Comune di Melegnano ( - )

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Ente pubblico territoriale

Sede: Melegnano

Codici identificativi

  • MIDB000A31 (PLAIN) [Verificato il 22/10/2013]

Profilo storico / Biografia

Per ulteriori approfondimenti si rimanda alla sezione Istituzioni storiche.

Dalle origini al XVII secolo
Sin dall’antica epoca romana, Melegnano fu conosciuta al milium nonum come mutationes e citata nell’opera dell’ “Itinerario Burdigalense” del IV sec. d. C. (1) per ricordare la costruzione della “strada Romana” che collegava le colonie di Milano, Piacenza e Cremona con la capitale dell’Impero (2).
All’arrivo dei Longobardi nel 568, il vecchio ordinamento politico – amministrativo fu sostituito con il nuovo sistema dei ducati e Melegnano passò sotto il diretto controllo del duca di Milano.
Tra il VIII ed il IX sec. d. C. fu incorporata nella contea franca di Milano e venne indicata in molti documenti giuridici con il nome di Meloniano, che deriverebbe appunto da milium nonum e qualificata come vicus; solo più tardi ebbe la fisionomia di oppidum, con un vero e proprio centro urbano fortificato, talvolta denominato “borgo”.
Nel 983, fu eletto capitaneus Ubertino, laico e fratello di Landolfo arcivescovo di Milano, che, posto a capo della Pieve (3) di Melegnano, assunse il diritto di riscuoterne i tributi.
Il primo documento coevo relativo al XIII secolo testimonia l’esistenza di un ordinamento comunale e, negli “Atti del Comune di Milano” (21 giugno 1298), il borgo di Melegnano è citato come Comune; è segnalata la presenza di un console (4).
Tra il XIV ed il XV secolo Melegnano fu interessata da un lungo periodo di infeudazione da parte dei Visconti (5).
Negli “Statuti delle acque e delle strade del Contado di Milano fatti nel 1346” (6) risulta incluso nella pieve di San Giuliano come località cui spettava la manutenzione della “strada da Melegnano”, utilizzata per gli approvvigionamenti del sale e di altri prodotti destinati a Milano, ivi citato come “el borgo da Melegnano”.
Una ruolo di primo piano nella storia di Melegnano fu sempre svolto dal castello, prima come semplice fortificazione e baluardo militare, poi come simbolo dell’infeudazione signorile dei Visconti, che nel 1385 ne diventarono proprietari scegliendolo anche come dimora.
Questa data segnò per il borgo l’inizio di una fioritura culturale per iniziativa di Bernabò, che si occupò anche della ricostruzione del castello, “simile ad una forte rocca con ponte”, e che nominò per l’amministrazione del fortilizio e del territorio un castellano (7), col diritto di riscuotere le imposte e la tassa di pedaggio al ponte Lambro (8).
Un’ordinanza di Gian Galezzo Visconti del 1393 istituì la figura del vicario di Melegnano che giudicava cause civili e penali; la posizione del castello determinava il controllo sulle terre da Pandino e Sant’Angelo.
Filippo Maria, con un decreto sull’autonomia del 1412, concesse ampio potere al capitano del castello che acquistò competenze giuridiche civili e penali e compiti amministativo-fiscali (9). Le casse ducali traevano profitto dalle tassazioni imposte sugli attraversamenti di ponti e strade, mentre le osterie locali erano luogo obbligato di passaggio per i forestieri (10).
Durante il periodo visconteo-sforzesco per volontà signorile alcune imposte furono abolite: la tassa sulla donazione dei foraggi e quella sulla biada ai cavalli del personale ducale; le esenzioni vennero riconfermate nel 1406 da Giovanni Maria (11).
Le prime adunanze dei rappresentanti della comunità sono già documentate alla fine del ‘400 e si svolgevano presso il Palazzo comunale, che aveva sede nell’attuale piazza Risorgimento (12).
Nella seconda metà del XV secolo, conclusasi la dominazione viscontea, alcuni fondi di Melegnano situati lungo le rive del fiume Lambro furono acquisiti dalla famiglia dei Brivio, nobili di Milano.
Nel 1512, il Castello fu consegnato a Francesco Brivio, che aveva assunto la carica di capitano e vicario ducale, con la facoltà di giudicare cause civili e penali; come feudatario di Melegnano poteva riscuotere imposte e dazi.
In seguito alla battaglia dei “Giganti” o di “Marignano” (1515) il milanese tornò nelle mani dei francesi e Melegnano, coinvolta nel conflitto, ne uscì saccheggiata e devastata.
Durante il ducato di Francesco II Sforza, con diploma del 1 marzo 1532, Melegnano fu eretto a marchesato nella persona di Gian Giacomo de’ Medici (13), con il diritto di giurisdizione e con la facoltà di imporre dazi e di rinnovare i privilegi sul mercato del giovedì; il fratello del marchese, Giovanni Angelo, divenne papa col nome di Pio IV e viene ricordato dai melegnanesi per la concessione della Bolla dell’indulgenza del Perdono il 20 gennaio 1563 (14).
Nei Registri dell’estimo del ducato di Milano del 1558, Melegnano è ancora compreso nella pieve di San Giuliano fino ai successivi aggiornamenti del XVII secolo (15).
Durante la dominazione spagnola l’attività amministrativa locale fu regolata con la pubblicazione di una Costituzione di 15 articoli redatta dal magistrato Luigi Melzi , delegato da Filippo III nel 1608 per la soluzione di alcuni dissidi economici e politici (16). La gestione della vita amministativa locale era garantita dal Consiglio Generale dei capifamiglia che eleggeva quattro deputati con potere esecutivo; quest’ultimi eleggevano otto regolatori, che avessero compiuto i 25 anni d’età; l’assemblea nominava annualmente un console, preposto al mantenimento dell’ordine pubblico. I deputati dovevano redigere l’elenco delle tasse e controllarne il registro, compilare i bilanci e gli avvisi fiscali da consegnare al messo comunale. I regolatori approvavano l’amministrazione fiscale tenuta dal console, dai deputati e dall’agente delle tasse. L’adunanza del Consiglio dei deputati e dei regolatori era tenuta su istanza del membro più anziano ed era convocata una volta al mese. Ogni eletto doveva accettare la carica; se rifiutava era sottoposto al pagamento di una multa. Gli atti deliberati dal consiglio venivano registrati dal cancelliere (nominato dai regolatori) che li conservava nell’archivio comunale (17).

