Istituti pubblici di assistenza e beneficenza di Cremona - IPAB. Corpi soppressi (sec. XIII - sec. XX)
Fondo
Storia archivistica:
Il fondo “Corpi soppressi”, denominazione ripresa dal Politi (v. sotto) dal linguaggio amministrativo settecentesco, comprende, come sopracennato, gli archivi degli enti caritativi – assistenziali soppressi dalla riforma giuseppina del 6 maggio 1784; nel fondo sono compresi i seguenti archivi: consorzio della Donna, consorzio di S. Omobono, eredità Bussani, carità di S. Vincenzo, ospedale Gallarati, carità dei poveri di S. Giorgio, cause pie diverse amministrate dal collegio dei notai, eredità Panzi, carità vecchia dei poveri di S. Nazaro, carità Mariani, carità di S. Arealdo, eredità Mozzanica di S. Mattia, eredità Bagnasacchi dei poveri vergognosi di S. Agata, eredità Morsolini amministrata dal collegio dei parroci, causa pia Ferrari in S. Andrea, carità di S. Michele vecchio, eredità diverse amministrate dalla compagnia del SS. Sacramento in S. Clemente, causa pia Capra, eredità Aragona, camera dei protettori dei carcerati, conservatorio delle Maddalene, collegio di S. Corona spinea; a questi va aggiunto l’Istituto generale elemosiniere per lo scorcio del secolo. Si ha notizia di altri archivi, dei quali tuttavia non è pervenuto alcun documento.
Gli amministratori ad interim (v. sopra) delle cause pie consegnarono al marchese Picenardi i suddetti archivi; gli atti di concentrazione, che sono però piuttosto sommari, comprendono gli elenchi esatti del materiale documentario.
Il corpo amministrante, che ricevette le consegne dal Picenardi il 25 maggio 1791, notò però che la documentazione era in disordine e che per alcuni archivi mancava l’inventario o che lo stesso era incompleto. Venne pertanto incaricato Gaetano Benini di riordinare gli archivi, ma di questo lavoro, condotto almeno fino al 1798, non si ha una traccia sicura; l’opera del Benini, comunque, rispettò i singoli fondi, conservandone l’individualità.
Nel XIX secolo l’archivio continuò ad essere consultato e subì varie dispersioni: nel 1881 il presidente della congregazione di carità, Annibale Grasselli, segnalò al collegio amministrativo la necessità di riordinare l’archivio; di conseguenza il segretario della congregazione, l’avvocato Antonio Fezzi, iniziò assieme all’archivista il riscontro dei documenti e la compilazione dell’inventario, redatto probabilmente nel periodo tra il 1886 e il 1890. L’inventario descrive soltanto il contenuto delle cassette dei “Corpi soppressi” e la documentazione dell’archivio, oggi perduto, del monte di pietà.
Nel 1903 il nuovo segretario Giambattista Luè inizia il riordino dell’intero archivio della congregazione, proseguendolo fino al 1906. Il lavoro riguardò però principalmente l’archivio prodotto dall’istituto elemosiniere e dagli enti succedutigli; nel 1914 lo stesso Luè procedette allo spoglio del materiale depositato nelle soffitte del palazzo di carità, effettuando uno scarto di vaste proporzioni, da cui si salvarono però i documenti antichi.
Un nuovo inventario che descrive tutto il materiale posseduto dall’E.C.A., eccettuato l’archivio corrente e i documenti non reperiti nei locali dove venne effettuata la ricognizione, venne compilato nel 1936. L’utilità di questo strumento è però scarsa, sia per l’eccessiva sinteticità, sia per gli errori, sia perché, essendo topografico, riflette una situazione dell’archivio dell’E.C.A. successivamente modificatasi.
Il fondo, attualmente depositato presso l’ASCR è stato infine riordinato da Giorgio Politi, per incarico affidatogli nel marzo 1972 dall’E.C.A.: il conseguente inventario a stampa (che in questo inventario sarà citato come G. Politi “Antichi…” ne esprime la ricchezza: “pezzi 856, membrane 690, fogli membranacei 358, fogli cartacei 188.080, cassette originarie 375, carte riassuntive 11.064, copertine membranacee 161 e in pelle 66, sigilli pendenti 10” (vol. II, p. CXIII).
