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Figini Luigi - Pollini Gino

Figini Luigi - Pollini Gino ([seconda metà sec. XIX] - [1997])

Fondo

Nel 1929, mentre si va esaurendo l'esperienza del Gruppo 7, Luigi Figini e Gino Pollini a Milano uniscono le loro energie aprendo uno studio, la cui attività sarà destinata ad attraversare alcune pagine centrali del '900 italiano: gli esordi del Moderno in Italia (dopo il Gruppo 7, il MIAR), il razionalismo internazionale dei CIAM, l'avventura comunitaria di Adriano Olivetti a Ivrea, le mostre della Triennale ante guerra, il piano INA−Casa nella ricostruzione postbellica in Italia, infine la ricerca di nuovi percorsi oltre la cultura del Razionalismo. Questa lunga parabola è stata seguita dai due architetti con la loro comune attività di progettisti, caratterizzata da una serie di notevoli realizzazioni, ma anche con attività parallele, legate a inclinazioni soggettive delle due personalità: per Pollini l'impegno nella didattica e nella ricerca all'interno dell'Università; per Figini il coinvolgimento attivo nella rivista «Chiesa e Quartiere» e, in generale, sui temi dell'architettura e dell'arte sacra. Di conseguenza i materiali documentali raccolti nel fondo si possono far risalire, schematicamente, a tre filoni di attività dei due architetti: il primo filone, quantitativamente preponderante, inerente la comune attività di progettisti nei suoi vari esiti (intendendo quindi non solo l'attività di progettazione in senso stretto ma anche, per esempio, le attività editoriali ed espositive connesse, di documentazione e pubblicizzazione della loro opera); gli altri due filoni, più marginali, relativi all'attività accademica di Pollini e all'attività di Figini svolta sul tema dell'arte e l'architettura sacra. Il fondo è comprensivo di una consistente varietà di materiali: elaborati grafici relativi all'attività progettuale, carte di corrispondenza, documentazione fotografica e a stampa, dattiloscritti e manoscritti vari. Del tutto marginale è la presenza di materiali documentali personali e/o familiari. Oltre ai materiali descritti nel presente inventario, e compresi nella struttura archivistica del Fondo, segnaliamo la presenza, negli archivi del Mart, di altri materiali che fanno organicamente parte del fondo: si tratta di alcuni plastici provenienti originariamente dallo Studio Figini e Pollini: plastici esposti alla mostra del PAC del 1980, e poi pervenuti al Mart in circostanze difficili da ricostruire (plastico in balsa e compensato della Chiesa del villaggio di Borgo Porto Conte, autore Carlo Fontana; plastici in legno e plastica della Casa al Villaggio dei giornalisti e della Villa studio per un artista, autore Ugo Coppi; plastico in legno dell'Asilo nido di Ivrea, autore Ottorino Bertoni); plastici di autori non identificati che probabilmente hanno seguito lo stesso percorso (plastico in balsa della Chiesa dei SS. Giovanni e Paolo di Milano e plastico in gesso della Chiesa della Madonna dei Poveri a Milano).
Nel 2005, In seguito al trasloco della documentazione a Rovereto nell'ottobre 2004, vengono intrapresi i lavori di studio della documentazione in vista del riordino e della descrizione dei materiali: dall'analisi delle carte così come dallo studio della documentazione redatta da Prosser, Begher, Giordani e Turella appare evidente che nel fondo sono già presenti alcune serie originali create dai produttori dell'archivio, che andranno mantenute come punti fermi intorno ai quali creare la struttura archivistica. Si tratta delle serie degli elaborati grafici, delle cartellette con i materiali fotografici, delle scatole con le lastre, le diapositive e i rulli negativi, delle cartelle con la Rassegna stampa, delle cartelle con la corrispondenza (questi materiali sono stati fin da subito condizionati in contenitori a norma, in particolare sono stati utilizzati tubi e cartelle apposite per i disegni, buste in carta barriera per le lastre fotografiche). Rispetto a questi nuclei ben definiti di documentazione, meno evidente appariva la fisionomia generale del resto della documentazione, conservata nelle quattordici scatole (ad eccezione della scatola 3, che conteneva la corrispondenza) e in altri contenitori collocati in diversi punti dell'appartamento (si tratta delle buste contraddistinte dalla segnatura provvisoria 'AD − Altra Documentazione). Per quanto riguarda le scatole, il loro contenuto appariva estremamente diversificato per tipologia e per contenuto ma, soprattutto, privo di un ordine di qualche significato: si trattava di materiale fotografico, di materiale grafico, di corrispondenza, testi dattiloscritti, ciclostilati, a stampa, materiale iconografico che riguardavano l'attività professionale di Figini e Pollini ma anche aspetti dei loro interessi e della loro vita privata; grandi nuclei di documentazione riguardavano l'attività didattica di Gino Pollini, l'attività pubblicistica dei due (in particolare la collaborazione di Figini