|||
Sottoprefettura di Lodi

Sottoprefettura di Lodi (1816 - inizio sec. XX)

963 unità archivistiche di primo livello collegate

Iperfondo

Altre denominazioni:

  • Sottoprefettura di Lodi e Crema (O) | Annotazioni: denominazione erronea con cui il fondo è generalmente conosciuto

Consistenza archivistica: fascc. e regg. 963 in bb. 314 e 2 cartelle di grandi dimensioni (numerati da 1 a 316)

Abstract:

Secondo quanto è stato possibile ricostruire, il fondo è costituito dalle carte scartate dalla Sottoprefettura di Lodi durante la Prima guerra mondiale. La documentazione, già forse destinata alla realizzazione di scalda-rancio per i soldati, fu riscattata negli anni stessi del conflitto con altro materiale cartaceo da Giovanni Baroni, dal 1926 direttore della Biblioteca Laudense. Depositato negli anni seguenti presso la Biblioteca, il fondo trovò posto infine presso l’Archivio storico comunale di Lodi.
La documentazione proviene in massima parte dall’archivio della Delegazione provinciale di Lodi e Crema, nonché dagli archivi della successiva Intendenza del circondario di Lodi e dei commissari distrettuali. Sono presenti inoltre altri piccoli nuclei documentari – in forma completa o lacerti -, fra cui pochi fascicoli di epoca austriaca e napoleonica. Tutte le carte facevano parte del complesso di fondi ereditati dalla Sottoprefettura di Lodi come ultimo soggetto istituzionale che aveva raccolto le funzioni delle magistrature precedenti. E’ presente inoltre – in quantità relativamente modesta se comparata al resto delle carte – documentazione prodotta dalla stessa Sottoprefettura, scartata nella medesima occasione e che non valica, se non per pochi documenti, gli ultimi anni del secolo XIX.
L’archivio della Sottoprefettura di Lodi – privato della documentazione scartata durante il primo conflitto mondiale e fortunosamente salvata e conservata a Lodi – fu versato presso l’Archivio di Stato di Milano all’indomani della soppressione delle sottoprefetture nei primi mesi del 1927. Andò distrutto – secondo quanto si evince dall’elenco dei danni di guerra – durante i bombardamenti che nell’agosto 1943 devastarono l’Archivio di Stato.
La documentazione oggetto del presente intervento, ancorché già destinata allo scarto, risulta essere pertanto quanto resta dell’archivio della Sottoprefettura di Lodi.

Documentazione costituita dalle carte scartate della Sottoprefettura di Lodi nel proprio l'archivio e comprendente atti:
− della Delegazione provinciale di Lodi e Crema (e della Congregazione provinciale);
− dei commissari dei distretti in cui era divisa la provincia di Lodi e Crema (già cancellieri del censo);
− di altre istituzioni e magistrature precedenti, quali l'Intendenza provinciale politica di Lodi di epoca austriaca, di magistrature napoleoniche, di altri uffici e magistrature minori del periodo Lombardo Veneto e seguente (ispettori scolastici);
− dell'Intendenza generale e poi di circondario di Lodi, succedute alla Delegazione con la fine del dominio austriaco (1859) e prima dell'istituzione del Regno d'Italia (1861);
− della Sottoprefettura di Lodi, istituita con l'Unità d'Italia.
La documentazione è relativa all'amministrazione del territorio facente parte della provincia di Lodi e Crema durante il Regno Lombardo−Veneto, quindi del circondario di Lodi appartenente alla provincia di Milano a partire dal 1861.
L'amministrazione riguardava in particolare la gestione degli appalti di manutenzione ordinaria e straordinaria di strade cosiddette di competenza regia e comunali, comprese le strade interne ai comuni, di argini di fiumi, ponti e costruzioni civili, di rogge e canali con particolare riguardo ad eventi derivanti da catastrofi naturali e conseguenti danni, come le piene del Po e di altri fiumi del territorio.
Riguardava inoltre, nell'ambito dell'istruzione pubblica, la gestione dei rapporti con le istituzioni scolastiche di vario ordine e grado sparse sul territorio (scuole elementari, ginnasi, collegi ed istituti educativi privati, ma anche corsi di abilitazione per varie categorie lavorative), gli ispettori scolastici provinciali e distrettuali e il governo centrale, compresi i provvedimenti disciplinari comminati al personale docente.
Altri campi in cui si applicava l'amministrazione − in particolare durante il periodo coperto istituzionalmente dalla Delegazione provinciale (1816 − 1859) − riguardava la gestione della leva militare, le attività di vigilanza sulla beneficenza e il culto, gli affari cosiddetti "politici" e di cittadinanza, comprese le concessioni di patenti di nobiltà e il controllo dell'immigrazione e dell'emigrazione, il censo comunale, con particolare riguardo alle spese dei singoli comuni dei distretti, gli affari camerali, nonché la sanità pubblica, in merito a epidemie e altri casi analoghi definiti in origine "di polizia".

