Enrico Sanclemente a Gaetano Cattaneo (1811 febbraio 21)
Unità
Tipologia: unità documentaria
Segnatura definitiva: 14
Venerat[issi]mo Sig.[nore] Pron Cil[endissi[mo]
Scrivo dal letto dopo la fatale aggressione seguitami, e che avrà intesa, e da cui per sola divina providenza, in un modo veramente prodigioso ho potuto scampare la vita (69).
Io già ricevetti la sua favoritissima nella settimana scorsa nel tempo istesso, che Ella, come mi figuro, ricevette lo sbozzo informe, delle mie medaglie coll’indicazione del prezzo ec. In essa verso il fine viddi ed ammirai delineata la moneta di Eraclio con tale esattezza e maestria, che non può desiderarsi di più, onde mi rallegro seco, che tanto vaglia in questa parte ancora. La spiegazione poi a me sembra che sia la sua propria, mentre combina la storia, che accenna, combinano gli esempi d’altre città greche segnati sotto Giustiniano, ed’altri, circa il medesimo tempo, e sono THC CEB KAICAPEIAC, Gabalorum[?] Iustini II, così DAMAC, DAMACKOC presso Sestini ed Eckel… ec.
Il Sestini la riverisce distintamente e se le raccomanda. Resto con sentimenti della più sincera stima ed amicizia per la sua amabilissima persona Ossequ[ios]o Ser[vitor]e.
Nota dell'archivista:
(69) Si tratta dell’aggressione, a scopo di rapina, di cui fu vittima il povero abate Sanclemente, che così Cattaneo descrive, con dovizia di particolari, in una lettera a Sestini (s.d., ma databile 23 febbraio 1811: LA GUARDIA 1985, n. 217; resoconti analoghi, con piccole varianti, compaiono pure in lettere dirette da Cattaneo ad altri corrispondenti e comuni amici): “La notte del giorno 15 C[orren]te alcuni ladri, per mezzo di una scala a corda salirono alla casa del P[adr]e e Ab.[ate] Sanclemente, ed uno di essi entrò per la finestra nella di lui camera stessa dove riposava tranquillamente in letto. Destatosi però egli tosto, e domandando con viva voce chi fosse gli venne risposto dall’assassino con tono affettatamente soave, esser egli un angelo disceso dal Cielo per visitarlo. Sei un ladro! eclama l’Ab.[at]e e grida, chiamando soccorsi: ma quell’infame allora si avventa sopra di lui e lo ferisce in una coscia. Malgrado ciò egli balza dal letto, e dopo essersi qualche tempo dibattuto col suo assassino, riesce ad aprir l’uscio della stanza, e a fuggire, lasciando in balia di quegli iniqui tutti i suoi oggetti preziosi. In mezzo però a tanto infortunio, le medaglie non sono state toccate, poiché trovavansi chiuse in un solido medagliere”. Le ferite riportate dal Sanclemente non furono gravi, ma egli, probabilmente in relazione all’età avanzata, stentò non poco a riprendersi; inoltre la ferita alla gamba degenerò in un’infezione e fu necessario intervenire chirurgicamente (cfr. la lettera di Cattaneo a Sestini 19 marzo 1811: LA GUARDIA 1985, n. 223). Alla notizia della spiacevole esperienza vissuta da Sanclemente, Sestini rispose di aver dovuto subire egli stesso il furto di una “ricca serie di medaglie” all’Eremo di Camaldoli (lettera a Cattaneo 25 marzo 1811: SESTINI 1811 – 1813, n. 3).
Supporto: carta
Descrizione estrinseca:
Unità documentaria, lettera autografa firmata
Codici identificativi:
- MIUD031534 (PLAIN) [Verificato il 21/10/2013]
Link risorsa: http://lombardiarchivi.servizirl.it/fonds/797/units/171856