Comune di Vigevano ( sec. XII - )

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Ente pubblico territoriale

Sede: Vigevano

Codici identificativi

  • MIDB0016E9 (PLAIN) [Verificato il 22/10/2013]

Profilo storico / Biografia

Nel 930 si istituiscono sia il “Comitatus Novariensis”, comprendente parte della Lomellina, che il “Comitato Bulgariensis” di cui faceva parte Vigevano e il suo territorio (1).
In un atto di permuta del 963 è citato il toponimo “Vicogebun”, nel 1065 Enrico IV toglie al paese ogni vincolo feudale e lo dichiara libero comune.
Nel 1157 l’esercito di Milano espugna Vigevano, occupata per conto di Pavia dai marchesi Guglielmo di Monferrato e Opizzone Malaspina (2).
Nel diploma di Federico I dell’8 agosto 1164, Vigevano è fra le terre su cui Pavia godeva dei privilegi, rinnovati da Enrico VI nel 1191 (3).
Sul finire del secolo XII, in documenti di investiture di beni fondiari, Vigevano appariva come borgo della città di Pavia.
Federico II rispettivamente negli anni 1219, 1220 e 1230, conferma gli antichi privilegi concessi dai suoi predecessori: nell’elenco delle località che costituiscono il territorio pavese, si trova anche Vigevano (4). Il toponimo come “Veglevanum”, si trova citato nell’elenco delle terre del contado di Pavia del 1250 come appartenente alla Lomellina (5).
Nel 1220 Vigevano è libero comune soggetto solo all’imperatore, ma le lotte tra le due città lombarde, Pavia e Milano per il possesso di questo borgo continuavano aspramente e nel 1289 Vigevano con tutta la Lomellina diventano possedimenti prima del marchese Guglielmo di Monferrato poi di Manfredino Beccaria. Nel 1302 era podestà di Vigevano Guido della Torre (6).
Enrico VII nel 1311conferma alla città, i privilegi di libero comune.
Nel 1319 Matteo Visconti elegge a podestà di Vigevano il figlio Luchino, mentre nel 1356 Vigevano è occupato nuovamente da Giovanni marchese del Monferrato ed il Vigevanese entra così a far parte del comitato novariense.
Solo due anni dopo tornano i Visconti: vi signoreggia Bernabò, poi nel 1381 Gian Galeazzo che dona il feudo alla madre Bianca di Savoia, la quale nel 1383 ordina al comune di procedere al primo censimento della popolazione e dei beni.
Nel 1387 alla morte di Bianca, Vigevano ritorna a Gian Galeazzo Visconti, il quale approva, il 4 ottobre 1392 gli statuti e i decreti di Vigevano, che, secondo alcuni studiosi non erano che una riconferma di statuti risalenti al 1225, per altri invece, una revisione dei precedenti.
Il manoscritto originale di tali statuti presenta due parti nettamente distinte, la prima è costituita da 290 capitoli, la seconda ne conta 130. Nella prima parte rientrano alcune norme concernenti il diritto penale, nell’altra, invece, sono ordinati cronologicamente i decreti viscontei promulgati rispettivamente da Galeazzo I e Bianca di Savoia, moglie di Galeazzo II, nel periodo compreso tra il 1368 e il 1392.
In seguito all’approvazione di Gian Galeazzo Visconti furono inserite alcune clausole solitamente ricorrenti nelle legislazioni municipali dei centri soggetti al dominio visconteo, aventi la funzione di definire l’ampiezza della potestà legislativa dei domini, nonchè i rapporti tra la legislazione signorile e quella locale.
La legge dei signori, in qualunque forma fosse manifestata, prevaleva sempre su quella locale, a conferma che il diritto municipale, sancito dagli statuti, non costituiva, per i Visconti, una rinuncia al potere di derogare, con decreti e ordini, alle disposizioni statutarie approvate.
Quando Galeazzo II prese in mano il potere, ottenendo la signoria di tali terre nel 1354, attuò una cospicua opera di revisione degli statuti di alcuni centri, o una modificazione parziale, con alcuni provvedimenti.
Vigevano era stato definito, da Matteo Visconti un “castrum” compreso entro i confini della città di Pavia, autonomo e titolare di una propria giurisdizione. In conferma del suo carattere di terra separata, Vigevano fu posta sotto il diretto controllo dei Visconti che inviavano come giudice, sia nel civile che nel penale e come titolare dei poteri di governo un proprio vicario, la quale nomina doveva avvenire alla scadenza del vicario in carica, per iniziativa dei consoli, eletti dal consiglio generale.
I consoli, in particolare, avevano la facoltà di sollecitare il signore affinchè riconfermasse il vicario uscente (7).
Il decreto di Galeazzo II, non datato (ma verosimilmente inseribile nel periodo compreso tra il 1368 e il 1371), mutò tale regime vietando, sotto minaccia dell’inflizione di una pena pecuniaria, che i consoli, o altre autorità locali suggerissero il nominativo di un successore a loro gradito (8).