Storia archivistica:

Un primo tentativo di ricostruire le vicende dell’archivio dell’ex Sottoprefettura si deve – negli anni Ottanta del secolo scorso – a Daniela Fusari, incaricata di una preliminare schedatura delle carte. La ricostruzione si basò sulle scarne notizie recuperate nel carteggio comunale e sulle note pubblicate nella rivista Archivio storico lodigiano, periodico della Società Storica Lodigiana (1).
Da una nota pubblicata nell’edizione del 1945 della rivista, infatti, è possibile ricavare alcune brevi informazioni sulla provenienza della documentazione e sul suo contenuto.
Nell’articolo, a firma della Direzione editoriale, si afferma: “quest’anno si è messo mano ad esplorare un deposito di manoscritti provenienti dalla ex Provincia di Lodi e Crema e che giacevano nella ex-Sottoprefettura. Disgraziatamente sono un piccolo avanzo”. L’intervento prosegue ricordando come la maggior parte della documentazione sia andata perduta, “parte per opera di un funzionario bisognoso di denaro, e parte per concorrere all’opera dello scalda-rancio (2) promossa dalla Croce Rossa al tempo della guerra 1915-1918”. Il merito di aver salvato quanto rimasto è attribuito all’allora direttore della Biblioteca Laudense e del Museo civico, Giovanni Baroni. La documentazione viene quindi sommariamente descritta individuando due diversi nuclei documentari: un primo nucleo – indicato come Archivio degli Agrimensori lodigiani – composto di 59 cartelle e comprendente materiale dal 1601 al 1811, e un secondo nucleo, appartenente al Fondo culto dell’ex Provincia e all’archivio della Polizia, con documentazione del XVIII secolo (3).
Queste scarne indicazioni sono rafforzate da una relazione di Luigi Samarati, databile con ogni probabilità a metà degli anni Ottanta del Novecento, all’epoca in cui lo stesso era direttore della Biblioteca Laudense e responsabile dell’Archivio storico comunale (4). Nel documento, che tratta dell’opportunità di creare un consorzio archivistico cittadino, si accenna all’archivio dell’ex Sottoprefettura e Samarati, oltre a confermare quanto già noto, aggiunge ulteriori informazioni, precisando come alla soppressione della Sottoprefettura, nel 1927, la documentazione sia stata versata a Milano. Quelle rimaste a Lodi sarebbero dunque gli esiti di una selezione di carte, già destinate alla distruzione e salvate da Baroni offrendo in cambio altro materiale. Nonostante le ricerche effettuate, non è stato possibile recuperare ulteriori dettagli relativi all’intervento di Baroni e non è quindi ato sapere cosa possa avere offerto eventualmente come materiale di scambio e quali siano state le modalità del baratto.
Il legame tra la documentazione e lo storico lodigiano è tuttavia confermato da altre fonti, in particolare dai verbali della Deputazione di storia patria. Il 12 maggio 1923 la Deputazione autorizza le spese necessarie per il trasporto di alcune carte da «un infelice locale della Sottoprefettura alla Biblioteca». Si tratta di “un cumulo di carte antiche, residuate da un precedente spoglio non si sa da chi effettuato”. Si dice anche che la documentazione sarà esaminata e conservata, ma resterà a disposizione della Sottoprefettura. Il 15 del mese successivo è lo stesso Baroni a riferire alla Deputazione l’intenzione di trasferire in biblioteca, da un magazzino della Sottoprefettura, “la restante parte di un cumulo di vecchie carte fuori uso e nella quale si potrà, spogliandole ed ordinandole, trovare qualche materiale per la storia del Comune di Lodi e del suo territorio” (5).
Si può quindi supporre che risalga a questa data il deposito del materiale presso la biblioteca comunale e – stando alla descrizione che ne viene fatta – le carte devono trovarsi già in stato di estremo disordine, nonostante l’occhio attento dello storico sia riuscito a individuare documentazione interessante per future possibili ricerche.
Che la documentazione sia l’esito di uno spoglio di carte destinate allo scarto spiega anche gli estremi cronologici del materiale conservato il quale, come già ricordato, è in gran parte precedente all’istituzione della Sottoprefettura. La selezione della documentazione per lo scalda-rancio, infatti, fu sicuramente effettuata nel periodo bellico ed è assai probabile che la scelta del funzionario incaricato sia caduta sulla documentazione più antica, non più utile al disbrigo delle quotidiane pratiche d’ufficio e giudicata quindi sacrificabile. All’epoca, del resto, la Sottoprefettura era in piena attività e disponeva sicuramente di un proprio archivio di pratiche correnti, considerato ben più prezioso.
Come Baroni sia venuto a conoscenza dello scarto e sia quindi intervenuto per evitare la distruzione delle carte, non è noto. Ciò che è certo è che la documentazione che oggi si conserva rappresenta solo una piccola parte di quello che doveva essere in origine l’archivio. Se ne ha la certezza confrontando la consistenza della documentazione con altri archivi di città lombarde, assimilabili per tipologia. L’Archivio generale dell’Imperial Regia Delegazione di Mantova (1816-1866) (6), ad esempio, conta – tra buste e registri – 5.364 pezzi; quello dell’Imperial Regia Delegazione di Brescia (1803-1859), più di 5.000 (7). Il confronto con le 275 buste che costituiscono l’archivio di Lodi rende l’idea di quanta parte di documentazione sia andata perduta.
Si è anche verificata, nel corso dell’attuale intervento, la presenza presso l’Archivio di Stato di Milano – competente ad accogliere gli archivi degli enti di Stato cessati nel territorio – di documentazione che possa riferirsi alla Sottoprefettura di Lodi. La ricerca ha dato esito negativo. L’elenco degli ingentissimi danni di guerra subiti dall’Archivio di Stato a seguito dei bombardamenti dell’agosto 1943, riporta però la perdita di documentazione, non quantificata, della Sottoprefettura di Lodi-Ufficio leva, con estremi 1835 – 1870, comprendente dunque una parte molto consistente della documentazione di leva della Delegazione provinciale di Lodi e Crema. È molto probabile che altra documentazione della Sottoprefettura di Lodi (e antecedenti), forse non inventariata, sia andata distrutta nei bombardamenti e non censita nei danni. L’indicazione di questi materiali è lacunosa e imprecisa, essendo andati perduti, in molti casi, anche gli elenchi di versamento della documentazione. Il deposito presso l’Archivio di Stato delle carte della cessata Sottoprefettura resta comunque pressochè certo (8).
