Casa dell'orfano - Preventorio per la fanciullezza ( 1925 - )

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Ente di assistenza e beneficenza

Altre denominazioni:

  • Casa degli orfani di guerra Vittorio Emanuele III [dal 1925 al 1932 circa]
  • Casa dell'orfano - Preventorio antitubercolare per la fanciullezza Vittorio Emanuele III [dal 1933 al 1937 circa]
  • Casa dell'orfano - Preventorio per la fanciullezza Vittorio Emanuele III ( [dal 1937 al 1943 circa]
  • Casa dell’orfano – Ente assistenziale ed educativo mons. G. Antonietti [dal 1992]

Profilo storico / Biografia

La Casa dell’orfano di Ponte Selva, in Comune di Clusone (1), nasce nel 1925 per opera del Patronato provinciale orfani di guerra di Bergamo e in particolare per iniziativa del sacerdote e cappellano militare Giovanni Antonietti.
Il Patronato era sorto nel 1917 per assicurare assistenza morale e materiale agli orfani di guerra della provincia di Bergamo attraverso l’erogazione di sussidi e l’invio degli orfani alle colonie estive o luoghi di cura. Con il passare del tempo si era però fatta sentire in maniera sempre più urgente la necessità di creare un ricovero permanente per accogliere i bambini orfani di guerra “fisicamente predisposti alla tubercolosi, bisognosi di cure ricostituenti e di disagiata condizione” (2). Un’indagine condotta in tutta la Provincia di Bergamo dal dottor Gino Casali del Dispensario antitubercolare di Bergamo, formalmente incaricato dal Patronato provinciale, aveva infatti messo in luce come la miseria e la denutrizione in cui vivevano molti orfani di guerra ne pregiudicasse seriamente la salute, esponendoli in particolare al pericolo di contrarre la tubercolosi. Nel 1924 il dottor Casali aveva già posto le basi per la creazione di un sanatorio a Ponte Selva di Clusone, luogo particolarmente salubre per la presenza di una vasta pineta, ma una serie di ostacoli aveva impedito la realizzazione del progetto.
L’idea di Casali viene quindi rielaborata da Giovanni Antonietti che pensa ad un istituto di prevenzione antitubercolare per gli orfani di guerra con uno scopo anche di tutela sociale e morale degli orfani. Per la realizzazione dell’opera, finanziata con offerte di diversi benefattori e con la somma di centomila lire stanziata dal Comitato provinciale orfani di guerra, il Patronato provinciale procede all’acquisto di “una villa con annesso terreno e rustico con stalla e di altro fabbricato per serbatoio di acqua potabile” situati a Ponte Selva e di proprietà Agnese Gamba Regazzoni di Ponteranica, come risulta dal preliminare di compravendita 22 gennaio 1925.
Un importante sostegno anche economico all’iniziativa viene dato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri che invia a Bergamo Guido Letta incaricandolo di agevolare le pratiche necessarie; sottosegretario alla Presidenza del consiglio è a quell’epoca Giacomo Suardo.
La Casa, che viene intitolata al re in occasione del suo 25° anno di regno, apre i battenti il 24 giugno 1925 con il nome di “Casa degli orfani di guerra Vittorio Emanuele III” ed è inaugurata il 28 dello stesso mese. Al momento dell’apertura ospita già quaranta orfani.
L’amministrazione della Casa, che non si costituisce come ente morale, è formalmente affidata al Patronato provinciale per gli orfani di guerra. La direzione viene assunta dallo stesso Antonietti, affiancato nella gestione dal personale religioso fornito dall’Istituto delle suore del Prezioso Sangue di Monza. La sorveglianza sanitaria è affidata a un medico in stretta collaborazione con il Dispensario antitubercolare provinciale e il Sanatorio di Groppino.
Nel corso degli anni personale laico, scelto in prevalenza tra gli stessi orfani allevati nella Casa, si aggiungerà a quello religioso.
