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Scuola di musica Banda filarmonica Giuseppe Verdi

Scuola di musica Banda filarmonica Giuseppe Verdi (1862 - 1936)

209 unità archivistiche di primo livello collegate

Fondo

Storia archivistica:

L’archivio storico della Scuola di musica – Banda filarmonica Giuseppe Verdi di Revere consta di duecentonove unità archivistiche tra fascicoli, registri e documenti sciolti che coprono un arco cronologico che dal 1869 arriva fino al 1936 (1).
L’archivio testimonia, purtroppo in maniera discontinua e incompleta, circa sessanta anni di attività della Scuola di musica – Banda filarmonica Giuseppe Verdi di Revere dal 1877, anno in cui la Banda, che sappiamo già operante a Revere ormai da diversi decenni, si dota di uno statuto (2) e nomina, tra i suoi membri, coloro che la devono amministrare, al 1936 data dell’ultimo documento conservato (3).
Il complesso documentale – conservato nei locali dell’Archivio storico comunale, in piazza Castello – si trovava, prima dell’inizio dell’intervento, in uno stato di completo disordine e, fatta eccezione per una serie di inventari manoscritti che descrivevano (4) le partiture presenti in vari momenti nell’archivio musicale (5), era privo di qualsiasi mezzo di corredo.
Mentre la documentazione che testimonia delle decisioni degli organi deliberanti, quella di natura finanziaria e contabile insieme ai registri di protocollo si trovava – se pur in stato di totale confusione – riunita all’interno di due grossi faldoni, la maggior parte dei documenti che caratterizzano in maniera assolutamente originale questo archivio – ossia le partiture musicali manoscritte di proprietà della banda – giacevano semplicemente accatastati in alte pile legate con della corda all’interno di un mobile collocato in un ambiente di passaggio annesso all’archivio.
Il tempo e l’incuria durante i trasporti dei materiali in occasione degli spostamenti della sede della Scuola prima – quando la banda ancora era in attività (6) – e del luogo di conservazione poi – quando l’archivio del Comune, presso cui era depositato anche l’archivio della Scuola, venne spostato dalla vecchia sede in via Verdi all’attuale in piazza Castello – causarono quell’estremo disordine che ha fatto perdere coerenza alle carte, rendendone impossibile la consultazione e mettendone in pericolo l’integrità.
Il presente intervento, subito dopo aver terminato la schedatura preliminare dei pezzi (attraverso la rilevazione sistematica dei dati formali), è consistito nel creare – grazie all’analisi delle competenze dell’ente – un titolario, ossia un sistema di partizioni astratte gerarchicamente ordinate, all’interno delle quali poter ricondurre la documentazione. Tale titolario si articola in sei serie principali, talora suddivise in ulteriori sottopartizioni: Verbali, Amministrazione e contabilità, Corrispondenza, Registri di protocollo, Varie, Archivio della musica.
L’ultima serie è quella che raccoglie, in centoventuno unità, le partiture musicali manoscritte pertinenti a oltre sessanta titoli (opere, operette e pezzi diversi, tra cui anche alcuni inediti composti dai maestri che guidavano la Scuola (7)) che costituiscono, come si é detto, la parte più consistente e caratterizzante dell’archivio, in quanto testimonianza specifica dell’attività dell’ente.
Oltre agli spartiti sono conservati (nella sottoserie 1.6.2 “Cartelloni”), in un’unica unità, ordinati alfabeticamente per titolo, una serie di cartelloni recanti i titoli dei pezzi suonati dalla Banda, probabilmente utilizzati durante le esecuzioni su leggii portatili o fissi.
Nel contratto con cui l’Amministrazione della Scuola filarmonica riassume, nel 1927, il maestro Girolamo Sgrizzi come insegnante e direttore, si legge che alla prima spettano le “spese per acquisto partitura musica [e] per copiature […]” mentre “il Maestro farà senza compenso le istrumentazioni e modifiche che crederà” (8).
Le partiture sono tutte manoscritte: il maestro infatti doveva necessariamente apportare degli adattamenti, in modo da calibrare i brani sulle capacità esecutive degli allievi che dirigeva; inoltre non si trascuri il fatto che l’editoria del settore si è sviluppata solo dalla fine del XIX secolo e soprattutto che le parti staccate continuavano ad avere costi troppo elevati per le poche risorse della Scuola (9).
L’archivio della musica è lo specchio più fedele di oltre mezzo secolo di esecuzioni tra servizi istituzionali (le feste nazionali o religiose cui la banda prendeva parte) e di routine (l’accompagnamento del feretro durante i funerali, che garantiva ricavi utili a rincalzare le sempre esigue disponibilità), fino alla partecipazione a concorsi bandistici nazionali.
Gli spartiti sono un incredibile veicolo di notizie che vanno sicuramente oltre quelle che ci si aspetterebbe di ricavare dalla “frequentazione” di un materiale tanto “tecnico”.
In essi è innanzitutto riconoscibile il gusto musicale dell’epoca cui appartengono, un gusto che, attraverso le riduzioni operate dai maestri, si adattava di volta in volta alle capacità esecutive dei musicisti e alla disponibilità di organico di consessi spesso obbligatoriamente limitati.