La dominazione austriaca (1713-1796)
Con i trattati di Utrecht e Rastatt (1713-1714) la Lombardia passò sotto il dominio austriaco; si gettarono le basi per un nuovo ordinamento amministrativo centrale e periferico, realizzato attraverso il Catasto teresiano e culminato con “La riforma al governo ed amministrazione delle comunità dello Stato di Milano” emanata con editto del 30 dicembre 1755 che istitutiva di un nuovo ordinamento comunale.
Dalle risposte ai 45 quesiti del 1755 (18), si apprende che la popolazione di Melegnano ammontava a 1.750 anime. Fino alla riforma amministrativa teresiana, l’organo più rappresentativo e decisionale del borgo era l’Assemblea di tutti i capi di casa della comunità (19), denominata per lo più Consiglio generale, che si preoccupava di ripartire i carichi fiscali e di distribuire le cariche civiche; al Consiglio ordinario (20), invece, spettava l’amministrazione ordinaria quotidiana della comunità; un Console convocava il Consiglio generale, ricopriva incarichi di polizia locale, come presenziare agli arresti e alla confisca dei beni o denunciare i reati commessi nel territorio comunale, ragione per cui era tenuto a prestare un annuale giuramento presso le autorità giudiziarie territoriali (21).
Il cancelliere ed un “ragionatto” residenti in loco avevano la responsabilità della compilazione dei riparti fiscali annuali (22). L’Esattore, scelto con asta pubblica, era incaricato della riscossione dei tributi regi, provinciali e locali (23).
Con l’editto del 10 giugno 1757, in applicazione della riforma comunitativa voluta da Maria Teresa d’Austria, il Comune di Melegnano fu inserito nella Pieve di San Giuliano, compreso nella provincia di Milano, con superficie di pertiche 6.050 (24).
Con l’editto del 26 settembre 1786, voluto da Giuseppe II, furono istituite le province sotto l’amministrazione delle Intendenze politiche (25); Melegnano venne inserito nella Provincia di Milano, in cui rimane incluso ancora nel 1791, dopo la nuova compartimentazione territoriale.

