Comune di Treviglio (1185 - 1908)
3.996 unità archivistiche di primo livello collegateFondo
Storia archivistica:
L’archivio del comune di Treviglio trae sicuramente origine da norme statutarie che affidavano ad un notaio cancelliere l’incarico di custodire le collezioni dei privilegi e di redigere le scritture concernenti la vita amministrativa del comune (1).
Si ha notizia, per via indiretta, di un incendio all’inizio del sec. XVI che distrusse gli originali dei privilegi e degli atti comprovanti i diritti del comune. I trevigliesi chiesero ed ottennero dal re di Francia Luigi XII, allora duca di Milano, la “plena et indubitata fides” (2) del libro in cui erano redatte le copie (3).
Giuseppe Barelli, al quale si deve la prima seria analisi scientifica di parte della documentazione prodotta dal comune di Treviglio (4), nell’operazione di raccolta e pubblicazione della documentazione più antica del comune (costituita da un fondo pergamenaceo) dedicò attenzione particolare a tale codice intitolato “Libro in cui vi sono le copie dei privilegi dichiarati degni di fede, concessi alla comunità dagli imperatori, re, duchi di Milano e dalla repubblica di Venezia, con le copie di molti instrumenti circa l’acquisto delle acque del fiume Brembo e di permuta di beni per far li cavi, per redurre delle acque, in somma tutto ciò che è seguito dall’anno 1081 all’anno 1511 [.]”. L’indagine su questo manoscritto lo portò a ritrovare presso la Biblioteca Trivulziana di Milano (5) un altro un codice pergamenaceo contenente 31 documenti su Treviglio. Lo svolgimento dell’analisi comparata del codice trivulziano, la cui prima provenienza deve comunque essere fatta risalire all’archivio comunale di Treviglio, con il codice dell’archivio comunale, gli permise di verificare diverse incongruenze ed errori nelle precedenti trascrizioni commissionate dalla Giunta municipale al professore Stanisalo Camuffo nel 1870 e di ritrovare integrazioni interessanti per la storia antica del comune (6).
Dall’inventario degli atti d’archivio redatto dopo il 1727 (7) si ricavano altre notizie sulla parte più antica dell’archivio. In questo strumento di corredo l’archivio viene rappresentato come un complesso archivistico articolato in almeno 37 serie nelle quali sono articolate circa 900 descrizioni di unità archivistiche. In tale inventario viene descritto in modo sintetico ed efficace tutto il carteggio, non vengono citati in alcun modo volumi o registri. Per dare un’idea delle dispersioni subite dal XVIII secolo in poi si può osservare che alla stessa soglia cronologica l’inventario oggetto di questo intervento reca la descrizione analitica di “sole” 220 unità archivistiche.
Altro documento utile per l’accertamento della storia dell’archivio è rappresentato da una minuta recante le risposte ai “45 quesiti” richiesti dalla Giunta del Censimento nel 1751 (8). Alla risposta del quesito n. 6, “Se la Comunità abbia un Cancelliere residente nel suo territorio o altrove e a chi sia raccomandata la cura delle pubbliche scritture e se abbia archivio o stanza pubblica precisamente destinata per tale conservazione e quali siano gli emolumenti assegnati per detto cancelliere”, viene data la seguente risposta: “Tiene il suo Cancelliere notaio pubblico ed un Ragionato ambedue residenti di continuo in Trevi a quali la comunità corrisponde lire 300 per cadauno. Questi rispetto al Cancelliere ha la cura dell’archivio del Pubblico che è un miserabile avanzo degli incendi delle guerre passate che si conserva nella sala de’ Consigli; quale archivio è munito di due chiavi, una delle quali resta presso a signori deputati ed altra al detto Cancelliere ed il Raggionato ha la cura del Libro dell’Estimo Reale e Personale e l’incombenza di fare li riparti delle pubbliche gravezze ambedue poi oltre le esposte hanno moltissime altre quasi quotidiane incombenze”.
