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Congregazione dello Stato

Congregazione dello Stato (1543 - 1800)

38 unità archivistiche di primo livello collegate

Serie

Le origini della congregazione dello stato sono da far risalire al 1543, anno in cui iniziano le operazioni per l'attuazione dell'estimo generale ordinato dall'imperatore Carlo V; pertanto i rappresentanti delle città dello stato, gli oratori, si riuniscono a Milano per fare valere gli antichi privilegi in materia fiscale. Qualche anno dopo, nel 1560 circa, si aggiungono i rappresentanti del contado, i sindaci generali, con l'obiettivo di controllare le iniziative degli oratori e per non rimanere esclusi da eventuali decisioni. La congregazione nasce quindi in modo "spontaneo", senza alcun atto ufficiale. Presidente è il vicario di provvisione di Milano, il quale è anche a capo di una delle principali magistrature cittadine(1).

Membri della congregazione sono gli oratori delle città costituenti lo stato(2), i sindaci generali del ducato (il contado milanese), due conservatori patrimoniali (uno di toga e uno di spada). Gli organi designatori degli oratori sono i consigli decurionali; i sindaci vengono eletti dagli organi rappresentanti il contado milanese, presumibilmente la congregazione generale del ducato(3).

Gli oratori non milanesi rappresentano l'intera provincia e non la sola città. Oltre agli oratori e ai sindaci la congregazione comprende un regio luogotenente, più una gamma di dipendenti costituenti la struttura burocratica: un archivista, gli scrivani, il segretario ecc.

La sede di riunione è quella del tribunale di provvisione, in caso di indisposizione del vicario le adunanze possono svolgersi nell'abitazione di quest'ultimo(4).

Appositi segretari stendono i verbali delle adunanze, una copia dei quali deve essere inviata al governatore.

Le principali competenze della congregazione riguardano la distribuzione dei carichi fiscali, il cui ammontare è però stabilito dal magistrato delle entrate camerali e dal governatore. Altra attività è quella di credito; in cambio di un prestito allo stato, è autorizzata dallo stesso a riscuotere un'imposta indiretta della quale appaltava la riscossione, ottenendone in cambio una somma per il suddetto prestito. La congregazione gestisce anche l'impresa del "rimplazzo", consistente nei diversi sostentamenti alle truppe, mediante un appalto il cui appaltatore viene risarcito col fondo della "diaria contribuzione", alla quale partecipano le città e le comunità dello stato.

Nel 1786 Giuseppe II sancisce l'abolizione della congregazione dello stato, che si colloca all'interno di un programma di accentramento amministrativo di più vasta portata. L'abolizione è la conclusione di un processo di progressiva esautorazione di questa magistratura locale da far risalire ad almeno venti anni prima, all'inizio della plenipotenza Firmian. Le istituzioni centrali si limitano ormai a comunicare alla congregazione decisioni già prese, senza consultarla in fase preliminare; negli anni settanta sono molto frequenti le comunicazioni sulle regalie alienate e riscattate.

Nel 1772 si ha l'inserimento di un regio delegato; il designato è Luigi Trotti, e viene così limitata la tradizionale autonomia(5) della congregazione.

Nel 1780 le viene chiesto di riordinare l'archivio(6), operazione conclusasi nel 1785; nello stesso anno vengono definiti tutti i conti delle fazioni militari dei diversi anni(7); vengono raccolte presso la sede della congregazione tutte le carte, le gride, gli ordini che la riguardano(8).

Nel 1786 si assiste al trasferimento alla "regia militare" dei mobili del cessato rimplazzo, si hanno dimissioni tra il personale burocratico, mentre il vicario di provvisione Fabio Visconti viene destinato alla carica di assessore del tribunale di prima istanza(9); fino ad arrivare al decreto di governo del 30 settembre 1786 in cui si dichiara che la congregazione cesserà le attività l'1 novembre dello stesso anno. La congregazione segue l'indicazione di non smembrare l'archivio per singola provincia, conservandone così l'integrità; altre indicazioni generali sull'archivio sono contenute nel decreto di governo del 23 ottobre 1786, compresa la nomina di un archivista, assolta poi nella persona di Antonio Chignolo, il quale viene anche incaricato di stampare diverse copie di un indice delle scritture per distribuirle a tutti i Funzionari pubblici(10).

La congregazione viene ripristinata nel 1791, con un dispaccio di Leopoldo II del 20 gennaio. Questo è preceduto da un altro dispaccio del 6 maggio 1790(11), in cui il nuovo imperatore invita i Funzionari pubblici della Lombardia ad incontrarsi a Milano per discutere le forme di una nuova rappresentanza, che si realizza appunto con il ripristino della congregazione dello stato.

