Gaetano Cattaneo ad Enrico Sanclemente ([1811 agosto 17])
Unità
Tipologia: unità documentaria
Segnatura definitiva: 33
All’oggetto di ristabilirmi meglio in salute ho risoluto di passare una quindicina di g[ior]ni ai nostri Laghi: ho creduto necessario di prevenirla di ciò, anche per parteciparle che ho preso tutti i concerti perché il compimento del nostro debito prosiegua la sua marcia regolare, anche senza il mio personale intervento. Anzi fra due o tre g[ior]ni saranno dal mio aggiunto pagare per lei alla solita cassa altre £: 875, – 86 dandogliene conto secondo la norma prescritta.
Ieri ho ricevuto lettera da M=[onsieu]r Cousinery (122) colla quale mi eccita a proporre al Governo l’acquisto della portentosa sua orientale Collezione. Egli ne domanda il rcstretto valore di 150mille franchi, cioè 10m/[ila] meno del prezzo offertogli p[ri]ma dell’ultima guerra coll’Austria, dal Duca di Gotha, quantunque dopo una tale epoca egli l’abbia notabilmente arricchita. L’acquisto è troppo gigantesco perché possa sopportarsi dalle nostre forze e più dal nostro coraggio pigmeo. Tuttavia, perché se non altro un giorno non si abbia a rimproverarmi di averne trascurata la proposta io la farò, ma già colla intima persuasione di far nulla (123).
Un letterato il quale pretende molto in lingue orientali, quantunque abbia avuto appunto sopra tale materia non pochi sfregj da chi veramente la conosce, ha scritto plagas (non però stampato) contro Sestini e l’anonimo orientalista da me citato nella mia lettera a stampa, per l’interpretazione secondo lui falsa data alla leggenda araba della medaglia di Tiberiade (124). lo, cui furon diretti gli scritti, ignaro dell’arabo, ho saltato la fossa dove mi sembrò più stretta e mi sono ridotto a confutare le assurdità numismatiche che vi erano sparse, e le quali mi diedero un’idea ben meschina della di lui perizia in quella materia. Ho però pensato, per togliere l’adito a ulteriori diatribe di consultare l’Oracolo di Assemanni, il cui nome solo in tale classe di cognizioni, chiuderà sicuramente la bocca a chi avesse voglia di sbizzarire (125). Subito che la cosa sarà a buon termine mi farò un dovere di metterla a parte minutamente dello stato e della decisione della questione.
Mi raccomando sempre alla di lei amicizia, e la prego de’ miei più distinti saluti al Sig.[no]r Cav=[alier]e Ponzoni al quale mi propongo di scrivere subito che avrò qualche nuova da dargli sul punto delle Copie dell’estratto stampato, ch’egli m’ingiunse di far pervenire a Parigi (126). I complimenti pure a suo cugino e mi creda ec.
P.S. M=[onsieu]r Millingen è qui arrivato da po – chi giorni e quanto prima partirà per Vienna. Egli mi incarica di riverirla.
Nota dell'archivista:
(122) Esprit – Marie Cousinéry (1747 – 1833) fu diplomatico e collezionista marsigliese. Prestò servizio diplomatico a Trieste, Smirne, Rosetta e Salonicco, dove fu Console dal 1786 al 1793. Raccolse un’importante collezione numisniatica, a cui attinsero Eckhel (“Doctrina numorum veterum”, cit. in nota 105), Mionnet (“Description des médailles antiques grecques et romaines (..)”, Parigi 1806 – 1813, 7 voll) e Sestini (“Descriptio numorum veterum”, cit. in nota 1 1). Fu accademico di Francia ed autore di diverse pubblicazioni, tra cui una “Lettre à M. l’abbé San Clemente, au sujet d’une médaille”, Parigi 1808 (LA GUARDIA 1985, n. 284). Cattaneo lo ebbe come compagno, nella tappa da Vienna a Monaco di Baviera, durante il viaggio compiuto nei paesi austroungarici, al seguito di Giovanni Scopoli, dall’aprile all’agosto 1812, ed in tale occasione ne ammirò l’importante collezione di monete greche (si veda quanto scrive, in proposito, al suo asistente Carlo Zardetti il 3 giugno 1812: LA GUARDIA 1985, n. 367).
