Enrico Sanclemente a Gaetano Cattaneo (1811 giugno 3)
Unità
Tipologia: unità documentaria
Segnatura definitiva: 23
Venerat[issi]mo Sig.[nore]e Sig.[nore] Pron Col[endissi]mo
Aveva diferito a rispondere all’ultima sua pregiat[issi]ma per poter darle contezza dell’arrivo dei due recapiti, che supponeva già pronti, ad essere spediti per sottoscriverli, delle due rate a me spettanti, e rimetterli in di Lei mani colla presente occasione. Ma non essendo venuti, nulla dimeno non hò voluto diferire di più a scriverle per ringraziarla della premura che si è presa per favorirmi nell’acquisto delle trè stampe indicatele nell’altra mia. Ritletto però ora, che se le medesime non si trovano in Milano, poco spero dell’opera di Millingen, il quale disgustato forse di non aver potuto avere il mio medagliere, è del tempo, che non mi risponde, come avrebbe dovuto fare, ad un’altra mia scrittale già tempo fà. Onde se Ella non gli avesse scritto sin’ora, penserei io a servirmi d’altro mezzo. Vengo alla medaglia di Prusa ad Olympum e rispondo di non poter io dir di più di molto che si troverà scritto nel mio originale M. S. al quale mi appello. Forse sarà una medaglia veduta da me presso qualche mio amico, e che avrò trascritta e omesso il modulo, e la persona per una svista, come purtroppo suole succedere. lo poi incartai diligentemente prima di partire da Roma le medaglie della mia Raccolta, e tali e quali sono rimaste sempre, e così pervenute nelle sue mani affatto intatte. L’indice che feci in succinto delle medesime, lo ricavai, non già dalle stesse medaglie, ma dal riferito mio originale, ove forse sarà accennata la richiesta medaglia, come potrà Ella vedere, e se apprezzata o nò, come in esso se ne riferiscono molte altre ma non mie, e perciò [illeggibile] notate col prezzo. Ne miei pochi superflui avanzj bensì ho ri – trovato una cartina con dentro due medagliucce di due Donne di Città incerte, e che sul finire della stampa le aggiunsi come incerte infine delle Imperiali al Tomo Il, p. 171 e che perciò compiego in questa essendo a Lei dovute.
Mando con questa occasione alcune copie contenenti l’analisi o ristretto steso dal dotto matematico Possuti in Roma già tempo fà sopra il mio libro dell’Era volgare, e fatto ora ristampare dall’ornatissimo Caval.[iere] Ponzoni mio amico (94). Veramente avrebbe egli dovuto spedirle, ma si trova afflitto, afflittissimo per essergli stato scritto da Milano, che Ella abbia detto male del suo Dittico illustrato dall’Abate Dragoni appartenente ai SS. Martiri Teodoro e Acacio (95). Ma siccome eccettuata quella ragazzata poetica premessa intorno alla Sommi, non merita, a senso mio, disapprovazione l’illustrazione del Dittico, così credo falsa la relazione fattagli o almeno alterata; onde bramerei di consolarlo e levarli di mente l’impressione cagionatali da tale relazione, ed ho perciò voluto io spedire le succennate copie, pregandola a rispondermi due parole solo, che possino rascrenarlo (96). E’ un onestissimo, e colto Cavaliere, e degno della di Lei amicizia. Sestini mi ha mandata una breve nota di medaglie inedite con epoche, e che mi serviranno di occupazione nell’illustrarle. E qui finisco confermandomi con veri sentimenti di stima e di attacamento alla sua degnissima persona.
Devot[issi]mo Obblig[atissi]mo Ser[vito]re e A[mico.]
Nota dell'archivista: - Sul verso della lettera: "Al Veneratmo Sig. Sig. Pron Colmo/Il Sig. Cattaneo Conservatore del Reale/Gabinetto di Medaglie ec./Milano.
(94) Giuseppe Sigismondo Ala Ponzoni (Cremona, 1761 – 1842) fu cultore di belle arti, scienze naturali, archeologia e numismatica. Raccolse una collezione di oltre 16.000 monete, medaglie e sigilli, particolarmente ricca nelle serie cremonesi (i sigilli furono da lui pubblicati nell’opera “Sfragistica cremonese con appendice numismatica”, edita a Cremona nel 1822, in soli cento esemplari, coi tipi di G. Feraboli). Alla sua morte, la biblioteca, il medagliere e le raccolte artistiche passarono, dopo aver subito rilevanti dispersioni, ai civici istituti culturali di Cremona.
(95) Il piacentino Antonio Dragoni fu canonico primicerio della cattedrale di Cremona, erudito ed autore di novelle, panegirici e studi di argomento storico – ecclesiastico (L. MENSI, “Dizionario Biografico Piacentino”, Piacenza 1899, p. 169). Amico di Giuseppe Ala Ponzoni (che gli dedicò la sua pubblicazione “Di una moneta anecdota di Cremona esistente nel museo Ponzoniano esprimente un Giovanni”, Milano, tipografia G. Borsani, 1818), pubblicò un celebre dittico, di proprietà dell’Ala Ponzoni, sotto forma di dissertazione epistolare, intitolata “Sul dittico eburneo de’santi martiri Teodoro ed Acacio esistente nel museo Ponzoni di Cremona”, “Lettere dell’Ab. D. Antonio Dragoni”, Parma, Bodoni, 1810 (per la bibliografia moderna del pezzo, oggi conservato presso il Museo Civico di Cremona, si veda W.F. VOLBACH, “Elfenbeinarbeiten der Spaetantike und des fruehen Mittelalters”, Mainz 1976, p. 143, n. 252, taf. 112). Il Dragoni è noto anche come falsificatone di documenti d’archivio (cfr. U. GUALAZZINI, “Falsificazioni di fonti dell’età paleocristiana e altomedioevale nella storiografia cremonese”, Cremona 1972).
(96) Il dittico era stato lasciato in eredità a Giuseppe Ala Ponzoni dal conte cremonese Giambattista Biffi, suo intimo amico prematuramente scomparso, che il Dragoni, nella premessa alla sua dissertazione a stampa, non esita a coinvolgere in una improbabile e, tutto sommato, comica situazione di contatti tra il mondo dei vivi e l’aldilà (la “ragazzata poetica” cui allude Sanclemente). Sostiene infatti il Dragoni di essersi accinto alla stesura del suo lavoro a seguito di una visione, nella quale la defunta Isabella Arigucci Sommi, madre esemplare e compianta moglie del comune amico Serafino Sommi, da poco rapita agli effetti dei suoi cari, gli apparve tra gli spiriti celesti, rivolgendogli la parola e conducendolo per mano alla presenza del conte Giarnbattista Biffi (A. DRAGONI, “Sul dittico eburneo”, cit., pp. 3 – 6). Si può ben capire come una tale premessa fantastico – poetica potesse suscitare l’ilarità di più di un contemporaneo, come infatti avvenne per I"’Estensore del Giornale Ufficiale", di cui Cattaneo parla nella Iettera n. 24 ed al quale addebita la responsabilità dell’equivoco sorto tra lui e Giuseppe Ala Ponzoni.
Supporto: carta
Descrizione estrinseca:
Unità documentaria, lettera autografa firmata
Codici identificativi:
- MIUD03153D (PLAIN) [Verificato il 21/10/2013]
Link risorsa: http://lombardiarchivi.servizirl.it/fonds/797/units/171865