Tra il 1923 e il 1945 le carte lodigiane scartate e sottratte alla distruzione restano sicuramente depositate in biblioteca, in probabile stato di semi-abbandono. Nel 1945 sappiamo, come già ricordato, che si inizia a metterci mano. L’attenzione si concentra però unicamente sull’Archivio degli Agrimensori. Nel corso degli anni successivi, infatti, e almeno fino al 1947, vengono pubblicati sulla rivista Archivio storico lodigiano gli elenchi di parte dei documenti di quest’archivio, giudicati particolarmente interessanti per le informazioni legate alla storia del territorio. Nulla di più si dice dell’archivio dell’ex Sottoprefettura.
Le successive notizie risalgono alla metà degli anni Cinquanta del Novecento. Nel 1955 l’Amministrazione comunale attua una riorganizzazione degli spazi della biblioteca: per recuperare sale da destinare all’attività culturale viene deciso lo spostamento dell’Archivio Notarile sussidiario di Lodi e Crema – fino ad allora collocato al primo piano – al secondo piano del palazzo di San Filippo, dove già si trovava parte dell’Archivio storico comunale. In occasione di questa risistemazione si inizia ad intervenire anche sulla documentazione da tempo giacente nei depositi (9)
Nel luglio 1955, in una nota indirizzata al Sindaco e alla Direzione dell’Archivio di Stato di Milano, l’allora assessore alla cultura Giacomo Monico accenna alle buste dell’ex Sottoprefettura. L’assessore scrive che le circa “300 cartelle” che costituiscono l’archivio sono state rimosse dai sotterranei della biblioteca “in condizioni pietose” e disposte nei locali dell’Archivio storico comunale. Le cartelle risultano slabbrate, le carte scompaginate e si rendono necessarie operazioni di spolvero e riordino.
Questo è – ufficialmente – il primo tentativo di riordino complessivo del materiale di cui si abbia notizia, e anche se l’intervento di Monico si risolverà in una sommaria sistemazione delle buste, il progetto iniziale era ben più strutturato. Avendo infatti verificato che l’archivio comprendeva documentazione relativa a tutti i comuni del Lodigiano del periodo “austriaco, rivoluzionario, repubblicano, monarchico, imperiale, risorgimentale dal 1815 al 1870, con pratiche e documenti fino al 1810 e oltre” l’assessore proponeva di riordinare la documentazione suddividendola per comuni e per argomenti. Dopo l’intervento di riordino, smistamento, spoglio ed etichettatura, la documentazione sarebbe stata collocata in un locale idoneo, accanto all’Archivio storico comunale dal 1200 al Risorgimento. I ricercatori di storia locale avrebbero avuto così a disposizione due archivi: l’Archivio storico della città di Lodi e l’Archivio storico della ex-Provincia e circondario con il vantaggio di trovare in loco tutto il materiale utile ai loro studi “senza l’inconveniente di spostarsi da paesello a paesello”. L’intervento si sarebbe realizzato con il contributo dei comuni del circondario, chiamati a contribuire alle spese di riordino e inventariazione (10). Forse fu proprio questo il motivo per cui il progetto non andò in porto.
I presupposti su cui Monico basava la propria azione, infatti, discendevano da un’errata interpretazione della natura della documentazione, che si può supporre derivasse dallo stato di confusione in cui il materiale si trovava o, probabilmente, dalla mancanza di competenze archivistiche. L’eterogeneità del materiale, le grosse lacune, il disordine generalizzato, non facilitavano, infatti, l’individuazione dei soggetti produttori delle carte cui era opportuno ricondurre il materiale, nel rispetto del principio di provenienza. Sebbene la soluzione proposta da Monico potesse sembrare quella più logica e funzionale all’uso e al reperimento dei materiali, lo smistamento della documentazione per materia o per comuni, anziché per competenze, avrebbe compromesso definitivamente la già precaria struttura del fondo.
L’intervento si risolse, comunque, in una sommaria identificazione e sistemazione delle cartelle che furono disposte su scaffalature, garantendone così una miglior conservazione e una pur limitata possibilità di consultazione.
Per trovare ulteriori cenni all’archivio della Sottoprefettura dobbiamo arrivare agli anni Settanta del Novecento, quando si riaccende l’interesse sulla documentazione comunale. Il progetto, che unisce Comune e Soprintendenza archivistica per la Lombardia, è legato all’istituzione a Lodi di una Sezione di Archivio di Stato in cui raccogliere e conservare gli archivi (di varia natura) presenti sul territorio. Nel settembre del 1971, l’allora soprintendente Giovanni Praticò presenta al Ministero dell’Interno una relazione a sostegno dell’iniziativa. In questa nota sono elencati i diversi fondi documentari individuati nel territorio lodigiano e una particolare attenzione è riservata a quelli custoditi dall’Amministrazione comunale: archivi, scrive il funzionario, “di non dubbia natura statale” che, “senza un giustificato motivo”, sono stati conservati in loco, e non versati, come imporrebbe la legge, nel competente Archivio di Stato. Tra questi: l’Archivio notarile, la documentazione degli Agrimensori e il fondo dell’ex Sottoprefettura (11).
La Sezione d’Archivio di Stato di Lodi non sarà mai istituita e l’Amministrazione comunale ritenterà un progetto di concentrazione degli archivi nel 1975, proponendo l’istituzione di un consorzio archivistico in collaborazione fra enti locali. Questo secondo tentativo, che presupponeva la creazione di una rete di contatti e l’instaurarsi di una stretta collaborazione tra diverse realtà territoriali, impegnerà l’Amministrazione per una decina d’anni, incontrando resistenze e difficoltà che ne impediranno alla fine la realizzazione. Sono tuttavia di questi anni i primi interventi di carattere scientifico sugli archivi, affidati a professionisti qualificati e realizzati grazie all’erogazione di contributi regionali. Tra questi anche la schedatura del fondo dell’ex Sottoprefettura, effettuata prima dello spostamento della documentazione nella sua sede attuale.