La “Riforma al governo e amministrazione delle comunità dello stato di Milano” promulgata nel 1755, divideva ogni provincia in “compartimenti” composti da un “numero conveniente di comunità”, istituiva per ogni delegazione un “archivio pubblico” sito nel capoluogo (“nella terra più cospicua”) di ogni compartimento in cui dovevano essere trasportate tutte le scritture appartenenti alla comunità. L’archivio veniva dato in consegna al cancelliere delegato del censo, il quale doveva inoltre provvedere alla compilazione di “un esatto inventario di tutti i libri e scritture” appartenente ad ogni singola comunità. Al cancelliere era richiesta grande cautela nella conservazione della documentazione in archivio con specifici divieti che potevano comportare la perdita dell’incarico (9).
Il comune pure inserito nella Pieve di Gera d’Adda (con editto 10 giugno 1757) godeva del particolare regime di autonomia accordato alle “terre separate” (10). Tale status non mutò nemmeno con il successivo accorpamento alla provincia di Lodi e l’inserimento di Treviglio nella Gera d’Adda superiore, parte della provincia di Lodi nel 1786 (11) e la successiva compartimentazione nella provincia di Milano nel 1791 (12).
Non è tuttavia possibile spiegare compiutamente, a causa delle notevoli dispersioni e dei numerosi rimaneggiamenti sicuramente subiti dall’archivio nel suo complesso, come l’archivio del Cancelliere delegato del censo sia coesistito con quello comunale dato che, sicuramente, per le norme contenute nella “Riforma” del 1755 i soggetti produttori dell’archivio del comune di Treviglio dovevano essere da un lato il Cancelliere dall’altro il Comune con il complesso dei suoi organi. Non è stata rinvenuta documentazione di altri comuni in misura tale da far pensare ad un vero archivio del Cancelliere delegato del censo costituito dalla somma di tutti gli archivi delle comunità contenute nella delegazione. In realtà ciò che resta nella sezione citata è documentazione probabilmente proveniente dall’archivio del Cancelliere del censo relativa al comune di Treviglio. Uniche eccezioni paiono essere rappresentate da due registri antichi (un registro d’estimo e un libro mastro) del comune di Caravaggio (13) e da alcuni fascicoli presenti nella sottosezione 1755-1796 e nella sezione 1796-1799 (14). Neppure il rinvenimento di una considerevole quantità di documentazione antica durante questo intervento ha permesso di chiarire tutti gli aspetti della sottosezione in oggetto.
Rispetto al precedente ordinamento (15) sono state ripristinate serie più articolate al posto delle precedenti denominate in modo generico. La gran parte del carteggio tra il Cancelliere del censo è l’autorità centrale di Milano è confluito in una serie apposita come il carteggio di uguale natura costituito dal Cancelliere delegato per le acque (16).
Nella ricostruzione complessiva della struttura dell’archivio si è potuto osservare il frequente ricorso alla documentazione che provava la proprietà delle acque delle rogge Vignola e Moschetta e la loro derivazione dal Brembo grazie alla Filarola, diga costruita in territorio di Brembate, sia durante il periodo Lombardo Veneto, sia durante il periodo Postunitario. Questa può essere una delle cause che ha effettivamente creato disordine nell’archivio, in particolare in quelle serie denominate “Acque” nelle diverse sezioni (17).
Nel periodo che va dal 1797 al 1815, vale a dire dall’avvento della Prima Repubblica Cisalpina alla Restaurazione l’archivio viene tenuto secondo le moderne direttive napoleoniche. Il 2 gennaio 1800 con il ritorno degli Austro-Russi viene redatto l’"Elenco di tutte le carte esistenti nell’archivio della dimessa Municipalità" (18). In questo inventario la documentazione prodotta dalla Municipalità venne consegnata alla Deputazione comunale e da questa a sua volta riconsegnata alla nuova Municipalità alla fine del breve periodo in cui gli austriaci governarono il comune e il suo territorio. Lo strumento è di notevole interesse dato che ha permesso di ricondurre alle 25 voci di struttura originali tutta la documentazione del periodo 1796-1799 che è stata rinvenuta senza ordine stipata in faldoni della sezione ottocentesca (19).