Secondo gli statuti, contro le sentenze e i provvedimenti ingiusti del vicario era consentito ai vigevanesi di presentare l’appello al dominus mediolani, qualora il signore avesse riconosciuto la fondatezza del ricorso, l’appellante avrebbe potuto conseguire il rimborso delle spese, (9).
Tale regime fu modificato da un decreto di Bianca di Savoia, la quale vietò l’appello contro le sentenze criminali e uniformò la legislazione vigevanese a quelle di altre città lombarde.
Nell’età comunale, come di consueto, a Vigevano erano costituiti il consiglio generale e il consiglio di credenza che sopravvisse fino al primo periodo della dominazione viscontea.
Il consiglio generale aveva una composizione mista: 48 membri erano elettivi e 12 nominati dal podestà, che al tempo della redazione degli statuti era un vicario (10).
La serie dei decreti signorili per Vigevano, aggiunti al testo del 1392, termina con alcuni capitoli non datati, collocati sotto la rubrica “Statua ordinata in successionibus”(11).
Vigevano nel 1409 viene conquistato da Facino Cane che ne resta signore fino al 1412 e che attuò una riforma del consiglio generale che permise alle grandi famiglie di estendere il loro controllo su un numero maggiore di cariche pubbliche (12).
Agli inizi degli anni sessanta del Quattrocento la lotta politica tra personaggi anti sforzeschi e filo sforzeschi fu così aspra da provocare crisi anche a livello amministrativo. Valutato il fatto che fossero state compiute delle irregolarità nelle elezioni dei consigli generali del 1462 e del 1463, nell’agosto dello stesso anno si avviò una riforma che porterà all’elezione di un nuovo consiglio nell’ottobre del 1463, che rimase in carica per quindici mesi.
Il vicario generale scrisse a Milano che aveva scelto sedici uomini dei più vecchi, dei più pratici e di miglior coscienza, ai quali aveva demandato di eleggere un nuovo consiglio. Dato che poi era norma che dodici consiglieri fossero eletti dal podestà, lo fece lui stesso.
Appena varata la riforma il consiglio generale così eletto mandò degli ambasciatori a Milano perchè chiedessero al duca che la riforma fosse revocata.
Non si conosce il testo della riforma, ma attraverso la lettura di altre fonti si possono citarne i criteri ispiratori che furono: in primo luogo si doveva ritornare agli statuti del 1392, quindi non più di tre persone per famiglia potevano essere elette nel consiglio, e, soprattutto, nessun straniero poteva farvi parte (13).
Alla morte, di Facino Cane il borgo passerà per eredità a Beatrice di Tenda, che sposa in seconde nozze, Filippo Maria Visconti.
La popolazione nel 1445 è di circa 4300 abitanti.
“Veglevanum” è citato negli “Statuta Stratarum” di Pavia del 1452 inserito nella squadra di Lumelina (statuta stratarum).
Galeazzo Maria Sforza, nel 1470, riceve il castello e tutte le città del ducato, che poi, dopo una serie di disordini politici e amministrativi, passerà a Ludovico il Moro nel 1494.
Nel 1498 Vigevano è conquistata dai francesi e il re Luigi XII concede al maresciallo Giorgio Trivulzio il titolo di marchese di Vigevano.
Nel 1500 la popolazione era di circa 8000 abitanti.
Nel 1512 il marchesato di Vigevano passa al cardinal sedunense Matteo Schiner e con la restaurazione francese ritorna alla famiglia Trivulzio.
Nel 1530 Francesco II Sforza ottiene da Carlo V di aggiungere Vigevano al ducato di Milano, e crea, nel 1532 il contado detto il Vigevanasco.
Con decreto del 25 gennaio 1537 il senato di Milano riduce il consiglio generale di Vigevano a quaranta decurioni; il 3 gennaio 1543 viene mutato lo statuto di Vigevano in seguito alle controversie sorte all’interno della comunità. Filippo III promulgava una serie di decreti che modificavano gli statuti precedenti: con quello del 12 luglio 1566 ordina che nessuno potrà accedere alla carica di console di Vigevano se non si vi aveva abitato per almeno 50 anni; con quello del 6 dicembrfe 1568 sancisce che non potevano essere eletti consiglieri della città i debitori per causa di esazione; con decreto del 6 ottobre 1606 stabiliva la segretezza del voto del consiglio (14).
Sono del 1608 gli statuti civili e criminali della città e contado di Vigevano ottenuti grazie ad una istanza della città stessa (15).
Nel 1625 il governo spagnolo pone in vendita la città e il suo territorio per 200.000 ducati.
Dopo una parentesi di potere sabaudo, il contado ripassa nelle mani degli spagnoli che tentano di rivendere Vigevano, fermati, però, dall’intervento del comune.
Il 9 ottobre 1648 la regia camera di Milano vende la città di Vigevano al marchese Cesare Visconti (16).