Note
(1) Daniela Fusari, Fondi archivistici depositati presso la Biblioteca Laudense, in “Storia in Lombardia”, IV n.2 – 1985, pp. 213-216.
(2) Lo scalda-rancio era un piccolo rotolo di carta, di 2-3 centimetri d’altezza e altrettanti di diametro, imbevuto di paraffina o cera che, una volta acceso, serviva ai soldati in trincea durante la Prima guerra mondiale per scaldare il rancio. L’Opera nazionale dello Scalda-rancio, con le sue sezioni provinciali, organizzava e gestiva la campagna di raccolta della carta destinata alla loro preparazione.
(3) I Comuni della Provincia Lodi-Crema nei manoscritti degli Agrimensori e della Polizia, a cura della Direzione editoriale, in “Archivio storico per la città e i comuni del territorio Lodigiano e della Diocesi di Lodi, LXIV-1945, pp. 13-14.
(4) Cfr. Luigi Samarati, Il consorzio archivistico cittadino di Lodi, s.d. È una bozza di relazione recuperata all’interno di una busta di carteggio conservata presso la Biblioteca comunale Laudense e riportante sul dorso la dicitura “Sezione archivi”. Si tratta, con ogni probabilità, di documentazione rimasta fuori dall’archivio generale e a suo tempo conservata nell’ufficio del direttore in quanto utile alla ricostruzione di vicende storiche riguardanti l’istituto.
(5) Cfr. i verbali della Deputazione di storia patria di Lodi, 12 maggio e 15 giugno 1923. I registri dei verbali della Deputazione di storia patria, ora Società storica lodigiana, sono conservati negli uffici della Società storica, in via Fissiraga 17.
(6) Cfr. l’inventario disponibile al seguente indirizzo: http://www.icar.beniculturali.it/Inventari/ASMN/Imperial regia Delegazione e Congregazione provinciale. Archivio generale.pdf (risorsa web verificata a settembre 2016).
(7) Cfr. http://www.archiviodistatobrescia.beniculturali.it/ sezione Patrimonio (risorsa web verificata a settembre 2016).
(8) Cfr. I danni di guerra subiti dagli archivi italiani, a cura del Ministero dell’Interno, “Notizie degli Archivi di Stato”, IV-VII (1944 – 1947; numero unico), Roma, Istituto poligrafico dello Stato, 1950, pp. 13 sgg., in particolare per la Sottoprefettura di Lodi p. 16. Nell’elenco dei danni di guerra subiti dall’Archivio di Stato è indicata anche documentazione afferente ad altre Sottoprefetture lombarde quali quella di Crema, Gallarate, Monza e Varese.
(9) Cfr. Archivio storico comunale di Lodi (d’ora in poi ASCLo), Archivio storico comunale, Carteggio 1955, Cat. 1 cl. 2 fasc. 3 Riordinamento archivio.
(10) Cfr. ASCLo, Archivio storico comunale, Carteggio 1955, Cat. 1 cl. 2 fasc. 1 Archivio storico.
(11) La relazione di Praticò e la documentazione relativa ai progetti degli anni Settanta sono consultabili nella già citata busta dedicata alla “Sezione archivi” conservata presso la Biblioteca comunale, vedi nota n. 4.