La sezione consta attualmente di 13 buste e di 5 registri per complessive 619 unità archivistiche e 44 sottounità. Per ciò che attiene la documentazione del relativa al breve periodo del ritorno della docominazione austriaca la documentazione rinvenuta, con l’eccezione di alcuni registri concernenti l’esecuzione di fazioni militari e del predetto inventario d’archivio, è stata disposta in un’unica serie in ordine cronologico assoluto.
La documentazione che copre il periodo 1800-1815, dal ritorno dei francesi e quindi dalla restaurazione della Repubblica Cisalpina a tutto il successivo regime del Regno d’Italia fino alla Restaurazione è stata rinvenuta in stato di grande disordine. E’ stata ricostituita un’unica serie quella del carteggio generale prodotto dalla Municipalità, formato da fascicoli mensili che raggruppano le lettere spedite e ricevute dalla Municipalità e successivamente dalla Deputazione comunale (dal 1814-1815). La documentazione è stata ordinata per numero di protocollo cercando di verificare le lacune. Le regole sulla tenuta di questa documentazione, una volta rintracciate in alcune annualità risparmiate da rimaneggiamenti, sono state facilmente applicate al resto della sezione.
Le sezioni relative ai periodi del Regno Lombardo-Veneto e del Regno di Sardegna e regno d’Italia (periodo postunitario) sono risultate quelle maggiormente compromesse dal riordino terminato nel 1952. Questo intervento eseguito dal prof. Giuseppe Bonfanti per conto della Casa Editrice Dante Salvatores di Milano ha dato al complesso archivistico di Treviglio un assetto apparentemente ordinato. Nelle operazioni di riordino e inventariazione l’archivio viene suddiviso in quattro partizioni principali. Nella prima sezione viene incluso il “il fondo membranaceo, contenente anche documenti importanti e autografi di personaggi illustri trevigliesi e del Risorgimento italiano”. Nella seconda sezione confluiscono i documenti relativi al periodo prenapoleonico (fino al 1795). Nella terza sezione sono collocati documenti del periodo napoleonico dalla 1796 al 1800 e nella quarta ed ultima sezione sono posti di documenti del periodo del Regno Lombardo Veneto e del Regno d’Italia.
Secondo quanto scritto nella relazione nel fondo membranaceo vengono mantenute le medesime segnature date da Barelli con la sua catalogazione. I documenti del periodo napoleonico sono inventariati secondo le divisioni e classificazioni adottate in quell’epoca impartite dalle disposizioni di organi centrali di governo.
I documenti della sezione 4 (cioè quelli sono stati ordinati riferiti del periodo del Regno Lombardo-Veneto sotto il governo austriaco, dal 1816 al 1859 e al periodo del Regno di Sardegna e successivamente al Regno d’Italia dal 1859 al 1897 per un totale di circa 167 faldoni) vengono ordinati sulla base di 34 divisioni.
Il titolario usato come sistema di classificazione nel precedente riordino è probabilmente la sintesi di tutte le classi e di tutte le suddivisioni adottate nel corso del XIX secolo. Le ulteriori suddivisioni all’interno di un titolo, corrispondenti a fascicoli, non coincidono con un ordine prestabilito, ma assumono di volta in volta in relazione alla documentazione contenuta una qualificazione diversa. I fascicoli all’interno di ogni titolo erano numerati progressivamente. La serie dei registri di protocollo che comincia dal 1832 ha fornito un buon riscontro per individuare le mutazioni del titolario e quindi cercare di ripristinare lo schema di ordinamento della documentazione nell’epoca del Regno Lombardo Veneto.
La mancata applicazione del metodo storico non è tuttavia l’unica causa del dissesto notevole prodotto nell’archivio da questo intervento e nel corso del presente riordino sono emerse tutte le criticità che hanno complicato il lavoro, che in buona parte sono da ascrivere ad una scorretta custodia e conservazione dell’archivio da parte dell’ente.