Una prima serie di notizie è quella offerta dalla coperta delle guide per banda (10), su cui campeggiano sempre il titolo del pezzo corredato da nome dell’autore e del riduttore, ma spesso anche data e luogo di esecuzione.
Un’altra serie di informazioni è fornita dalle intestazioni delle singole partiture, che riportano nuovamente le indicazioni relative a titolo del pezzo, autore, riduttore, ed anche allo strumento di pertinenza e al nome del musicista cui lo spartito appartiene.
Infine moltissime delle partiture recano, sotto forma di note a margine o in chiusura, frasi, motti e scherzi di mano dei musicisti o dei copisti. La stragrande maggioranza di queste frasi sono notazioni sul tempo atmosferico, in un’epoca in cui esso doveva evidentemente incidere molto più d’adesso sulle condizioni e gli umori degli uomini; altre sono motti (come quello “La donna è danno” (11)) o scherzi (“Oggi li 15 febbraio Sgaga a la bala” (12)) oppure piccoli racconti che colpiscono per la loro immediata freschezza (“Revere li 3-3-1907. Domani servizio in piazza alle ore 3 anniversario Grazioli, pignatta buona, carne e polastro, vino buono” (13) oppure “Mangio dei maribbolani acerbi che il maestro me li dié” (14) e ancora “Soffia un gran vento freddo: ore due dopo mezzanotte. La gata a preso un sorcio e me lo porta sul tavolo. Maestro Sansavini” (15).
Definito come unità tipo l’insieme di guida per banda e parti diverse (16), le unità così individuate sono state inserite all’interno della serie 6. “Archivio della musica” – 6.1 “Partiture”, al suo interno articolata in otto sottoserie. Queste sottoserie riproducono l’organizzazione per “titoli” (corrispondenti a generi musicali) dei pezzi descritti in un elenco intitolato “Inventario dell’archivio musicale a tutto il 20 dicembre 1886”: pezzi diversi; duetti; cavatine; pot-pourrì; mazurke; sinfonie; marce e ballabili. All’interno di ciascuna sottoserie le unità sono state ordinate cronologicamente.
L’attribuzione della data alle partiture non è stata sempre semplice. Quando la guida per banda recava nell’intitolazione la data (presumibilmente di copiatura, di solito nella forma “Revere”) essa è stata inserita nel titolo dell’unità, mentre alla definizione degli estremi cronologici hanno contribuito altre date, anche lontane tra loro, probabilmente riferibili a riutilizzi compiuti da altri studenti/esecutori, date riportate spesso dalla stessa guida, o dalle partiture dei vari strumenti. Si dovrebbe dunque parlare di due date, una essendo quella di copiatura, l’altra – e si tratta di una data complessa – essendo quella del periodo di utilizzo della partitura.
Per la condizionatura sono state scelte scatole rigide con apertura a libro. Esse consentono la conservazione degli spartiti, che sono di grosse dimensioni, in posizione orizzontale e, grazie alla possibilità di impilarle, il risparmio di spazio. All’interno di ogni unità, contenuta in una carpetta di cartoncino, sono state poi riunite le parti, divise per strumento, in singole camicie bianche.
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Note
1. Cfr. in Archivio Storico del Comune di Revere (d’ora in poi ASCR), b. 268.
2. In realtà la lettera 3 marzo 1864 conservata in ASCR, b. 268, attesta che la Banda dovette, già in quell’anno, darsi uno statuto su istanza del Commissario Distrettuale, il quale, nella missiva, invita la Direzione a riformarne il testo “[…] in armonia con altri già approvati per bande musicali già regolarmente istituite in Provincia […]”.
3. Anche se è possibile – quando l’archivio storico comunale sarà riordinato e inventariato – che si rinvenga altra documentazione prodotta dall’ente.
4. Senza tuttavia numero di segnatura o di collocazione.
5. Cfr. ASCR, ASB, b. 1, ff. 11-18.
6. E conservava il suo archivio in un “armadio piccolo ad uso archivio musicale con serratura a chiave di legno greggio”. In ASCR, ASB, b. 1, f. 18.
7. Cfr. in ASCR, ASB: b. 5, f. 8; b. 15, f. 7; b. 16, f. 9; b. 17, f. 8.
8. In ASCR, ASB, b. 3, f. 18.
9. L’unico spartito a stampa è quello in ASCR, ASB, b. 17, f. 13.
10. La guida per banda è una notazione sinottica di una composizione musicale in tutte le sue parti strumentali e vocali, incolonnate sulla stessa pagina in modo da poter essere lette simultaneamente. La partitura rende leggibile la composizione nella sua completezza e mette in grado un coordinatore, in particolare il maestro, di controllare e guidare l’esecuzione generale.
11. In ASCR, ASB b. 14, f. 2.
12. In ASCR, ASB b. 8, f. 1.
13. In ASCR, ASB b. 8, f. 1.
14. In ASCR, ASB b. 13, f. 8.
15. In ASCR, ASB b. 7, f. 3.
16. A volte il confronto tra le partiture e il prospetto dell’organico, fornito dal verso della coperta della Guida, mostra come alcune siano andate perdute, forse conservate nell’archivio “personale” del suonatore. L’assenza o la presenza esclusiva della guida per banda sono state segnalate con le diciture “Manca la guida per banda” e “Contiene solo la guida per banda”.