Nell’agosto del 1925 la Casa si dota anche di un regolamento interno che illustra gli scopi dell’opera e i criteri di ammissione e detta alcune norme di vita comunitaria. L’istituto disponeva allora di cinquanta posti, da destinare per metà ai maschi e per metà alle femmine. I richiedenti dovevano avere compiuto il quinto anno d’età e non superato il quindicesimo, con l’eccezione degli orfani della guerra 1915-1918 che potevano essere accolti fino al ventunesimo anno di età. Gli orfani ricoverati erano obbligati a frequentare le scuole interne alla Casa fino alla quinta classe elementare. Compiuto il corso scolastico, gli orfani sarebbero stati impiegati nei lavori necessari all’andamento ordinario della Casa; giardino, orto, stalla, guardaroba, cucina, ecc.
Ferma restando la precedenza riservata agli orfani di guerra, fin dai primi anni la Casa viene aperta a qualunque fanciullo della provincia di Bergamo senza genitori e in condizioni morali e materiali di bisogno.
Le cure che vi si praticano sono di carattere dietetico, climatico ed elioterapico.
A partire dal 1926, inoltre, all’attività ordinaria e permanente della Casa si aggiunge il funzionamento della Colonia montana, attiva nella stagione estiva da giugno a settembre.
Nel primo decennio di vita la Casa muta frequentemente denominazione; già dal 1933 circa la carta intestata riporta il nome “Casa dell’orfano – Preventorio antitubercolare per la fanciullezza Vittorio Emanuele III”, che pochi anni più tardi muta nuovamente in “Casa dell’orfano – Preventorio per la fanciullezza Vittorio Emanuele III”.
Quando con la legge 26 luglio 1929 n. 1397 viene istituita l’Opera nazionale per gli orfani di guerra (ONOG), articolata in Comitati provinciali, il Patronato passa sotto il controllo del Comitato provinciale di Bergamo e la sua sfera d’attività viene ridotta alla sola amministrazione della Casa, con la quale da quel momento in poi finisce in pratica con l’identificarsi. A seguito di questi cambiamenti, con decreto prefettizio 21 maggio 1930 Giovanni Antonietti viene nominato commissario straordinario per la temporanea amministrazione del Patronato e della Casa e per promuovere le modifiche statutarie necessarie al nuovo assetto istituzionale.
Il Patronato correva ora il serio pericolo di venire completamente assorbito dall’ONOG. Per evitare che la Casa potesse seguire lo stesso destino Antonietti ritiene allora opportuno programmarne l’erezione in ente morale, procrastinando invece la stesura del nuovo statuto del Patronato.
Il piano di Antonietti giunge a parziale compimento il 10 giugno 1943 quando, alla presenza del notaio Giuseppe Locatelli di Bergamo, viene steso l’atto di riconoscimento della fondazione della Casa con valore di atto costitutivo. Sei sono i sottoscrittori, fra i quali figurano il senatore Giacomo Suardo, il vescovo di Bergamo Adriano Bernareggi, il sindaco di Bergamo durante la guerra 1915-18 Sebastiano Zilioli, la madre della triplice medaglia al valore militare Antonio Locatelli.
Il lungo proemio storico dell’atto illustra dettagliatamente la storia della Casa fino a quel momento, mentre le dichiarazioni dei sottoscrittori confermano finalità e modalità di funzionamento dell’istituzione.