Con il trattato di Worms del 1743 Vigevano e il suo territorio vengono assegnati al regno di Sardegna, cioè ai Savoia, il re assume il titolo di conte di Vigevano e quello di sindaco.
Nel 1744 si trascrive la presa del possesso del Vigevanasco, del Pavese (tra Po e Ticino), dell’Oltre Po, di Bobbio e del suo territorio, del contado di Anghera fino al lago Maggiore con una relazione operata dai commissari di sua maestà la regina di Ungheria (17). Solo il 6 marzo 1750, con regie patenti la provincia di Vigevano viene sottoposta, amministrativamente, a tutti gli effetti, all’intendenza dell’Alto e Basso Novarese.
In seguito al nuovo censimento delle province del 15 settembre 1775 Vigevano città e Corpi Santi risultano essere provincia (18). Nella ripartizione dei cantoni del 29 agosto 1789 Vigevano con Sforzesca, San Marco, Morsella e altri cascinali dispersi è nel cantone unico di Vigevano (19).
Il primo decreto napoleonico del 1800 emanato per la Lomellina sancisce che il dipartimento dell’Agogna è diviso in 17 distretti, o circondari comunali, Vigevano è capoluogo del secondo distretto (20). Con il decreto del 25 Fiorile 1801 invece, considerando che per l’attivazione delle prefetture, vice-prefetture e relativi corpi amministrativi è stata stabilita una nuova divisione dei dipartimenti e dei distretti, Vigevano è capoluogo del secondo distretto, dipartimento dell’Agogna (21). Nella compartimentazione territoriale del 28 aprile 1806 il comune ricade sotto il dominio napoleonico, nel dipartimento dell’Agogna, distretto di Vigevano, a capo del primo cantone, come comune di seconda classe con popolazione di 11716 abitanti (22). Nel 1815 Vigevano aveva 11800 abitanti (23).
Con la compartimentazione del 7 ottobre 1814 Vigevano è capo di mandamento e provincia (24). Nella compartimentazione del 27 ottobre 1815 Vigevano è capo di mandamento e provincia con un unico cantone (25). Per mezzo del regio editto del 10 novembre 1818 “portante una nuova circoscrizione generale delle provincie de’ regi stati di terra-ferma”, Vigevano è capo di mandamento, nella provincia di Lomellina (26).
Tale decreto ridusse il numero dei comuni da 125, quanti erano nel secolo XVIII, a 71 e abolì le province di Mortara e di Vigevano riecreando la provincia di Lomellina, suddivisa, a sua volta, in 14 mandamenti.
Con il trattato di Vignale del 1850 Vigevano passa, definitivamente al regno di Sardegna, fino alla II guerra di Indipendenza quando subentreranno gli austriaci.
Sono presenti nel comune gli uffici: dell’Amministrazione Civica, quello del Catasto, quello della Provveditura, quello della Congregazione Generale Provinciale di Carità per la Città e l’Antico Contado (presieduta dal Vescovo), l’Esattoria dei Regi Tributi, un ufficio delle Regie Gabelle Accensate e uno del Dazio di Consumo. Viene inoltre citato Marcello Saporiti come Sindaco della città nel 1832 (27).
Nella compartimentazione del 1859, 23 ottobre, Vigevano a capo del primo mandamento, appartenente al circondario terzo di Lomellina, ha una popolazione di 2164 abitanti (28).
In seguito all’unione temporanea delle province lombarde al regno di Sardegna, in base al compartimento territoriale stabilito con la legge 23 ottobre 1859, il comune di Vigevano con 17.637 abitanti, retto da un consiglio di venti membri e da una giunta di quattro membri, fu incluso nel mandamento I di Vigevano, circondario III di Lomellina, provincia di Pavia.
Alla costituzione nel 1861 del Regno d’Italia, il comune aveva una popolazione residente di 17.328 abitanti (Censimento 1861). In base alla legge sull’ordinamento comunale del 1865 il comune veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. Nel 1867 il comune risultava incluso nello stesso mandamento, circondario e provincia (Circoscrizione amministrativa 1867). Popolazione residente nel comune: abitanti 18.436 (Censimento 1871); abitanti 20.416 (Censimento 1881); abitanti 23.560 (Censimento 1901); abitanti 27.746 (Censimento 1911); abitanti 30.029 (Censimento 1921). Nel 1924 il comune risultava incluso nel circondario di Mortara (Lomellina) della provincia di Pavia. In seguito alla riforma dell’ordinamento comunale disposta nel 1926 il comune veniva amministrato da un podestà e da una consulta. Popolazione residente nel comune: abitanti 32.978 (Censimento 1931); abitanti 38.039 (Censimento 1936). In seguito alla riforma dell’ordinamento comunale disposta nel 1946 il comune di Vigevano veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. Popolazione residente nel comune: abitanti 43.805 (Censimento 1951), abitanti 57.069 (Censimento 1961); abitanti 67.909 (Censimento 1971).
Nel 1971 il comune di Vigevano aveva una superficie di ettari 8.238.

