Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Varese - CCIAA ( 1862 - )

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Ente funzionale territoriale

Sede: Varese

Codici identificativi

  • MIDB001C88 (PLAIN) [Verificato il 22/10/2013]

Profilo storico / Biografia

La Camera di commercio di Varese venne costituita con regio decreto del 23 ottobre 1862 (n. 930). La competenza territoriale si estendeva nella parte nord dell’attuale provincia: sul territorio insistevano infatti anche le Camere di commercio limitrofe di Como e Lecco (Bidischini-Musci p. 126).

Con l’entrata in vigore del Codice di commercio del 1883 le Camere recuperarono anche una parte delle funzioni di controllo, tra cui ad esempio la sorveglianza dell’attività della Borsa attraverso la Deputazione nominata dalla stessa Camera, o la conoscenza delle prime istanze in materia di dogane, importazioni, esportazioni, ecc., ma nel tempo tornarono alla ribalta anche le ataviche funzioni giurisdizionali tra cui l’arbitrato (in verità mai scomparso nonostante la normativa) e la produzione di giudizi (Paletta 1998a, p. 54-56)

“Le Camere – che nel passato fruivano di contributi volontari – vennero autorizzate ad applicare diritti di segreteria sui certificati e sugli atti rilasciati e ad imporre speciali addizionali e tasse; contestualmente, vennero sottoposte al controllo del Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio” (A. Bilotto, 2008).

Con la legge del 20 marzo 1910 vennero ampliate le funzioni camerali in materia di usi e consuetudini, arbitrati e prezzi, ma soprattutto venne dettagliatamente codificato il registro ditte, venne attribuito alle donne il diritto a partecipare all’elettorato commerciale e vennero ampliate le possibilità di ricavi finanziari derivanti dalla propria attività con nuove applicazioni di diritti e tasse.

L’attività della Camera di commercio di Varese si concentrò sulla realizzazione di infrastrutture nel settore dei trasporti e, soprattutto nei primi decenni del Novecento, rivolse tale attività a supporto dello sviluppo dell’industria (Bidischini-Musci p. 126).

Così come per altre Camere italiane presenti nei diversi capoluoghi di provincia, la Camera di commercio di Varese passò attraverso le varie trasformazioni istituzionali che videro un importante cambiamento con l’istituzione dei Consigli Provinciali dell’Economia accanto agli Uffici provinciali dell’economia, segno della fine delle Camere di commercio basate su una impronta liberale con l’imposizione di ideali fascisti (Crepas 1998, pp.70-83). “Nel 1927, dopo l’istituzione della provincia di Varese (estesa a Comuni già facenti parte della provincia di Milano), venne [così] insediato il Consiglio provinciale dell’economia” anche a Varese (Bidischini-Musci, p. 126).

Durante il periodo fascista, a partire dal 1936, cominciarono i lavori di costruzione del palazzo del Consiglio provinciale dell’economia di Varese, ancor oggi sede della Camera di commercio. Il periodo individua anche altre due leggi di riforma: quelle del 1931 e del 1937.

Con la caduta del regime fascista, ripartirà un nuovo percorso di trasformazione che con il d.l. del 21 settembre 1944 n.315 riorganizzerà queste istituzioni a cominciare dal cambio della denominazione che da Consiglio provinciale dell’economia corporativa diventerà Camere di commercio industria e agricoltura. Bisognerà attendere però gli anni ’50 per il recupero di funzioni che nei decenni precedenti erano “passate” agli Uffici provinciali, prima tra tutte la tenuta del Registro delle ditte (Paletta 1998b, p.99).

Solo nel 1993 le Camere di commercio subiranno un nuovo riassetto in una forma più definita rispetto a una serie di “questioni” funzionali e istituzionali rimaste in sospeso per circa 50 anni. La legge di riordinamento del 29 dicembre 1993, n. 580, stabilisce infatti che la Camera di Commercio di Varese – al pari di altre 102 Camere italiane (103 dal 2002 con l’inserimento di Aosta) – è ente autonomo di diritto pubblico. Ha potestà statutaria e autonomia regolamentare, finanziaria e amministrativa.

“La medesima legge assegna funzioni di interesse generale per il sistema delle imprese e la cura dello sviluppo del sistema imprenditoriale stesso: una sfera di attribuzioni molto ampia, che ne avalla il ruolo storico di “istituzione” al servizio delle imprese, e che può così articolarsi:

- funzioni di supporto e promozione degli interessi generali delle imprese che hanno sede nella circoscrizione di competenza della Camera;

- funzioni amministrative istituzionali. In questo ambito assume primario rilievo la competenza della gestione del Registro Imprese, una vera Anagrafe economica con finalità di conoscenza e di trasparenza del mercato.

Vi rientrano inoltre:

- la tenuta degli Albi professionali, istituiti per legge, la cui iscrizione ha spesso natura abilitante per l’esercizio dell’attività

- il rilascio di autorizzazioni e licenze

- la certificazione inerente a stati e fatti dell’impresa, all’origine delle merci, ecc.

- le attività di accertamento (usi e consuetudini, prezzi all’ingrosso).

