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Lettere da Beltrami

Lettere da Beltrami (1808 febbraio 15 - 1827 novembre 18)

Serie

Consistenza archivistica: Una cartellina

Il carteggio, indirizzato dal Beltrami al suo amico Vincenzo Lancetti, capo delle Sezioni dell'Archivio Generale e delle Scuole Militari al Ministero della Guerra di Milano, riguarda gli argomenti più disparati. Sono presenti lettere di argomento familiare, sulle sue condizioni di salute, sullo stato economico, sull'avvelenamento dei suoi cani in sua assenza, sulle condizioni politiche dell 'Europa (lettera del 2817/1808), raccomandazioni per le condizioni di salute del padre del Beltrami e per avere un interessamento da parte del Lancetti affinchè il padre potesse avere una pensione (lettera del 15/2/1808). Vi sono lettere in cui Beltrami ringrazia il Lancetti per avergli mandato libri di storia e di biografie scritti dallo stesso (lettera del 26/2/1821). Molte sono le lettere riguardanti l'interesse da parte di persone della Corte d'Austria per il Gabinetto di Scienze naturali per gli oggetti da lui raccolti durante le sue ricerche naturalistiche ed etnoantropologiche (si parla dell 'Arciduca Giovanni nella lettera del 18/11/1827), e molte altre trattano dei suoi molti spostamenti tra Roma, Napoli e la Sicilia (intrapresi tra il 1810 e il 1818). Tre lettere molto interessanti contenute nel carteggio (4/5/1825, 10/2/1826, 31/3/1826) ci danno un inquadramento perfetto del personaggio di Costantino Beltrami: in esse vengono descritte per filo e per segno le sue peripezie all'interno del continente americano. Nella lettera del 4/5/1825, inviata dal Beltrami da New Orleans rassicura l'amico Lancetti sulle sue condizioni di salute, confessandogli di essere un "'redivivo", di essere "stanco di troppo continuata febbre", e di "venire da un lungo penoso viaggio nelle interne difficili regioni del nostro Impero, ora rivolto a Confederata Repubblica del Messico", di aver veduto "immensi laghi che chiamano a ragione Canadìno Mare" per "passare quindi alla famosa Caduta del Niagara donde scenderò il gran fiume St. Lorenzo fino a Quebec" per poi trovare il modo di raggiungere l 'Europa per potersi rioccupare delle sue attività quotidiane. Afferma di aver visitato le più remote contrade messicane, le miniere e aver "trovato fossili, oro, argento, pietre e nuove gemme sconosciute anche a mineralogisti e a geologi, ha consultato polverose biblioteche e ha ottenuto oggetti rari, i storie dei costumi e delle arti dei popoli aborigeni". Nella seconda lettera, inviata da Port au Prince, nell 'isola di Haiti, al Lancetti, il Beltrami racconta all 'amico del naufragio da lui subìto nel viaggio tra New York e l'isola di Santo Domingo, presso gli scogli dell'isolotto di Piccolo Caycos: la nave perse totalmente il suo carico ma lui è "riuscito a salvare solo un piccolo bagaglio". Racconta che, nonostante la tragedia e la morte di uno dei suoi compagni di viaggio (che fu seppellito proprio sull'isolotto), "passai sei giorni felici cacciando e pescando". Nella terza lettera, datata 31/3/1826, inviata da Haiti, informa l' amico Lancetti "dì aver combattuto ed essere guarito dalla febbre gialla, flagello terribile de' stranieri in queste Indie Occidentali", afferma di aver visto molti morire di questa malattia e di aver fatto "molte osservazioni e riflessioni" e che vorrà partire "appena sarà uscito da debolezza" da Capo Haiti per New York e imbarcarsi per l 'Europa. Ultimo aspetto da evidenziare, nella lettera del 26/2/1821, intitolata "Del mio romitaggio", il Beltrami dà all 'amico Lancetti cenni dell'origine della sua famiglia: afferma di essere originaria di Got,nella Linguadoca in Francia, poi rifugiatasi in Italia nel XVIT secolo dopo l 'Editto di Nantes, e fornisce un'interessante ricostruzione di come il cognome sia andato a modificarsi (da Beltrand, poi Bertrand, infine Beltrami), denotando così un forte interesse storico anche per le sue vicende familiari.

Lingua della documentazione:

  • ita

Soggetti produttori

Compilatori

  • Prima redazione: Alessandra Pagani - Data intervento: 29 ottobre 2021