1. Romano Bergamo, Storia dei comuni, frazioni e parrocchie della Lomellina, Pavia, 1995
2. Ibidem
3. Alcide Malagunini, Gli smembramenti del Principato di Pavia nella prima metà del secolo XVIII, “BSPSP”, 1911
4. Ibidem
5. Soriga, 1913
6. Romano Bergamo, cit.
7. Cap. 194 degli statuti del 1392
8. Cap. 194 degli statuti del 1392
9. Cap. 22 degli statuti del 1392
10. Cap. 92 degli statuti del 1392
11. Chittolini, 1992
12. Chittolini, 1992
13. Chittolini, 1992
14. Felice Duboin, Raccolta per ordine di materie delle leggi, cioè editti, patenti, manifesti, pubblicati dal principio dell’anno 1681 sino agli 8 dicembre 1798 della real Casa di Savoia, Davico e Picco, Torino, 1827 – 1854.
15. ASTo, Inventario n°45
16. Ibidem
17. Ibidem
18. Editto 1775 in Raccolta per ordine di materie delle leggi, cioè editti, patenti, manifesti, pubblicati dal principio dell’anno 1681 sino agli 8 dicembre 1798 della real Casa di Savoia, Davico e Picco, Torino, 1827 – 1854.
19. Manifesto senatorio 1789 in Raccolta per ordine di materie delle leggi, cioè editti, patenti, manifesti, pubblicati dal principio dell’anno 1681 sino agli 8 dicembre 1798 della real Casa di Savoia, Davico e Picco, Torino, 1827 – 1854.
20. Decreto 11 brumale anno IX (11 novembre 1800), Codice proclamatico napoleonico n.24 (BCBPv)
21. Decreto 25 Fiorile anno IX (25 maggio 1805), Codice proclamatico napoleonico n.24 (BCBPv)
22. Compartimentazione 1806 in Raccolta per ordine di materie delle leggi, cioè editti, patenti, manifesti, pubblicati dal principio dell’anno 1681 sino agli 8 dicembre 1798 della real Casa di Savoia, Davico e Picco, Torino, 1827 – 1854.
23. Bergamo, op. cit.
24. Regio editto 1814, ASCVo
25. Regio editto 1815, ASCVo
26. Regio editto 1818, ASC Casei Gerola
27. G. Casalis, Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli Stati di S. M. il re di Sardegna, Torino, 1832 – 1854
28. Decreto 1859

Informazioni tratte da: Civita, Pavia = Le istituzioni storiche del territorio lombardo. XIV-XIX secolo. Pavia, Progetto CIVITA, Regione Lombardia, Milano 2000, repertoriazione a cura di Valeria Bevilacqua, Elisa Bassi, Gloria Ferrario; Civita, istituzioni postunitarie = Le istituzioni storiche del territorio lombardo. 1859-1971, 2 voll., Progetto CIVITA, Regione Lombardia, Milano 2001, repertoriazione a cura di Fulvio Calia, Caterina Antonioni, Simona Tarozzi

Complessi archivistici

Compilatori

  • Paolo Pozzi (Archivista)