Il sistema franco-napoleonico (1797-1814)

Repubblica Cisalpina (1797-1805)
L’organizzazione organica delle amministrazioni locali venne ridefinita con la Costituzione della Repubblica Cisalpina emanata il 20 messidoro anno V (8 luglio 1797).
La successiva legge sull’organizzazione delle municipalità (17 luglio 1797) stabiliva la divisione del territorio in dipartimenti, distretti e comuni, mentre la Costituzione improntava una diversa organizzazione dell’amministrazione dei Comuni sulla base del numero di abitanti. Con la legge 20 marzo 1798, il dipartimento del Ticino, con capoluogo Pavia, comprese anche il distretto di Melegnano, con annessi trentasei Comuni (26).
Secondo la nuova Costituzione (1 settembre 1798), un singolo Comune poteva formare un distretto senza che venisse fissato alcun limite al numero di abitanti (dai tremila ai diecimila), cosicché, con la successiva ripartizione territoriale del 26 settembre, Melegnano rimase capoluogo di distretto, qualificato come IV, e incluso nel dipartimento d’Olona con annessi quarantasei Comuni.
Dal 1799 al 1800 il territorio lombardo ritornò austriaco per breve tempo, a causa della rioccupazione delle truppe austro-russe, in cui vennero ripristinate le linee generali dell’amministrazione anteriore al 1796 (27).
Nel giugno 1800 la Lombardia fu rioccupata dai francesi ed il 16 febbraio 1801, dopo la pace di Luneville, ritornò ad essere parte della seconda Repubblica Cisalpina; ogni forma d’amministrazione venne nuovamente modificata.
Con una nuova ripartizione territoriale della Repubblica Cisalpina, in forza della legge 13 maggio 1801, Melegnano, venne incluso nel distretto I del dipartimento d’Olona, con capoluogo Milano (28).

Repubblica Italiana (1802-1805)
La legge sull’organizzazione delle autorità amministrative (24 luglio 1802) stabilì che ogni comune fosse regolato da un consiglio comunale e da una municipalità; tutti i comuni lombardi vennero suddivisi, in base al numero di abitanti, in tre classi (29).
In quanto comunità con popolazione inferiore ai 3.000 abitanti, Melegnano fu considerato comune di III classe.
Organo deliberativo era il Consiglio comunale composto da tutti gli estimati e da tutti i capi di famiglia non possidenti registrati nel Registro civico e chiamati a deliberare su istanza del cancelliere che ne registrava gli atti. Il consiglio comunale veniva convocato due volte all’anno nei mesi di gennaio o febbraio e di settembre od ottobre; in via straordinaria su ordine del Prefetto, del Vice-Prefetto o cancelliere distrettuale. Nella prima seduta esaminava il rendiconto relativo all’esercizio finanziario dell’anno precedente.
Un agente comunale eseguiva gli ordini del cancelliere distrettuale, mentre un cursore nominato dagli amministratori municipali coadiuvava il cancelliere e l’agente comunale nella pratica amministrativa corrente. Il ricevitore comunale, infine, riscuoteva i contributi d’imposta reale e personale (30).