Allegato lo statuto predisposto da Antonietti, suddiviso in 6 capi e 35 articoli oltre ad un proemio storico:
- l’istituto assume la denominazione di “Casa dell’orfano Vittorio Emanuele III – Preventorio per la fanciullezza” (art. 1)
- la sua opera si esplica nella cura, attraverso ricoveri permanenti e colonie estive, dei fanciulli anemici, deperiti, predisposti alla tubercolosi; provvede inoltre ad assistere gli orfani soli, senza casa e guida (art. 2)
- la Casa è provinciale ed accoglie gli orfani di ambo i sessi dai 6 ai 13 anni. I ricoveri sono gratuiti sino a disposizione del bilancio, a pagamento nelle condizioni stabilite dal regolamento (art. 3)
- la precedenza è data agli orfani di guerra e dei caduti “comunque e ovunque per la causa nazionale”, ai figli di famiglie numerose e agli orfani senza congiunti (art. 4)
- i ricoverati ricevono l’istruzione elementare all’interno della Casa (art. 5)
- la Casa conforma la propria attività alle disposizioni di legge, a quelle dell’Opera nazionale per la protezione della maternità e dell’infanzia e del Consorzio provinciale antitubercolare, e alle direttive della religione cattolica apostolica romana (art. 9)
- il patrimonio della Casa è costituito da beni mobili e immobili e da titoli del debito pubblico (art. 11)
- oltre che dai redditi del patrimonio i mezzi finanziari della Casa provengono da contributi di enti pubblici e di istituzioni di beneficenza, dai contributi annuali di benefattori detti Amici e da elargizioni e donazioni spontanee (art. 12)
- la Casa si appoggia materialmente e moralmente agli Amici, distinti in fondatori e ordinari (art. 13)
- organi della Casa sono (artt. 16-31): l’Assemblea degli Amici benefattori (costituita dai soci in regola con i pagamenti), il Consiglio d’amministrazione (composto da cinque membri, in carica per quattro anni, rieleggibili e nominati uno dall’Ordinario diocesano, uno dal Rettorato provinciale, uno dal Comitato provinciale orfani di guerra, due dall’Assemblea degli Amici), il presidente, nominato dal Consiglio; il Consiglio nomina inoltre il direttore, il vice direttore, il sanitario e il cassiere
- il personale dipendente, impiegato, salariato o diversamente retribuito, è stabilito dal relativo organico (art. 32)
- Giovanni Antonietti rivestirà la carica di presidente a vita (art. 35).
Viene quindi inoltrata richiesta al Re per l’erezione in ente morale della Casa. Con nota 1 marzo 1944 il Ministero richiede che lo statuto venga uniformato allo schema di statuto ministeriale per gli orfanotrofi e da quel momento la pratica si arena. Gli eventi bellici e i seguenti mutamenti politici non ne consentiranno poi l’attuazione.
Nel frattempo la Casa ha notevolmente incrementato il proprio patrimonio, anche grazie a lasciti e donazioni da parte di numerosi benefattori, tra i quali anche Giacomo Suardo che con testamento del 1947 nomina la Casa dell’orfano nella persona di Giovanni Antonietti erede universale delle sue sostanze.
L’acquisto di terreni circostanti permette la costruzione di nuovi padiglioni per una più razionale organizzazione delle attività e dei servizi.
Nel 1950 la Casa dispone di nove padiglioni e si configura ormai come un villaggio. Vi si trovano:
- la casa madre (la casa acquistata nel 1925) con cucine, refettori, sale di soggiorno, direzione, dormitori
- il padiglione Giulia Suardo Scotti (1926-1927) con vari servizi e terrazza
- la chiesa (1928-1929)
- il padiglione dei servizi (1929-1930) con lavanderia, servizi vari, garage e torre per il serbatoio dell’acqua
- la portineria (1930) per l’accettazione, le visite mediche e l’immatricolazione degli orfani, dove, dal 1948, viene istituito un vero e proprio ambulatorio medico
- l’infermeria (1933-1934) con otto camere di degenza e reparto d’isolamento, presenziata da un’infermiera in pianta stabile
- la casa colonica (1935) con stalla per la produzione di latte e prato per la produzione di fieno
- le scuole (1939) con aule, biblioteca, sala di lettura e camere
- il teatro (1948-1950)
Vi si trovano inoltre una cappella per le funzioni religiose all’aperto e un grande pilo alzabandiera (1937) dedicato al caduto di guerra Antonio Locatelli.
Con l’ampliamento della Casa anche la ricettività aumenta: i posti letto passano dai cinquanta iniziali ai centosessanta segnalati già nelle statistiche degli anni Quaranta.