Il dispaccio del 21 gennaio(12) fornisce una prima legittimazione ufficiale dell'organismo, formalmente non esistente prima dell'abolizione. Le competenze sono più ampie e meglio definite. La congregazione deve essere sentita dal governo in tutte le questioni riguardanti l'interesse generale dello stato; può esprimere un proprio parere in materia di bilancio preventivo dell'imposta generale; le vengono recapitati i regolamenti, gli editti, le carte pubbliche; gestisce l'amministrazione del fondo per le spese militari; può inviare un rappresentante stabile a Vienna e questo consente un rapporto diretto con il sovrano, senza la mediazione del governo; in passato la congregazione si limitava ad inviare periodiche ambascerie a corte(13).

Con il 1791 si ha l'abolizione della denominazione di sindaco e oratore e la sostituzione con assessore primo e secondo; viene conservata la figura del regio delegato.

Il materiale documentario su questa magistratura, raccolto e ordinato presso l'archivio civico, è diviso in una parte di "provvidenze generali" e in un'altra di "appuntamenti"(14). Nella prima si trovano atti diversi: editti, memoriali, suppliche, ordini e corrispondenze; gli "appuntamenti" costituiscono invece i verbali delle adunanze, per lo più nella forma sintetica dei "transunti", in cui l'oggetto è solo accennato; si fa riferimento alle decisioni prese dalle magistrature politiche regie e locali, in modo particolare negli anni di fervore riformistico teresiano e ancora di più giuseppino, le quali hanno spesso un ulteriore riscontro documentario nelle "provvidenze generali".

Gentile Pagani, archivista dell'archivio civico negli anni ottanta del secolo scorso e autore di un'opera storica e illustrativa sullo stesso archivio, riferendosi alla sottoserie in questione cita un "bellissimo inventario del 1740, che ci è rimasto con una cinquantina circa di mazzi di carte e poco più di una dozzina di registri"(15), questi ultimi oggi non reperibili.

Il criterio di schedatura ha considerato la busta come unità archivistica, per ragioni di uniformità con altre sottoserie del fondo e di coerenza con l'inventario in adozione presso l'archivio civico. L'organizzazione dei dati ha privilegiato l'aspetto contenutistico, il quale è stato espresso in maniera piuttosto sintetica, data l'estrema varietà e la consistente mole documentaria di ogni singola busta.

Tra le cartelle della congregazione dello stato una sola oltrepassa il limite cronologico di antico regime (b. 296, "Delegazione generale delle province", 1799 − 1800)(16), si è comunque deciso di ultimare la schedatura per la completezza della sottoserie e della storia della magistratura. La b. 297, ("Congregazione dei sindaci dei contadi − provvidenze generali"), pur trovandosi in questa sottoserie, ha la sua, collocazione logica in quella della "congregazione del ducato"; anche in questo caso la schedatura è stata comunque effettuata rispettando la collocazione.

1. Tribunale di provvisione, fondo "Dicasteri", sottoserie 7 − 9; consiglio generale, fondo "Dicasteri", sottoserie 3.

2. Milano, Pavia, Lodi, Cremona, Como, Novara, Tortona, Alessandria, Vigevano.

3. Fondo "Dicasteri", sottoserie 13.

4. B. 291: ordine governativo (21 luglio 1671) che pone fine alle riunioni in casa del vicario precisando che le stesse devono avvenire in edificio pubblico.

5. B. 321, fasc. 5: dispaccio reale, 5 dicembre 1771.

6. B. 322, fasc. 6.

7. B. 323, fasc. 2.

8. B. 293: lettera della camera dei conti al regio delegato Luigi Trotti in cui risponde alla richiesta di far pervenire le carte riguardanti la congregazione dello stato (23 luglio 1785).

9. B. 293, fasc. 3.

10. B. 293, fasc. 4.

11. Fondo "Dicasteri", sottoserie 5, b. 179, unità 290. Trovansi anche i protocolli della "deputazione sociale", cioé la rappresentanza lombarda precedente il ripristino della congregazione, e il dispaccio del 21 gennaio che legittima la nuova congregazione.

12. Cfr. nota 11, sottoserie 14, introduzione. Il dispaccio è composto da 56 articoli di provvidenze generali e da 63 di particolari; i punti fondamentali riguardano il ripristino della congregazione dello stato, la riforma daziaria e i corpi civici delle province.

13. Fondo "Dicasteri", sottoserie 5, 6.

14. "Provvidenze generali", bb. 291 − 297, unità 388 − 394; "appuntamenti", 298 − 328, unità 395 − 425.

15. Cfr. G. Pagani, "L'archivio civico …", cit., p. 35.

16. Trattasi della rappresentanza delle province lombarde durante la dominazione austriaca successiva all'occupazione austro − russa nel 1799 − 1800.

Codici identificativi:

  • MIBA0035A5 (PLAIN) | Annotazioni: Verificato il 18/10/2013