Gaetano Cattaneo ad Enrico Sanclemente (1811 settembre 24)
Unità
Tipologia: unità documentaria
Segnatura definitiva: 37
Ho ricevuto il grad=[itissi]mo di lei foglio, con entro la ricevuta dell’ultima somma che ho pagato p[er] di lei conto nelle mani del Sig[no]r Corridori. Fu per sola storditaggine dell’inserviente del Gabinetto che la lettera che conteneva la Bolletta di pagamento le sia pervenuta p[erlmezzo della posta. Godo però in sentire ch’Ella non sia contraria ad un tal mezzo, per sua natura più spedito e sicuro, e che anzi Ella sia per genio disposta ad anteporlo all’altro più complicato, che si era preventivamente combinato. Così per tanto io seguirò a fare per l’avvenire e principierò fin d’oggi a trasmetterle colla presente la Bolletta di un nuovo versamento di £ 967.30 centesimi che ho fatto eseguire jeri nelle stesse mani. Un’ora fa ho ricevuto dal Prof.[essor]e Assemani la decisione sulla lezione della medaglia bilingue che io ho pubblicato. La questione era se dovevasi leggere il nome med[esi]mo di Tiberiade ripetuto nelle due lingue, oppure se le lettere cufiche esprimessero tutt’altro. L’oppositore alla p[ri]ma opinione, che è quella di Sestini, e che è il Consigliere di stato Bossi ex Canonico ordinario del Duomo, ex Diplomatico e Direttore G.[enera]le delle Biblioteche ed Archivj del Regno, sosteneva che dovessero leggersi Methkal esprimente valore monetario. Egli accompagnò il suo sentimento con uno sfogio d’erudizione AraboPersa – esotica, e con una sanguinosa Diatriba contro il povero Sestini, che veramente mi parve trascendere alquanto all’animosità personali piuttosto che spirare un nobile desiderio di toglier di mezzo un errore (139).
Ma eccole come l’oracolo ha deciso: sono le stesse sue parole che le trascrivo. “Ho ricevuto ecc. la stampa e la moneta, di cui ricerca il mio parere intorno alla voce Araba, che ritrovami in essa. – al che le rispondo, che è stata detta voce ben rilevata dal dotto antiquario Sig. r Sestini. Tiberiè, o come pronunziano gli Arabi Tabariat è appunto la voce scritta in detta moneta”. Ciò è quanto riguarda Monsignore. Rapporto poi all’avere io assegnato la combattuta medaglia ad Eraclio, il Prof=[esso]re med[esi]mo mi scrive che vi avrebbe cagioni in contrario, credendo più esattamente attribuirla colle altre già conosciute, a Leone IV. Queste sue ragioni sono espresse in una breve dissertazione che egli ha pubblicata due anni sono coi tipi di Padova sopra le monete Arabe effigiate (140): ma ho molta ripugnanza a piegarmi alla massima che egli ha in essa stabilito, cioè che tutte le monete bilingui Arabo – greche siano false ossia monete di contrabbando. Per costante esperienza, e per istituto mio, debbo pur troppo riconoscere quasi ogni g[ior]no che non si contrafanno mai monete di tipi che non abbiano mai esistito legittimi e massime di infimo valore (141). S’Ella non conoscesse codesta sua Dissertazione, mi farò un pregio di trasmettergliela al p[ri]mo incontro, poichè bramerei molto di sentire il di lei parere sopra di ciò.
S’Ella ha occasione di vedere il garbat=[issi]mo Sig[no]r Ab=[at]e Caccia mi farà gran piacere di dirgli che al p[ri]mo ordinario risponderò al grad=[itissi]mo di lui foglio del quale mi ha recentemente onorato frattanto pregandola di continuare &cc.
Nota dell'archivista:
(139) Sulla querelle che vide opposti Cattaneo e Sestini da un lato e Luigi Bossi dalla, si vedano le osservazioni già fatte alla nota 125 e le due lettere di risposta alle confutazioni, inviate da Cattaneo a Bossi il 30 luglio ed il 16 agosto 1811 (LA GUARDIA 1985, nn. 271, 277), la seconda delle quali contiene un’appassionata, e forse un po’ ingenua, difesa di Sestini come numismatico ed orientalista: “la sua perizia numismatica è sì grande che mi fa veramente stupore. Ove solo egli voglia pacatamente esaminare una Medaglia e non vederla così di fretta, come spesso suol farsi, si può quasi giurare sulla di lui asserzione. L’acquisto ch’io ho fatto quest’anno delle medaglie greche del museo Sanclemente mi ha posto nelle mani infinite prove parlanti della sua abilità. E’ indicibile come egli padroneggi in quella provincia e come spessissimo senza aver mai veduta la medaglia descritta da Sanelemente egli ha saputo a p[ri]ma vista rilevare molti errori, che pure erano sfuggiti allo studio di oltre sei lustri sopra di esse di uno dei Nestori della numismatica”.
(140) S. ASSEMANI, “Sopra le monete arabe effigiate”, cit. in nota 125.
(141) Nella lettera indirizzata ad Assemani il 5 novembre 1811, Cattaneo così esprimeva i suoi dubbi sulla tesi espressa dal professore padovano: “non accade mai di incontrare fra le monete contraffatte, nel tempo in cui esse sono in corso, alcuna di così vile valore, che
la spesa monetaria sia di poco minore del valore nominale; né poi è possibile mai che alcun falsario si attenti di surrogare in corso una moneta, la quale p[ri]ma non vi abbia esistito legale. Ora io crederei più naturale ed uniforme ad altri esempi numismatici, massime in un Paese, dove come in quello era promiscuo l’uso delle due lingue, e l’ignoranza nel popolo quasi al suo colmo, siffatte se ne coniassero, che ad ognuno o pel l’un verso, o per l’altro, fosse possibilmente nota la pertinenza delle monete”.
Supporto: carta
Descrizione estrinseca:
Unità documentaria, copia di lettera
Codici identificativi:
- MIUD03154B (PLAIN) [Verificato il 21/10/2013]
Link risorsa: http://lombardiarchivi.servizirl.it/fonds/797/units/171879