con la rivista "Chiesa e quartiere"), le mostre organizzate sulla loro opera. Con l'eccezione di poche scatole, che presentavano una certa sistematicità, il grosso dei materiali è stato collocato nelle scatole senza una precisa logica: le scatole 2, 4, 5, 6 e 7 contenevano soprattutto documentazione relativa all'attività accademica di Pollini, all'attività pubblicistica dei due architetti, alle mostre sulla loro attività, all'interesse di Figini per l'architettura sacra; le scatole 8 e 10 contenevano documentazione prodotta e raccolta nell'ultimo decennio di attività dello studio, soprattutto di carattere fiscale e amministrativo; la scatola 9 conteneva materiale vario e in particolare documentazione relativa a progetti; nella scatola 11 c'era una prevalenza di materiale grafico, nella scatola 13 era contenuto materiale fotografico. Un discorso a parte merita la scatola 1, che conteneva una serie di fascicoli contraddistinti da una numerazione originaria e corredati da un elenco originale, che presentavano una fisionomia unitaria: contenevano documentazione utile a ricostruire la biografia e l'attività degli architetti, con una attenzione particolare agli anni della loro partecipazione al Gruppo 7, al MIAR e ai CIAM. Questi fascicoli sono stati probabilmente organizzati in serie negli anni Ottanta, quando tutto l'archivio viene interessato per motivi diversi da iniziative di censimento e riordino (su questa sequenza vedi l'approfondimento "Gestione dell'archivio da parte dello Studio"). In occasione del parziale riordino dei fascicoli effettuato nel 2006, la sequenza e la numerazione di tali fascicoli non è stata ritenuta significativa ma anzi è stata ritenuta posteriore agli anni di attività dello studio. I fascicoli sono stati quindi scorporati dalla serie originaria di appartenenza e trattati come tutti gli altri fascicoli reperiti nelle altre scatole: in questa fase di lavoro l'operatore ha analizzato ogni singolo fascicolo della sezione delle Scatole e della sezione Altra documentazione stendendo una descrizione inventariale sommaria, che ha consentito di identificare alcune serie significative. In quest'occasione i fascicoli originali hanno ricevuto una numerazione progressiva composta dal numero di scatola o dalla sigla AD più un numero progressivo. Sempre in questa fase di lavoro sono stati prelevati fermagli e punti metallici in stato di degrado, e sono state sostituite le camicie originali con buste di carta da conservazione: le camicie originali sono state conservate a parte, ma in genere non è stata conservata l'intera camicia ma solo il talloncino con il titolo. I lavori del 2006−2007 hanno quindi proceduto su due binari: per quanto riguarda i nuclei originali e ben definiti si è proceduto con il condizionamento dei materiali e la loro descrizione; intanto la schedatura di tutti gli altri materiali del fondo ha portato alla identificazione delle serie e sottoserie dell'archivio, e alla definizione di una struttura archivistica provvisoria in cui tutti i materiali trovassero una loro collocazione . Il lavoro si è basato su due assunti centrali, innanzitutto il principio dell'integrità del fascicolo originale, considerato come unità inscindibile: anche se talvolta il nesso tra i materiali è difficile da cogliere, ogni cartellina ha avuto una genesi ben precisa legata alle intenzioni dei due architetti. Questo assunto di fondo è stato rispettato ad eccezione di alcuni casi molto particolari in cui pareva invece opportuno procedere diversamente. In qualche eccezionale caso si è ritenuto di poter scorporare una cartellina e di riaccorparne in altro modo i materiali. In ogni caso è stata comunque mantenuta l'indicazione della provenienza dei materiali per consentire un virtuale riaccorpamento. Il secondo principio è legato alla natura dell'archivio, testimonianza in primis dell'attività di uno studio architettonico: si è cercato di dare centralità ai progetti, utilizzandoli ove possibile come elemento aggregatore della documentazione, ove le carte non fossero già organizzati in fascicoli originali (come nel caso degli elaborati grafici). In ogni caso grazie all'utilizzo del motore di ricerca è possibile effettuare ricerche testuali in modo da creare percorsi virtuali trasversali che attraversano tutte le serie, per rendere pienamente conto della documentazione presente, in relazione ad ogni singolo progetto. Gli ultimi lavori di riordino e descrizione, effettuati nel 2014−2015, si sono attenuti ai principi sopra esposti: in quest'ultima fase di lavoro è stata parzialmente modificata la struttura archivistica precedentemente creata e alcune unità archivistiche sono state spostate di serie.
Lo stato di conservazione dei materiali complessivamente, si può definire buono. Ovviamente non mancano i disegni o le carte in precario stato di conservazione e che necessitano sicuramente di interventi di restauro, tuttavia rappresentano una porzione abbastanza limitata del patrimonio documentale.