Regno d’Italia (1805-1814)
Con la proclamazione del Regno d’Italia gli ordinamenti locali furono riorganizzati con il decreto sull’amministrazione pubblica e sul comparto territoriale (8 giugno 1805) (31).
I distretti vennero ulteriormente divisi in circoscrizioni di minor ampiezza denominati cantoni. Melegnano era capoluogo del cantone VIII con 2.718 abitanti, compreso nel distretto I del dipartimentod’Olona, con annessi ventisei comuni.
In seguito al decreto di aggregazione e unione dei comuni del dipartimento d’Olona (decreto 4 novembre 1809) il Comune di Melegnano fu incluso nel Cantone VII del Distretto I, avente capoluogo Milano, con una popolazione di 2.859.
Con un successivo intervento di concentrazione (decreto 8 novembre 1811) disposto per i Comuni del dipartimento d’Olona, si aggregarono al Comune di Melegnano i comuni di Cerro, Mezzano, Pedriano, Riozzo, Santa Brera e Zizzolo, diventando comune di II classe e capoluogo del Cantone IV del Distretto I di Milano con 5.017 abitanti.
I Consigli comunali continuavano ad essere riuniti periodicamente, convocati con preavviso di quindici giorni dal cancelliere distrettuale che ne registrava le deliberazioni.. Le adunanze si tenevano in luogo pubblico due volte l’anno: in adunanza ordinaria di gennaio o febbraio per esaminare il rendiconto dell’anno precedente presentato dalla municipalità; in adunanza di settembre od ottobre per nominare ed eleggere i componenti della municipalità, per determinare le spese e l’ammontare delle imposte comunali per l’anno successivo e per nominare i revisori dei conti del consuntivo dell’anno precedente (32).

Il sistema Lombardo veneto (1815 – 1859)
Con la successiva annessione della Lombardia austriaca al Veneto (sovrana patente 7 aprile 1815) venne proclamato il Regno Lombardo-Veneto, che, ripartito, dal punto di vista territoriale-amministrativo, in Provincie, Distretti e Comuni, conservò la suddivisione dei comuni in tre classi già in vigore nel Regno d’Italia (patente 12 febbraio 1816). Melegnano divenne capoluogo del distretto XII della provincia di Milano con annessi 26 comuni; il provvedimento fu confermato nel 1844 (notificazione del 1 luglio), con la riduzione dei comuni a sedici. La popolazione contava allora 3.392 abitanti (33).
L’ordinamento comunale di Maria Teresa fu rimesso in vigore dal governo di Vienna il 1° maggio 1816, in base al regolamento annesso alla notificazione 12 aprile 1816. Il Convocato generale degli estimati era costituito dai possidenti scelti nei registri del censo; si riuniva in sessione ordinaria e straordinaria in due sessioni annuali (34). La gestione del patrimonio era, invece, affidata alla deputazione comunale che, in quanto “autorità pubblica permanente” (35), dava esecuzione alle delibere del Convocato; questa era composta da tre deputati possessori scelti dal Convocato in presenza del cancelliere del censo (36). Inoltre, un agente comunale di nomina annuale, pubblicava e conservava leggi e ordini del cancelliere. Completava, infine, l’apparato amministrativo un cursore che rispondeva agli ordini dell’agente e due revisori dei conti, quest’ultimi di durata annuale.
Tra i nomi che spiccano a Melegnano nel numero dei deputati comunali per l’arco di anni 1815 – 1859 emergono quelli delle famiglie Spernazzati, Spazzini, Majocchi, Busnè, Buttafava, Codeleoncini e Orlandi (37).
Anche le vicende risorgimentali lasciarono un segno sul territorio comunale già nel 1848, quando ormai i moti liberali si erano diffusi in tutta Europa; il 28 marzo Melegnano è occupata dalle truppe del maresciallo Radetzky, viene bombardata, saccheggiata e l’archivio comunale incendiato.
Nel complesso, però, l’Ottocento vide il decollo economico-sociale di Melegnano, grazie alla favorevole posizione geografica del borgo, che permetteva facili collegamenti con i più importanti centri della Lombardia. Fu favorita l’istituzione di impianti industriali, quale l’Istituto di filatura della canapa e del lino della ditta Trombini, che presso le rive del Lambro costituì un punto economico di riferimento importante per il territorio.