La rappresentazione del complesso archivistico fornita dal precedente inventario si è dimostrata nella quasi totalità delle aggregazioni documentarie esaminate del tutto incoerente rispetto ai dati sommari dichiarati e redatti. I titoli dei singoli fascicoli (riferiti nella gran parte dei casi solo alla materia e talvolta articolati secondo quanto deducibile dai titoli rinvenuti su camicie originali) si sono dimostrati nella maggior parte dei casi parzialmente rappresentativi della documentazione contenuta: questi titoli facevano riferimento al nucleo principale del fascicolo, che però conteneva anche documentazione riferita ad altri titoli o ad altre materie. Lo stesso si può affermare per gli estremi cronologici della documentazione che erano sempre assolutamente indicativi e riferiti a parte della documentazione contenuta nel fascicolo. Le cause di questo disordine possono risalire ad operazione di rimaneggiamento continuate nel corso degli anni in cui la documentazione è stata conservata presso il Municipio prima di trovare posto in Biblioteca (l’approvazione per lo spostamento venne presa alla fine del 1956, ma il trasloco effettivo venne eseguito all’inizio degli anni 80) oppure proprio al tentativo di ordinamento che ha prodotto l’inventario/elenco di consistenza di cui sopra che parrebbe essere stato redatto senza la necessaria comprensione del precedente assetto della documentazione (prova di questo può essere il grande numero di camicie originali intestate che è stato rinvenuto, nel corso delle operazioni di schedatura e ordinamento che non è sempre stato possibile riaggregare alla documentazione che era contenuta in modo pertinente).
Il complesso archivistico inoltre era stato ordinato per serie annuali (seguendo uno schema di ordinamento moderno, con titoli originali, introdotto dopo il 1898 dalla circolare del Ministero dell’Interno 1 marzo 1897, n. 17100/2), e tale ordinamento si è dimostrato proprio alla luce della mancata identificazione delle unità archivistiche (nel loro contenuto e nei loro estremi cronologici) del tutto errato. Si è accertato in più occasioni che sono stati creati fascicoli per riempire dei “vuoti” nel caso in cui in un’annualità non fosse presente documentazione di una materia determinata. Questa operazione è stata effettuata ovviamente stravolgendo l’assetto e la consistenza che in precedenza i fascicoli dovevano avere: spesso la documentazione riferita ad un medesimo affare è stata rinvenuta in più aggregazioni nel corso di diverse annualità (quando è stato possibile gli atti sono stati riaggregati ricostruendo la fisionomia del fascicolo) (20).
Sono stati accorpati al complesso archivistico inoltre una serie di documenti che per motivi diversi erano stati conservati altrove: è il caso di alcune unità archivistiche alle quali era stata data una segnatura “Mss” estrapolate dall’archivio dal direttore della Biblioteca Angelo Maria Rinaldi per creare nel catalogo della Biblioteca una serie di manoscritti antichi. Altra documentazione (una decina di faldoni circa contenenti anche documentazione ottocentesca relativa al titolo Acque e strade e alla costruzioni di edifici pubblici) è stata rinvenuta presso l’Ufficio tecnico comunale nei cui armadi è stata conservata per almeno una quarantina d’anni.
Non è possibile infine avere notizie precise sull’archivio del Commissario Distrettuale la cui documentazione rimastaci in buona parte è stato irreversibilmente confusa con la documentazione prodotta dal comune. Dalle carte dell’archivio risulta solo un verbale del 1862 circa la consegna da parte della Sottoprefettura di Treviglio di documentazione proveniente dal soppresso ufficio del Commissariato Distrettuale. L’elenco (21) fa riferimento a circa 24 faldoni che si aggiungono ad altra documentazione già consegnata. Tale documentazione parrebbe essere andata dispersa. Allo stato attuale l’archivio del Commissario distrettuale di Treviglio è composta da soli 3 faldoni.
Note
(1) Vedi antichi Statuti unità 42-44.
(2) Unità 20, originariamente tele codice aveva segnatura “AA”. In un “Inventario delle pergamene, dei registri e degli autografi conservati nella biblioteca” di cui non si conosce l’autore né la data di compilazione sono redatte descrizioni sintetiche dei 116 documenti copiati nel codice.
(3) Unità 18.
(4) Giuseppe Barelli, "Documenti dell’archivio comunale di Treviglio. Diplomi, lettere, ricevute di imperatori, cancelleri e vicari imperiali (1081-1339), in "Archivio storico italiano, n. 3, 1902, Firenze, Tipografia Galileiana, 1902.