L’archivio è ordinato e l'inventario è disponibile sul CIM, Catalogo Integrato del Mart (http://cim.mart.tn.it/cim/home.do).
L’indice cronologico dei progetti con indicazione dei relativi documenti è riportato in Vittorio Gregotti, Giovanni Marzari (a cura di), Luigi Figini Gino Pollini. Opera completa, Electa, Milano, 1996.

Storia archivistica:

Il fondo è costituito dalla documentazione professionale raccolta e prodotta da Figini e Pollini nei decenni di attività del loro studio; da alcune testimonianze di collaboratori e conoscenti degli architetti risulta che i due non fossero particolarmente scrupolosi nell’organizzazione del loro archivio professionale, tuttavia Figini ha mostrato più propensione verso la sistemazione della documentazione ed in particolare verso l’organizzazione dei materiali fotografici . La produzione e raccolta dei materiali dell’archivio può ritenersi conclusa con gli ultimi anni di attività di Pollini , con la fine degli anni Ottanta quindi, e sull’assetto definitivo delle carte hanno molto influito i lavori di censimento e riordino eseguiti sulla documentazione nell’ultimo decennio di attività dello studio, lavori di censimento eseguiti sotto la guida di Pollini e finalizzati in primis alla definizione e organizzazione dei disegni da donare al CSAC di Parma nel 1989 (da una testimonianza di Giacomo Polin, uno degli ultimi collaboratori dello studio, apprendiamo che Pollini, dopo la morte di Figini, incaricò le studentesse Francesca Ale e Valentina Pozzo di “sistemare’ gli archivi”; le stesse persone si occuparono probabilmente di effettuare il trasloco dai locali dello studio ai locali di via Morigi, su disposizioni della signora Marilisa Pollini). A quest’epoca risale anche la morte Figini (1984), in seguito alla quale l’attività dello studio si interrompe brevemente finché Pollini riprende l’attività in associazione con Polin e Giulio Marini. Pollini partecipa al lavoro di studio fino al 1989 circa, e muore nel 1991; successivamente l’archivio viene trasferito in via Morigi, nell’appartamento milanese dei Pollini. Nel corso degli anni Novanta gli eredi conservano i materiali in via Morigi rendendoli anche disponibili agli studiosi con la collaborazione di Sara Protasoni. Decidono di non dare seguito ai rapporti che negli anni Ottanta si erano instaurati con il CSAC di Parma (rapporti relativi alla donazione dei disegni, ma abbiamo testimonianze documentali che Figini e Pollini volessero destinare a Parma la totalità del loro archivio, o almeno quello che ritenevano degno di essere selezionato). I diversi episodi che si verificano negli anni Novanta, da un lato il trasferimento dei materiali dai locali dello studio professionale ai locali della casa di Pollini, dall’altro una serie di interventi che hanno interessato la documentazione mentre era ancora conservata in via Morigi, hanno ovviamente influito sulle condizioni di ordinamento del Fondo e sulla reciproca disposizione dei materiali che lo compongono. In base ai primi elenchi redatti in quegli anni sui materiali possiamo comunque affermare che sostanzialmente l’assetto della documentazione all’epoca del 1992, subito dopo il trasloco in via Morigi, coincideva essenzialmente con quello riscontrato nel 2004 in vista del trasferimento dei materiali a Rovereto: l’archivio era cioè composto da una sezione di elaborati grafici, custoditi in cassettiere insieme ad alcuni diplomi e mappe; da una serie di