Congregazione di carità di Ghedi ( 1862 - 1937 )

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Ente di assistenza e beneficenza

Sede: Ghedi

Codici identificativi

  • MIDB0010AC (PLAIN) [Verificato il 22/10/2013]

Profilo storico / Biografia

Con legge 3 agosto 1862 n. 753 vennero ricostituite – una presso ogni comune del Regno – le Congregazioni di carità. A Ghedi il 5 gennaio 1863 si elegge il Consiglio della “nuova” Congregazione di carità: il presidente (ad essere riconfermato per un quadriennio é il sacerdote Carlo Moretti) e quattro membri (Pietro Casali, Vittore Cantù, Luigi Locatelli e Martino Pasini) (1).
Ancora nel 1878 le distribuzioni consistevano – come si legge nello Statuto già citato – in medicinali a domicilio, elemosine in denaro a favore dei poveri (infermi e cronici), dotazioni alle maritande nubili “di fama intemerata”, sussidi per il baliatico, trasporto degli ammalati all’Ospedale di Brescia, ed una dispensa annuale di pane, salvo di elargire altri speciali sussidi in circostanze straordinarie. Il regolamento interno della Congregazione di carità approvato il 10 marzo 1881 (2), precisa che i sussidi sono “ordinari e straordinari”. I primi consistono nella distribuzione di denaro una volta al mese eccetto alcuni casi di emergenza, gli altri si accordano in denaro o in generi, a seconda delle circostanze e necessitano una preventiva deliberazione da parte della Congregazione. Straordinario era anche considerato il sussidio conferito per il baliatico di bambini le cui famiglie erano miserabili e le cui madri impossibilitate ad allattare. Una tabella, compilata alla fine di ogni anno dalla Congregazione e sottoposta alla revisione del sindaco, elencava i poveri abitanti nel comune e serviva per la distirbuzione dei sussidi. Per essere iscritti nel novero delle persone a cui l’opera pia accordava i sussidi era necessario riunire i seguenti requisiti: abitare nel comune di Ghedi, essere “veramente” indigenti, essere iscritti nella tabella vigente all’epoca del sussidio. Tre erano le categorie di persone a cui poteva competere il sussidio: gli infermi ed inabili al lavoro proficuo; coloro cui il lavoro non profitta abbastanza per sopperire al mantenimento di sé e della famiglia; quelli non contemplati nelle prime due categorie ma che per straordinari bisogni sono riconosciuti meritevoli di sussidio. Quantità e qualità del sussidio erano regolate dalla categoria di appartenenza di ciascun individuo; compito dei membri dell’amministrazione era poi quello di prendere cognizione delle domande di ammissione ai soccorsi e di accertarsi della verità delle circostanze in esse esposte.
La rappresentanza del corpo morale si componeva alla fine dell’Ottocento del presidente e di quattro membri nominati dal Consiglio comunale. Il presidente restava in carica per quattro anni, mentre i membri si rinnovavano per quarto ogni anno ed erano sempre rieleggibili (3). Un segretario stipendiato, eletto dalla rappresentanza, la assisteva nel disbrigo delle attività d’ufficio, mentre un tesoriere teneva l’esercizio di cassa godendo di un aggio percentuale sulle riscossioni effettuate. Il portiere d’ufficio, anch’esso stipendiato dalla rappresentanza, aveva il compito di consegnare la corrispondenza e le notificazioni, affiggere gli avvisi e custodire e tener pulito l’ufficio, sorvegliando i beni stabili di ragione della pia opera. Nel 1876 la sede della Congregazione, di cui non conosciamo purtroppo la collocazione, era costituita da tre locali al primo piano, uno destinato alle dispense di beneficenza, il secondo (munito di “imposta a chiave”) al segretario, alle adunanze e alla collocazione degli atti d’ufficio, il terzo agli atti e ai documenti di antica data e alla cassaforte di riserva (4).
Nel 1873 (5) venne eretto l’Ospedale civico-infermeria cronici, amministrato dalla Congregazione. Già dal 1870 compaiono verbali di deliberazione in cui la giunta municipale dà il suo benestare affinché cifre solitamente utilizzate dalla Congregazione per la dispensa del grano siano utilizzate per soccorrere i cronici definiti “i veri bisognosi” al confronto di quelli che invece sono “capaci a provvedere al proprio mantenimento senza bisogno di tale caritatevole sussidio”. A prestare la loro opera nell’Ospedale a partire dal 1878 erano, come in molti degli altri ospedali sorti nell’ultimo quarto dell’Ottocento nella Bassa orientale, le suore del nuovo ordine delle Ancelle della carità, fondato da Maria Crocifissa di Rosa nel 1840. Nel 1900, con il concorso della Congregazione di carità, del comune e della Cassa di risparmio di Milano, venne eretto, su progetto dell’architetto bresciano Carlo Melchiotti, un nuovo ospedale in grado di ospitare ben diciotto malati acuti e quattordici cronici (6).