In realtà i pezzi inventariati dal Politi sono 865, ossia 9 in più, ma 7 sono cassette vuote (CAMPIONI, vol. II, p. 708) e 2 sono inventari (uno dell’istituto elemosiniere, dell’archivio vero e proprio del quale sono inventariati 11 pezzi, ossia i nn. 843 – 853) e uno dell’E.C.A., ibidem, p. 709.
Lo stesso Politi dice che cosa si debba intendere per carte riassuntive: “nei nostri archivi, in genere, sia l’intero contenuto d’una cassetta nel suo insieme sia ogni singolo fascicolo sono corredati di carte apposte dagli archivisti del tempo sia a protezione del materiale, sia per definire il fascicolo stesso, sia per consentire un rapido reperimento di quanto si cercasse; poiché queste carte recano un riassunto (transunto) più o meno esteso dell’atto o del fascicolo custodito, le abbiano indicate appunto come carte riassuntive”, vol. I, p. XXX.
Nella costituzione della banca dati si è cercato di rispettare il più possibile l’ottimo lavoro di Politi. A differenza del medesimo si sono però intitolati i pezzi con la loro denominazione originaria, ogni volta sia stato possibile, cioè nella grande maggioranza dei casi, e viceversa si è evitato il preziosismo del nostro A. di denominare fogli, come appunto ancora si usava nel sec. XVIII, le carte. E così spesso si sono costituite, nelle serie stabilite da Politi, diverse sottoserie dallo stesso individuate, ma non sempre evidenziate.
Il primo volume dell’inventario di Politi è stato a volte condensato nella descrizione delle singole sottounità, rendendone la lettura più agevole; nel secondo volume ci si è invece attenuti più fedelmente al lavoro di Politi (del quale anche, per non accrescere spropositamente la mole degli inventari, si sono adottate le abbreviature, eccettuate quelle dei nomi propri); i notai denominati sono sempre da intendersi come rogatari, autori, cioè, del rogito originale; se all’indicazione degli atti notarili non è unita la denominazione dal notaio, questo è sconosciuto; parimenti sono ignoti autori e destinatari di lettere se non compaiono uniti alla elencazione delle stesse.
La differenza di lettura è minima, ma in compenso si è ottenuto un arricchimento notevolissimo, rispetto al primo volume, della banca dati, specialmente l’indicizzazione dei notai e delle istituzioni “permanenti”, non considerati né gli uni, né le altre da Politi.
Codici identificativi:
- MIBA0034DC (PLAIN) | Annotazioni: Verificato il 18/10/2013
Soggetti conservatori
Soggetti produttori
- Istituti pubblici di assistenza e beneficenza di Cremona - IPAB 1784 - sec. XX
- Consorzio della Donna 1334 - 1786
- Consorzio di Sant'Omobono sec. XIV - 1786
- Compagnia della carità di San Vincenzo 1575 - 1786
- Ospedale Gallarati 1549 - 1786
- Carità dei poveri di San Giorgio 1341 - 1786
- Carità dei poveri di San Nazaro sec. XVI - 1786
- Panzi, Angelo sec. XVI - sec. XVII
- Compagnia del Santo Cordone di San Francesco in San Francesco sec. XVI - 1786
- Carità Mariani 1614 - 1786
- Carità di Sant'Arealdo sec. XIV - 1786
- Eredità Mozzanica di San Mattia 1560 - 1786
- Eredità Bagnasacchi dei poveri vergognosi di Sant'Agata 1757 - 1786
- Causa pia Ferrari in Sant'Andrea 1582 - 1786
- Carità di San Michele vecchio sec. XIII - 1786
- Compagnia del Santissimo Sacramento in San Clemente sec. XVI - 1786
- Causa pia Capra 1756 - 1786
- Camera dei protettori dei carcerati sec. XVI - 1786
- Conservatorio delle Maddalene sec. XVII - 1784 dicembre 31
- Collegio della Santa Corona di spine 1575 - 1784
Progetti
- Archidata (1986-1990)
Fonti
- MICA0005F1 = Antichi Luoghi Pii di Cremona. L'archivio dell'Istituto Elemosiniere (sec. XIII - sec. XVIII)
Link risorsa: http://lombardiarchivi.servizirl.it/fonds/213