Enrico Sanclemente a Gaetano Cattaneo (1811 settembre 5)
Unità
Tipologia: unità documentaria
Segnatura definitiva: 34
Venerat[issi]mo Sig.[nore] Pron Col[endissi]mo Vengo a darle il ben ritornato, e a rallegrarmi, come spero, dell’ottima salute, che avrà riportata (128). M.[onsieur] Millingen dovrebbe essere partito per Vienna senza farsi vedere a Cremona, avendolo io pregato di portarmi la bolletta del pagamento da lei fatto per mio conto alla Cassa Gen[eral]e del Tesoro nel mese passato di Agosto di Lire 875.86, che non hò ricevuta, e perciò rimasta in di lei mani. Iterum ergo iterumque supplico la di lei gentilezza, affinché, compiegata detta bolletta in una carta diretta all’indicato altra volta Luigi Stefanoni Cassiere delle Finanze, si compiaccia farla avere al Sig.[nor] Cassiere Gen[era]le Corridori perché colli altri soliti pieghi quasi d’ogni settimana la faccia avere al medesimo Stefanoni, nel quale modo giungerà e presto e sicura, e sarà mio pensiero poi che la ricevuta le giunga dopo che sarà da me sottoscritta egualmente sicura e presto. E riguardo poi alle successive bollette hò fatto scrivere al Sig.[nor] Corridori da mio cugino, che all’attuali pagamenti, che da lei si faranno passare in di lui mani favorisca egli stesso farne la spedizione immediatamente, e così scansare ogni ritardo. Non dubito che Ella sarà per compiacermi in una dimanda, che sì giustamente m’interessa. Mi notificò nell’ultima sua favorit[issi]ma, che Cousinery gli aveva offerta la sua orientale collezzione.
Il prezzo però mi pare esorbitante. Non può negarsi che sia ricca ricchissima in ogni genere di medaglie greche, sì in oro, che in argento, e bronzo. lo però che ho avuto nelle mani tanto tempo l’indice gen[era]le posso dirle, che in materia di Epoche non contiene neppure la metà di quelle contenute nella mia raccolta, come nemeno varie teste uniche e singolari quali ebbi la sorte di arrichirne la mia. A Venezia si sono proposti vendibili due raccolte, e che sono rispettabilissime, quella del Patrizìo Persico (129), lasciando di parlare della serie in oro doviziosissima, la piccola raccolta delle greche in bronzo hà delle teste singolari, ed io l’aveva richiesta a parte delle altre per me. Hà frà le altre la Didia Clara in gran bronzo, che comprova la sincerità d’un’altra riportata dall’Eckhel per sospetta, per essere stata malamente descritta (130). Questa ed altre sono state già riportate da me, come potrà vedere nella mia Opera Numismatica. L’altra del Pesaro non è stata da me veduta (131)[.]
Avrò piacere d’essere informato dello stato, in cui si trova la questione circa la parola araba nella medaglia di Tiberiade, e se Assemani sarà quello che vi entrerà a deciderla, bisognerà chinar il capo ad un uomo sì istruito nelle lingue Orientali,e di dove aveva tratto i suoi natali.
E qui pregandola a continuarmi la sua preziosa amicizia, e a condonarmi la seccatura datale nella presente pagina mi dò l’onore di segnarmi Di Lei Venerat[issi]mo Sig.[nor] e Devot[issi]mo Obblig[atissi]mo
Ser[vito]re e A.[mico]
Nota dell'archivista: - Sul verso della lettera: "Al Veneratmo Sig. e Sig. e Pron Colmo/Il Sig. Gaetano Cataneo Conservatore/de’ Reale Gabinetto di Medaglie ec./Milano.
(128) Si riferisce a quanto Cattaneo gli aveva comunicato nella sua precedente missiva del 17 agosto (n. 33), cioè che, allo scopo di ristabilirgi meglio in salute, aveva deciso di trascorrere una quindicina di giorni sui laghi lombardi. Lo stesso Cattaneo, però, scrivendo il 7 settembre ai librai Fournier (LA GUARDIA 1985, n. 28 1), così
“Je suis à peine de retour d’une longue tournée que je viens de faire jusqu’à Gèneve et dans les Alpes de la Savoie” ed in senso analogo scrive anche a Sestini il 5 ottobre (LA GUARDIA 1985, n. 286): "Di ritorno da un viaggio che ho intraprese pel Vallese, la Svizzera e la Savoia fino a Ginevra ho trovato il vostro grad.[itissi]mo foglio 16. Ag.[ost]o […] ".
(129) La famiglia Persico (o da Persico), già nobile di Bergamo con decreto del Maggior Consiglio 18 marzo 1685, fu aggregata al patriziato veneto durante la guerra con la Candia, dietro pagamento alla Repubblica di 100.000 ducati. Faustino Giuseppe Melchiorre Persico fu confermato nella nobiltà patrizia da Francesco 1 il 22 novembre 1817 ed elevato al grado di conte il 6 marzo 1818 (SPRETI 1928 – 1936, vol. V, p. 273).
(130) Nella Corrispondenza extra – ufficio dei Gabinetto numismatico di Brera esiste una lettera di Cattaneo al numismatico e collezionista veneziano N. Persico, in data 22 settembre 1814 (LA GUARDIA 1985, n. 542), con la quale gli invia una copia in omaggio del “Catalogus populorum, urbium et regum (…)” (cfr. nota 75) e lo invita a segnalargli eventuali monete che fosse interessato a ricevere per cambio.
(131) La famiglia Pesaro fu, nei secoli scorsi, una delle più ricche e note di Venezia. Tra il 1221 ed il 1237 un Giacomo Palmieri, Console di Pesaro, si stabilì a Venezia, rendendosi benemerito nel restauro della chiesa di S. Zan Degolà. I suoi discendenti, lasciato il nome Palmieri, assunsero quello di Pesaro, dalla città di origine, e si insediarono dapprima nel palazzo di S, Giacomo dall’Orio e poi nel palazzo degli Orfei in campo S. Benedetto, affermandosi come famiglia protagonista della storia della città, alla quale contribuì sia con condottieri, che con uomini di governo. Il palazzo di campo S. Benedetto fu arricchito con preziose opere d’arte (quadri, sculture, mobili e libri), che i Pesaro nel 1710 trasferirono nel palazzo di S. Eustacchio, restaurato dal Longhena, rientrando anche in possesso, dopo una serie di avvenimenti, dell’originario palazzo di S. Giacomo dall’Orio, sul Canal Grande, che rimase alla famiglia fino al 1838, quando vi furono collocati il Museo Civico e la Raccolta Correr. L’ultimo esponente del ramo principale fu Pietro Pesaro. Fratello di Francesco, procuratore di San Marco ed ambasciatore a Vienna, ebbe incarichi diplomatici e fu egli stesso ambasciatore a Roma. Non condividendo la scelta politica del fratello di appoggiare il ritorno dell’esercito austriaco dopo la fine delle Repubblica di Venezia, si ritirò a vivere a Londra, dove morì, diseredato dalla famiglia e perseguitato dagli austriaci (G. DOLCETTI, Il “Libro d’argento” dei cittadini di Venezia e del Veneto, Bologna 1968 (ristampa anastatica ed. Venezia 1922 – 1928), vol. III, pp. 61 – 74).
Supporto: carta
Descrizione estrinseca:
Unità documentaria, lettera autografa firmata
Codici identificativi:
- MIUD031548 (PLAIN) [Verificato il 21/10/2013]
Link risorsa: http://lombardiarchivi.servizirl.it/fonds/797/units/171876