Con decreto prefettizio 3 luglio 1958 viene costituita una nuova Commissione straordinaria con il compito di amministrare temporaneamente la Casa e promuoverne il definitivo assetto giuridico. Ancora una volta Giovanni Antonietti è nominato presidente della Commissione e incaricato dell’esecuzione del decreto.
E’ solo dieci anni più tardi però, l’8 giugno 1968, che con atto del notaio Gian Mario Grazioli di Bergamo i membri della Commissione straordinaria deliberano la trasformazione della Casa dell’orfano in istituzione di pubblica assistenza e beneficenza, a norma della legge 17 luglio 1890 n. 6792 e successive modifiche, con la denominazione di “Casa dell’orfano – Preventorio per la fanciullezza”.
Viene anche approntato un nuovo statuto, suddiviso in 3 capi e 24 articoli con richiamo al proemio storico contenuto nell’atto di riconoscimento del 1943. Il nuovo statuto apporta solo poche modifiche al precedente, dettate sostanzialmente dai mutamenti politici e istituzionali intervenuti nel frattempo.
- l’ente continuerà con programma immutato la sua attività assistenziale ed educativa (art. 1); esso non si configura come orfanotrofio ma come “casa a tipo famiglia” e si prefigge come scopo “la prevenzione fisica e morale della fanciullezza comunque bisognosa: fanciulli anemici, deperiti, bisognosi di cure ricostituenti, orfani senza casa o guida, fanciulli abbandonati o trascurati dai genitori (art. 2)
- la Casa è divisa in due sezioni, una permanente e una destinata alla cura montana temporanea durante la stagione estiva (art. 3); accoglie gli orfani di ambo i sessi dai 6 ai 12 anni e i ricoveri sono gratuiti, semi-gratuiti o a pagamento secondo la disponibilità di bilancio e le condizioni stabilite da apposito regolamento (artt. 4-5)
- nell’ammissione la preferenza è data agli orfani dei caduti “comunque e ovunque per la patria, per pubblica calamità, o infortunati sul lavoro”, ai figli di famiglie numerose e povere e agli orfani senza congiunti (art. 7)
- gli ospiti ricevono l’istruzione elementare all’interno della Casa secondo le norme stabilite per le scuole di Stato (art. 8)
- la Casa conforma la propria attività alle disposizioni di legge e agli insegnamenti della chiesa cattolica (art. 12)
- il patrimonio della Casa è costituito da beni mobili e immobili e da titoli del debito pubblico; oltre ai redditi del patrimonio i mezzi finanziari provengono da contributi di enti pubblici e di istituzioni di beneficenza, dalle rette degli ospiti paganti e da elargizioni e donazioni spontanee (artt.13-14).
- la Casa è retta da un Consiglio d’amministrazione composto da cinque membri (nominati da Prefettura, Ordinario diocesano, Ordinario militare d’Italia, Amministrazione provinciale e Comune di Clusone) compreso il presidente che è nominato in seno al Consiglio stesso (art. 15-16).
- le attribuzioni del Consiglio e del presidente sono stabilite dagli articoli 17-23; tra le altre cose, il Consiglio nomina il direttore, il sanitario e il cassiere.
Finalmente, con decreto del presidente della Repubblica 18 aprile 1969 la Casa viene eretta in ente morale e lo statuto approvato.
Con convenzione 27 giugno 1969 la direzione e la gestione della Casa vengono affidate ai sacerdoti della Piccola opera divina provvidenza don Orione e per essa alla Provincia religiosa di S. Marziano con sede in Milano, ferma restando l’opera delle suore del Prezioso Sangue di Monza per l’assistenza alle bambine e i servizi di cucina, guardaroba e lavanderia. Cessano in questo modo la direzione e gestione di Antonietti che continuerà però a svolgere l’incarico di presidente fino alla sua morte nel 1976.
Nel 1975 il patrimonio della Casa si arricchisce del nuovo consistente lascito disposto per volontà testamentaria da Gian Antonio Beretta di Bergamo, consistente in titoli azionari e beni immobili situati a Milano, Sovere, Angolo e altrove.