Nota dell'archivista:

Il presente intervento di riordino e inventariazione del fondo Sottoprefettura di Lodi si è avvalso – nelle sue fasi preliminari e come traccia generale – della schedatura sommaria, già approntata negli anni Ottanta del Novecento da Daniela Fusari e Domenica Crespiatico.
Non furono previste allora operazioni che ovviassero allo stato di estrema confusione in cui giaceva la documentazione. Carte appartenenti alla Delegazione provinciale di Lodi e Crema si alternavano infatti – sia nella sequenza complessiva delle buste, sia all’interno di una stessa busta – a quelle della Sottoprefettura di Lodi e di altre magistrature che avevano affiancato o seguito la Delegazione, in un “ordine” che può essere definito casuale. L’elenco riportava pertanto la descrizione del contenuto delle 275 buste in cui la documentazione era allora conservata nella sequenza in cui queste si presentavano, senza distinzione di ente o istituzione. Erano indicati inoltre gli estremi cronologici dei fascicoli o dei nuclei di carte individuati nella schedatura, senza ulteriori specifiche.
Per l’attuale intervento, che ha mirato a ricostruire – dove possibile – la struttura del fondo originario, ovvero del complesso di fondi costituito dalle carte scartate dalla Sottoprefettura di Lodi durante il Primo conflitto mondiale – sono state svolte le seguenti operazioni preliminari:
- un primo studio delle competenze della Delegazione provinciale, cui è da ricondurre la maggior parte della documentazione conservata, nonché uno studio delle attribuzioni dell’Intendenza generale, poi Intendenza del Circondario di Lodi, e della Sottoprefettura di Lodi, enti che hanno raccolto le competenze della Delegazione nel passaggio dal governo austriaco al Regno Sardo e al Regno d’Italia;
- una prima valutazione dell’elenco degli anni Ottanta ai fini di un riordino “virtuale”, con la trasposizione su file Msexcel delle descrizioni riordinate per data, e – dove possibile – con individuazione del titolo d’archivio o competenza (acque e strade, polizia, censo e comuni etc.) dove non già espressi nelle descrizioni.
Questo primo riordino per data effettuato su file ha messo in evidenza gli estremi cronologici delle carte e confermato l’articolazione per enti sulla base della storia istituzionale nota. Sono stati rilevati, infatti:
- fascicoli o nuclei di carte del periodo precedente al 1816, costituiti da lacerti degli archivi delle amministrazioni (napoleonica, ma anche austriaca) precedenti al Regno Lombardo-Veneto, o non identificabili attualmente (1);
- il grosso nucleo documentario costituito dalla documentazione prodotta dalla Delegazione provinciale di Lodi e Crema (1816 – 1859 con ampie lacune);
- gli atti di passaggio (a seguito della sconfitta e ritirata degli Austriaci nel 1859) appartenenti all’Intendenza generale, quindi all’Intendenza del Circondario di Lodi (1859 – 1861 circa);
- la documentazione della Sottoprefettura di Lodi, istituita con l’Unità d’Italia (1861), documentazione tuttavia ferma alla fine del secolo XIX e con solo pochi atti degli anni successivi (2).
È stata in seguito avviata la ricognizione sulle carte, al fine di ricostruire il titolario d’archivio degli enti indivdati, ovvero lo schema di classificazione degli atti che dà ragione dell’articolazione e della sedimentazione ordinata delle carte all’interno di ciascuna amministrazione.
Il titolario della Delegazione provinciale è stato riconosciuto, oltre che attraverso le indicazioni fornite parzialmente dall’elenco esistente, dall’analisi delle buste contenenti i cosiddetti “Atti di massima” o “Massime”, presenti nel fondo e conservati per alcune annate. L’esame delle buste contenenti le “Massime” ha restituito l’articolazione degli atti secondo le competenze della Delegazione provinciale (3). Il titolario era composto da nove titoli: I. Acque e strade; II. Beneficenza; III. Censo e comuni; IV. Militare; V. Culto; VI. Istruzione pubblica; VII. Polizia; VIII. Affari politici; IX. Affari camerali, cui si aggiunge appunto la serie degli Atti di massima. L’elenco dei titoli non tiene conto delle possibili e anzi talora documentate variazioni nella denominazione degli stessi: il titolo VII – Polizia, ad esempio, è denominato Sicurezza pubblica almeno dal 1854, come appare dalle copertine prestampate dei fascicoli.