Regno sabaudo e Regno d’Italia (1859 – 1897)
Nel 1859, con il passaggio della Lombardia al Regno Sabaudo, venne estesa ai nuovi territori l’organizzazione amministrativa piemontese, in virtù della legge Rattazzi del 23 ottobre, n. 3781. La normativa stabiliva una nuova ripartizione territoriale con la suddivisione del territorio in Province, Circondari, Mandamenti e Comuni.
L’amministrazione locale doveva essere regolata da un Consiglio Comunale e da una Giunta Municipale; il numero dei membri era stabilito sulla base degli abitanti (38).
Melegnano, considerato comune tra i 3.000 e i 10.000 abitanti, era dotato di un Consiglio comunale di 20 membri, di nomina elettiva, mentre la Giunta risultava composta da quattro assessori effettivi e da due supplenti subordinati alle disposizioni del Sindaco, che era anche ufficiale del governo e di nomina regia, scelto tra i consiglieri. La sua carica durava tre anni, terminati i quali, il sindaco poteva essere riconfermato dal re in qualità di consigliere comunale.
Il Consiglio comunale si riuniva in due sessioni: primaverile e autunnale (art. 74 della Legge Rattazzi) dandone avviso e pubblicando le deliberazioni all’Albo Pretorio (artt. 85 e 87 della Legge Rattazzi). L’Intendente provinciale verificava la regolare procedura formale delle delibere e dei bilanci del Comune.
I consiglieri duravano in carica cinque anni, ma ogni anno si eleggevano quattro membri con la scadenza per sorteggio della quinta parte. I membri della giunta municipale, invece, duravano in carica un anno e potevano essere rieletti.
Il Consiglio comunale si riuniva anche per determinare la retribuzione dei suoi dipendenti: il segretario comunale, lo scrivano impiegato, il medico condotto, la levatrice, il maestro comunale per i maschi e la maestra comunale per le femmine.
Una Commissione elettorale stabiliva chi aveva il diritto di voto consultando i registri del Ruolo dei Contribuenti diretti.
Toccava al Pretore, invece, rilasciare un certificato agli alfabeti per assicurare loro il diritto di voto (39).
Un Ispettore delle guardie civiche vigilare sull’ordine pubblico.
Il 18 febbraio 1861 è proclamato il Regno d’Italia sotto il regno dei Savoia, suddiviso in province ciascuna retta dal Governo centrale. Per quanto riguarda l’amministrazione comunale viene mantenuta in vigore la Legge Rattazzi. L’amministrazione locale rimane affidata ad un Consiglio municipale e ad un esecutivo costituito dalla Giunta municipale. Il Sindaco di nomina regia è confermato a capo delle municipalità, coadiuvato da un segretario comunale assunto dall’amministrazione. Un commissario governativo vigilava sull’operato del Consiglio della Giunta e del Sindaco.
Con la legge comunale e provinciale del 20 marzo 1865 n° 2248 il sistema amministrativo locale fu reso più organico e uniforme. I Prefetti sostituirono, come rappresentanti del governo e organi territoriali di controllo, i vecchi commissari distrettuali.
Anche a Melegnano già dal 1860 è attestato un Sindaco, un Consiglio comunale composto da venti consiglieri con funzioni deliberative che si riunivano in assemblea pubblica due volte l’anno; una Giunta Municipale assumeva compiti esecutivi sotto la guida del sindaco ed era formata da quattro assessori effettivi e da due assessori supplenti.
La sicurezza pubblica dei melegnanesi era garantita dalla Stazione dei Reali Carabinieri.
Melegnano era sede, inoltre, di un carcere mandamentale ubicato, come la Pretura, presso il castello.
Con delibera del 28 agosto 1863 si stabilì, inoltre, che la Regia Gendarmeria Mandamentale, corpo militare con funzioni di polizia, avesse come sede il Castello e che il Comune fosse titolare dell’affitto dell’ufficio.
La legge di unificazione amministrativa del 1865 introdusse, tra l’altro, anche modifiche di alcuni punti della Legge Rattazzi relative al mutamento delle circoscrizioni comunali, alla distribuzione delle competenze tra gli organi e all’elencazione delle spese considerate obbligatorie a carico dell’amministrazione (40).
Melegnano, in quanto area in fase di sviluppo socio-economico, sentì presto la necessità di espandersi territorialmente, tentando di annettere alcune località o Comuni limitrofi. A partire dal 1867 si avviarono presso la provincia di Milano le richieste e le pratiche per un allargamento dei confini del Comune, con l’unione dei Comuni di Mezzano, Vizzolo, Pedriano, Riozzo e Cerro al Lambro. La Prefettura di Milano stabilì l’annessione solo di alcuni territori di San Giuliano (41).
Nel frattempo, in città venne aperta una filiale della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde; nel 1872 fu istituita una Società Operaia di Mutuo Soccorso, promotrice a sua volta di importanti iniziative socio-culturali, come la biblioteca popolare (42).
Nel 1894, la Legge n. 287 del 11 luglio stabilisce la durata del Consiglio comunale in sei anni con membri rinnovabili per metà ogni tre anni; la carica di Sindaco rimaneva triennale.
Nel 1896 la Legge Di Rudini stabilì invece l’elezione del Sindaco da parte dei consiglieri, confermandone la durata triennale.