Con il passare degli anni e i notevoli mutamenti sociali degli ultimi decenni le richieste di ricovero in preventorio si fanno sempre più rare e anche l’Opera don Orione è costretta a lasciare la direzione della Casa. Questa viene temporaneamente assunta da un sacerdote dei Preti del Sacro Cuore, poi nel 1978, per interessamento del vescovo Oggioni la gestione passa nelle mani della Congregazione della Sacra Famiglia di Martinengo.
Il 29 maggio 1978 il Consiglio d’amministrazione della Casa invia alla Presidenza del Consiglio dei ministri un’istanza chiedendo di essere compresa nell’elenco delle IPAB da escludere dal trasferimento ai comuni (art. 25 del dpr 616/1977) in quanto istituto che svolge attività inerenti alla sfera educativa religiosa. Nell’istanza sono illustrati i servizi interni ed esteri della Casa, alcuni dei quali hanno subito dei cambiamenti:
- gli ospiti hanno età compresa tra i 6 e i 15 anni se maschi, tra i 6 e i 12 se femmine
- frequentano le scuole pubbliche di Clusone, mentre le vecchie scuole sono adibite a doposcuola
- la direzione mantiene rapporti continuativi con gli organi scolastici, con i servizi sociali comunali, con il Tribunale per i minorenni di Brescia e con il giudice tutelare di Clusone
- durante i mesi di luglio e agosto la Casa gestisce un soggiorno climatico estivo per ragazzi inviati da enti, ditte e privati
- la Casa è dotata di infermeria con gabinetto dentistico, schermografico e padiglione di isolamento, diretto da un’assistente sanitaria diplomata
- la struttura della casa è composta da sei padiglioni: tre per gli ospiti fissi, due per la colonia climatica estiva, uno di isolamento,
- il personale si compone di tre sacerdoti con compiti direttivi, un sanitario, due assistenti volontari, otto persone di servizio.
In un censimento dei servizi di comunità e degli istituti educativo assistenziali effettuato nel 1989 dalla Regione Lombardia la Casa dell’orfano compare come istituto per minori con famiglie in difficoltà per ragazzi d’ambo i sessi compresi tra i 15 e i 18 anni d’età.
In una successiva rilevazione delle IPAB operanti sul territorio regionale del 1990 i servizi della Casa si configurano come assistenza ai minori e colonia estiva.
L’attività assistenziale della Casa va però progressivamente diminuendo. All’inizio degli anni Novanta la Casa ospita ormai solo una ventina di ragazzi, numero destinato a diminuire ulteriormente negli anni successivi. L’ultimo decennio del XX secolo è così caratterizzato da diversi tentativi di riconversione e ammodernamento dell’ente.
Tra il 1986 e il 1990 gli edifici un tempo adibiti a case coloniche vengono ristrutturati e riconvertiti in sedi del dipartimento dei vigili del fuoco e della caserma del Corpo forestale di Clusone.
Nel 1992 viene approntato un nuovo statuto organico, approvato con delibera della Giunta regionale della Lombardia 19 novembre 1992, dove la denominazione e gli scopi dell’istituto vengono aggiornati.
Il nuovo statuto è suddiviso in 17 articoli.
- la Casa continua la sua attività in forma aggiornata e conforme alle attuali esigenze socio-assistenziali assumendo la nuova denominazione di Casa dell’orfano – Ente assistenziale educativo mons. G. Antonietti (art. 1)
- suo scopo è fornire ospitalità, assistenza, educazione, formazione professionale a giovani e minori anche in situazione di devianza e disadattamento o comunque in difficoltà mediante l’istituzione e la gestione di servizi in forma diretta o per mezzo di convenzioni con enti pubblici o privati (art. 2)
- l’accoglienza può essere gratuita, semigratuita o a pagamento, apposito regolamento regolerà le modalità di ammissione (art. 3)
- gli ospiti riceveranno adeguata istruzione ed educazione conformemente alle prescrizioni di legge e, per la parte spirituale e morale, agli insegnamenti della religione cattolica (art. 4)
- il patrimonio della Casa è costituito da beni mobili e immobili e da titoli del debito pubblico o altri titoli provenienti da donazioni; oltre ai redditi del patrimonio i mezzi finanziari provengono da contributi di enti pubblici e di istituzioni di beneficenza, dalle rette degli ospiti paganti e da elargizioni e donazioni spontanee (artt. 6-7).