(5) Il manoscritto, che alla soglia cronologica del 1902 aveva come segnatura 1,507, venne donato dai principi Belgioiso ma originariamente proveniva dalla biblioteca dal marchese Vercellino Maria Visconti; le su prime origini come rileva Barelli (op. cit. p. 4) si devono cercare nell’archivio comunale di Treviglio.
(6) Nell’introduzione a “Documenti Š” viene proposta una disamina critica completa di tutte le fonti archivistiche e bibliografiche. La trascrizione di 31 documenti fino al 1339 è basata sulle pergamene esistenti nell’archiviocomunale e le copie dei codici comunale e trivuliziano.
(7) Unità 127. E’ stato osservato che tale inventario possa essere al copia di quello che dopo il 1755 avrebbe dovuto redigere il Cancelliere del Censo, ma tale ipotesi non pare essere supportata da alcun elemento e la grafia della redazione non permette alcun riscontro con quella dei cancellieri o dei loro scrivani.
(8) Unità 140.
(9) “Riforma al Governo e Amministarzione delle Comunità di Milano del dì 30 dicembre 1755”, cap XI, “Della formazione delle Delegazioni e loro Archivi”.
(10) Editto 10 giugno 1757 per il compartimento territoriale dello stato di Milano.
(11) Editto portante il compartimento territoriale della Lombardia austriaca, 26 settembre 1786.
(12) “Distretti delle cancellerie numerizzati per ordine in conformità del ripristinato compoartimento territoriale, ritenuto il numero dei distretti, che esisteva nel cessato sistema a norma del disposto Cap. XVI dell’Allegato A al Reale Dispaccio de’ 20 gennaio 1791” in “Reale dispaccio di riforma della pubblica amministrazione delle città e province della Lombardia austriaca, 20 gennaio 1791”; nel ripristino dello status quo ante che la compartimentazione del 1791 attua ripristinando lo stesso schema territoriale del 1758 i comuni di Mozzanica e Fornovo ritornano al Distretto I della Provincia di Crema con capoluogo Fontanella (unità 707-1).
(13) Unità 3998 e 3999.
(14) Per esempio la già citata unità 707.
(15) “Progetto Archidata” (1986-1990). Finanziamento: Ministero per i beni culturali e ambientali, l. 41/86, art. 15; soggetto attuatore: Consorzio Teledata. Tra il 1986 e il 1990 è stato completato un intervento sulla sezione di Antico Regime che raccoglieva la documentazione rinvenuta sulla base dell’inventario sopra descritto 11 buste e 9 registri e 23 pergamene per complessive 316 schede (252 unità archivistiche e 64 sottounità). L’intervento che non si è basato su una ricognizione una completa dell’archivio si è dimostrato parziale. L’attuale sezione di Antico Regime è descritta ora in 555 schede (440 unità archivistiche e 111 sottounità). I “nuovi” fascicoli erano aggregati, per la verità malamente a causa di rimaneggiamenti senza controllo, alla documentazione di altre sezioni d’archivio.
(16) Nel 1770 per ordine del Ministro Plenipotenziario venne nominato Carlo Gallarati a cancelliere delle Acque. Nel 1773 al cancelliere vennero aggiunti tre deputati con l’incarico diredigere un nuovo regolamento per l’uso delle acque comunali.
(17) In effetti l’inventario Archidata aveva considerato atti di Antico Regime copie ottocentesche di atti antichi utilizzati come atti di causa per la vertenza tra gli utenti delle acque del fiume Brembo e la città di Milano in seguito alla presentazione al Ministero dei Lavori Pubblici da parte della stessa città del progetto della Società Italiana per Condotte d’Acqua per la conduzione a Milano di acque potabili prelevate dalle sorgenti del Brembo (unità 1862). Ancora tra il 1888 e il 1892 in ocasione della richiesta di un prestito alla Commissione Centrale di Beneficenza e alla Banca Popolare di Milano di lire 55.000 per la costruzione della nuova diga sul fiume Brembo vengono trasmessi alla commissione i documenti antichi circa la proprietà delle acque derivate dal fiume (unità 1909 che contiene tra l’altro: “Elenco delle pergamene sciolte e documenti che si trasmettono alla onorevole Commissione centrale amministratrice della Cassa di Risparmio di Milano”).
