tip. Scalini e Carrara, s.d., p. 9.
31) Vedi Introduzione al titolo 1.1.3.18, “XVIII. Oggetti vari”.
32) “Nel 12 gennaio 1572 ebbe qui origine l’Ufficio del Pubblico Registro pei rogiti e scritture e ciò per assicurazione maggiore degli interessi dei sudditi di questo marchesato”, in Gozzi C., “Raccolta di documenti per la patria istoria”, manoscritto conservato presso l’ASCCG, pp. 66-67.
Circa l’origine dell’archivio notarile, risalente al 1462, e di quello della pretura di Castel Goffredo, vedi rispettivamente la nota 50 e l’introduzione al titolo 1.1.3.18, “XVIII. Oggetti vari”.
33) Vedi Navarrini R. (a cura di),“L’archivio pubblico del Principato di Castel Goffredo”, in “Il Tartarello”, n. 2, 30 giugno 1983, p. 8.
34) Vedi Navarrini R. (a cura di),“L’archivio pubblico del Principato di Castel Goffredo”, in “Il Tartarello”, n. 2, 30 giugno 1983, n. 3, 30 settembre 1983, n. 4, 31 dicembre 1983, n. 2, 30 giugno 1984.
35) Vedi ASCCG, “XVIII. Ufficio del giudice conciliatore. 11. Oggetti vari”, b. 291, 11.3.
36) Cfr. Bertolotti A., “I Comuni e le Parrocchie della provincia mantovana. Cenni archivistici, archeologici, storici, artistici, biografici e bibliografici raccolti dal 1881 al 1892”, Mantova, tip. G. Mondovì, 1893, p. 41, in cui si afferma che “questo archivio fu ordinato nel 1870 in 35 titoli”, mentre i registri e i volumi sono suddivisi in 7 titoli.
37) “La serie è ciascun raggruppamento, operato dall’ente stesso, di documenti con caratteristiche omogenee in relazione alla natura e alla forma dei documenti o in relazione all’oggetto e alla materia o in ralzione alla funzione dell’ente”, in Carucci P., “Le fonti archivistiche: ordinamento e conservazione”, Roma, La nuova Italia scientifica, 1983, p. 228.
Codici identificativi:
- MIBA003286 (PLAIN) | Annotazioni: Verificato il 18/10/2013
Soggetti conservatori
Soggetti produttori
Progetti
- Comune di Castel Goffredo (1994)
Compilatori
- Gianfranco Cobelli
Link risorsa: http://lombardiarchivi.servizirl.it/fonds/204