A partire dal 1882 la documentazione testimonia l’apertura estiva, presso i locali dell’Ospedale, di uno stabilimento balneario. Vi venivano accolti gli agiati dietro pagamento anticipato e i poveri del comune, la cui miseranbilità constasse da certificato municipale e muniti della prescrizione di uno dei medici chirurghi condotti, gratuitamente. I bagni erano di tre tipi: semplici, solforosi, marini. Anche la conduzione dei bagni era affidata alle Ancelle della carità. Nell’avviso del 1904 si legge che da quell’anno veniva attivata anche una locanda sanitaria per la somministrazione ai pellagrosi di una minestra, una porzione di carne, quattro pani e un quarto di vino “dalle 10 di ogni mattina”.
Il 14 novembre 1890 fu deliberata l’istituzione di una cucina economica a favore dei poveri del paese per la somministrazione di una minestra al giorno, per la durata di tre mesi a partire da dicembre sino al 28 febbraio.
L’anno successivo, riconosciuto che il ricovero dei cronici presso l’Ospedale di Brescia risultava troppo dispendioso e che la deficienza dei locali dell’ospedale locale rendeva impossibile ricoverarli tutti a Ghedi, fu firmata una convenzione tra Comune e Congregazione per l’erezione in concorso di un ricovero di mendicità per la vecchiaia povera ed impotente per difetti fisici (7). Come sede del ricovero fu scelta una casa di proprietà della Congregazione in vicolo dei vicoli n. 18, non lontano dall’Ospedale; le spese di adattamento dei locali sarebbero spettate alla Congregazione, mentre le spese di conduzione dello stabilimento (ammontanti a £ 2000 annue) sarebbero state suddivise a metà tra Comune e Congregazione non avendo il ricovero un proprio patrimonio; a quest’ultima spettavano amministrazione e direzione del ricovero; ad assistere i ricoverati sarebbero state le Ancelle di carità e il personale dell’Ospedale. Quando nel 1900 l’Ospedale viene trasferito nella nuova sede anche il Ricovero lo segue, tanto che in una lettera del settembre 1900 la Congregazione fa notare che nel nuovo fabbricato la cucina é unica per ospedale e ricovero e che sarà dunque necessario che il comune paghi a parte le spese per il vitto, essendo impossibile ripartire l’effettiva spesa occorsa per i ricoverati dell’uno e dell’altro istituto. Nel 1911 il ricovero disponeva di 8 letti per i maschi e 8 letti per le femmine (8).
Ridefinite dunque tra il 1890 e il 1928 (9) le funzioni e le attività da svolgere da parte della Congregazione di carità, nonché le modalità della sua gestione, la Congregazione di Ghedi viene descritta nello statuto del 1931 (10) come un ente che cura gli interessi dei poveri e ne assume la rappresentanza legale davanti all’autorità amministrativa e giudiziaria; amministra gli istituti e i beni affidatile per erogarne le rendite secondo le norme stabilite dalla legge, dagli Statuti, dalle tavole di fondazione e dalla volontà degli oblatori; promuove i provvedimenti amministrativi e giudiziari di assistenza e di tutela degli orfani e minorenni abbandonati, dei ciechi e dei sordomuti poveri assumendone provvisoriamente la cura nei casi di urgenza e sempre ove a ciò non provveda l’Opera Nazionale maternità e infanzia. A quell’epoca la Congregazione aveva ancora la direzione e l’amministrazione dell’Ospedale civico di Ghedi, con patrimonio e gestione separati e con proprio statuto (11). Essa era amministrata da un presidente esercitante tutte le attribuzioni relative alla gestione, assistito da un Comitato di quattro patroni avente attribuzioni esclusivamente consultive; sia il primo che questi ultimi venivano nominati dal Prefetto con mandato quadriennale che poteva essere riconfermato (12). La Congregazione di carità di Ghedi, in forza della legge del 3 giugno 1937, n. 847, venne soppressa e le sue competenze passarono al nuovo Ente comunale di assistenza (vedi).