Codici identificativi:

  • MIBA005E1B (PLAIN) | Annotazioni: Verificato il 18/10/2013

Soggetti conservatori

Soggetti produttori

Progetti

Fonti

  • Magri 1980 = D. Magri, Memorie e documenti di Revere, paese padano, Ostiglia, tipografia Stranieri, 1980
  • Anesa 1998 = M. Anesa, La banda si racconta. Le pubblicazioni locali sulla storia delle bande italiane, in "I Fiati", aa. 4 - 5, nn. 21 - 22 (1997 - 1998)
  • Carlini 1990 = A. Carlini, Duecento anni di musica. L’associazionismo bandistico nel Trentino fra storia e contemporaneità, in A. Carlini, A. Cemran, A. Franceschini, In banda. Storia e attualità dell’associazionismo bandistico trentino, Trento, Federazione dei corpi bandistici della Provincia autonoma, 1990
  • Anesa 1995 = M. Anesa, Non solo Vessella. Altre voci nel dibattito sull'organico bandistico italiano fra Ottocento e Novecento, in "I Fiati", a. 2, nn. 6 - 8 (1995)
  • Carlini 1995 = A. Carlini (a cura di), Accademie e società filarmoniche. Atti del convegno di studi nel bicentenario di fondazione della Società filarmonica di Trento, (Trento, 1 - 3 dicembre 1995), Trento, Provincia autonoma, 1998

Compilatori

  • Sara Cazzoli (Archivista)
  • Silvia Signori (Archivista)