- le funzioni di regolazione del mercato (istituzione di commissioni arbitrali e conciliative per le controversie fra imprese e fra imprese e consumatori, promozione di contratti tipo e controllo della presenza di clausole inique nei contratti)

- le funzioni delegate dallo Stato e dalla Regione e funzioni derivanti da convenzioni internazionali – le funzioni consultive, in particolare nella formulazione di pareri e proposte alle Amministrazioni dello Stato, alle Regioni e agli Enti locali su problematiche inerenti le imprese".

Oggi le Camere di Commercio, in virtù della L. 112/98 hanno acquisito anche le competenze dell’Ufficio Provinciale Industria, Commercio e Artigianato (UPICA), come pure dell’Ufficio provinciale metrico (Fricano 2007, pp.88-90).

Note al testo:

- B. Bidischini, L. Musci, 1998-2002: Guida agli archivi storici delle Camere di commercio italiane, a cura di Elisabetta Bidischini e Leonardo Musci, Ministero per i beni culturali e ambientali, Roma 1998 (oggi disponibile in versione aggiornata al 2002 anche in : http://www.camerecultura.it/GuidaArchiviStorici2

- A. Bilotto, 2008: “Inventario Archivio storico CCIAA Pavia”, Introduzione, c/o CCIAA di Pavia.

- N. Crepas, 1998: “L’istituzione camerale nel passaggio da un paradigma di sviluppo industriale all’altro (1919-1948)” in Guida agli archivi delle Camere di commercio di Milano, Soveria Mannelli, 1998, pp.69-97.

- R. Fricano, 2007: “Le Camere di commercio. Storia, ordinamento, competenze”, Unioncamere, Roma 2007.

- G. Paletta, 1998: “La Camera di commercio di Milano dal 1876 al 1920”, in Guida agli archivi delle Camere di commercio di Milano, Soveria Mannelli, 1998, pp. 13-67

- G. Paletta, 2007: in http:\\museoweb.it (sito realizzato dalla Camera di commercio di Varese in collaborazione con il Centro per la cultura d’impresa), nella sezione “Cultura e territorio” a cura di G. Paletta.

In termini più generali v. C. Mozzarelli, “La riforma politica del 1786 e la nascita delle Camere di commercio in Lombardia” in “Economia e corporazioni. Il governo degli interessi nella storia d’Italia dal Medioevo all’Età contemporanea”, a cura di C. Mozzarelli, Milano, 1988, pp.163-192.

Più nello specifico del territorio Varesino si vedano:

- R. Ghiringhelli, “Origini della Camera di commercio ed arti di Varese”, in “Rivista della società storica varesina”, XIII (1977)

- A. Monti, “La Camera di commercio di Varese dal 1863 ad oggi”, in “Varese e provincia”, Milano 1981

- G. Paletta, Rappresentanza degli interessi, mercato e Stato: il lungo itinerario istituzionale delle Camere di commercio, Roma, Unioncamere, 2011.

Note storiche: i precedenti delle Camere di commercio

Le corporazione medievali, le associazioni di mestiere, i collegia, le universitas, ecc., rappresentano tutti insieme la base di partenza di un’attività che, a partire dal medioevo, percorrendo tutta l’età moderna e contemporanea, tenderà via via sempre più a raffinare la propria fisionomia istituzionale e il proprio riconoscimento pubblico in varie aree della nostra Penisola. Le organizzazioni mercantili proprie dell’età delle corporazioni e le loro successive evoluzioni furono il segnale forte della costituzione di una nuova élite sociale che tendeva ad omologarsi al ceto nobiliare al quale non apparteneva per nascita: non sono più le origini a formare i ceti di governo, ma sono i “nuovi nobili”, quelli appunto legati all’economia e al mercato, a spingere per il riconoscimento pubblico e quindi a voler sedere nelle cariche di governo. I diversi governi dell’età moderna condizionarono in maniera particolare da territorio a territorio le trasformazioni delle istituzioni all’interno delle quali queste elite difendevano i propri interessi.

In un epoca relativamente più vicina, ovvero con l’Unità d’Italia, una uniforme e coerente trasformazione normativa si registrò nell’attività delle Camere di commercio. Attraverso la legge del 6 luglio 1862 si istituirono infatti le Camere di Commercio ed Arti in ogni capoluogo di provincia. La legge del 1862 attribuì alle Camere compiti consultivi, ovvero quelle funzioni di raccordo con gli organi polico-amministrativi dello Stato, eccezion fatta per alcuni Consigli all’interno dei quali i rappresentanti delle Camere di commercio riuscirono ad avere un ruolo rilevante: il Consiglio dell’Industria, il Consiglio delle tariffe e delle strade ferrate, il Consiglio superiore del Lavoro (Paletta 1998a, p. 51). Più in generale, rispetto invece ai compiti in materia esecutivo-amministrativa, le Camere ricevettero un forte rafforzamento: “alle funzioni originarie se ne aggiunsero altre, fra cui l’amministrazione delle borse di commercio e dei magazzini di deposito, i controlli sugli agenti di cambio e mediatori, ecc.” (Bilotto, 2004).

Complessi archivistici

Compilatori

  • Antonella Bilotto (Archivista)