Il titolario ricostruito per la Delegazione provinciale di Lodi e Crema ha trovato un preciso riscontro nel titolario testimoniato per le carte della Delegazione provinciale di Mantova. L’inventario mantovano ha costituito anche per le operazioni dell’intervento attuale sulla documentazione di Lodi un punto di riferimento importante (4).
Altri riscontri sulle carte, in via preliminare, hanno chiarito alcune problematiche e contribuito ad una prima conoscenza delle modalità di fascicolazione, classificazione e tenuta degli atti. Si è quindi successivamente affrontato il recupero delle carte afferenti ai singoli titoli d’archivio, al riordino e all’eventuale riorganizzazione dei documenti (in caso di lacune così estese da non consentire il ripristino dell’organizzazione originaria).
La descrizione delle unità archivistiche – i fascicoli – è stata effettuata con il software Archimista per la descrizione inventariale promosso da Regione Lombardia, e corredata dai profili storici dei soggetti che hanno prodotto la documentazione (per quanto e’ stato possibile, sulla base delle informazioni disponibili), nonché dalle descrizioni del fondo e delle serie individuate.
Le operazioni di riordino hanno previsto – per le prime serie riordinate – un iter relativamente complesso. Si è utilizzato di base l’elenco esistente, nella sua trasposizione su Msexcel ordinato per data, estrapolando su file separato fascicoli, buste, nuclei di carte delle singole serie (titolo o categoria d’archivio) su cui si decideva di volta in volta di intervenire. Si sono verificate le buste indicate, estraendo le carte pertinenti alla serie, separandole da altra documentazione di norma presente e commista (afferente ad altri titoli della Delegazione provinciale o all’Intendenza di circondario e alla Sottoprefettura, nonché a piccoli nuclei documentari non ben definiti).
Le carte estratte sono state quindi riordinate, ricostruendo dove possibile l’ordine originario dei fascicoli.
Una volta acquisita la necessaria competenza sull’articolazione (almeno di massima) del fondo, sugli enti rappresentati e sulle voci principali del loro titolario, si è proceduto al riordino delle altre serie con un intervento complessivo di smistamento e identificazione su quanto presente in deposito.
Nel caso di documentazione sciolta si è utilizzato il criterio dell’ordinamento per numero di protocollo della serie. L’ordine cronologico con riferimento al primo estremo ha costituito di norma, con alcune eccezioni, il criterio di base dell’ordinamento generale dei fascicoli. Altre volte è parso opportuno, sulla scorta di quanto emergeva dallo studio delle carte, l’applicazione di un criterio di ordinamento alfabetico (p.es. per comuni) o altro (criterio logico o di opportunità per facilitare la consultazione).
Dove erano evidenti e testimoniate dalla classificazione delle carte, si è tenuto conto di eventuali sottoserie. Le carte presentano infatti in buona parte dei casi – accanto alla numerazione di protocollo – anche l’attribuzione a fascicoli o sottoserie, oltre a quella della serie d’archivio. A titolo d’esempio, per i fascicoli d’appalto per la manutenzione degli argini o delle strade è presente la classificazione “Acque e strade” a tergo di ogni carta, accompagnata da ulteriori indicazioni più specifiche come “Argini del Po e Lambro”, “Strada bresciana” etc. (5)
I lavori di smistamento hanno consentito di individuare e identificare altri piccoli archivi confluiti nel fondo o conservati già in origine insieme alle carte della Delegazione provinciale e della Sottoprefettura. Si tratta di quanto resta degli archivi dei Commissari distrettuali (già Cancellieri del censo), dell’Ispettore scolastico del circondario di Lodi (poche carte dal 1860 al 1868) e dell’Ispettore scolastico del distretto di Codogno (poche carte dal 1858 al 1859) (6).
Altri piccoli archivi individuati, costituiti da un’unica busta di documentazione ciascuna, sono l’archivio della Direzione politica del Teatro sociale di Lodi (con carte dal 1839 al 1858, contenenti fra l’altro menzione di spettacoli tenuti e i contratti d’ingaggio delle compagnie), e le carte della Commissione provinciale sequestri beni dei profughi politici (la documentazione data all’anno 1853) (7).
Un caso a parte – particolarmente problematico – è rappresentato dalla Congregazione provinciale di Lodi, la cui documentazione si trova per lo più commista all’interno dei fascicoli della Delegazione provinciale e solo parzialmente enucleabile come archivio a sè (8).