Note
(1) L’Itinerarium Burdigalense è l’opera di un pellegrino di Bordigala (oggi Bordeaux in Francia) che descrive il viaggio di ritorno dai luoghi santi, nell’anno 333 d. C.; vi si trova la nota nominata “mutatio ad IX” per indicare la stazione per il cambio dei cavalli al nono miglio lungo la strada per Roma.
Per una panoramica sulla storia di Melegnano dalle origini al XIX secolo vedi AMELLI C., Storia di Melegnano, Melegnano, 1984 e AMELLI C. (a cura di), Il Perdono di Melegnano. Tesi di laurea di Nicoletta Giaveri, a. a. 1991 1992.
(2) Il primo insediamento umano in queste terre fu costituito dai Galli Boi e i dai Galli Insubri del gruppo dei Galli, che si sarebbero insediati nelle terre della Pianura Padana, nella zona tra Laus Pompeia (Lodi Vecchio) e Mediolanum, scacciando gli Etruschi.
(3) Dal secolo X, col nome di Pieve si intese un territorio formato da villaggi e borgate.
(4) BARONI M.F. (a cura di), Gli atti del comune di Milano, vol. III (1277 – 1300), Milano, 1992 citata come fonte in REGIONE LOMBARDIA (a cura di), Le istituzioni storiche del territorio lombardo. XIVXIX secolo. Provincia di Milano, Milano 1999, voce Melegnano, pp. 267-268, opera a cui si rimanda anche per l’ampia bibliografia generale e le citazioni di fonti inedite relative al territorio milanese.
(5) Dal 1322, con il capostipite Matteo Visconti, al 1447 con Filippo Maria Visconti.
(6) Compartimentazione delle fagie del 1346. REGIONE LOMBARDIA (a cura di), Le istituzioni storiche del territorio lombardo, cit., voce Melegnano, p. 267.
(7) Un elenco dei castellani ci è fornito da AMELLI C., Storia di Melegnano, cit., p.105.
(8) Il diritto di riscossione sul pedaggio, detto pontaticum, era sotto il controllo del duca e poteva essere appaltato. Nel 1754 ne divenne proprietario il Comune. Vedi a proposito in Archivio Storico del Comune di Melegnano, Carteggio anteriore al 1898, il titolo 14 – Acque e strade, b. 59.
(9) Ecclesiasticamente, però, Melegnano dipendeva ancora da San Giuliano che era capo di pieve e sede della chiesa battesimale.
(10) Le entrate più consistenti erano assicurate dai dazi di consumo e dalle imposte indirette come quella sulla mercanzia e sull’imbottato.
(11) Nel 1463, la duchessa Bianca Maria aggiunse alla lista delle esenzioni quella della “ab imbotaturis”, imposta per ogni botte di vino.
(12) AMELLI C., Storia di Melegnano, cit., p. 131.
(13) Appartenente alla famiglia dei medici di Nosigia di Milano.
(14) AMELLI C., Il Perdono di Melegnano, cit., pp. 21
22. Il Castello appartenne alla casata dei Medici fino al 1981.
(15) cfr. REGIONE LOMBARDIA (a cura di), Le Istituzioni storiche del territorio lombardo, cit., voce Melegnano, p. 267.
(16) La politica fiscale del governo spagnolo consisteva nell’imposizione di forti dazi su varie mercanzie e sulla riscossossione dell’annata e del mensuale, così da aggravare la situazione finanziaria di tutto il ducato, compreso Melegnano.
(17) AMELLI C., Storia di Melegnano, cit., pp. 200-201.
(18) Le “Risposte ai 45 quesiti della giunta del censimento” riportano i dati raccolti nel 1750 con l’inchiesta straordinaria ordinata dalla 2° Giunta del censimento generale dello Stato di Milano presieduta da Pompeo Neri. Cfr. REGIONE LOMBARDIA (a cura di), Le istituzioni storiche del territorio lombardo, cit, pag. 22 e passim.
(19) Il Consiglio era composto da coloro che figurassero a catasto, per qualsiasi cifra, come intestatari di beni fondiari non esenti; si riuniva due volte l’anno per approvare, tra l’altro, anche il bilancio preventivo e consuntivo della comunità.
(20) Era composto da quattro deputati, eletti ogni quattro anni dal Consiglio generale e assistiti da due delegati , rappresentanti dei realisti e personalisti. Cfr. REGIONE LOMBARDIA, (a cura di), Le istituzioni storiche del territorio lombardo, cit., p. 268.