(18) Unità 1086. Paolo de’ Capita d’Arzago della cessata Municipalità sottoscrive la consegna alla nuova deputazione all’estimo: "Li suddetti atti si sono ricevuti dal cessato Presidente alla presenza dei deputati dell’estimo e del regio Cancelliere qui abbasso sottoscritti. Paolo de Capitani di Arzago che fu presidente della cessata municipalità fu presente alla costruzione del presente inventario, Carlo Degani Sostituto del primo deputato dell’estimo il signor marchese Carcani, Giovanni Brugnetti sostituto del secondo deputato il signor Brambilla, Bartolomeo Songa Deputato dell’estimo, Gira Regio Cancelliere. Il 13 agosto 1800 questo inventario (con l’archivio in esso descritto) viene ritirato dalla Municipalità di nuovo insediata: "Treviglio 25 termidoro anno 8° repubblicano – 13 agosto 1800. L’amministrazione comunale di Treviglio premesso l’opportuno riscontro di quanto leggesi nel presente "Elenco di tutte le carte esistenti in archivio della dimessa municipalità sottoscritto dal cittadino Paolo de’ Capitani d’Arzago come presidente della medesima e dal cittadino Carlo Degani sostituito dall’ex marches Carcano e Giovanni Brugnetti, sostituto di Giovanni Brambilla, e Bartolomeo Songa, deputato dell’estimo e dal cancelliere Carlo Gira sotto il giorno 2 gennaio 1800, ha ricevuto dal detto cancelliere Carlo Gira e ritirato a sé tutto quanto ita descritto nell’elenco stesso a riserva della “Nota delle persone facoltose” al fascicolo 56 Amministrazione municipale e si rialascia al ridetto cancelliere Carlo Gira una dichiarazione simile alla presente per ogni sua giustificazione. Sul momento viene rinvenuta la “Nota delle persone facoltose” come sopra eccettuata. In fede di tuttochè.Arrigoni deputato, Pagliocchi agente municpale, Lucchini aggiunto municipale, Crippa segretario.
(19) Si segnala all’interno del titolo “Amministrazioni municipali” l’unità 486 che racchiude le deliberazioni della Municipalità Distrettuale della Roggia Nuova per le quali vengono convocati gli agenti municipali e gli aggiunti dei seguenti comuni: Castel Rozzone, Fara Gera d’Adda, Rivolta, Misano, Pagazzano, Caravaggio, Arzago, Vailate, Calvenzano, Fornovo, Pontirolo, Canonica, Casirate, Bariano, Brignano, Massari de’ Melzi, Morengo. Le deliberazioni si svolgono alla presenza di un Commissario del Potere Esecutivo presso la Municipalità e vengono nominati un presidente, un agente municipale e un segretario.
(20) Unità 2147.
Criteri di ordinamento
Il fondo è stato suddiviso secondo cesure cronologiche in 6 sezioni: Antico Regime 1185-1796, Prima Repubblica Cisalpina 1796-1799, Periodo Austro-Russo 1799-1800, Seconda Repubblica Cisalpina e Regno d’Italia 1800-1814, Regno Lombardo-Veneto 1815-1859, Regno di Sardegna e Regno d’Italia 1859-1898.
Alle unità archivistiche è stato assegnato un numero unico progressivo. Le serie particolari riferita all’ultima sezione hanno una numerazione che rimonta da 1 per ogni serie.
Stato di conservazione
Il fondo è complessivamente in buono stato di conservazione è conservato in locali idonei presso la Biblioteca Civica. Danni particolari sono stati segnalati nell’apposito campo della descrizione delle singole unità interessate.
Codici identificativi:
- MIBA00DF2B (PLAIN) | Annotazioni: Verificato il 18/10/2013
Soggetti conservatori
Soggetti produttori
- Comune di Treviglio sec. XIII -
- Commissario del distretto di Treviglio 1816 - 1859
Progetti
- Comune di Treviglio (1995-2008)
Compilatori
- Antonino Piscitello (Archivista)
Link risorsa: http://lombardiarchivi.servizirl.it/fonds/991