cartelline contenenti ritagli stampa; da una serie di cartelline contenenti materiali fotografici; da quattordici scatoloni contenenti documentazione eterogenea; da quattro scatoloni contenenti lastre fotografiche, diapositive e negativi in rullo; da una serie di riviste collocate sugli scaffali; da altri materiali eterogenei collocati in diversi punti dell’appartamento. A conclusione della storia archivistica del fondo citiamo due importanti lavori effettuati sulle carte a partire dal 1992: in vista della preparazione della mostra che si è svolta nel 1997, i collaboratori del Mart Carlo Prosser e Attilio Begher realizzano una schedatura dei materiali e una prima campagna di riproduzioni fotografiche e fotostatiche di parte della documentazione; in questa occasione procedono anche con una numerazione degli elaborati presenti nelle cassettiere; dal 1995 circa intervengono Angiola Turella e Silvana Giordani, che si appoggiano alla documentazione già prodotta da Prosser e Begher e realizzano una nuova schedatura dei materiali del Fondo (“Regesto dei Materiali […]”) e realizzano inoltre un approfondito studio degli stessi allo scopo di stilare una schedatura dei progetti dei due architetti: la schedatura porterà alla redazione dell’Opera Completa che fungerà anche da catalogo per la mostra del 1997. In sintesi possiamo dunque osservare che, a partire dal 1989, le carte dell’archivio sono stati oggetto di numerose consultazioni a scopo di studio e inventariazione, e sono state oggetto di prestiti per diverse mostre, vicende che possono avere avuto un certo impatto sul reciproco ordine delle carte.
Negli anni Novanta si stabiliscono forti rapporti tra gli eredi, la città di Rovereto e il Mart che in quegli anni, sotto la direzione di Gabriella Belli e con il supporto scientifico di Giovanni Marzari, stava attuando una ricognizione sugli aspetti di quel momento in cui, dopo la prima guerra mondiale, Rovereto e il Trentino avevano vissuto un periodo di splendore culturale e prestigio internazionale grazie ad alcune esperienze artistiche e architettoniche che ne avevano fatto un “luogo magico per le sorti della modernità in Italia”; nell’ambito di questa indagine si colloca l’importante retrospettiva su Figini e Pollini del 1997, in virtù delle origini roveretane di Pollini e dei solidi rapporti che lo avevano sempre legato al territorio. Successivamente a questo episodio, nei primi anni Duemila, gli eredi riallacciano i contatti con il Mart, e manifestano la loro volontà di lasciare in comodato al Museo l’archivio dei due architetti. L’atto di comodato viene firmato il 17 giugno 2004 e viene rinnovato negli anni successivi; nel 2013 in occasione del rinnovo dell’atto, nel comodato viene inclusa la biblioteca dello studio, che sarà schedata nell’ambito del patrimonio bibliografico del Mart. Nel frattempo, nel 2005, Giacomo Polin conferiva un ultimo plico di corrispondenza, rinvenuto durante lo smantellamento dei locali dello studio.

Documentazione collegata:

Altra documentazione originale si trova presso il CSAC dell’Università di Parma.

Note alla condizione di accesso:

La consultazione è libera negli orari e secondo le modalità stabilite dal Regolamento dell’Archivio del ’900.

Stato di conservazione:

buono

Soggetti conservatori

Soggetti produttori

Progetti

Compilatori

  • Schedatura: Francesco Samassa
  • Aggiornamento scheda: Patrizia Regorda
  • Inserimento dati: Maria Teresa Feraboli