- l’amministrazione della Casa è affidata ad un Consiglio d’amministrazione composto da cinque membri in carica per quattro anni e rieleggibili, nominati da: Assessore regionale all’assistenza e sicurezza sociale pro tempore, Ordinario diocesano, Ordinario militare d’Italia, Amministrazione provinciale (scelto di preferenza tra i membri del Comitato provinciale del nastro azzurro) e Comune di Clusone; il presidente che è nominato in seno al Consiglio stesso (artt. 8-9).
- le attribuzioni del Consiglio e del presidente sono stabilite dagli articoli da 10 a 16; tra le altre cose, il Consiglio nomina il direttore, il sanitario e il cassiere che dovrà essere una banca di interesse locale.
Inoltre, con delibera della Giunta regionale della Lombardia 30 marzo 1993, a norma delle leggi regionali 27 marzo 1990 n. 21 e 22, l’Ipab Casa dell’orfano ottiene la depubblicizzazione e il riconoscimento della personalità giuridica di diritto privato.
Tra il 1989 e il 1994 è poi predisposto un progetto di sistemazione di alcuni padiglioni della Casa in vista di un possibile spostamento in quei locali della sede del Centro di formazione professionale alberghiero di Clusone, una soluzione che avrebbe consentito la sopravvivenza dell’ente negli anni a venire. Le pratiche per attuare il progetto si trascineranno fino al 1997 e si concluderanno con un nulla di fatto anche per la ferma opposizione dell’Associazione allievi e amici di mons. Antonietti. Dal 1997, invece, il Consiglio di amministrazione della Casa concede all’Associazione l’uso del vecchio padiglione delle scuole, della chiesa e dell’area esterna per intraprendere alcune attività in proprio.
Infine, nel 2009 viene istituita la Fondazione di diritto privato Casa dell’orfano mons. Giovanni Antonietti, ente senza scopo di lucro, che si propone di “promuovere l’esclusivo perseguimento di finalità di solidarietà sociale, svolgendo la propria attività primaria nel settore dell’educazione, dell’assistenza, dell’integrazione e della promozione sociale e culturale delle giovani generazioni, ispirandosi e riferendosi ai valori cristiani che animarono la missione educativa di Mons. Giovanni Antonietti” (3).

Complessi archivistici

Fonti

  • Antonietti 1950 = La Casa dell'orfano - Ponte Selva - 24 giugno 1925-1950, Istituto italiano d'arti grafiche, 1950
  • Casa dell'orfano, Regolamento interno 1925 = Regolamento interno della Casa dell'orfano, 1925
  • Casa orfano, Atto di riconoscimento e statuto 1943 = Atto di riconoscimento e statuto, 10 giugno 1943
  • Casa dell'orfano, Statuto 1992 = Statuto della Casa dll'orfano, 19 novembre 1992
  • Casa dell'orfano, 2009 = Statuto della Casa dell’orfano mons. Giovanni Antonietti, 2009
  • Antonietti 1939 = La Casa dell'orfano in Ponte Selva nelle nozze d'argento sacerdotali del presidente cav. don Giovanni Antonietti 1914-1939, S.A. Editrice S. Alessandro, 1939
  • Antonietti 1974 = Antonietti, Giovanni, Nozze di diamante, 1974
  • Antonietti 2016 = In memoria di mons. Giovanni Antonietti - Testimoninanza a più voci, Graphic & Print Lab, 2016
  • Associazione allievi e amici di mons. Antonietti, Statuto 1979 = Schema di statuto, 1979

Compilatori

  • Prima redazione: Laura Soggetti (archivista) - Data intervento: 30 settembre 2016
  • Revisione: Sergio Primo Del Bello (archivista) - Data intervento: 31 ottobre 2016