Note
(1) “Estratto della deliberazione consigliare per la nomina della nuova Congregazione di carità”, in ACCG, b. 006.
(2) “Regolamento di amministrazione interna”, 10 marzo 1881, in ACCG, b. 1, f. 8.
(3) Stante la legge sulle Opere pie del 3 agosto 1862, art. 28.
(4) Come risulta dal “Processo verbale di ispezione alle opere pie” del 25 novembre 1876, in ACCG, b. 8, f. 3.
(5) E’ con l’Unità che nella Bassa orientale si assiste al nascere di numerosi nosocomi comunali (nel 1863 l’Ospedale civile di Gottolengo, nel 1875 quello di Calcinato, nel 1887 quello di Bagnolo Mella…). Per una storia dell’assistenza e dei luoghi di cura nella pianura bresciana orientale si veda S. Onger, Povertà e malattia. Assistenza e luoghi di cura nella pianura bresciana orientale (sec. XVIII-XIX), in Uomini, vicende, paesi della pianura orientale, Atlante della Bassa, II, Brescia, Grafo, 1987.
(6) Ibidem, p. 199.
(7) In ACCG, b. 1, f. 1.
(8) Ibidem.
(9) Con legge 17 luglio 1890, n. 6972 sulle istituzioni pubbliche di beneficenza e successivo regolamento emanato con decreto reale n. 99 del 5 febbraio 1891; poi con legge 18 luglio 1904 n. 390 e relativi regolamenti; con i regi decreti 4 febbraio 1923 n. 214, 30 dicembre 1923 n. 2841; con le leggi 17 giugno 1926 n. 1187 e 4 marzo 1928 n. 413.
(10) “Statuto organico della Congregazione di carità di Ghedi”, 1931, in ACCG, b. 1, f. 7.
(11) Ibidem, p. 4.
(12) Secondo le indicazioni contenute nell’art. 1 della legge 4 marzo 1928, n. 413.

Complessi archivistici

Profili istituzionali

Soggetti produttori

Fonti

  • Guerrini = Paolo Guerrini, Cronache di Ghedi (secoli XV-XVII), Scuola Tipog. Vescovile Artigianelli, Pavia 1929.
  • Da Lezze = Giovanni Da Lezze, Il catastico bresciano 1609-1610, Brescia, ristampa del 1973, vol. II.
  • Onger = S. Onger, Povertà e malattia. Assistenza e luoghi di cura nella pianura bresciana orientale (sec. XVIII-XIX), in Uomini, vicende, paesi della pianura orientale, Atlante della Bassa, II, Brescia, Grafo, 1987

Compilatori

  • Sara Cazzoli (Archivista)
  • Roberta Gallotti (Archivista)
  • Debora Piroli (Archivista)