(21) REGIONE LOMBARDIA (a cura di), Le istituzioni storiche del territorio lombardo, cit, voce Melegnano, p. 267.
(22) Il cancelliere aveva il compito di tenere in ordine i libri dei riparti delle imposte, i libri del bilancio comunale e tutte le “pubbliche scritture” prodotte o relative alla comunità; spesso lavorava per più Comuni con un compenso commisurato alle incombenze. Ibidem, p. 267.
(23) L’Esattore aveva l’obbligo di pagare, entro la data prefissata dalla provincia e senza possibilità di dilazione, le imposte camerali e provinciali alla Cassa della provincia del ducato. Ibidem, p. 267.
(24) AMELLI C. , Storia di Melegnano, cit., p. 239.
(25) cfr. REGIONE LOMBARDIA, (a cura di), Le istituzioni storiche del territorio lombardo, cit., Profili Istituzionali Generali, p. 38 e passim.
(26) Ibidem, voce Melegnano, p. 267.
(27) Ibidem., pp. 44-45.
(28) Ibidem, voce Melegnano, p. 268.
(29) I classe: comuni con popolazione superiore a 10.000 unità; II classe: comuni con popolazione fra le 10.000 e 3.000 unità; III classe: comuni con popolazione inferiore alle 3.000 unità.
(30) REGIONE LOMBARDIA, (a cura di), Le istituzioni storiche del territorio lombardo, cit., pp.54-55.
(31) Tale decreto riaffermava alcune prerogative delle amministrazioni municipali e dei loro organi già previste nella precedente normativa, ma con un carattere più accentrato.
(32) Durante il periodo di dominazione napoleonica la normativa modificò più volte l’organizzazione delle amministrazioni locali; i principali organi comunali sono rappresentati da nuove figure istituzionali: il consiglio comunale sostituì il convocato generale, mentre a capo delle municipalità e di nomina prefettizia, era posto il Sindaco a carica annuale; il cursore comunale svolgeva mansioni impiegatizie ecc. Si rimanda a proposito al già citato Le istituzioni storiche del territorio lombardo, pubblicato a cura della REGIONE LOMBARDIA.
(33) Il territorio soggetto al governo di Milano venne ripartito in nove province e quella di Milano fu suddivisa in sedici distretti. In seguito, la nuova compartimentazione del 23 gennaio 1853, con notifica 23 giugno, stabilì per la provincia di Milano quattordici distretti ; Melegnano divenne capoluogo del V con annessi sedici comuni.
(34) Nella prima sessione (gennaio- febbraio) esaminava i conti dell’anno precedente e approvava il bilancio consuntivo; nella seconda sessione (settembre-ottobre) approvava i bilanci di previsione e nominava i revisori dei conti.
(35) REGIONE LOMBARDIA, (a cura di), Le istituzioni storiche del territorio lombardo, cit., p. 62.
(36) Per ogni distretto la legge prevedeva un ufficio per il Cancelliere del censo con competenza sui comuni di seconda e terza classe. Con la circolare n° 17327 – 1182 del 24 luglio 1819 il Cancelliere del censo mutò denominazione in Commissario distrettuale; le sue funzioni rimasero in vigore nelle province lombarde fino all’annessione al Regno di Sardegna nel 1859. Esercitava funzioni di controllo politico-amministrativo. REGIONE LOMBARDIA, (a cura di), Le istituzioni storiche del territorio lombardo, cit., pp. 60-61.
(37) RIVISTA STORICA MELEGNANESE, a. VII (1995), n. 23.
(38) cfr. REGIONE LOMBARDIA, (a cura di ), Le istituzioni storiche del territorio lombardo dal XIX-XX sec., (opera in corso di stampa).
(39) Gli uffici pretorili erano ubicati in alcuni locali del castello; il loro allestimento e manutenzione, nonché l’affitto spettavano in parte al comune di Melegnano.
(40) cfr. REGIONE LOMBARDIA, (a cura di ), Le istituzioni storiche del territorio lombardo dal XIX-XX sec., (opera in corso di stampa).
(41) RIVISTA STORICA MELEGNANESE, a. VI (1994), n. 19 (trim. luglio – settembre), p. 1.
(42) AMELLI C., Storia di Melegnano, cit., p. 294.