Le cartelle originali e gli interventi di riordino precedenti
La documentazione del fondo è pervenuta parzialmente provvista delle unità di condizionamento originali. Si tratta di cartelle di cartone con note manoscritte sul dorso, che indicano il contenuto e l’anno o gli anni di riferimento, accompagnati spesso dal titolo o categoria d’archivio, nonché di “camicie”, ossia copertine dei fascicoli variamente compilate. Sono presenti in particolare per la Delegazione e per la Congregazione provinciale copertine intestate a stampa che riportano, oltre all’intestazione dell’ente, il titolo d’archivio o categoria (1. Acque e strade, 6. Istruzione, 8. Affari politici etc.), l’indicazione del fascicolo (9), l’enumerazione dei documenti contenuti identificati per numero di protocollo e anno.
Buste e copertine originali hanno consentito di ovviare a numerose lacune nella ricostruzione dell’organizzazione dell’archivio, in particolare della Delegazione provinciale, stante il pesante depauperamento della documentazione per le vicende subite (scarti, rimaneggiamenti, perdite varie).
Nel 1955 il fondo nel suo complesso subì un tentativo di riordino (10) – o meglio di smistamento e identificazione delle unità archivistiche e dei principali nuclei – di cui è possibile tuttora rinvenire le tracce. Contestualmente, e molto probabilmente per lo stato in cui versava il fondo, parte della documentazione fu raccolta in altre buste di recupero, con i piatti e i dorsi lignei. Si trattava di contenitori di riciclo, a quanto appare dalle etichette con intestazione della Biblioteca di Lodi. Altra parte della documentazione fu raccolta in buste a lacci, sempre a piatti lignei, il cui dorso fu coperto con fogli di carta. Su questi si intravedono, ancorché sbiadite, note dettagliate di contenuto e la data in cui fu attuata l’identificazione delle carte e lo smistamento. Le date si riferiscono tutte all’anno 1955, è più precisamente agli ultimi giorni di giugno e il primo luglio di quell’anno.
Forse sempre risalenti all’intervento del 1955 sono le numerose scritte a pastello rosso e blu su camicie e documenti originali, talora sul verso del primo documento di un pacco o fascio di carte. Si tratta per lo più di indicazioni di massima relative al contenuto (per esempio “Acque”, “Strade”, “Ginnasio Codogno” etc.), che per le operazioni attuali di riordino possono non essere più congruenti con i fascicoli individuati e ricostruiti.

Note
(1) A titolo d’esempio, la b. 311 (ex b. 85) è di difficile collocazione, a meno di non ritenerla connessa all’Archivio degli agrimensori, già conservato presso la Delegazione provinciale (cfr. Storia archivistica). Anche questa ipotesi tuttavia appare dubbia.
(2) La Sottoprefettura di Lodi fu soppressa, come le altre sottoprefetture, nel 1927. Cfr. regio decreto 21 ottobre 1926, n. 1890, Soppressione di 94 circondari [fra cui Lodi il cui territorio fu assegnato a Milano] e ricostituzione di quello di Tolmino; regio decreto legge 2 gennaio 1927, n. 1, Riordinamento delle circoscrizioni provinciali, art. 3. Risultano pertanto mancanti gli atti dai primi anni del Novecento fino alla cessazione dell’ente, trattenuti presso l’archivio della Sottoprefettura ancora in funzione e quindi quasi certamente versati dopo il 1927 all’Archivio di Stato di Milano, quindi perduti a seguito dei bombardamenti dell’agosto 1943. Cfr. Storia archivistica.
(3) Gli “Atti di massima”, costituiti da disposizioni di carattere generale, circolari e pareri ufficiali su procedure da seguire, erano tenuti separati dal resto della documentazione, conservati per anno e per “titolo” o categoria d’archivio
(4) Cfr. Storia archivistica, nota 6.
(5) Le attribuzioni al titolo o categoria sono sovente date con una sigla (per Acque e strade A.S.; per Istruzione pubblica I.P. etc.) o con abbreviazioni.
(6) Da quanto si evince da una circolare le carte degli Ispettorati scolastici dei distretti erano confluite e conservate presso l’Ispettorato scolastico circondariale, a seguito della soppressione nel 1859 degli ispettori distrettuali. Le carte dei commissari distrettuali, organizzate secondo titolari loro propri, si trovano sparse per tutto il fondo Sottoprefettura, non individuate per lo più nell’elenco già esistente degli anni Ottanta. Il loro recupero ha seguito pertanto lo smistamento e riordino dei singoli titoli d’archivio.
(7) Entrambi gli archivi avevano un proprio protocollo e trovano riscontro nell’inventario delle carte della Delegazione provinciale di Mantova (Gestione del Teatro Sociale in Mantova, 1817-1860, e Emigrati politici. Sequestri, 1850-1853). La documentazione lodigiana è lacunosa.
(8) Questo almeno a quanto appare, in particolare dalle carte della serie Acque e strade della Delegazione provinciale. La Congregazione condivideva con la Delegazione provinciale l’ufficio protocollo.
(9) La stampigliatura “fascicolo” è presente solo a partire dal 1854. Il numero di fascicolo (come pure il titolo del sottofascicolo o della pratica e i numeri di protocollo) è compilato a mano. Nelle camicie dal 1854 gli anni sono già impostati a stampa per le prime tre cifre (“185…”). Anche per l’Intendenza e per la Sottoprefettura si rinvengono camicie intestate a stampa, accanto a copertine informali di fascicolo.
(10) Si tratta dell’intervento eseguito dall’assessore alla cultura Giacomo Monico (cfr. Storia archivistica).