(123) Fu dietro consiglio di Domenico Sestini che Cousinéry scrisse la citata lettera del 16 agosto a Cattaneo, il quale gli rispose soltanto l’11 settembre successivo, di ritorno da un viaggio in Svizzera e Savoia (LA GUARDIA 1985, n. 284), esibendo, circa la possibilità di acquistare la collezione Cousinéry per il Gabinetto di Brera, un atteggiamento più ottimistico di quello manifestato al Sanclemente. Lo stesso giorno inviò alla Direzione Generale delle Monete un rapporto, nel quale sottoponeva all’attenzione governativa la “portentosa collezione di medaglie greche” del Cousinéry, rimarcando che il proprietario se ne privava perché “costretto da circostanze economiche” e che soltanto a motivo delle difficoltà di bilancio connesse alle ultime guerre i sovrani di Sassonia ed Austria avevano rinunciato all’opzione su di essa. Cattaneo descriveva inoltre la consistenza e lo stato della raccolta: “La Collezione del Sig. Cousinéry che è strettamente orientale è composta complessivamente di oltre 9000 Medaglie. In essa circa 130 sono d’oro (numero sommamente grande in tal classe) 72 delle quali sono di quelle chiamate primitive e che per la maggior parte non esistono in alcun gabinetto. Quelle di arg[entlo e di bronzo sono relativamente numerosissime. Ciò è per la quantità. Per quello che spetta alla rarità ed importanza basterà il dire che nella serie […] di Città greche se ne ammirano circa 63 che mancano perfino al Gabinetto di Parigi e 50 circa i cui nomi erano ancora sconosciuti alla geografia numismatica. Molte ne conta in argento di Città delle quali non se ne conoscevano finora che in bronzo, e così viceversa di quelle che non ne avevano che in argento. In esse si comprendono 24 stateri Darici di arg – [ent]o ed uno d’oro e pressochè 300 Medaglioni di bronzo fra quali un gran numero d’inediti […] Il prezzo ristretto che egli ne chiede è di 150 m/[ila] Ital=[ian]e cioè 10m/[ila] meno di quanto gli fu offerto 5 anni sono dal Duca di Gotha dopo la qual Epoca la Collez[ionle fu notabilrnente arricchita” (Corrispondenza Interna, faldone III, 181 1, n. 86). Nelle carte dell’archivio del Gabinetto di Brera non si è trovata traccia della risposta, che fu però negativa, visto che le 9000 monete di Cousinéry non sono fra le acquisizioni elencate in Annali 1815 e che, negli anni successivi, le sue collezioni risultavano suddivise tra il governo francese, il Gabinetto numismatico di Vienna ed il sovrano di Baviera, il quale ultimo pagò per l’acquisto la somma di 135.000 franchi (cfr. BABELON 1901, coll. 204 – 205 e la lettera di Cattaneo a F. Carelli del 30 ottobre 1811, in: LA GUARDIA 1985, n. 295. Nella lettera di Cattaneo a Sanclemente del 9 ottobre 1811 (n. 39), si indica il prezzo inferiore di 130.000 franchi).
(124) Allude (come preciserà a Sanclemente con la succesiva lettera del 24 settembre 1811, n. 37) al canonico Luigi Bossi (Milano, 1758 – 1835), che fu Consigliere di Stato e Prefetto delle Biblioteche e degli Archivi. Nella Corrispondenza extra – ufficio del Gabinetto numismatico di Brera si conservano quattro lettere indirizzategli da Cattaneo tra il novembre 1808 ed il febbraio 1812 (LA GUARDIA 1985, nn. 41, 271, 277, 322).
(125) Simone Assemani (1752 – 1821), imparentato con gli orientalisti Giuseppe Simone Assemani (1687 – 1768), custode della Biblioteca Vaticana, e Giuseppe Aloisio Assemani (1710 – 1782), professore all’Università di Rorna, insegnò lingue orientali nell’ateneo di Padova e fu socio della locale Accademia di Scienze, Lettere ed Arti. Nel 1787 pubblicò a Padova, coi tipi della stamperia del Seminario, un catalogo delle monete cufiche della collezione Nani di Venezia (“Museo cufico naniano illustrato dall’abate Simone Assemani”). Cattaneo gli scrisse una prima volta l’11 settembre 1811 (LA GUARDIA 1985, n. 283), chiedendo il suo parere in merito alle tesi da lui espresse nella Lettera al Signor Domenico Sestini (cfr. nota 112) e giustificando con l’urgenza di dare alle stampe tale pubblicazione l’essersi rivolto, in un primo tempo, per la consulenza linguistica, non a lui, ma ad un orientalista milanese, il quale gli fornì non “una assoluta e precisa interpretazione, ma sibbene una semplice serie di congetture”. Per “togliere l’adito ad ulteriori diatribe”, come aveva promesso a Sanclemente, gli inviò, assieme ad una copia della citata Lettera al Signor Domenico Sestini, l’esemplare originale della moneta contestata (da Cattaneo attribuita alla zecca di Tiberiade di Galiica). Assemani confermò l’esattezza della lettura della zecca fatta da Sestini e Cattaneo ed il 5 novembre (LA GUARDIA 1985, n. 298) questi gli scrisse nuovamente per ringraziarlo della consulenza prestata e per fornirgli ulteriori dettagli sulla querelle linguisticonumismatica che lo vedeva opposto a Luigi Bossi, citando anche lunghi stralci di una lettera confutatoria indirizzatagli da quest’ultimo in via indiretta, cioè scrivendo a Carlo Innocenzo Isimbardi (cfr. LA GUARDIA 1985, n. 271). Cattaneo chiudeva la lunga missiva chiedendo ad Assemani un’ulteriore risposta a conferma delle sue tesi e discuteva un’afferrnazione circa certe monete bilingui di rame, contenuta in una dissertazione dell’Assemani sulle monete cufiche (Sopra le monete arabe effigiate dissertazione dell’abate Simone Assemani, Padova, Nicolò Zanon Bettoni, 1809).
(126) Si tratta di quella “brochure” a cui Cattaneo accenna in una lettera inviata il 7 settembre 1811 ai librai Fournier di Parigi (LA GUARDIA 1985, n. 281): “il prend courage de vous prier à vous charger aussi de la distribuction aux parso indiquées de piusieurs exempiaires d’une petite brochure qu’un de tnes arnis vient de publier” e che prevede di fare loro pervenire con il tramite dei signor Margaritis.
Supporto: carta
Descrizione estrinseca:
Unità documentaria, copia di lettera
Codici identificativi:
- MIUD031547 (PLAIN) [Verificato il 21/10/2013]
Link risorsa: http://lombardiarchivi.servizirl.it/fonds/797/units/171875