Complessi archivistici

Fonti

  • REGIONE LOMBARDIA, L'evoluzione dell'archivio. = REGIONE LOMBARDIA (a cura di), L'evoluzione dell'archivio comunale dalle origini al secolo XIX. Atti del seminario, Milano 1989.
  • REGIONE LOMBARDIA, Amministrazione e archivi. = REGIONE LOMBARDIA (a cura di), Amministrazione e archivi comunali nel secolo XIX, Atti del seminario, Milano 1994.
  • PEPE, L'Amministrazione = PEPE S., L'Amministrazione tra storia e riforma, in Rivista trimestrale "QUESTE ISTITUZIONI", n. 101-102, 1995, pp. 3-20.
  • CASSESE, Il prefetto = CASSESE S., Il prefetto nella storia d'Italia, in RIVISTA TRIMESTRALE DI DIRITTO PUBBLICO, n. 4, 1983, pp. 1449-1457.
  • CASSESE, Centro e periferia = CASSESE S., Centro e periferia in Italia. I grandi tornanti della loro storia, in RIVISTA TRIMESTRALE DI DIRITTO PUBBLICO, n. 4, 1983, pp. 594-612.
  • AMELLI, Storia = AMELLI Cesare, Storia di Melegnano, Melegnano, ed. 1984.
  • AIMO, Stato = AIMO Pietro, Stato e poteri locali in Italia. 1848 - 1995, Carocci Editore, Torino, 1997.
  • Antoniella 1979 = A. Antoniella, L'archivio comunale postunitario. Contributo all'ordinamento degli archivi dei comuni, Firenze, Giunta regionale toscana e La Nuova Italia, 1979

Compilatori

  • Daniela Mastrogiuseppe
  • Sonia Gliera