L’attuale intervento. Criteri utilizzati per la numerazione delle unità archivistiche

Al fine di mantenere l’unità del complesso documentario così come pervenuto, al fondo nella sua interezza è stata attribuita un’unica numerazione di corda, a prescindere dai nuclei documentari da cui si trova costituito. Un’ulteriore numerazione -* che riparte da uno per ogni serie* – è stata data ai fascicoli. Ciò ha consentito spostamenti e aggiustamenti in fase di condizionamento, senza intaccare – se non in minima parte – l’ordine dato al complesso.
La segnatura archivistica, pertanto, per le singole unità (fascicolo) assume la forma di b. [busta] …, fasc. [fascicolo).
A titolo d’esempio: Delegazione provinciale di Lodi e Crema, titolo Beneficenza, b. 58, fasc. 4
identifica il fascicolo dal titolo “Legato Gallarati in Lavagna”.
Per il reperimento è in realtà necessario solo il numero di busta e quello di fascicolo. Solo negli archivi dei commissari – a motivo dell’esiguità della documentazione – è stato utilizzato talora un unico contenitore di conservazione per fascicoli di serie diverse. In tali casi occorrerà prestare attenzione al titolo delle serie.


Il presente inventario nella sua forma definitiva è stato redatto a cura dell’archivista Ermis Gamba, incaricata del riordino e dell’inventariazione del fondo. La storia archivistica complessiva si deve all’archivista Sara Fava, che ha ricostruito le vicende delle carte della Sottoprefettura nel periodo in cui si procedeva al riordino della documentazione. La Nota dell’archivista si deve a Ermis Gamba. Storia, criteri di ordinamento e notizie sugli scarti testimoniati dalla documentazione conservata sono stati pubblicati nel saggio di Sara Fava ed Ermis Gamba, “L’archivio delIa Sottoprefettura di Lodi e le carte dell’Imperial Regia Delegazione provinciale di Lodi e Crema. Un progetto di riordino”, apparso in Archivio storico Lodigiano, a. 1916, pp. 107 – 124. ll saggio ha visto la luce quando l’intervento era stato avviato, ma non ancora concluso.
Ermis Gamba ha riordinato e inventariato in particolare le carte della Delegazione provinciale e gli archivi dei commissari distrettuali, nonché dei piccoli nuclei di carte emersi durante il riordino. Sara Fava ha curato l’inventariazione della documentazione della Sottoprefettura. Le carte dell’Intendenza generale e poi del Circondario, di esigua entità, sono state curate da entrambe le archiviste.
L’inventariazione delle carte della Delegazione è analitica, per fascicolo, compatibilmente con le condizioni in cui il fondo è stato trovato e con la possibilità di ricostruire la struttura generale e la fascicolazione originale. L’inventariazione della documentazione della Sottoprefettura (e dell’Intendenza) è stata svolta in forma sommaria, per lo più per busta, dato il carattere residuale della documentazione, con lacune notevolissime. Gli archivi dei commissari – ugualmente incompleti e con titolari diversi – sono stati schedati sommariamente. Si tratta di fascicoli per lo più con pochi documenti. Si è sempre cercato, in ogni caso e per quanto possibile, di ricostruire il sistema di classificazione degli atti e relative serie e sottoserie, ancorchè esigue.
Le schede dei soggetti produttori sono state redatte a cura di Ermis Gamba. La descrizione del soggetto conservatore si deve a Sara Fava.

Soggetti conservatori

Soggetti produttori

Progetti

Fonti

  • Fava - Gamba 2016 = Sara Fava, Ermis Gamba, "L'Archivio della Sottoprefettura di Lodi e le carte dell'Imperial Regia Delegazione di Lodi e Crema. Un progetto di riordino", Archivio Storico Lodigiano, 2016, pp. 107 - 124

Compilatori

  • Schedatura: Ermis Gamba (archivista) - Data intervento: 01 dicembre 2016
  • Schedatura: Sara Fava (archivista) - Data intervento: 01 dicembre 2016